
Tra i massimi esponenti del Gruppo '63, Antonio Porta (Milano 1935-Roma 1989) è una delle voci più alte della poesia italiana d'oggi. "Non sono un poeta-ciotolo / come Beckett / non interrogo i cieli di carta / pesta del teatro / vi concesso che non so / interpretare le costellazioni / né stare lì a guardarle dal buco / del cortile a meraviglia / ma uso quelle delle parole a / mosaico compongo e / ricompongono / per parlarla insieme questa / lingua questi linguaggi / solleviamola la lingua a / vedere che c'è sotto / parliamola la parola svelata / con le radici senza pudore / (questo biglietto vi consegno a / futura memoria). Antonio Porta da "L'Aria della fine".
Colorati, vitalissimi, spesso sgrammaticati e scoppiettanti di humour involontario i temi fatti dai bambini della scuola elementare di Arzano e raccolti dal maestro D'Orta sono ormai diventati un caso letterario e sociologico. Una cronaca che rappresenta meglio di tanti trattati la realtà sconcertante del nostro paese.
Un gruppo di viaggiatori che, per un complesso di circostanze diverse, hanno perso la parola si ritrovano in un castello. L'unico mezzo che hanno per comunicare è rappresentato da un mazzo di tarocchi. Un romanzo affascinante composto da tante storie intrecciate.
Un intellettuale disgustato dalla società e scontento del suo destino cerca di 'fare i soldi' dandosi agli affari, ma sarà una scelta sbagliata. Un romanzo amaro e spietato di grande attualità.