
"Chiudi gli occhi. Perdi per un attimo la cognizione del tempo, quanto basta a tornare indietro di centotrent'anni. E dicembre del 1872. I fiocchi di neve cadono come piume su quell'equivoca zona di Londra tra Regent Street e Soho, un guazzabuglio di case e botteghe ammassate tra le vie opulente dei ricconi e il nugolo di spelonche putrescenti dei poveracci. Benvenuto in Silver Street." Ne "Il petalo cremisi e il bianco", le storie di Sugar, Clara e Mr Bodley hanno toccato il cuore di molti lettori, lasciando in loro il desiderio di seguirli in qualche nuova avventura. Michel Faber concede ai lettori il piacere di ritornare in Silver Street, per incrociare di nuovo lo sguardo pieno di vita dei suoi abitanti.
Tutto ha inizio quando Peter Leigh, un devoto uomo di fede, viene chiamato a compiere la missione di una vita, una missione che lo porterà a galassie di distanza dalla sua amata moglie, Beatrice, in territori forse ostili. Peter non può sottrarsi e parte. Ma a poco a poco si immerge nei misteri di un ambiente nuovo e incredibile, governato da un'enigmatica organizzazione conosciuta solo come USTC. Il suo lavoro lo porta a contatto con la popolazione nativa, apparentemente amichevole, alle prese con una pericolosa epidemia e ansiosa di ricevere gli insegnamenti di Peter - la sua Bibbia è il loro "libro delle cose nuove e strane". Con sua moglie Peter intrattiene una fitta corrispondenza, ma le lettere di Beatrice all'improvviso si fanno sempre più disperate e Peter ne rimane scosso: tifoni e terremoti devastano interi paesi sulla Terra e i governi sono in bilico. La fede di Bea, un tempo faro delle loro esistenze, inizia a vacillare. La lontananza che separa i due amanti, misurata in distanze siderali, e agli estremi della quale ci sono un mondo appena scoperto e un altro ormai al collasso, minaccia di diventare una voragine incolmabile e sempre più profonda: mentre Peter cerca di conciliare i bisogni della sua congregazione con i desideri del suo strano datore di lavoro, Bea lotta per sopravvivere. Le prove che affrontano Bea e Peter mettono a nudo la loro fede, il loro amore, le loro responsabilità.
Il capitano di lungo corso Luan Qylafku e il medico Roque de Silva viaggiano sulla stessa nave. Entrambi sono diretti verso luoghi misteriosi, gli approdi di due vite che sentono naufragare nel dolore. E mentre la nave solca le acque, si dipana davanti agli occhi del lettore il ricordo delle esistenze dei due protagonisti. Nella mente di Roque la sua infanzia a Lisbona e poi l'incontro con Pedra Mendez, donna bellissima e sensuale, che ha vissuto accanto a lui per sette anni e poi è fuggita. Nel racconto di Luan un altro volto femminile, quello di Edda. Cuore del romanzo, la malinconica storia della vita di Pedra, fino alla sua scomparsa. Roque la cerca, e alla fine la ritroverà in costanze misteriose che coinvolgeranno anche l'amico Luan.
A quasi settant'anni dalla morte, Anna Alrutz, che in vita è stata una braune Schwester, una delle infermiere specializzate volute da Hitler, non è che un fantasma, una voce senza corpo che vive e rivive brandelli della sua breve esistenza. Primogenita di una ricca famiglia borghese, il padre medico, la madre elegante e colta ma di salute cagionevole, Anna ha trascorso un'infanzia serena. Per via della malattia polmonare cronica della madre e della sorella, tutte le estati della famiglia Alrutz si sono svolte nella stessa amena località termale, Bad Salzgitter. Lì Anna ha conosciuto Helene, l'amica di tutta la vita, e il pastore Rudinski, il suo primo amore impossibile. Ma Bad Salzgitter è anche il luogo dove si è formato il suo carattere, insolitamente forte, ossessionato dall'ordine e dalla disciplina. Nel 1927, dopo la morte della sorella, contravvenendo al volere della famiglia, Anna lascia Medicina per iscriversi alla nuova scuola per infermiere e diventa una braune Schwester. Richiamata a Gottinga dal suo ex professore, il ginecologo Hartmann, diventa la sua assistente personale e svolge con lui un compito molto particolare, voluto per decreto da Hitler: sterilizzare il più alto numero di donne, per "purificare" la futura razza ariana. Anna crede nell'ordine e nel benessere sociale che ne consegue ma quando nella clinica viene ricoverata l'amica Helene, apre gli occhi e quel che vede è, improvvisamente, l'orrore.
Il 26 dicembre 1890 Heinrich Schliemann, l'archeologo noto in tutto il mondo per aver scoperto a Hissarlik, in Turchia i resti della città di Troia, muore a Napoli in circostanze misteriose. Più di un secolo dopo, un giovane giornalista s'imbatte casualmente in una lettera dell'archeologo, scritta appena due giorni prima di morire, e mai spedita. È indirizzata a una donna, il suo grande amore di gioventù. La donna con cui Schliemann non aveva mai smesso di condividere i suoi sogni, i suoi progetti e forse un ultimo, straordinario segreto: quello di essere sulle tracce della mitica Atlantide. Il giornalista, come un archeologo, scava nella biografia di Schliemann per riportare alla luce un segreto affascinante ma anche pericoloso. Che potrebbe spiegare la sua morte. E continuare a uccidere chiunque si metta sulle sue tracce.
Cuba, 1622. Due uomini, un misterioso avventuriero inglese e un giovane ebreo spagnolo costretto a tenere nascoste le proprie origini e la propria fede, stanno per salpare a bordo di un galeone. Entrambi vogliono raggiungere l'Europa e la libertà, ma il destino prepara loro un futuro ben diverso. Anche perché, a bordo della nave, si ritrovano in compagnia di una dama tanto affascinante quanto maligna, di un capitano impegnato in losche faccende, di paggi che tramano nell'ombra. Ma soprattutto, dopo un cruento assalto in mare, finiscono nelle mani dei pirati, e inizia così un'esperienza di prigionia che diventa anche scoperta di un mondo.
Lo spagnolo protagonista di "Una bellezza convulsa" si trova sequestrato in un piccolo casolare da una banda di terroristi. L'unica compagnia è costituita dal suo sequestratore che, viso incappucciato, gli lascia la razione giornaliera di cibo. Le giornate sono lunghe e per passarle l'uomo pensa e ripensa alla sua vita, alle ragioni che lo hanno condotto a questa prigionia. Mille volte al giorno compie quei cinque passi che costituiscono lo spazio della sua stanza; mille volte al giorno la memoria ritorna ai suoi viaggi nei Paesi Baschi, alla sua vita passata, alla vita in assoluto.
Gli avventurieri e i rivoluzionari, gli uomini di potere e le loro vittime, gli artisti e i personaggi scaturiti dalla loro finzione. Accostando l'assassinio di Kennedy alla protesta di Malcolm X, la parabola suicida di Charlie Parker alle bugie di Salgari, il potere di Torquemada alla disperazione di Bartolomé de Las Casas, Fajardo compone un libro di ventidue storie che è insieme grande giornalismo e attenta letteratura: un ritratto della condizione umana di ieri e di oggi in cui si incrociano vite eccessive e destini grandiosi, che appartengono al passato ma che rendono vivo il presente, perché "oggi è ieri" ed è solo la memoria "a dirci chi siamo, da dove veniamo, quali sono i nostri timori o i nostri sogni".
"Antonello, mio babbo, era nato galeotto, come diceva sempre quando parlava del suo luogo di nascita. In carcere, senza aver commesso alcun reato. Era infatti nato all'Asinara..." Così la voce femminile di questo romanzo d'esordio inizia il racconto, di una limpidezza sorprendente, di vicissitudini famigliari che hanno tratti antichi. In una Sardegna selvatica e piena di luce, si consuma l'iniziazione alla vita del padre, figlio di una guardia penitenziaria, attraverso i giochi proibiti con un detenuto-pastore che ha in sé qualcosa di tremendo e di epico. E si succedono, in una trascinante, a volte fosca, a volte persino spassosa catena di storie, avventure e sventure di sognatori e disgraziati innocenti, passioni amorose e vendette insensate, mescolate al rumore incessante del mare, al sapore della polvere, e a momenti di libertà "panica" in quella terra dove il sole brucia. La scrittura accompagna le vicende come una narrazione orale riversata in prosa: una lingua di oggi e, verrebbe da dire, di sempre, sostenuta da un occhio che guarda, trasparente, sia i minuti, duri fatti quotidiani, sia le immagini di una storia maggiore che corre dal Fascismo alla guerra fino agli ultimi decenni del secolo.
New York, 1933. Le gang criminali della città hanno prosperato all'epoca della Grande Depressione, ma con la fine del proibizionismo una guerra infuria tra i vari clan per il controllo degli affari. Per Vito Corleone nulla è più importante del futuro della propria famiglia. In particolare ha a cuore il maggiore dei suoi figli, Sonny. Vito vorrebbe che diventasse un onesto uomo d'affari, ma Sonny - 17 anni, irrequieto e impaziente - vuole altro: seguire le orme del padre e diventare parte del vero business di famiglia.
A venti chilometri in automobile dal lavoro e dal supermercato, come accade ai bordi di ogni metropoli, la città continua e diventa un altro luogo: Cortesforza. Come la contea di Yoknapatawpha in Faulkner e la Regalpetra di Sciasela, Cortesforza è un luogo tanto più vero quanto più è immaginario. Qui si vive un esodo eterno, e la giornata è ridotta a tragitti in tangenziale verso casa. Il lavoro non si vede più, è dappertutto, ha invaso i comportamenti quotidiani, affettivi. Per dare un senso alle proprie esistenze, gli abitanti di Cortesforza accendono un mutuo, traslocano in una zona nuova o "mettono in cantiere un figlio". Ogni volta, però, lo svelarsi improvviso di una seppur piccola possibilità provoca una sconfitta irreversibile. Una commedia umana raccontata con sguardo lucido, impietoso, privo di giudizi. Nessuna apocalisse: solo un'inevitabile, comune disfatta.