
Luca Bufano ha raccolto in questo volume racconti scritti a partire dalla fine del 1959 da Fenoglio, ispirandosi soprattutto al modello di Poe. I testi sono stati recuperati fra le cartelle del Fondo dell'autore ad Alba e mostrano un Fenoglio inedito e imprevedibile, autore di racconti di mare e di guerra ambientati nei secoli passati, apparentemente molto lontani dalle sue narrazioni resistenziali e langarole. Al di là delle differenze di genere rispetto alle opere maggiori, questi racconti lasciano percepire chiaramente il nucleo originale della narrativa fenogliana.
È l’alba quando la giovane Yumiko viene prelevata dalle guardie dello Shogun e torturata pubblicamente. La sua unica colpa è essere figlia di Kayata, samurai cattolico che non ha potuto pagare le tasse alle autorità, i cui uomini ormai da anni umiliano i cristiani di Shimabara con una violenza cieca e annientatrice. Ma nonostante la miseria e il sangue fatto scorrere per fiaccare la loro volontà, gli abitanti del villaggio si raccolgono attorno al simbolo di cui nessuno può privarli: il crocifisso di Cristo. Lo stesso al quale i primi cristiani giapponesi venivano inchiodati dalle guardie dello Shogun. La violenza su Yumiko è la scintilla che spinge uomini e donne alla ribellione estrema: rifugiati nel castello di Hara si oppongono al giogo persecutorio e a un destino ineluttabile. L’assedio da parte degli uomini dello Shogun dura cinque interminabili mesi, senza cibo e possibilità di scampo, ma quel “branco di contadini”, guidati dall’Inviato del Cielo, da Kayata e dal suo discepolo Kato, resistono, aggrappandosi alla speranza incrollabile nella resurrezione. Perché solo la fede può superare ogni sopraffazione e dare linfa vitale a un popolo in lotta.
Il crocifisso del samurai, l’opera forse più ambiziosa di un autore che ha trascorso la vita a indagare la storia della cristianità, è uno struggente romanzo storico capace di toccare le corde più profonde dell’anima esplorando le radici del concetto stesso di fede. L’epica ribellione dei samurai cristiani di Shimabara nel 1637 - dopo la quale per due secoli il Giappone si chiuse a ogni contatto con l’esterno - rivive in un affresco crudo e realistico, denso di azione e di colpi di scena, che testimonia l’eroismo di chi è morto per non rinnegare il proprio credo.
In un'importante mostra d'arte di Milano compaiono sei quadri neri di sconosciuta provenienza. Un errore? Uno scherzo? O forse la chiave di un nefasto mistero? Un art detective e una cerchia di esperti e professionisti del settore, fatalmente attratti dall'enigma, scoprono che le tele imbrattate nascondono non solo antichi dipinti, ma anche l'inquietante capacità di resistere al fuoco e agli agenti naturali, risalendo alla leggenda di quadri che in passato portarono alla rovina chi volle distruggerli. Testi d'epoca, diari e carteggi resuscitano una fantasmagorica galleria di artisti, cortigiane, fanatici visionari, nobili diabolici, trasformando l'indagine in un vorticoso e imprevedibile viaggio a ritroso nel tempo, attraverso calcoli alchemici ed echi simbolici, lotte sanguinarie, macchinazioni perverse, società occulte ed estasi dionisiache, sulle tracce degli arcani segreti della Cromantica, l'arte magica che sta all'origine dei dipinti. La visione diviene morboso delirio, l'arte trasmuta in prezioso artificio e il gioco allucinatorio si traduce in una sinistra cospirazione che incombe sul presente.
Alti funzionari di un telegiornale in lotta fra loro a causa dell'amore impossibile per una stagista lesbica; uno psichiatra che trasforma i propri pazienti in narratori delle diverse nevrosi; il misterioso omicidio di un modello rumeno di pochi scrupoli. Frammenti di vite bizzarre o disperate tenute sotto controllo dal filo rosso di un'unica idea: quella della nevrosi, che si fa strumento di maturazione e autoconsapevolezza.
Lei, la ragazza, è un'aspirante modella che si guadagna da vivere come può. Lui, Milo One Way Montero, è un pugile che conosce una sola direzione, andare avanti, e che andando avanti ha conquistato il titolo di campione del mondo. I due si incontrano, si annusano, si perdono. Quando si ritrovano, lui porta sulle spalle il peso di una bruciante sconfitta e di un'operazione all'occhio che lo ha reso più fragile; lei sembra pronta a farsi custode di quest'inedita fragilità. Parlano la stessa lingua, una lingua fatta di corpi che si intrecciano, di frasi scarne, ma soprattutto di gesti: lei copre con la mano l'occhio di lui, lui fa altrettanto con quello di lei. «Mi vedi?» si chiedono. E finché continuano a vedersi - malgrado le paure di lui, malgrado l'inafferrabilità di lei - il resto è solo rumore di fondo. Ma quel rumore c'è, e interferisce. C'è la provincia post-industriale italiana che Milo si è lasciato alle spalle. C'è il grande ritorno sul ring da preparare con il sostegno di un intero clan. E c'è Irene, la sorella di Milo, che gestisce l'impero economico nato attorno al brand One Way, ed è pronta ad andare contro chiunque minacci di ostacolarla o anche soltanto di intromettersi. A osservare il clan Montero, Leo Ruffo, giovane scrittore ingaggiato da Irene per raccontare la vita del campione. E il biografo allora diventa confidente, testimone di quanto accade dentro e fuori dal ring. Ma da che parte stare? Da quella di Irene, disposta a tutto pur di tenersi stretti la ricchezza e i privilegi faticosamente conquistati? O da quella della ragazza, che adesso cerca redenzione e giustizia attraverso la vendetta?
Una semplice vacanza a Ostia, con la figlia Giulia. Doveva essere un momento di relax per l'ispettore Ferraro: qualche giorno di distensione per cercare di costruire un nuovo rapporto con quella ragazzina in piena adolescenza. Durante una nuotata al largo una barca alla deriva attira la loro attenzione. A bordo un biglietto lascia intendere che qualcuno ha deciso di porre fine alla sua vita. "Perdono tutti e a tutti chiedo perdono", c'è scritto. E sotto, "Non fate troppi pettegolezzi". Parole prese in prestito da Cesare Pavese, che Giulia, lettrice appassionata, riconosce subito. Una volta chiamati i colleghi di Roma, la faccenda sembrerebbe finita lì per Ferraro, se non fosse che il suicida ha lasciato un'ex moglie a Milano, e all'ispettore tocca l'ingrato compito, tornato a casa, di informare la donna. E così, suo malgrado, in una calda estate milanese, Ferraro si trova coinvolto insieme alla figlia in un'indagine sul destino di un uomo qualunque, Giovanni Tolusso, che partito dal nulla era riuscito caparbiamente a costruirsi una vita dignitosa. Fino a quando, in un'assolata mattina romana, il recapito di una cartella esattoriale aveva segnato l'inizio della sua fine... Il più kafkiano dei gialli di Biondillo, il più disperato, il più intimamente legato alla crisi economica che stiamo vivendo in questi anni difficili, in cui le nostre illusioni sembrano crollare, una a una, impietose.
Tempi tristi, all'alba del Duemila, anche per la Chiesa romana. Che fare, allora, per tirarsi su di morale? Portandoci con la macchina del tempo all'alba del 2100, per seguire la vicenda singolare di Zeffirino II, un papa mite, coraggioso ed evangelico, che dirà le parole di consolazione e di speranza da sempre attese dalla gente, ma che mettono in crisi l'establishment ecclesiastico e il Sacro Potere. Ma a causa di un incidente automobilistico il pontefice entra in coma irreversibile, che si protrae per tredici anni. In una struttura monolitica, rigidissima e autocratica come è il papato, che accade nella Curia romana, e nella Chiesa cattolica, in tale inaudita situazione di un papa presente/assente? Accade il caos, la paralisi e il rischio di dissoluzione del sistema, secondo i cardinali legati allo status quo ante; ma, chi ha fiducia nella Brezza dell'Eterno, vede invece il dischiudersi di un'inattesa primavera che libera molte energie positive e aiuta tutto il "popolo di Dio" ad assumersi nuove responsabilità.
Un libro pieno di fascino, romantico, ironico, avventuroso in cui la storia personale dell'autrice si intreccia con quella di donne e uomini che hanno inseguito un sogno, un luogo perfetto, un istante irripetibile, o anche una nostalgia, fino all'ossessione. «Che l'Eden perduto sia reale o solo sognato poco conta: ognuno può immaginarsi un Paradiso su misura e decidere di spendere la vita per riconquistarlo». La memoria dell'infanzia, trascorsa in una villa del viterbese, è il filo rosso con cui Serena Dandini ci conduce nelle vite di personaggi famosi e misconosciuti che sono partiti per viaggi straordinari, a volte fisici, a volte mentali, guidati dall'aspirazione all'assoluto. Visiteremo giardini fantastici. Ci addentreremo nelle utopie di architetti, profumieri, amanti della musica. Ci stupiremo per il coraggio di Jeanne Baret, che nel Settecento, travestita da uomo, compie il giro del mondo con la spedizione di De Bougainville. Guarderemo il vecchio Claude Monet, ormai quasi cieco, dipingere senza sosta le ninfee della sua casa di Giverny. Scopriremo con Agatha Christie «il lato oscuro delle piante». Accompagneremo Vladimir Nabokov a caccia di farfalle e Margaret Ursula Mee nella giungla amazzonica sulle tracce del fiore di luna, che sboccia una volta l'anno, di notte, per svanire all'alba. E infine torneremo nel Paradiso Perduto dell'autrice, a tirar le somme fra momenti dolorosi, bellissimi, struggenti.
Manifestando appieno la sua vocazione di scrittore-detective, Sciascia ci consegna con "Cronachette" una teoria di microritratti memorabili, dal primo Seicento al nostro secolo. Si tratta quasi sempre di figure misconosciute e dimenticate: così è per Don Alonso Giron, contemporaneo di Tasso che uccise "a quattro mani" un adolescente e che, scovato e giustiziato, fu protagonista di un funerale simile a un dipinto di Zurbaran; così è per Don Mariano Crescimanno, benedettino che intorno al 1735, a Modica, fu a capo di una "puzzolente e carnale eresia" e quindi costretto in segrete fra le cui mura urlava giorno e notte; o Don Giuseppe Buttà, testimone dell'impresa dei Mille, avversatore di Garibaldi, ridotto a "piccolo uomo incerto".
«Buon appetito ai pesci!»: ecco l'augurio di qualcuno che si sente autorizzato a sfogare liberamente il suo rancore quando annega un migrante. E intanto vengono chiusi i porti alle navi che prestano soccorso, mettendo in discussione i principi rispettati dagli uomini di mare di ogni tempo. Mentre era in corso la prima di queste nuove emergenze, il caso della nave Aquarius e dei naufraghi respinti dall'Italia, Edoardo Albinati ha scioccato l'opinione pubblica affermando: «Ho desiderato che su quella nave morisse qualcuno, morisse un bambino», così sarebbe cessato il gioco cinico di scommettere sulla vita altrui per pura propaganda elettorale. Ora Albinati, guardando oltre gli schieramenti politici, cerca di scavare più a fondo nelle ragioni di quel suo pensiero infame, così come in tutte le altre forme di cinismo che oggi circolano nel nostro Paese e nel mondo: per portare cioè alla luce la parte oscura che è in noi e ci fa diventare spietati. Così il suo pamphlet, duro ma a tratti anche divertente, diventa l'occasione per parlare di altri temi che ci stanno a cuore: l'uso e l'abuso della verità, l'impotenza dei cosiddetti intellettuali, le campagne di odio sui social, l'intoccabile bellezza morale e fisica delle persone, la vita di chi va per mare, il desiderio di giustizia, l'avventura, il coraggio.
Palermo può essere una città feroce. Sara Salemi, vicecapo della Sezione Minori, viene aggredita e accoltellata in uno stanzino della questura. Solo un caso fortuito la salva da una morte certa. La convalescenza è lunga, la paura e il rancore la tormentano ma, più forte di ogni cosa, un pensiero la guida: trovare la Bestia, la minaccia sospesa sulla città che colpisce, si nasconde e ogni volta scompare senza lasciare traccia. È lui l'assassino, lo psicopatico prezzolato che permette un traffico ignobile di innocenti, un giro di affari gestito da insospettabili professionisti e padri di famiglia. Solo con l'aiuto del suo capo Marcello Porzio, Sara potrà scoprire l'ultima verità. Simon Daniels è lo pseudonimo di uno scrittore che conosce il mondo criminale siciliano e i suoi retroscena più inquietanti.