
"Sotto 1 a 2 – a 7' dalla fine, contro il Bar Fantasia – stavano per soccombere anche in quel pomeriggio di giugno. Il giorno di quel tiro al volo disegnato da Dio. Quando tutto ebbe inizio sulla fascia sinistra."
Fine anni settanta. Una sgangherata squadra della provincia Veneta composta da ragazzi tendenzialmente idealisti e temprati dalla sconfitta combatte contro gli odiati avversari – una formazione di fighetti sbruffoni abituati a vincere sul campo e nella vita. I primi hanno scelto come nome quello della squadra che più ammirano, l'Inghilterra. I secondi hanno preferito Bar Fantasia. L'Inghilterra è alla ricerca della prima vittoria, ma negli ultimi minuti della partita un giocatore del Bar Fantasia scocca un tiro a campanile e il pallone finisce nei campi. Irrecuperabile. Viene sancito il pareggio, a meno che – propone il capitano dell'Inghilterra – non ci si ritrovi tutti dopo trentatré anni, e si continui quella che è stata subito battezzata la Partita Interrotta. Stessi giocatori, stesse formazioni. Trentatré anni sono una vita. Quei ragazzi che si bullavano dopo un gol con le ragazze assiepate sulle tribune di fortuna hanno preso strade diverse: alcuni si sono buttati in politica, uno è morto per droga, un altro è missionario, c'è chi fa l'avvocato dell'alta borghesia, un altro fa il medico e un altro ancora marcisce in galera. La vita li ha investiti in pieno, lasciando cicatrici e speranze spezzate, figli amati e un filo di memorie che si annoda a un "noi", antico e nuovo. Quanta vita e quante vite in questa sfida. Epica come una battaglia dell'Iliade. Quei ragazzi diventati adulti sono pronti a riprendere la Partita Interrotta di trentatré anni prima.
Stefano Ferrio (Vicenza 1956) ha cominciato a scrivere per il "Giornale di Vicenza", "Il Gazzettino", "l'Unità" e "Diario". Insegna Storia della radio e della televisione all'Università di Padova. Ha pubblicato Il profumo del diavolo (Marsilio 2004) e Impressioni di settembre (Aereostella 2010). È la voce narrante della Paltan Blues Band.
Dopo "Prima che venga notte", ecco la seconda raccolta di articoli della rubrica di "Tempi". Cronache della quotidianità, dell'inosservato avvicendarsi delle stagioni; con uno sguardo quasi contemplativo. Teso a riconoscere nella realtà, oltre alla materialità misurabile delle cose unica verità ammessa dal nostro tempo - le tracce, i segni in filigrana, che rimandano ad altro.
Benedetta è una pediatra che ha deciso di aiutare gli altri. Asia è una cantante che vive nel mondo dello spettacolo. Il racconto di due diverse esistenze raccontate in una strana, affascinante notte da una anziana donna ad una ragazza. Un vento misterioso che soffia in due direzioni diverse e, che fa si che la vita della donna si divida prendendo strade diverse. Dagli altopiani del sud-america nell'impresa di ridare il sorriso a bambini malati, alle luci degli studi televisivi. La storia di una donna che ha vissuto due diverse esistenze adesso raccontate ad una ragazza nel tempo delle scelte. Un guardarsi allo specchio per domandarsi come sarebbe stata la nostra vita se avessimo deciso in maniera diversa. Un bilancio al termine di ogni meravigliosa, unica, irripetibile esistenza.
Amstetten, capoluogo di provincia della Bassa Austria. Nell'agosto del 1984 Josef Fritzl rapisce la figlia diciottenne e la rinchiude in un bunker antiatomico da lui progettato e costruito nelle fondamenta della propria abitazione. Terrà prigioniera Elisabeth per quasi ventiquattro anni, e dai ripetuti rapporti incestuosi a cui la costringerà nasceranno sette figli.
Il disturbante romanzo d'esordio di Paolo Sortino ricostruisce uno dei casi di cronaca più feroci degli ultimi anni, innestando nella spina dorsale di una storia vera e insostenibile una capacità affabulatoria che diventa fin dalle prime pagine il sistema nervoso della vicenda, il labirintico percorso obbligato attraverso il quale è possibile esplorare ogni aspetto di questo orrore domestico velato di complessi chiaroscuri.
L'autore invade la cronaca (gli atti del processo al «mostro di Amstetten» sono secretati) reinventando alcuni episodi, e altrove sceglie invece di riportarli così come sono avvenuti, grazie a una voce narrante che non esprime giudizi né attribuisce colpe. Elisabeth, tenuta prigioniera come un animale nutrito nel caldo di una tana, è la protagonista assoluta di una vicenda che afferra il lettore e lo trascina di peso nel bunker, senza permettergli mai di uscire.
Quello che rimane è una storia di amore e follia, terrore e desiderio: ma il valore delle semplici parole che appartengono al mondo «di sopra» - incapaci da sole di decifrare ciò che davvero può essere accaduto in quel bunker - è destinato a svanire.
«Se Elisabeth poté perfezionarsi fu perché il mondo creato da suo padre era perfetto. Le cose che si trovavano fuori dal bunker non esistevano più; o erano tutte lì raccolte, oppure non erano mai esistite».
Memoria familiare, nostalgia dell’infanzia, romanzo autobiografico. “Un filo d’olio” è tutto questo. E anche un ritratto della Sicilia anni Cinquanta in una famiglia dell’aristocrazia terriera. Simonetta Agnello Hornby ha raccontato la Sicilia con storie forti e personaggi leggendari, dalla Mennulara, alla zia marchesa, alla monaca Agata, attraversando l’Otto e il Novecento. Ora è il ricordo autobiografico che si fa protagonista in uno scenario, quello della casa di campagna, dove l’autrice ha trascorso le estati della sua infanzia e giovinezza. Si chiama Mosè il luogo dell’anima di Simonetta Agnello, nome biblico derivante dal primo proprietario - un’opera pia - della antica masseria che ha resistito alla guerra. A pochi chilometri dai templi dorici dell’antica Akragas Mosè accoglie da maggio a ottobre la famiglia Agnello. Simonetta rivive e racconta quelle estati, i riti del viaggio, l’arrivo - ogni volta una emozione rivedere l’enorme gelso, le aie assolate, gli ulivi argentati, le stanze fresche, cercare i nidi tra le persiane, attendere gli ospiti, le visite, i cugini. I giochi, gli svaghi che si ripetono sempre uguali. E nel racconto affiora il lessico familiare, i parenti e le loro mille storie, i contadini, la servitù, figure che si sono impresse nella memoria dell’autrice e da cui ha tratto spunto per i romanzi in cui storia e tradizione si combinano con una intensità evocativa tale da far pensare ad alcuni classici della letteratura siciliana. Fra i ricordi più vivi quelli legati ai riti del cibo e della sua preparazione, piatti legati alla tradizione familiare, agli aromi pungenti della campagna, alle verdure spontanee e ai segreti mai svelati. E sono le ricette della sorella Chiara - inseparabile compagna al Mosè - che incorniciano ogni capitolo di questo affresco, dal caffè dal profumo speziato, riservato alle occasioni speciali, alla tuma tiepida e croccante.
Godereccio, eccentrico e beffardo, il marchese del Grillo passa le sue giornate nell'ozio, dedicandosi alle donne e alla vita mondana. Nella Roma papalina di inizio Settecento, dove sacro e profano si mescolano fino quasi a confondersi, questo nobile bizzarro diventa l'emblema di una società scanzonata e decadente allo stesso tempo. Luca Desiato fa rivivere nel suo libro le gesta del celebre personaggio: ne narra le situazioni rocambolesche, ne descrive l'umorismo e la malinconia. Una figura divenuta celebre in tutta Roma per i suoi scherzi, un personaggio storico e leggendario che la tradizione popolare ha portato fino ai nostri giorni, facendone una straordinaria maschera dell'italianità.
Si può dedurre facilmente quanto continuare a scrivere incessantemente sia fondamentale per don Fabrizio Centofanti. Scrivere consente di vedere, di sognare, di ritrovarsi, di accendere le luci di un desiderio che è fatto di comunicazione e di comprensione. Scrivere vuol dire riuscire a rendere tangibile ciò che si è fatto della propria vita e dargli un senso che sia un po' meno limitato di quanto spesso si crede che sia stato. Ma, nello stesso tempo, scrivere è il mezzo migliore per dare per concluse le esperienze che diventano così più vere, più autentiche, degne di essere ricordate da tutti e non solo da parte di chi le ha vissute. Affidate al mondo dei lettori, potranno essere dimenticate come angoscia personale del singolo e diventare memento e sanzione per la coscienza di tutti.
Colpevole o vittima? Una controversa, indimenticabile figura di donna nell’atteso romanzo di uno dei maggiori scrittori italiani.
Un uomo e una donna si amano: oggi. Sono clandestini, ma presto sentono che la loro non è più una relazione fondata solo sull’attrazione fi sica e sulla passione. Giovanni vorrebbe Eva tutta per sé. Eva capisce di non poter più mentire al marito Fabrizio. E prende una decisione coraggiosa: lo lascia. Fabrizio, però, non si arrende. E, come accade allorché l’amore precipita nella prigione del puro possesso, la vicenda si fa aspra. Eva, quindi, dapprima resiste, smaschera l’egoismo del marito che la perseguita, e vive mesi di una smemorata, possibile felicità. Poi, di fronte a un imperativo più grande, cede: Fabrizio, infatti, si è ammalato e lei decide di tornare sui suoi passi. Tuttavia, questo sacrifi cio, che rende così umana la sua fi gura e al quale stavolta è Giovanni a non rassegnarsi, sarà inutile. Perché il destino è imprevedibile, sconvolge ogni piano. Eppure, quando tutti i protagonisti sembrano sul punto di perdere, o di perdersi, le loro vite sapranno ricomporsi in un disegno imprevedibile di redenzione.
GIORGIO MONTEFOSCHI (1946) è autore di quindici romanzi. Tra i suoi libri ricordiamo: La casa del padre (1994, Premio Strega), Il segreto dell’estrema felicità (2001), La sposa (2003), L’idea di perderti (2006) e Le due ragazze con gli occhi verdi (2010).
È l'alba. Anche stanotte Eva non riesce a dormire. Apre la finestra: l'aria pungente e dolce dell'aprile altoatesino sa di neve e di resina. All'improvviso il telefono squilla, la voce debole di un uomo che la chiama con il soprannome della sua infanzia: è Vito. È molto malato, e vorrebbe vederla per l'ultima volta. Carabiniere calabrese in pensione, ha prestato a lungo servizio in Alto Adige negli anni sessanta, anni cupi, di tensione e di attentati. Anni che non impedirono l'amore tra quello smarrito giovane carabiniere e la bellissima Gerda Huber, cuoca in un grande albergo, sorella di un terrorista altoatesino e soprattutto ragazza madre in un mondo ostile. Quando Vito è entrato nella sua vita, Eva la figlia bambina, ha provato per la prima volta il sapore di cosa sia un papà: qualcuno che ti vuole così bene che, se necessario, perfino ti sgrida. Sul treno che porta Eva da Vito morente, lungo i 1397 chilometri che corrono dalle guglie dolomitiche del Rosengarten fino al mare scintillante della Calabria, compiremo anche un viaggio a ritroso nel tempo, dentro la storia tormentata dell'Alto Adige e della famiglia Huber. La fine della prima guerra mondiale, quando il Sudtirolo austriaco venne assegnato all'Italia, quando Hermann Huber, futuro padre di Gerda, perse i genitori e con loro la capacità di amare.
Le storie degli eroi e degli dèi dell’Olimpo sono piene di colpi di scena, di amori, tradimenti, viaggi da sogno e vendette alla Rambo. De Crescenzo dedica al nipote e a tutte le nuove generazioni questo atto d’amore per Ulisse e tutti i miti greci, nella speranza, pagina dopo pagina, di trasmettere, come un contagio, la sua passione.
Questa è la storia di Kate e William, due ragazzi che si sono conosciuti all’università, si sono innamorati, si sono lasciati per poi rimettersi insieme e decidere di sposarsi. All’apparenza una storia d’amore come tante, se non fosse che uno dei due è il futuro re d’Inghilterra e che la loro relazione è stata seguita passo passo da milioni di persone nel mondo, tutte invitate il 29 aprile al loro matrimonio in televisione. Alfonso Signorini, con il suo stile unico e appassionante, ci racconta la storia di William e Kate: il primo incontro, le loro famiglie così diverse, le difficoltà, le litigate, le corse in macchina, le feste, i momenti pubblici e quelli privati. E ce lo racconta come se fosse una favola, una favola d’amore reale.
I suoi primi tredici anni Immacolata, per tutti Imma, li ha vissuti in un paese del profondo Sud dove la legge è quella dettata dal boss locale e le donne sono diritto degli uomini. Testimone, non vista, di un terribile delitto, Imma cresce cercando di dominare la propria indole selvatica e indipendente. In seguito a un suo gesto di coraggiosa ribellione, la famiglia decide di mandarla al Nord nascondendola a casa di una zia sconosciuta. Imma si trova allora a fare i conti con la ragazza che non si era accorta di essere, con la donna che vuole diventare... Nelle lunghe ore solitarie tra le mura dell’appartamento della “zia scaduta”, dietro la finestra, unico contatto col mondo, aspetta la magica ora di pietra, in cui tutto sembra fermarsi e la verità delle cose si rivela nel silenzio. Ma la vita vera non si ferma ed è solo violando la sua prigione che Imma conoscerà il giovane venditore di libri usati e la più meravigliosa delle evasioni: seguendo con trepidazione le vicende di Anna Frank, quelle di Michele Amitrano – il protagonista di Io non ho paura – o di Oliver Twist, Imma troverà ancora una volta il coraggio per un gesto di libertà...