
Il sesso nell'epoca della sua riproducibilità tecnica - ovvero del Viagra e della giovinezza artificiale. È il tema della breve opera a cui sta lavorando P., in un autoironico gioco intellettuale, quando arriva il fulmine che sconvolge la sua vita: alla compagna, Silvia, viene diagnosticato un tumore non operabile. I quindici mesi che seguono sono un corpo a corpo spossante con la malattia, che ribalta priorità, ruoli, senso. Gli inevitabili, temporanei cedimenti alla disperazione non fiaccano la resistenza coraggiosa di Silvia, che assapora con avidità straziante momenti e sensazioni quotidiani: una passeggiata, una cena con gli amici, un film, una mostra. Fino all'ultimo dei suoi giorni. E mentre P. si confronta con l'universo simbolico e reale della malattia, teso tra scienza e pensiero magico, sprazzi dell'abbandonata ricerca sul sesso si intromettono nei suoi pensieri. Tormentandolo con la frivolezza del dramma estetico dell'invecchiare male mentre Silvia fa i conti con un destino ben più crudele: non poter invecchiare affatto. Dal cortocircuito tra queste due dimensioni, dallo scandalo di questa vicinanza indicibile, eppure inevitabile, tra sesso e morte nasce questo libro. In quest'opera singolare, Pierluigi Battista si confronta con un nodo cruciale della contemporaneità: la tensione tra desiderio e pensiero della fine, tra narcisismo e accettazione del limite. Ed esplora con lucidità appassionata la realtà inesorabile della perdita e la profondità dell'amore.
Leda è un'insegnante, divorziata da tempo, tutta dedita alle figlie e al lavoro. Ma le due ragazze partono per raggiungere il padre in Canada. Ci si aspetterebbe un dolore, un periodo di malinconia. Invece la donna, con imbarazzo, si sente come liberata e la vita le diventa più leggera. Decide di prendersi una vacanza al mare in un paesino del sud. Ma, dopo i primi giorni quieti e concentrati, l'incontro con alcuni personaggi di una famiglia poco rassicurante scatena una serie di eventi allarmanti. Pagina dopo pagina la trama di una piacevole riconquista di sé si logora e Leda compie un piccolo gesto opaco, ai suoi stessi occhi privo di senso, che la trascinerà verso il fondo buio della sua esperienza di madre.
Se non portasse quel cognome, il suo ragazzo brillante e dolce l'avrebbe amata lo stesso? Con un altro padre, sarebbe stata scelta da quelle amiche impeccabili e in carriera? Con una famiglia qualunque, avrebbe trovato qualcuno disposto a pubblicare il suo libro - l'astrusa biografia di una intellettuale comunista? La risposta è no, questo è pronta a credere Olimpia Reale, il giorno in cui un editore, rifiutando il frutto di anni di lavoro, le propone un volume su suo padre. Perché Valerio Reale non è solo uno dei fotografi più noti d'Italia ma tiene una rubrica di successo in tv. E lei, neanche trent'anni e un attico in centro a Roma, si trova in balia di questi pensieri nel momento peggiore, con la sorella appena tornata da Londra per Natale, un prosciutto Pata Negra nella borsa e un bouledogue francese al guinzaglio (i due improbabili regali per i genitori). Ma è allora che la vita riesce a sorprenderla davvero: il fidanzato la lascia senza motivo, una noiosa cena formale si trasforma in un gioco di seduzione e il ritmo delle giornate cambia all'improvviso. E Olimpia si scopre diversa, agguerrita, decisa, come e più di suo padre.
Raechel, sguardo vispo nascosto da un cespuglio di ricci scuri e crespi, sogna di diventare libraia, nonostante nel suo villaggio, sepolto dalla neve della steppa russa, alle ragazze non sia permesso neanche leggere. Rosetta ha ereditato un pezzo di terra, ma subisce ogni giorno le angherie dei suoi compaesani, convinti che una donna sola e bella non possa restare troppo tempo senza un marito a cui sottomettersi. Rocco, figlio di un uomo d'onore, è costretto a una scelta: se non vuole morire, deve diventare anche lui un mafioso. Tutti e tre sanno che c'è un solo modo per essere liberi: fuggire, scappare lontano, al di là dell'oceano. Arrivano a Buenos Aires per ricominciare, ma l'Argentina è terra di nessuno: per sopravvivere, gli emigranti accettano anche ciò che sembra inaccettabile, e sono le donne a pagare il prezzo più alto, in una città piena di uomini soli e senza scrupoli. Tra le grida del porto e i vicoli del barrio si annidano pericoli e fantasmi del passato, ma Raechel, Rocco e Rosetta sono pronti a tutto: inganni, travestimenti, loschi affari e fughe rocambolesche, per salvarsi ancora una volta e ricominciare, finalmente, a vivere senza paura.
Francis e Zoe, che nel nome si ispirano ai personaggi di Salinger, sono fratello e sorella, diversi per carattere, ma legati da un affetto e da una complicità profondi. Francis è un giovane scrittore solitario e riflessivo; Zoe è una donna nel fiore degli anni, di professione interprete, affascinata dalle dottrine esoteriche, sempre in viaggio. Francis ha un progetto: scrivere un racconto su Katherine Mansfield, che Zoe, nonostante le sue molte letture, non conosce. Basta un accenno alla vita e agli amori della scrittrice a scatenare la curiosità di Zoe e a innescare tra i due un dialogo fittissimo, nella quiete sospesa e senza tempo di un grande giardino. Il fratello prende così a raccontare alla sorella l'inquieta e straordinaria esistenza di Katherine Mansfield. Nata nel 1888 in Nuova Zelanda, KM, come amava firmarsi, si trasferisce ventenne a Londra, e qui, attratta da amori folli e posseduta dalla perenne sensazione di trovarsi "agli antipodi", vive una vita libera e avventurosa, che prestissimo genera pagine di altrettanto febbrile scrittura, percorse da un'energia, una luminosità e una grazia che le renderà amatissime dai lettori, fino a oggi. Ma nel 1918 un medico dà infine un nome agli attacchi di tosse che tanto debilitano KM: tubercolosi. Sempre più fragile nel corpo, ma audace nella mente e pronta a ricorrere alle cure più sperimentali, per quanto dolorose, KM viaggia nel Sud della Francia alla ricerca di un clima mite.
Figlia di un papa, tre volte moglie (un marito assassinato), un figlio illegittimo... tutto in soli 39 anni, in pieno Rinascimento. Una vita incredibile, da raccontare. Ci hanno provato scrittori, filosofi, storici. Di recente sono state dedicate a Lucrezia serie televisive di successo in Italia e all'estero. Ora, eccezionalmente, il premio Nobel Dario Fo, staccandosi da ricostruzioni scandalistiche o puramente storiche, ci rivela in un romanzo tutta l'umanità di Lucrezia liberandola dal cliché di donna dissoluta e incestuosa e calandola nel contesto storico di allora e nella vita quotidiana. Ecco il fascino delle corti rinascimentali con il papa Alessandro VI, il più corrotto dei pontefici, il diabolico fratello Cesare, e poi i mariti di Lucrezia, cacciati, uccisi, umiliati, e i suoi amanti, primo fra tutti Pietro Bembo, con il quale condivideva l'amore per l'arte e, in particolare, per la poesia e il teatro. Tutti pedine dei giochi del potere, il più spietato. Una vera accademia del nepotismo e dell'osceno, tra festini e orge. Come oggi. Perché il romanzo della famiglia dei Borgia è soprattutto la maschera del nostro tempo che, visto attraverso il filtro di quel periodo, ci appare ancora più desolante e corrotto.
A Torino, all'inizio del nuovo millennio, Alexandra Berthollet invita a casa sua un gruppo di amici, tutti ex militanti di un gruppo di estrema sinistra, per festeggiare il ritorno di Carlo, un altro ex membro del gruppo, diventato un famoso direttore d'orchestra negli Stati Uniti e ora in procinto di dirigere il Falstaff di Verdi al Regio. Per ognuno di loro il tempo è passato: inesorabile, spietato. Per Alexandra, bella e amata in quei giorni lontani da Carlo, oggi una donna difesa dai suoi privilegi. Per Angelo, l'amico proletario di Carlo, sconfitto nei suoi ideali ed escluso dal mercato del lavoro dopo la restaurazione degli anni ottanta. Ciò che è stato, le lotte e le promesse di trent'anni prima, è ridotto a una labile traccia, forse a un'icona da cui non sprizza più energia, solo una rabbia indefinita ma a cui si deve dare un nome, ora che la festa è finita e non sappiamo a chi dare la colpa. Pubblicato per la prima volta nel 2002, un romanzo che racconta la passione, le illusioni e il riscatto attraverso le storie di tre amici che non vogliono, e non possono, rinunciare alle loro speranze.
Il romanzo racconta, in modo ironico, di un professore di matematica colpito dalla leucemia.
In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada provinciale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati su di lei. Quando, poche ore dopo, verrà ritrovata morta ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della più influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate cosi? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli - in particolare quello con Michele, l'ombroso, il diverso, il ribelle - può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, una galleria di personaggi indimenticabili, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell'azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo.
Anna è una donna intelligente, bella, con un lavoro interessante, ma di colpo tutto questo non serve più. Dopo cinque anni la sua storia d'amore con Davide affonda in una palude di tradimenti, bugie, ricatti. E la sua vita va in pezzi. Si trasforma in un'isterica, non dorme, non mangia, fuma e si ubriaca ogni sera per riuscire ad addormentarsi. Compulsivamente inizia a frugare nel telefonino di lui nelle chat, sui social. Non sa cosa sta cercando, non sa perché lo sta cercando. Per un anno rimarrà prigioniera di quello che lei stessa chiama il regno dell'idiozia, senza riuscire a dirlo a nessuno. Questo racconto è la sua confessione, sotto torma di lettera, a Valentina, la sua più cara amica, che l'ha vista distruggersi sera dopo sera. Anna dice tutto, senza pudore. I dettagli umilianti e ridicoli, l'ossessione, la morbosità. Anna somiglia a tutti noi, che combattiamo questa guerra paradossale che chiamiamo amore. Ogni tanto vinciamo, più spesso perdiamo. L'unica cosa su cui possiamo sempre contare, l'unica capace di indicarci i nostri confini, i nostri bisogni, è il corpo. E sarà al corpo che Anna si aggrapperà per sconfiggere il dolore.
Maddalena ha 26 anni, vive ancora con i genitori e dorme con un pupazzo di Gesù con cui a volte si ritrova a parlare. Niente di troppo strano, dal momento che siamo in Italia e che suo padre è uno psicoterapeuta cattolico amatissimo dal pubblico televisivo e tanto gradito al Vaticano. Sua madre, poi, è una devota donna di parrocchia, anche se l'aggravarsi del suo disturbo ossessivo-compulsivo l'ha trasformata in una fervente adepta del fitness. Il problema è che Maddalena pensa che se Dio avesse creato il cibo non avrebbe creato anche le calorie, Maddalena odia le suore con le quali ha studiato, ha una vita sentimentale fuori dagli schemi e ha sviluppato una passione alla quale sta dedicando addirittura la propria tesi di laurea: il porno. Del porno le interessa tutto: gli aspetti rituali, i feticci, ma in particolare le vite vere delle star, di cui conosce ogni dettaglio. Insomma, a Maddalena la sua vita fa schifo ed è alla ricerca di quel tassello mancante che, è convinta, le permetterà di essere felice. Le sembra che quasi tutti, intorno a lei, lo abbiano trovato. Così, quando incontra Simone, crede che il suo momento sia arrivato: lui è un cattolico convinto, uno dei pochi maschi al mondo a non aver mai visto un porno, un ragazzo serio e affascinante. Simone potrebbe essere Quello Giusto, intorno a cui tutto trova un ordine e un senso...