
Sullo sfondo inconfondibile della "sua" Costiera Amalfitana, Franco Di Mare ci regala un nuovo, intrigante romanzo in cui vizi e virtù dei protagonisti si confondono con i nostri. E ci ricorda che tutti, nella vita, abbiamo bisogno di un pizzico di magia.
L'inverno a Bauci non è uguale a quello della Costiera: la pioggia batte forte e dai monti Lattari soffia un vento di tempesta che, se uno non c'è abituato, mette un po' di paura. È in una sera così, mentre le imposte sbattono e le nuvole coprono il cielo, che in paese arriva un misterioso sconosciuto. Capelli e barba bianchissimi, lungo pastrano nero, lo straniero non fa in tempo a presentarsi che già corrono voci su di lui. Chi è? Da dove viene? Cos'è venuto a fare qui, che vuole? La targa appesa alla sua porta recita: "Mago Barnaba, maestro di esoterismo, sacerdote di riti karmici, esperto di sciamanesimo, astrologia, tarocchi, chakra, malocchi, fatture". La curiosità è tanta, ma per le strade di Bauci un mago non s'è mai visto, e ad aumentare la diffidenza ci si mette pure don Balo, il parroco, che durante l'omelia non perde occasione per ricordare che ciarlatani e imbonitori non sono altro che servi del demonio. Resistere alla tentazione però è difficile, anche perché pare che Barnaba, con le sue profezie, non sbagli un colpo. In fondo, a fare domande che male c'è? È così che i baucesi, uno dopo l'altro, aspettano l'ora giusta per consultare il mago in gran segreto e scoprire cosa riserva loro il futuro...
Questo racconto è stato scritto da un manager atipico, che per la prima volta si è cimentato in un campo che non è di sua specifica competenza. Come dichiara l'autore stesso, si tratta di un momento di riflessione di un "dilettante della letteratura" su argomenti aziendali per approfondire, umanizzare e, in un certo senso, sdrammatizzare gli eventi che ogni giorno accadono nelle aziende e determinano la vita degli individui e lo sviluppo della società. Gestire il cambiamento: questo l'imperativo delle scuole di management. Quando le aziende cambiano, per necessità, per scelta o per caso, i dirigenti devono essere in grado di affrontare piccole o grandi rivoluzioni di assetto, di mentalità, di cultura.
Un romanzo avvincente, scritto con stile scorrevole, asciutto, essenziale, ma capace di esprimere e comunicare profondità di contenuto.
Si legge in un soffio e fa emozionare.
Siamo ad Ostuni, la «città bianca» della Puglia.
Giuseppe, figlio del più famoso barbiere del paese, affina il proprio sguardo adolescenziale sul mondo, proprio osservando i clienti del papà.
Il libro parla di sud, di letteratura americana, di cinema, di teatro… anche di Roberto Benigni…
Il romanzo infatti si conclude con un’apertura alla vita: una lettera che Giuseppe, divenuto uomo, scrive al proprio idolo. Un momento decisivo che consente al protagonista, per la prima volta, di «vivere dentro la vita» con coraggio e passione, liberandosi definitivamente da apatia, sterili furbizie e condizionamenti ambientali.
Sono trascorsi quarant'anni, ma la Luisona è ancora lì, a guardarci benevola e indigeribile dalla bacheca del Bar Sport. Come sono ancora lì, invecchiati di nemmeno un giorno e identici a se stessi, il tennico, appoggiato con un gomito al fondo del bancone, proprio accanto all'uomo con cappello, il professore dal bell'accento partenopeo, il ragioniere innamorato della cassiera prosperosa e il playboy sparaballe, e poi il nonno in giacca e cravatta, con l'occhio fisso sullo schermo del televisore spento, e il bimbo del gelato. Fuori, l'insegna del Bar Sport campeggia intermittente - anch'essa, una sicurezza. Quest'edizione speciale vuole rendere omaggio a un classico del comico che mantiene intatta la sua capacità di parlare di noi, dei nostri vizi, dei nostri tic e delle nostre debolezze, attraverso la lente deformante di Stefano Benni.
Dopo più di vent'anni il mitico Bar Sport e i suoi magnifici eroi hanno subito le trasformazioni del tempo: la proverbiale pasta Luisona è scomparsa, nel Bar Veramente Fico adesso espongono brioche invisibili a occhio nudo; tra gli avventori nessuno ha più una colorazione naturale, e si possono ammirare le abbronzature color albicocca o vitel tonné maschili piuttosto che i color biscotto dei fard e dei Caraibi femminili; nuovi elementi, tra cui spiccano i tristemente noti cellularisti, abilissimi nel rispondere al trillo nelle situazioni più impervie. E poi le evoluzioni delle creature perenni da bar: l'uomo invisibile che passa ore davanti al bancone tentando di farsi servire un caffé, l'incazzato da bar, le vecchiette dell'angolino...
CD Mp3, versione integrale. Ci sono bar e bar ma il Bar Sport è qualcosa di più. un classico dell'umorismo, Bar Sport ritorna con la sua irresistibile brigata di compagni di ventura, i suoi flipper, il telefono a gettoni e la Luisona, la brioche paleolitica in perenne attesa del suo consumatore. Letto da David Riondino.
Il libro
Ci sono bar e bar ma il Bar Sport è qualcosa di più. un classico dell'umorismo, Bar Sport ritorna con la sua irresistibile brigata di compagni di ventura, i suoi flipper, il telefono a gettoni e la Luisona, la brioche paleolitica in perenne attesa del suo consumatore. Un catalogo di "eroi", ormai coronati dalla stralunata aureola del mito: lo sparapalle e il professore, il tennico e il carabiniere, il ragioniere innamorato e la cassiera dalle grandi poppe, il leggendario calciatore e il lavapiatti ch3e sogna di diventare cameriere.
Letto da David Riondino.
Specifiche
Formato: CD Mp3, versione integrale. Per ascoltare questo audiolibro è necessario un lettore Mp3.
Durata: 4 ore 19 minuti
Letto da: David Riondino
Regia: Dino Gentili
Fonico e montaggio: Andrea Giuseppini
Studio di registrazione: 24 gradi, Roma
Illustrazione di copertina: Giovanni Mulazzani
Progetto grafico: Internozero.
Tutto può accadere nel bar sotto il mare. Un bar in cui tutti vorremmo capitare, una notte, per ascoltare i racconti del barista, dell'uomo col cappello, dell'uomo con la gardenia, della sirena, del marinaio, dell'uomo invisibile, della vamp e degli altri misteriosi avventori. Sompazzo, il paese più bugiardo del mondo - Gaspard Ouralphe, il più grande cuoco di Francia - Il verme mangiaparole e l'incredibile storia del capitano Charlemont - La disfida di Salsiccia - Il dittatore pentito - Kraputnyk, il marziano innamorato Priscilla Mapple e il delitto della II C - Il folletto delle brutte figure, il diavolo geloso e la chitarra magica - La storia di Pronto Soccorso e Beauty Case - Il mistero di Oleron e l'Autogrill della morte - Californian crawl - Il pornosabato del cinema Splendor - I capricci del dio Amikinont'amanonami-kit'ama - Arturo Perplesso Davanti alla Casa Abbandonata sul Mare - Il racconto più breve del mondo, la fatale Nastassia e la grande Traversata dei Vecchietti.
Questo «libro scritto dalle cose e da tutti», al suo apparire, nel 1955, fu un caso capace di infiammare il momento civile e politico. Perfino celebri personalità dell’intelligenza europea restarono subito colpite dall’azione di stimolo e denuncia di Danilo Dolci: Sartre, per esempio, o Bertrand Russel e l’Abbée Pierre. Dell’attività del «maestro della non violenza», Banditi a Partinico è insieme testimonianza e risultato. Il testo – qui ripubblicato nella veste ideata in origine, con le foto di Enzo Sellerio, poi espunte nella prima edizione per difficoltà tecnico-editoriali – si articola fondamentalmente in due parti. Le prima trenta pagine (la Relazione su Partinico) presentano i dati sociologici di una città della Sicilia anni Cinquanta del Novecento, Partinico – ma potrebbe essere un qualunque grosso centro agricolo isolano o meridionale. La seconda parte contiene le storie umane che popolavano la città raccolte dalla voce dei protagonisti, in prima persona, con le loro precise parole. E tra le due parti gioca una dinamica tale che i numeri paurosi della statistica vivono, si muovono in una loro danza macabra, nelle storie di fame, di follia e di ignoranza in una specie di coro drammatico alla storia d’Italia. Un mescolarsi di denuncia, di proposta e di azione concreta che offre l’immagine perfetta di cosa il maestro della nonviolenza intendesse con l’espressione «rivoluzione dal di dentro». Dolci avrebbe voluto che il titolo del volume fosse «Banditi» a Partinico per enfatizzare che con la parola intendeva non tanto i fuorilegge, che allora imperversavano nella zona, quanto un popolo intero messo al bando dallo stato e dalla legge: che insomma, in certe condizioni come quelle della cittadina siciliana, il passo tra essere poveri ed essere criminali era talmente breve e obbligato che solo uno stato colpevole poteva trattare la questione sociale come fosse una questione criminale. Bobbio scriveva nella prefazione: «Dopo aver letto queste pagine, ascoltate la risonanza sinistra o ironica che acquistano nel vostro animo parole come democrazia, giustizia, diritto, legge... Vorrei che si leggessero queste pagine come un commento, amaro e talora crudele, sempre spietatamente smascheratore delle belle frasi di cui la classe dirigente, politica e sacerdotale, riempie e decora i propri discorsi».
Danilo Dolci (Sesana, 1924-Trappeto, 1997), dopo l’esperienza di Nomadelfia, «la città dove la fraternità è legge», venne a Trappeto vicino a Trapani, iniziando un’instancabile attività di animazione sociale. Tra le sue opere: Inchiesta a Palermo (1957), Spreco (1960), La struttura maieutica e l’evolverci (1996). Con questa casa editrice, Racconti siciliani (2008).
"Il banchiere assassinato" (anno 1935) è il primo romanzo della serie il commissario De Vincenzi e di cui si apprende subito il vero interesse, la poesia, e le letture un po' eccentriche per un poliziotto del Ventennio. Tra di esse Freud. E ciò preannuncia il suo sommo strumento investigativo: l'intuizione psicologica e l'osservazione dell'involpntario da cui emerge l'indizio segreto. È notte nel suo ufficio, quando irrompe l'amico Giannette Aurigi, un ricco flaneur, ridotto indebitato. Arriva una telefonata: c'è un morto in via Monforte, è il banchiere Mario Carlini. Proprio nell'appartamento dell'Aurigi e il cadavere è quello del suo principale creditore.