
Una donna e gli uomini che l'hanno accompagnata nella sua vita: a partire dalla figura paterna, amatissima ma ingombrante, Iaia Caputo racconta un percorso di formazione sentimentale e personale, un processo di consapevolezza e di affermazione tutto al femminile. E se anche ci parla di padri troppo silenziosi, di giovani fidanzati inesperti, di amanti e di mariti, tutti uomini che pure lasciano segni e cicatrici, è il mondo femminile ad essere perlustrato e indagato, e innanzitutto il bisogno di parole che da quel mondo emerge. Un percorso duro e lucido, una vicenda al femminile che scava nella memoria e anche contro gli inevitabili insabbiamenti della memoria, una riflessione intensa sul proprio percorso di donna.
Due culture diverse poste a confronto attraverso il cibo. Un'estesa famiglia indiana, composta di zie strambe e cugini inetti, ha i suoi opposti nelle sorelle Uma e Aruna. La prima, più anziana, oppressa dal devoto stuolo di parenti, ancora non riesce a lasciare il nido e guarda con disappunto la minore che, impalmato il rampollo giusto, va costruendo una famiglia perfetta. La scena si sposta in Massachusetts: là il figlio di Aruna osserva, pieno d'incredula nostalgia, la sconcertante vita della famiglia Patton dove gli uomini si abbuffano di carne e le donne sono tutte anoressiche. A confronto due diversi mondi: il cuore compatto e soffocante di una famiglia indiana e la gelida, indifferente libertà di un nucleo familiare americano.
Ciò che origliamo da dietro la porta può, a volte, cambiare per sempre la nostra vita. Il protagonista di "Dietro la porta" vive a Ferrara e frequenta la prima liceo fra il 1929 e il 1930. Una singolare polarità oppone due suoi compagni di scuola: l'impeccabile, studiosissimo Carlo Cattolica, "perfetto in tutto", ammirato e invidiato, e l'insinuante Luciano Pulga, povero e strisciante. Essere amici di Cattolica sarebbe volare troppo vicino al sole, mentre la sgradevole frequentazione con Pulga si trasforma gradatamente, per il narratore, in un'intima amicizia, quasi un contagio. Carlo però gli tende un'insperata mano da amico, proponendogli di far cadere il suo falso amico in una trappola: nascosto dietro una porta potrà ascoltare, non visto, tutte le cattiverie che Pulga dirà su di lui...
Sicilia, 1949. Il giovane commerciante di bovini Peppino Maiorana affronta una meravigliosa impresa: fornire diecimila muli alla Grecia come risarcimento dei danni di guerra. Dovrà trovare le bestie in tutta l'isola, farle arrivare a Messina, sottoporle all'esame di una commissione e imbarcarle per il Pireo, centocinquanta alla volta, anticipando le spese con denaro che non possiede. Prodigiosamente l'avventura impossibile prende il via. Davanti al mare si anima una città provvisoria di contadini, mercanti, sensali, spie e prostitute, una folla di personaggi disperati, comici, soli, che cercano con molta immaginazione e senza troppi scrupoli di reinventarsi un'esistenza sulle macerie della guerra finita da poco. Maiorana si ritrova a fronteggiare due ostacoli enormi, la sua famiglia e la mafia, ma prosegue ostinato, zigzagando tra dubbi e minacce, convinto che il tempo delle antiche soggezioni sia finito per sempre e che quella sia l'occasione della sua vita. Troverà un singolare alleato in Giulio Saitta, commissario di polizia segnato da un lutto che alimenta il suo desiderio di vendetta. Le indagini solitarie di Saitta si allargano alla strisciante sovversione neofascista e s'intrecciano con le vicende degli omicidi impuniti di cinquanta sindacalisti capi contadini, della guerriglia di Salvatore Giuliano, delle stragi - prima fra tutte quella di Portella della Ginestra - che rischiano di trasformare la Sicilia in un lago di sangue.
“Un giorno incontriamo la persona giusta. Restiamo indifferenti, perché non l’abbiamo riconosciuta.”
Natalia Ginzburg
“Dal vaporetto pieno di gente bagnata di pioggia che tornava dal lavoro, osservavo, impastati nella nebbia, i palazzi e le luci di Venezia.”
Una chiocciola percorre in media 5-6 centimetri all’ora. Per fare il giro completo di Venezia impiegherebbe circa dieci anni.
È l’inverno del 1999.
Un vaporetto attraversa la laguna di Venezia. Camilla, diciottenne appena arrivata dal paese per studiare letteratura russa, nota tra la folla un ragazzo. Anche lui porta con sé una valigia, anche lui è appena arrivato. I due iniziano a guardarsi: lei è timida e finge di leggere un libro, Silvestro invece è sfacciato e nasconde la sua inesperienza dietro un’ingenua spavalderia. E quando il vaporetto attracca, decide di seguire Camilla per le calli nebbiose di un’isola della laguna. Così comincia un’avventura lunga dieci anni, che porterà i due ragazzi dalla Venezia quotidiana degli studenti fino alla straniante frenesia di Mosca, con i suoi teatri e le enormi strade trafficate. Camilla e Silvestro vivranno altre storie d’amore, si scriveranno, saranno coinquilini nella stessa casetta, ospiti a un matrimonio nella campagna russa e poi ancora passanti distratti nell’affollato mercato di Rialto. Saranno di volta in volta nemici, amici, conoscenti, innamorati, vicini o distanti.
Dieci inverni è una storia d’amore, o meglio il prologo di una storia d’amore, raccontata a due voci: ogni inverno è una finestra aperta a curiosare nella vita di due persone che non si perdono mai del tutto e intanto crescono, segnate dal difficile e splendido ingresso nell’età adulta.
Passiamo tanto tempo a inseguire sogni che ci sfuggono di mano, una felicità che non si lascia catturare. E poi capita che il meglio della vita si sveli in un attimo, magari nella magia di un incontro inatteso. Come quello tra Lorenzo e Fiamma, sorpresi da un amore che nemmeno loro, forse, credevano più possibile. Lorenzo Perego, uomo di grande fascino e cultura, insegna geografia economica in una scuola professionale di Milano. Avrebbe potuto scegliere un istituto più prestigioso, ma l'insegnamento è la sua passione e aiutare i ragazzi di talento in una realtà difficile e spesso desolante è una sfida che lo entusiasma e lo arricchisce. Non ha una famiglia tutta sua, ma, come ama ripetere, i suoi studenti sono come figli. Fiamma Morino ha poco più di quarant'anni, è madre di due bambine che adora, frutto di un matrimonio sbagliato, e direttore editoriale di una piccola e florida casa editrice che lei stessa ha fondato insieme al suo più grande amico, purtroppo venuto a mancare. Ora che la casa editrice sta per subire un drastico cambiamento di gestione, che Fiamma non condivide, è disposta a tutto pur di difenderla e di continuare a garantire la cura e l'amore con cui da sempre si dedica ai suoi autori. Lorenzo e Fiamma: il professore e la donna dei libri. Attraverso la loro esperienza, vediamo uno spaccato dell'Italia di oggi, quella della crisi della scuola e dell'economia, ma anche quella fatta di persone intraprendenti, pronte a rimboccarsi le maniche e decise a non arrendersi.
Un veliero, tre sorelle in fuga da una faida scoppiata per evitare che una di loro diventi regina, un viaggio avventuroso tra Cipro, l'Egitto, il Nord Africa e Cartagine. È questo l'inizio del mito di Didone: regina di diritto, esule per volontà degli Assiri. Didone è una donna volitiva, impulsiva, intelligente e per questo temuta e osteggiata. Costretta da una congiura a fuggire dal Libano, attraversa l'intero Mediterraneo per poi fermarsi nel Nord Africa, fondare Cartagine e con essa costruire il mito dei Fenici. Amata e finalmente protetta dal suo popolo, Didone incontrerà l'uomo che per la prima volta la farà innamorare ma, allo stesso tempo, la porterà alla distruzione: Yarbas, un giovane, bellissimo e crudele principe del deserto. Per lui perderà il bene più prezioso, suo figlio Annibale, e per lui attraverserà il Sahara, si allontanerà dalla sua città, e finirà umiliata e tradita. Tornata a Cartagine, in una città che ora la osteggia, troverà la morte a causa di una aggressione proprio dentro il tempio del quale è sacerdotessa. Il potere, il potere maschile, si libera così di una donna troppo forte per i suoi tempi, e la Storia trova la sua prima eroina. Gaia Servadio racconta Didone: una donna forte, libera, indipendente, profondamente appassionata, e lacerata dall'eterno contrasto tra amore e potere, ragione e sentimento.
Per la prima volta in un unico volume la trilogia che ha come protagonista il più grande condottiero di tutti i tempi: Giulio Cesare. Andrea Frediani ripercorre la vita e le gesta dell'eroe; ridisegna con impeccabile verosimiglianza storica, ma allo stesso tempo con una sorprendente potenza narrativa, le epiche battaglie che lo hanno reso leggendario, gli amori, le passioni. Dall'incontro d'infanzia con Labieno, che al fianco di Cesare combatterà fin dalle prime campagne militari, alla loro separazione; dal passaggio sul Rubicone, con cui il dittatore prenderà possesso della penisola, alla lotta contro Pompeo; dalla grande vittoria di Farsalo alla campagna africana; "Dictator" ripercorre le tappe principali che hanno portato alla soglia dell'Impero. Sullo sfondo, intrighi, tradimenti e intrecci amorosi, nel romanzo sul più grande uomo di Roma antica.
A Edoardo Gregotti la vita non costa fatica. Ha trent'anni, un bell'aspetto, ed è appena diventato avvocato, anche se in fondo non gliene importa poi molto. Il mondo accogliente che lo circonda gli basta per non farsi troppe domande: ama Marta, che «vede quello che gli altri non vedono, la rotta che c'è dentro di lui», suo padre è uno dei soci dello studio in cui lavora, il collega Mauro è un buon amico. Le sere nei locali sono un'abitudine, come la musica del suo iPod e i saluti notturni su Facebook prima di prendere sonno.
Edoardo ha imparato a riempire lo spazio e il tempo come se a guidarlo per le strade di Milano ci fosse un pilota automatico, ma quando incontra Ksenja - che adora passeggiare nel parco e la sera si esibisce nei locali «stringendosi al violoncello come se volesse aggrapparsi» - niente gli sembra più naturale che passare la notte con lei. È una storia qualsiasi, clandestina e casuale, che metterà sottosopra le certezze di Edo. Lo attende un risveglio tragico, un viaggio che lo porterà fino a Novgorod, sulle tracce di un destino che - anche se non lo riguarda - stava aspettando proprio lui.
Giorgio Scianna costruisce un meccanismo narrativo di forte tensione: una storia fatta di direzioni stabilite e scarti imprevisti, dove i continui ribaltamenti di prospettiva - anche i più drammatici - si trasformano in un'occasione per conoscere se stessi. I giovani personaggi di questo romanzo si comportano come se «il mondo potesse bussare ed entrare da un momento all'altro»: hanno a disposizione tutte le carte che la vita può offrire - l'amicizia e il tradimento, l'amore e la morte - e stanno per scoprire che scegliere significa sempre dover anche rinunciare.
Un libro che affianca a 36 racconti di Erri De Luca altrettanti disegni (in bianco e nero e a colori) dell'artista Alessandro Mendini. Un duetto che rimanda a una nostra tradizione forte - basti pensare al connubio fra Rodari e Munari - e che qui comincia sempre con un'illustrazione, da cui poi il racconto prende liberamente l'abbrivio. "Quello che scrivo," dice De Luca, "dipende dal riflesso di uno che è preso alla sprovvista." E a stupire, a spiazzare sono quei disegni che fanno spalancare gli occhi come uno strappo nel cielo, fanno sentire nudi "come quei due nel primo giardino, dopo l'assaggio scippato dall'albero della conoscenza", perché "la suggestione è una manifestazione della verità". Erri De Luca e Alessandro Mendini iniziano quasi per gioco - ispirandosi ai disegni di un bambino caro a entrambi - e poi via via stabiliscono fra loro un dialogo di forme e parole serrato e ricco di senso, tracciano sulla pagina le proprie paure, le tentazioni, le fiere ostinazioni, e tutto un vivace campionario di "mostruosità terrestri". Compongono dunque un libro di eroismi quotidiani che scandaglia, attraverso percorsi tutt'altro che logici e prevedibili, il nostro più profondo sentire: facendoci avvertire il fiato dei mostri dietro le nostre spalle e al contempo consegnandoci le chiavi del serraglio dentro cui tenerli a bada.
In Sardegna, nel paese di Gìtile, al confine di ogni cosa, del male e del bene, della ricchezza e della povertà, della civiltà e della barbarie, don Alvaro Manca, prete più di speranza che di fede, assiste preoccupato allo svolgersi di un piccolo e drammatico intrigo politico-giudiziario. La banalità del male, l’ineluttabile trascorrere della vita, la fragilità degli affetti e il conforto dell’amicizia, fanno da sfondo alla fatica con cui un gruppo di amici cerca di non soccombere alla facile tentazione di sprecare interamente l’esistenza, di affidarla alla rassegnazione o all’odio o alla violenza, come talvolta vorrebbe fare il professor Antonio Carreras, amico-rivale di don Alvaro. Nelle strade fredde di una piccola comunità che ribolle di attese mai compiute, agiscono, come attori che recitano una parte scritta per loro dal destino o dal temperamento, altri personaggi: la vedova Sanna-Porcu, il Sindaco, il disperato e vagabondo Kunfu, il terribile Mario Casula, ma soprattutto gli affetti di un circuito di persone che si sente assediato dal nulla e reagisce coltivando sacralmente la speranza di un compimento che dia senso alle cose.