
Ginnastica e rivoluzione segue le disavventure di quattro ventenni che finiscono a Parigi in cerca di un nuovo Sessantotto nei giorni immediatamente precedenti la grande manifestazione di Genova nel 2001. Sono tutti giovani di belle speranze: grandi ideali, amori un po' troppo gridati per essere del tutto sinceri; ritrovatisi più o meno per caso in una vecchia palazzina, hanno messo in piedi una traballante agenzia fotografica che segue per alcuni giornali le manifestazioni e i picchetti. Armati di macchina fotografica, sapranno immortalare il grande evento. Non tutto, però, va come previsto. Il romanzo si apre infatti con la fuga di Julie, la più confusa e incerta dei quattro, dopo una splendida e disastrosa storia d'amore con T, protagonista e dreamer italiano troppo accecato da ogni genere di sogno per capire veramente quello che sta facendo. La ricerca di Julie - e dell'archivio dell'agenzia con il quale è fuggita - condurrà i personaggi del libro a una serie di disavventure con la polizia, i giornali, le famiglie. E così, in una Parigi mai tanto lontana dagli stereotipi, tra battaglie civili, pedinamenti, ripicche e vendette sentimentali, facendosi strada alla meno peggio fra cicloattivisti, principi del foro e cartomanti televisive, i quattro ragazzi arrivano alle soglie di quello che vorrebbero l'inizio della grande storia... rischiando di perderla.
Lottiamo con ogni forza per inseguire il successo, il denaro, la felicità. Ma cosa fare quando il talento non basta e il gioco pulito non conduce a niente? Quanti fallimenti ci vogliono perché una colomba si trasformi in falco? "La cospirazione delle colombe" è la storia di questa trasformazione. Alfredo Cannella è figlio di un ricco imprenditore veneziano; Donka Berati è un orfano albanese, approdato all'Università Bocconi con una borsa di studio. Sono ambiziosi, decisi a prendersi tutto ciò che credono di meritare: fra loro nasc un'amicizia che li accompagnerà lungo traiettorie parallele ma spesso sovrapposte, costellate di speculazioni finanziarie, rischiosi passi falsi, truffe e grandi progetti immobiliari. Entrambi affrontano la propria carriera come una sfida: Alfredo per dimostrare al padre quanto si sbagli a considerarlo inetto e viziato, Donka per ribellarsi al destino in apparenza già segnato. Ma quando una sfida non finisce nel migliore dei modi, chi vuole vincere deve ricorrere ai peggiori. Sullo sfondo di un'Europa unita dai flussi economici, e una Milano dalle colossali trasformazioni urbanistiche, Vincenzo Latronico intesse un racconto di ampio respiro, animato da grandi passioni - l'ambizione, l'invidia, l'amore -, che tocca un problema morale al cuore del società contemporanea: le ragioni, le giustificazioni e le scuse per cui tradiamo chi si fida di noi.
"Tresor" nel senso di scrigno pieno d'oro e di gioielli, una raccolta di beni spirituali preziosi: la filosofia teorica, "denaro contante"; la filosofia pratica e la logica, "pietre preziose"; la retorica e la politica, "oro fino". L'opera più famosa di Brunetto Latini è di fatto un'enciclopedia medievale scritta in forma abrégée rispetto alle trattazioni latine del XIII secolo, perché al pubblico della nuova cultura laica di mercanti, amministratori, giudici e notai (come Brunetto) servivano strumenti più agili e compendiati. Per la stessa ragione Brunetto non scrive il suo trattato in latino, ma in francese, la lingua emergente di allora, non essendo ancora il toscano, prima di Dante, una lingua abbastanza strutturata per potervi sostenere un'opera impegnativa in prosa. La storia universale, la medicina, le scienze naturali, la geografia, l'agricoltura, l'architettura, il bestiario di tutti gli animali conosciuti: sono materie in cui Brunetto si dimostra supremo divulgatore. Ma il cuore dell'opera risiede nelle parti sull'etica e sulla politica. La retorica come fondamento dell'arte di governo è uno snodo che caratterizza le idee nuove di Brunetto, mutuate dalle antiche di Aristotele e Cicerone. Porre la cultura classica a fondamento della gestione del potere nelle società comunali italiane significava avviare un processo che avrebbe avuto conseguenze durature. E per questo si può dire che Brunetto fu il capostipite di un rinnovamento della cultura che avrebbe riguardato molte generazioni.
È quasi l'alba. Aurora, di ritorno da una festa, sta per addormentarsi sul tram che la porta a casa. Forse è stanca e stordita, forse sta solo fantasticando, ma lo sconosciuto che all'improvviso le rivolge la parola ha un fascino così misterioso da non sembrare umano. In un'atmosfera sospesa tra sogno e realtà, Aurora ascolta la sua storia. La storia di un angelo caduto sulla terra per amore di una demone, deciso a compiere un lungo viaggio alla scoperta dei sentimenti umani per divenire mortale. Un'avventura che forse non è soltanto una fiaba, perché raccontare una storia - e ascoltarla - è il primo passo per farla diventare reale. Età di lettura: da 12 anni.
Terra di Sumer, terza dinastia di Ur. Lo scriba Nishi viene trovato morto nel palazzo del governatore, con un chiodo conficcato in bocca e il cranio fracassato. Per i sacerdoti, la morte violenta dell'emissario reale è un segno divino, la giusta punizione per la recente legge che sancisce la confisca delle loro terre. Ma il governatore Ebgala non è disposto a dar retta alle superstizioni che alimentano inquietudini e tensioni tra la gente del popolo. Per questo si rivolge al solo uomo in grado di scoprire la verità. È l'inquieto e ambiguo Mebarasi, "il senza dio dagli occhi d'aquila e dalla mente acuta", il più abile tra i funzionari al servizio del re.
Vincent Profumo è uno dei boss più feroci e potenti della camorra. È ricco, temuto e rispettato. Appassionato di musica lirica e devoto a padre Pio, è circondato da quattro donne: la moglie e le figlie MariaSole, MariaLuna e MariaStella, così battezzate in omaggio a Maria Callas. Tutto bene, sanguinariamente bene, finché Vincent non si ritrova alle prese con il Cinese e la nuova mafia che arriva da Oriente: da quel momento di sangue ne scorrerà ancora di più... "InferNapoli" racconta l'epopea di un "malamente" cinico e passionale, un cattivo che sembra uscito da una pulp fiction in salsa napoletana. Peppe Lanzetta irrompe nell'intimità del boss, nelle sue paure, nei suoi ragionamenti, nelle sue reazioni istintive, nel suo corpo appesantito. Di lui non ci nasconde nulla: né la ferocia e le debolezze, né la simpatia e la distorta umanità. Attraverso i sentimenti e le emozioni di Vincent, con la musica delle sue parole, con il ritmo di un film d'azione, "InferNapoli" ci fa sprofondare nel fango e nell'inferno del cuore nero d'Italia, con tutta la sua disperata vitalità.
È un giorno d'ottobre del 1956 quando Giovanni e la sua famiglia lasciano il piccolo paese di Buonalbergo e partono per il Nord. Lungo il viaggio in treno, Giovanni sogna quella città sconosciuta e magica, che può dargli da mangiare come ai ricchi: un paese pieno di luci, palazzi fantastici, giostre sul mare e donne bellissime che accolgono sua madre dicendole "benvenuta". A Genova, però, alla stazione Principe, non c'è nessuno a aspettarli. Una macchina li conduce a destinazione, a vico Vele, una strada stretta in mezzo a altre così anguste che il sole si ferma sui tetti e non scende mai. La casa è una stanza in affitto, un tavolo, un letto grande per tutti, un lavandino e un bidet smaltato, pareti scrostate. La notte, dal corridoio, risate, rumore di tacchi a spillo e voci grosse di marinai. Giovanni dorme con Totò, il fratello minore, con la testa ai piedi del letto, lasciando il posto migliore in alto alla mamma e alla sorellina Olimpia. La sera suo padre li bacia tutti e poi esce per andare a fare il guardiano notturno. Un giorno prende il clarino, l'unico tesoro portato da Buonalbergo. Quando rientra, al posto dello strumento, sotto il braccio c'è un fagotto contenente un chilo di carne. Giovanni non chiude occhio quella notte. Il clarino venduto per un pezzo di carne? In una Genova stupenda e dura, Giovanni cresce e scopre presto di essere una strana cosa lì al Nord: un "terrone", un essere invisibile che si può compiangere e offendere senza tanti scrupoli.
Quando la signorina Olga, una figura pallida avvolta nella pelliccia nera di astrakan, colletto e polsi di visone, cappellino di feltro verde scuro in testa con veletta, prende in affitto la mansarda di via Worktz 227, Trissera, grigia periferia di Milano, i condomini si limitano a fare qualche speculazione sul suo conto, come del resto fanno con tutti. Ma quando nove anni dopo il suo cadavere viene ritrovato con una fune intorno al collo, allora i vicini cominciano a spettegolare davvero. Quale passato può celarsi dietro l'apparentemente inappuntabile vita di una signorina ottantenne? Le trine, i merletti, i lampadari di cristallo, le sue belle cose di un gusto così raffinato possono veramente nascondere uno spiazzante segreto custodito per anni? Il commissario Gilardi pensa proprio di sì. D'altronde tutti sanno che le persone non sono mai come sembrano, vicini di casa compresi.
"Ho bisogno di parlarle di una cosa seria". Una voce di donna, al cellulare. Max Gilardi non conosce Lidia Morandi, ma è spaventata, così le promette che l'indomani sarà da lei. Non farà in tempo a parlarle: al suo arrivo Lidia è già morta, uccisa da sette coltellate nel suo stesso appartamento. Senza averla mai vista da viva, Gilardi sarà costretto a conoscerla tramite il suo passato, attraversato da grandi successi e uomini potenti, ma anche da tragedie crudeli e inspiegabili. Tra vicini impiccioni, architetti sfuggenti e giovani donne belle e misteriose, il caso si snoda tra colpi di scena, intrighi di quartiere e confessioni. E ancora una volta, sarà la sua Napoli il teatro delle indagini. "La cliente sconosciuta" inaugura una nuova serie di romanzi dal respiro più serrato, che raccontano alcuni casi risolti con straordinaria intuizione, competenza e impegno professionale da Max Gilardi, personaggio già amato da un vasto pubblico di lettori. Di scena esclusivamente vicende in cui episodi tratti dalla cronaca si intrecciano con la fantasia, il gusto e la scrittura avvolgente di Elda Lanza.
Pubblicato per la prima volta nel 1963, questo libro segreto (un diario del periodo 1958-1960) si inoltra nell'intimo della personalità dell'autore, senza celarne paure e ossessioni, ma anche giungendo a sondare lo stupore e l'euforia che accompagnano la nascita di una bambina. Ne risulta uno zibaldone di pensieri, spesso taglienti e sconcertanti, che costituisce l'unico squarcio capricciosamente concesso da Landolfi sulla propria esistenza più nascosta.
Tre donne (e una quarta nell'ombra) sono al centro di questi racconti in vario modo d'amore, usciti per la prima volta nel 1964. Tre destini eccentrici, accomunati dal segno di un'anomalia palese o profonda. La muta, la troppo bella, l'insignificante e opaca, tutte si concedono, senza darsi. Perché? E' in questo mistero e nell'incapacità maschile a penetrarlo, il filo che lega le loro sorti.
Forse mai come in questo libro del 1953 Landolfi si è azzardato a parlare di se stesso. E naturalmente non poteva farlo che nel modo più paradossale, alternando e mescolando la confessione da romanzo russo, la provocazione e la mistificazione. Il risultato è il ritratto di un personaggio, pronto a tutto "pur di non vivere", e disposto a trovare fugaci compromessi per attraversare le lande della noia solo se aiutato dalle complici potenze delle donne e del gioco. Potenze soccorrevoli che presto si riveleranno persecutorie e riattizzeranno il desiderio di una perenne fuga.