
Nato a Darmstadt il 1 luglio 1742 Georg C. Lichtenberg, diciassettesimo figlio di un pastore protestante, è uno dei più originali scrittori e pensatori tedeschi del XVIII secolo. Spirito inquieto e bizzarro, geniale ma debole (era malato di nervi e etilista), cominciò a raccogliere dal 1766 fino alla morte, osservazioni, notazioni personali, motti di spirito, giochi di parole che spaziavano dal feudalesimo germanico alla riflessione morale, alla teoria della conoscenza, alla sessualità, all'attrazione per la morte.
Castagnabuona, Valle Scrivia, entroterra di Genova. 852 anime a 453 metri sul livello del mare. Un bar e poco altro. Trent'anni fa, tre amici sedicenni Giggi Cepollina, Cinghiatane e Aurelio Fierro - sognavano di fare insieme il colpo del secolo dopo essere rimasti folgorati da Sette uomini d'oro, il film con Rossana Podestà e Philippe Leroy visto al cinema Centrale di Busalla. Oggi Giggi e Cinghiatone tirano stancamente a campare nel loro paesino, mentre di Aurelio si sono perse le tracce dopo il servizio militare. Ma all'improvviso si presenta davvero la possibilità di sistemarsi per sempre, con un furto ai danni di uno spietato (e ricchissimo) boss. Le grottesche avventure che li aspettano insegneranno loro che a volte diventare grandi significa trovare il coraggio di tornare bambini.
"È successo tutto all'improvviso. Tutto! all'improvviso. Ha suonato alla porta. Sono andato ad aprirle. Appena l'ho vista ho avuto un sussulto, era uno schianto. Aveva i capelli sciolti, lunghi, un po' mossi. Un leggero trucco esaltava la grandezza degli occhi. Un vestito verde corto e aderente le disegnava un corpo sinuoso e scopriva gambe perfette. Ma non è stato quello, è stata una irresistibile, incomprensibile, inaspettata questione di pelle. Sono andato ad aprirle, dicevo, lei mi ha sorriso, ha fatto due passi dentro casa tenendo una mano dietro la schiena, io ho richiuso la porta, lei ha detto scusa volevo portare una bottiglia di vino ma in paese lo spaccio era già chiuso. Poi ha tolto la mano da dietro la schiena, mi ha detto ti ho portato un fiore, me lo ha dato, ha accennato un sorriso e un piccolo inchino, io l'ho preso dicendo uh, grazie, lei si è alzata un po' sulla punta dei piedi, mi ha baciato una guancia, poi l'altra, poi ha chiuso gli occhi, con la bocca è scivolata verso la mia bocca, sulla mia bocca. E ci siamo baciati."
Pietro Rinaldi ha ottant'anni e vuole essere lasciato in pace. Ormai è convinto che la sua vita sia arrivata al capolinea e, mentre mangia penne all'arrabbiata, riflette su quanto i libri siano meglio delle persone. Se già fatica a sopportare se stesso, figuriamoci gli altri! Non ha proprio intenzione di avere a che fare con l'umanità... fino a quando, un giorno, nel suo mondo irrompe Diego, il nipotino quindicenne. Lui ha l'entusiasmo degli adolescenti e la forza di chi non si lascia abbattere dagli eventi, neanche da quelli più terribili, e non ha paura di zittire i malumori del nonno. Da Genova partono in direzione di Roma, a bordo di una Citroën DS Pallas decapottabile su cui sembra di volare. Sul sedile posteriore c'è Sid, l'enorme incrocio tra un San Bernardo e un Terranova - vera e propria calamità. Ed è così che un viaggio di sola andata si trasforma in un'avventura on the road, piena di deviazioni e ripensamenti, vecchi amori e nuove gioie. Perché è proprio quando credi di aver visto tutto che scopri quanto la vita riesca ancora a sorprenderti. "l'ultima settimana di settembre" è il racconto esilarante e commovente del viaggio di un nonno e un nipote alla ricerca di se stessi. È una storia che, senza giri di parole, scava nei sentimenti più profondi e ci porta di fronte alle emozioni più vere, quelle che richiedono una buona dose di coraggio per essere affrontate ma rimangono impresse indelebili dentro di noi.
Maria Luigia Librandi, detta Lulù, si sveglia una mattina in una clinica senza alcun ricordo né di sé né del proprio passato. Accanto al letto, solo una favolosa Birkin di Hermès in pelle di coccodrillo, rosa, con un'esplicita richiesta di perdono. Grazie all'aiuto di Andrea Martini, fascinoso medico quarantenne, Lulù comincerà a riscoprire la propria vita: dal periodo come fuorisede dopo lo spaesante arrivo nella capitale al presente come avvocato d'affari per un importante studio legale. Attraverso gli incontri organizzati dal dottore, un pezzo alla volta riaffiorerà l'identità della ragazza, colta nelle sue varie metamorfosi. Dall'oblio riemergerà anche il rapporto con lui, Alessandro Malaspina, "presuntuoso, arrogante e sull'autocelebrativo andante", da cui Lulù, pur continuamente in fuga, si era sempre sentita attratta. Nel frattempo, alcune domande fondamentali affollano la mente della protagonista: è soddisfatta della propria vita? È stata lei a cercare di voler dimenticare qualcosa? E chi è la donna elegantissima che l'aspetta nel corridoio su tacchi Louboutin implorando di incontrarla? Una mattina, le note di A Te di Jovanotti raggiungono Lulù (sempre avvinghiata alla sua Birkin) aiutandola a ricomporre il puzzle della situazione. E all'improvviso niente è più come sembra, neppure chi la circonda.
Sullo sfondo della Pechino post-olimpica dei nostri giorni, una metropoli rumorosa e frenetica in cui ricchezza e povertà sembrano crescere a ritmo incalzante come le selve di grattacieli, il destino di Mei Wang, giovane detective privata, si incrocia con quello della potente famiglia Song, proprietaria della Casa dello Spirito Dorato, un'antica azienda farmaceutica che produce una pillola per guarire i cuori infranti. Ingaggiata dall'affascinante Wudan, avvocato del Sud che cura gli interessi della famiglia, e aiutata dal fidato collaboratore Gupin, Mei indaga sul complicato intreccio di interessi che sta erodendo la solidità finanziaria dell'azienda. Mentre le sue ricerche sono ostacolate dall'onnipresente e corrotta burocrazia cinese e dai suoi ispettori, che minacciano di far chiudere la sua agenzia, Mei si trova coinvolta in un intrigo che si tinge pericolosamente di giallo. Intanto, il tormentato rapporto con la madre e l'inevitabile confronto con la sorella Jin, celebre star televisiva, la costringono a stilare un difficile bilancio personale, tra le ferite, le ombre e i segreti di un passato familiare segnato dal regime maoista, e l'instabilità della propria vita sentimentale e della relazione a distanza col fidanzato Yaping.
Giuliano e Anzia, fratello e sorella, anelano a una vita più libera e perciò si scontrano spesso con la nonna, una dama austera. Il contrasto si inasprisce quando Giuliano si innamora di Normanna, un'americana in attesa di divorzio e madre di una bambina, Lucilla.
Yiyun Li aveva sedici anni quando, nella primavera del 1989, migliaia di studenti scesero in piazza Tian An Men a manifestare. Dopo aver represso la protesta, il governo cinese obbligò tutti i giovani che volevano iscriversi all'università di Pechino a un anno di ferma nell'esercito. Proprio durante una lezione di dottrina di Partito, Yiyun Li fu trovata a leggere Hemingway di nascosto. Un ufficiale le requisì il libro e lo strappò sotto i suoi occhi. Sembra quasi uno dei racconti che quella stessa ragazza scriverà molti anni dopo, una volta in America e imparata una lingua che finalmente potesse dare forma alla sofferenza, al desiderio, al senso di abbandono, alla speranza che provava allora: anche i personaggi di queste storie vivono sulla loro pelle la lacerante contraddizione tra un'umana volontà di realizzazione individuale e il destino collettivo che il potere, la famiglia, la tradizione, l'economia di volta in volta impongono loro. Un uomo e una donna innamorati di un bellissimo attore dell'Opera di Pechino; un bambino dai lineamenti troppo simili a quelli di Mao; un militare amante delle speculazioni capitaliste; una ragazza tradita che imparerà quanto può essere angoscioso mantenere le promesse: ambientati in una Cina allo stesso tempo quotidiana e mitica, i racconti di Yiyun Li non solo offrono un ritratto spiazzante di un paese e di un popoio travolti dai cambiamenti, ma anche riflessioni sull'universale aspirazione alla felicità e sul dolore attraverso cui questa ricerca inevitabilmente passa.
«Ezra Pound ha affermato che la letteratura è una notizia che rimane sempre fresca. Non c'è definizione migliore di questa per I girovaghi, lo straordinario nuovo romanzo di Yiyun Li. In questo libro, storia e memoria s'incontrano nel modo più crudo e riuscito».
Colum McCann
Il primo giorno di primavera del 1979 non segna un passaggio di stagione come tutti gli altri per Fiume Fangoso, una cittadina industriale nel cuore della Cina: ottantamila abitanti stipati in casette cubiche dalle pareti sottilissime, vicoli sterrati, minuscoli cortili tutti identici fra loro.
A incrociarsi, il mattino del giorno stabilito per l'esecuzione di una «controrivoluzionaria», sono i destini degli ultimi della città: maestro Gu e sua moglie, sfortunati genitori di Shan, la condannata, Tong, il ragazzino di campagna, vecchio Hua e sua moglie, raccoglitori girovaghi di rifiuti e neonate abbandonate; oppure Nini, undicenne deforme dallo sguardo penetrante, e l'imbelle Bashi, con la sua insaziata curiosità verso le ragazzine, o il solitario vecchio Kwen, incattivito come il cane nero che tiene alla catena.
Ma sarà un giorno decisivo anche per chi all'apparenza ha tutto ciò che si possa desiderare, come la bella Kai, annunciatrice del partito e moglie di Han, politico in ascesa. L'esecuzione della «controrivoluzionaria» porterà al pettine i nodi che aggrovigliano gli abitanti di Fiume Fangoso, i quali si ritroveranno dopo quindici giorni nella piazza principale, a testimoniare con un fiore bianco di carta velina la loro silenziosa ribellione. E dalla capitale giunge l'eco di un cambiamento, nel segno del Muro della democrazia...
Attingendo a episodi della sua infanzia e adolescenza, Yiyun Li, con una scrittura precisa e armonica, una compassione trattenuta e un sentito rigore anche nel narrare gli episodi più efferati della quotidianità nella Cina totalitaria, disegna un quadro plumbeo come le acque del fiume che bagna l'anonima città industriale. A tratti, però, in tanta tetraggine si aprono squarci di speranza: protagoniste, perlopiù, sono le donne, tenaci e coraggiose nel tenere alta la voce della vita e della giustizia. E pronte, come Nini, a ripartire girovagando, alla ricerca testarda di uno scorcio di libertà.
I silenzi della bella ed enigmatica Ruyu, l'entusiasmo ingenuo di Moran, la spavalderia di Boyang. Tre adolescenti che condividono la vita nel cortile comune di un caseggiato di Pechino, nel 1989, subito dopo le proteste e gli scontri di piazza Tienanmen. A vent'anni di distanza, si troveranno sparpagliati tra le due coste degli Stati Uniti e la capitale cinese, ora in piena crescita economica. Sarà il riemergere di un segreto dal loro passato a farli incontrare di nuovo.
Cosa unisce Boyang, giovane immobiliarista rampante di Pechino, Ruyu, commessa e amica-factotum di ricche e annoiate signore californiane, e Moran, ricercatrice di laboratorio in una sperduta azienda farmaceutica del Massachusetts? O meglio: quale segreto del loro passato li divide e li tiene lontani? E quale ruolo ciascuno di loro ha avuto nella morte dell'antica compagna cui si apprestano a dare l'ultimo saluto? Per scoprirlo, Yiyun Li ci riporta all'agosto del 1989, due mesi dopo il massacro di piazza Tienanmen. E tutto parte dall'arrivo a Pechino di Ruyu, orfana e (segretamente) cattolica, mandata in città dalle prozie a iniziare la scuola superiore con la sua preziosa fisarmonica come unico capitale. Quando la ragazza entra da outsider nel quadrilatero, il caseggiato tradizionale dove ogni aspetto dell'esistenza si svolge in comune, in apparente armonia, le vite di Boyang e Moran iniziano a cambiare. E lo stesso vale per il destino di Shaoai, studentessa universitaria e dissidente, piena di rabbia repressa per una società che sembra aver già cancellato i fermenti e il desiderio di libertà di poche settimane prima. L'alternarsi della realtà della Cina di fine anni Ottanta con la contemporaneità, tra Pechino e gli Stati Uniti, scandisce le esistenze dei quattro protagonisti, avvolte da un'aura di malinconica sospensione e stravolte, quasi senza che se ne rendessero conto, dai tragici eventi pubblici e privati che le hanno sfiorate. Di quelle vite Yiyun Li, con intima comprensione e confermata maestria, narra gli incontri, ridicoli, paradossali o combattuti, in un mondo dove i rapporti umani e d'amore sembrano regolati - per gli imprenditori come Boyang e le loro giovani amanti, ad esempio - solo dalla convenienza economica e dal calcolo. Ma, allargando ora lo sguardo a un altro tempo e a un'altra geografia, l'autrice ci regala un tepore nuovo: da qualche parte, magari in uno sperduto angolo del Midwest, esiste qualcuno che si rivela «piú gentile della solitudine».
Justin ha quattordici anni e un conto in sospeso con suo fratello. Ma il giorno in cui una berlina nera si ferma davanti a casa e due uomini in uniforme si dirigono alla porta d'ingresso, capisce che non c'è più tempo per il rancore. Suo fratello Kyle è morto. Quando era partito per l'Afghanistan in missione, Justin lo aveva salutato a stento. Era troppo arrabbiato con lui perché lo stava lasciando da solo. E adesso Justin non riesce a credere che Kyle l'abbia fatto di nuovo. Questa volta per sempre. D'ora in poi non potrà più sentire la sua risata né rivedere i suoi grandi sorrisi. Ma Justin non è il solo che Kyle lascia dietro di sé. C'è anche Max: muso nero e grosse orecchie a punta, è il cane che lo affiancava sul campo di battaglia e che ora, traumatizzato, non è più in grado di prestare servizio. La sua aggressività desta più di una preoccupazione. L'unico che sembra riuscire a tranquillizzarlo è proprio Justin, e così Max viene adottato dalla famiglia. Tra i due si crea presto un intenso legame e, nonostante qualche resistenza, imparano a fidarsi l'uno dell'altro. Sarà l'inizio di un'amicizia speciale e un'avventura adrenalinica, che porterà allo scoperto l'eroe che è in ognuno di noi. Bestseller n.1 del New York Times, con una permanenza in classifica di oltre 15 settimane, e un film di successo negli Stati Uniti prodotto dalla Warner Bros. e MGM, Max. Un eroe per amico è una straordinaria storia di coraggio e affetto, un commovente tributo ai nostri amici a quattro zampe che sanno ricordarci, in ogni circostanza, l'incredibile forza dell'amore.
I racconti di Lezama Lima si situano nella stessa linea di inesausta ricerca, di forzatura del limite dei generi, che caratterizza l'intera opera del grande romanziere, poeta e saggista cubano. Come nel postumo "Oppiano Licario" e nel suo grande romanzo "Paradiso", anche in questi racconti saltano gli schemi: si espandono o s'ignorano, con allegria barocca, gli assiomi classici e ogni precetto formale che inquadra il genere "racconto". Ovunque è in agguato la sorpresa, con indizi dell'invisibile; racconti da considerare frutti di quella battaglia con le parole che Lezama, infaticabile, ha sempre combattuto.