
Hadrien, è un clochard, che nessun disastro famigliare, nessun fallimento sul lavoro, né l’alcool o le droghe, hanno spinto sulla strada, ma un attacco di claustrofobia, l’improvvisa impossibilità di rimanere più a lungo impigliato nella rete dei doveri, delle convenzioni, dei ricatti che la società moderna impone ai suoi abitanti, condannati a una felicità senza scampo, in cui non solo il denaro e il benessere, ma anche una fitta rete di legami personali in gran parte basati su regole tanto immotivate quanto inviolabili, li condanna all’obbedienza assoluta.
Come una novella illuminista, Pia Petersen mette in scena un moderno selvaggio, un uomo estraneo alle norme, per gettare uno sguardo disincantato su quanto ci appare come del tutto ovvio, dalla mania del telefonino, al traffico che emana veleni e rumori, dalla calca grottesca nei metro alla irosa difesa della proprietà, con i suoi guardiani feroci, i suoi soprusi mascherati dall’asettica e impersonale esigenza della legge.
Destinatari
Un ampio pubblico.
Autore
Pia Petersen, danese trapiantata in Francia, vive e lavora tra Parigi e Marsiglia, città nella quale gestisce un caffè letterario. I suoi romanzi, tutti pubblicati da Actes Sud, sono Le jeu de la facilité (2000), Une fenêtre au hasard (2005), Passer le pont (2007), Iouri (2009), Une livre de chair (2010). Con gli occhi bassi (titolo originale Parfois il discutait avec Dieu) ha venduto oltre 100.000 copie in Francia.
Punti forti
Oltre 100.000 copie vendute in Francia.
Un romanzo dall’alto valore letterario.
Una delle voci più importanti nella letteratura francese contemporanea.
Uno sguardo fresco e penetrante sul mondo moderno.
Considerato uno dei capolavori della letteratura mondiale, La Storia di Nanda è un poema scritto, in un sanscrito elegante, nei primi secoli d.C. nel Nord-Ovest del subcontinente indiano, con il dichiarato intento di presentare l'essenza del messaggio di liberazione del Buddha in forma poetica. Nanda, destinato a divenire re dopo la rinuncia al trono del Buddha, suo fratello maggiore, è felicemente sposato con la più bella donna del regno, ma viene costretto dal Buddha stesso a diventare monaco. Non trovando pace lontano dall’amata moglie, Nanda viene condotto magicamente dal fratello nel paradiso di Indra, dove ottiene la visione delle ninfe celesti, la cui inconcepibile bellezza cancella dalla sua mente il ricordo della moglie. Libero da ogni interesse per l’amore mondano, Nanda può allora dedicarsi con intensità alla vita ascetica per raggiungere, dopo ripetuti tentativi, la liberazione.
Sommario
Introduzione. Sulla pronuncia delle parole sanscrite. Canto I. La fondazione di Kapilavāstu. Canto II. Ritratto del re Śuddhodana. Canto III. L’illuminazione e le prime conversioni del Buddha. Canto IV. Nanda è devoto alla moglie. Canto V. Nanda è fatto monaco dal Buddha. Canto VI. Il lamento di Sundarī. Canto VII. Il lamento di Nanda. Canto VIII. Contro le donne. Canto IX. La condanna delle illusioni. Canto X. La visione delle ninfe celesti. Canto XI. La disillusione riguardo al paradiso. Canto XII. La presa di coscienza. Canto XIII. La condotta virtuosa e la sconfitta dei sensi.
Note sull'autore
Aśvaghoṣa (II secolo d.C.), poeta e filosofo indiano di famiglia brahmanica convertito al buddismo, è il più antico autore a noi pervenuto di kāvya («letteratura d'arte») in sanscrito ed è considerato, insieme a Kālidāsa, uno dei maggiori poeti indiani.
Giulio Geymonat (master in Sanscrito alla School of Oriental and African Studies di Londra) insegna Sanscrito e Filosofia dell'India e cura il sito www.sanscrito.it.
Nulla infastidiva Mordecai Richler quanto le ortodossie vecchie e nuove e i vari tipi di intolleranza da esse generate. E furono proprio gli anni trasgressivi della Swinging London a ispirargli, durante il suo lungo soggiorno in Inghilterra, questo romanzo, uno sberleffo così audace e irriverente da essere subito messo all'indice in numerosi paesi di lingua inglese. A doversi districare fra i meandri della 'controcultura' è Mortimer Griffin, che lavora in una sofisticata casa editrice, ha una vita familiare convenzionale e l'imperdonabile colpa di essere bello e wasp. Dopo l'acquisizione della Oriole Press da parte di un potentissimo e stravagante produttore hollywoodiano chiamato da tutti il Creatore di Stelle, il quale ha un solo vero scopo nella vita, la propria immortalità, Mortimer finisce in un labirinto dove fatichiamo a distinguere la farsa dalla satira e dall'horror. Tormentato dallo sguaiato tradimento della moglie con il laido amico Ziggy, perseguitato da un giornalista che lo accusa di essere un ipocrita ebreo rinnegato, scandalizzato dalla scuola all'avanguardia dove il figlio di otto anni recita Sade per poter liberare la sua sessualità, concupito da due colleghe più simili ad androidi che a donne vere, accusato via via di perbenismo, moralismo, razzismo, antisemitismo, mollezza e meschinità e sempre più insicuro delle sue prestazioni virili, Mortimer si ritrova protagonista di una tragicommedia dell'assurdo dall'esito di paradossale crudeltà.
Dopo una lunga serie di vagabondaggi in giro per il mondo, a quasi settant'anni Signe fa ritorno ai luoghi dell'infanzia, sulla costa occidentale della Norvegia, là dove il fiume incontra il fiordo e l'acqua della montagna diventa tutt'uno con quella del mare. È arrivata sulla sua Bla, la barca a vela che porta il nome del colore del ghiacciaio, ma si fermerà per poco, giusto il tempo di constatare quanto tutto sia cambiato e camminare per l'ultima volta sopra il "suo" ghiaccio. Presto salperà di nuovo l'ancora con un singolare carico a bordo. Vuole attraversare parte dell'Atlantico e raggiungere il litorale francese, dove spera di trovare l'uomo che amava. Ventiquattro anni dopo, la violenta siccità che flagella il Sud dell'Europa costringe la gente a migrare verso nord: le case sono vuote, i campi inariditi e non c'è più acqua per tutti. Ma per David, troppo giovane per sentirsi un buon padre, e la sua piccola Lou la speranza si riaccende quando, in un giardino bruciato dal sole, scoprono una vecchissima barca a vela. Una barca che ha custodito un carico singolare, molto prezioso. Nel suo romanzo, seconda parte di una tetralogia letteraria sul clima, Maja Lunde ci racconta dell'amore per i figli e della difficoltà di conciliare gli ideali con l'esperienza quotidiana, mettendo a nudo i disastrosi effetti che le nostre azioni possono avere sul pianeta. Ogni sua frase, solida e insieme emozionante, diventa un inno all'acqua, e di conseguenza alla vita.
Immergendosi in una vecchia galleria mineraria di una remota regione della Svezia, un sommozzatore scopre un corpo che la miniera custodisce da lunghi anni, con il suo segreto: una croce ansata che rappresenta il simbolo egizio della vita. Don Titelman, storico eccentrico esperto di miti e simboli religiosi, viene coinvolto suo malgrado nella vicenda: braccato da una misteriosa e potente Fondazione segreta, fugge attraverso l'Europa inseguendo l'antico mistero che lo porterà a ripercorrere le tracce della spedizione ottocentesca di Nils Strindberg tra i ghiacci del Polo e a scoprire il vero scopo della sua missione.
Katrine e Joakim Westin, stanchi di Stoccolma, si trasferiscono con i loro due bambini sull’isola svedese di Öland, in una villa dell’Ottocento. Secondo una leggenda locale, la casa sarebbe stata costruita con il legname proveniente dal naufragio di un vapore tedesco durante una tempesta invernale nel XIX secolo. La nuova vita dei Westin si trasforma presto in tragedia quando Katrine muore annegata in mare. Durante il gelido inverno, Joakim scopre una piccola stanza cieca sulle cui pareti sono stati incisi i nomi delle persone decedute sull’isola nel corso di 150 anni. Le loro tragiche storie sono narrate nel diario di Mirja Rambe, la madre di Katrine anch’ella vissuta per alcuni anni a Åludden. Il passato s’intreccia al presente e i morti tornano a parlare con i vivi attraverso sogni e visioni inquietanti. Mentre si avvicina il Natale e sull’isola incombe il Nattfåk, una tempesta di neve da brivido, Joakim deve affrontare il suo segreto più intimo e nero, la misteriosa scomparsa qualche anno prima della sorella maggiore Ethel, devastata dalla droga e con la quale lui e la moglie avevano avuto un profondo conflitto. Il cadavere di Ethel non è mai stato trovato...
In tutta la sua carriera, l'ispettore di Polizia Jeanette Kihlberg non ha mai visto niente di simile: il corpo giace seminascosto in un cespuglio in uno squallido quartiere periferico di Stoccolma. Un ragazzo, una vittima di un omicidio brutale, un cadavere perfettamente mummificato. Jeanette capisce che da sola non può farcela, il suo intuito investigativo non basta per capire quali abissi nasconde la mente che ha concepito questa messa in scena. Chiede aiuto a Sofia Zeltelund. psichiatra, esperta di personalità multipla. Al primo omicidio ne seguono altri, tutti con le stesse modalità. Jeanette e Sofia incominciano insieme un viaggio all'inferno, alla ricerca di un serial killer. Tutte e due si pongono le stesse domande: quanto deve soffrire una persona per trasformarsi in un mostro? E quanto stravolgerà la loro vita questa caccia all'uomo, questa guerra contro il tempo e contro la distruzione? Un libro duro e cupo dal ritmo incalzante, un thriller che spicca in un panorama letterario nordico ricco di autori di bestseller come Stieg Larsson e Lars Kepler. Un esordio che è diventato un caso editoriale nel Nord Europa, che ha stupito la critica e che è balzato in vetta alle classifiche. Un romanzo sul male che trasforma la vittima in carnefice, che si insinua nel lettore e che non lo abbandona più...
Siamo in Africa sub-sahariana, da qualche parte nell’interno, nel villaggio del clan dei Mulongo. Una notte, un incendio devasta il villaggio e scompaiono dodici giovani uomini. Dove sono finiti? Chi è responsabile? Una delle madri, Eyabe, continua a sognare un paese fatto di acqua e lascia il villaggio alla ricerca del figlio. Il capotribù Mukano si mette in viaggio con la sua scorta per chiedere notizie alla regina bwele, la tribù vicina con cui intrattengono pacifici scambi commerciali. Suo fratello Mutango invece si allontana perché vuole approfittare della situazione e prendere il comando del villaggio grazie all’aiuto del popolo vicino. Lungo il tragitto, i tre personaggi iniziano a intuire una terribile verità: un popolo straniero giunto dal mare rifornisce di armi da fuoco gli abitanti della costa, in cambio di esseri umani. Léonora Miano ci fa conoscere un mondo che si regge sul culto dei morti e degli antenati, sui riti di purificazione e d’iniziazione, un mondo fatto di magia e superstizione, in cui il dio sole cambia nome nel corso della giornata segnando lo scorrere del tempo e le donne si aggiustano la capigliatura prima di andare a dormire per non fare brutti sogni. E proprio la riflessione sulla condizione femminile attraversa buona parte del romanzo. Se le donne della tribù mulongo vivono la contraddizione di detenere il potere di generare ma di essere considerate come bambini fino all’anzianità, proprio a loro sembra affidata l’unica speranza nel finale del romanzo: cantare le gesta dell’estinto popolo mulongo per tenerne in vita il ricordo.
Jodi è la compagna perfetta e Todd non potrebbe mai fare a meno di lei. Abituata a vivere all'ombra del suo uomo, Jodi lo accudisce, lo asseconda, contribuisce a fare di lui, giorno dopo giorno, una persona di successo. Elegante, sofisticata, sicura di sé, Jodi è una psicoterapeuta che ha rinunciato alla carriera pur essendo molto brava a scavare nella mente dei pazienti, almeno quanto lo è a mentire a se stessa. Todd è un uomo d'affari avido, egocentrico e, al contrario della moglie, molto prevedibile: tutto ciò che desidera se lo prende, soprattutto quando l'oggetto del desiderio sono le donne. Todd e Jodi sono una coppia come tante. Ma un giorno succede qualcosa che rischia di frantumare il loro rapporto mandandolo in pezzi affilati e taglienti, come uno specchio caduto a terra. E in questo istante che Jodi capisce di non poter più essere una sposa silenziosa e di dover scegliere tra giustizia e vendetta.
È la vigilia di Natale e Blythe è seduta in macchina a spiare la nuova vita di suo marito. Attraverso la finestra di una casa estranea osserva la scena di una famiglia perfetta, le candele accese, i gesti premurosi. E poi c'è Violet, la sua enigmatica figlia, che dall'altra parte del vetro, a sua volta, la sta fissando immobile. Negli anni, Blythe si era chiesta se fosse stata la sua stessa infanzia fatta di vuoti e solitudini a impedirle di essere una buona madre, o se invece qualcosa di incomprensibile e guasto si nascondesse dietro le durezze e lo sguardo ribelle di Violet. Quando ne parlava con Fox, il marito, lui tagliava corto, tutto era come doveva essere, diceva. Era cominciata così, o forse era cominciata molto prima, quando era stata lei la bambina di casa. Blythe ora è pronta a raccontare la sua parte di verità, e la sua voce ci guida dentro una storia in cui il rapporto tra una madre e una figlia precipita in una voragine di emozioni, a volte inevitabili, altre persino selvagge. Un tour de force che pagina dopo pagina stilla tutto quel che c'è da sapere quando una famiglia, per preservare la sacralità della forma, tace. Viscerale, onesto fino alla brutalità, "La spinta" è un viaggio ipnotico e necessario nella psiche di una donna a cui nessuno è disposto a credere.
Parigi, prigione di Saint-Lazare, 1917. Una donna attende con fierezza la propria esecuzione. Le rimane un solo desiderio: che sua figlia sappia la verità; che la figlia, che lei non vedrà mai crescere, non creda ad altri che a sua madre. E così prende carta e penna per raccontarle la sua vita avventurosa e controversa. Lei, che attende la fine a Saint Lazare, è Mata Hari, la donna più desiderabile e desiderata del suo tempo: ballerina scandalosa, seduttrice degli uomini più ricchi e potenti del suo tempo, capace di diventarne cortigiana, amante e fidata confidente; e, forse per questo, di suscitare gelosie e invidie nelle donne e mogli della aristocrazia parigina. Lei è la donna dai molti nomi: Margaretha, il nome di battesimo; Mrs McLeod, come la chiamavano aJava; H2T, il nome in codice che i tedeschi le avevano dato in guerra. Il passato di Mata Hari è oscuro, il presente pericoloso: ha dedicato la sua vita alla libertà e al desiderio, ha sfidato i pregiudizi della società. E ora sconta l'accusa infamante di spia. Ma la sua unica colpa è stata di essere una donna libera.
Nella Vienna occupata dai nazisti, a Sigmund Freud è concesso il privilegio di fuggire all'estero, portando con sé i propri cari. Nella lista composta dal fondatore della psicoanalisi entrano la moglie, i figli, la cognata, le due assistenti, il medico personale con la famiglia e perfino il cane, ma non le quattro anziane sorelle, Marie, Rosa, Pauline e Adolfine. È la voce di quest'ultima, deportata nel campo di concentramento di Terezin, a rievocare con doloroso rimpianto il rapporto privilegiato col fratello, da un'infanzia vissuta in simbiosi, in cui Sigmund era il mentore che la guidava alla scoperta del mondo, fino all'inevitabile, ma non per questo meno amaro, allontanamento nell'età adulta e all'ombra tragica del distacco finale. Ne esce un ritratto inedito della Vienna cosmopolita a cavallo tra Ottocento e Novecento, descritta dal punto di vista di una donna che non avendo marito né figli non può ambire ad altro ruolo che quello di figlia e sorella. Figlia di una madre che non perde occasione di farle sentire tutto il peso della sua inutilità; sorella di un genio totalmente assorto nella costruzione del proprio mito di nuovo profeta, destinato a liberare l'umanità dalle false credenze di cui si è nutrita per secoli. Una donna in fuga da una vita già scritta e mai pienamente vissuta, tra gelidi rapporti famigliari, un amore tragico e il sogno irrealizzato della maternità, rassegnata a trovare pace solo nel rassicurante oblio di una follia autoimposta.