
Davanti alle rovine di una città, due uomini si fronteggiano: un vecchio reso saggio dalla vita e il soldato venuto per ucciderlo. Quale filo segreto e invisibile lega questi due destini? Da quanto si inseguono senza raggiungersi? Prima di morire il vecchio ha qualcosa da raccontare: tutto comincia con il ricordo di un cortile rinchiuso da alte e anguste mura. Di un ragazzo povero e insofferente della povertà che agogna di correre l'avventura per le strade del mondo. Di una musica misteriosa e sbagliata. Di una rivolta, o forse una rivoluzione, e di un assassinio insensato. Di una fuga. Il racconto del vecchio scioglie, mescola, unisce, rivela, si tinge di molti colori. Mette i due uomini a nudo. Prepara una nuova fuga. Quella definitiva, forse.
Nel caos di sentimenti che spesso significa l'adolescenza si inoltra questa breve quanto intensa storia di amicizia, di furore giovanile e di rivalsa. Volpe, Claudio e Denis sono amici divisi nella competizione. Per vincere il torneo interparrocchiale di pallanuoto, l'allenatore don Sazzini vi ha iscritto due squadre e la sorte ha deciso che Claudio e Denis, nella stessa formazione, saranno avversari di Volpe, portiere nell'altra. Il giorno della sfida, dopo un rocambolesco finale di partita, accade nel chiuso degli spogliatoi qualcosa che minaccia anche l'amicizia del trio di tredicenni. Qualcosa che ne fa risaltare, nel bene e nel male, le diverse personalità: Volpe leale e sincero, Claudio debole e remissivo, Denis invidioso e meschino. Dopo quella partita che sembra dover decidere tutto nella vita dei ragazzi, gli eventi prendono la via insidiosa del ricatto e conosceranno rapidi ribaltamenti fino all'inatteso finale. Tanto è convulso e difficile diventare grandi: perché crescere "è come partire con un biglietto di sola andata in tasca ... iniziare un viaggio, che fa male e rende felici allo stesso tempo. Un viaggio che sembra non cominciare mai e quando ci si rende conto che si è partiti è già tempo di scendere dal treno".
Buenos Aires, 1965. In una sanguinosa rapina una banda di delinquenti si impadronisce di una gran quantità di soldi. Freddano spietatamente il tesoriere di una banca, l'autista del furgone portavalori e una delle guardie di scorta. Sono i testimoni oculari a raccontare a stampa e polizia la loro versione dei fatti. Intanto i rapinatori - e, tra questi, particolarmente legati l'uno all'altro sono il Nene Brignone e il Gaucho Dorda, detti non a caso"! gemelli" - scappano alla volta dell'Uruguay. Vengono rintracciati in un appartamento di Montevideo dove si sono rifugiati e qui si difendono sparando tutti i loro colpi sulla squadra di polizia, e in un estremo gesto di sfida danno anche fuoco alle mazzette di denaro. Ricardo Piglia parte da un fatto di cronaca per raccontare una vicenda dalle molte sfaccettature e verità: ciascuno infatti, compreso il commissario Silva incaricato delle indagini, ha cose diverse da dichiarare, spesso in contraddizione tra loro.
"Nella mia terra, quando - di novembre - il sole scotta eccezionalmente, i contadini dicono che ristora per poco e che non dura l'effetto benefico del suo calore nei campi perché presto tornerà il freddo, cadranno le nevi. E perciò lo chiamano così: il sole delle nevi. Com'è sempre stato, com'è tuttora da noi, in quest'autunno che incombe". È il 1943, le vicende della guerra al sud lasciano intravedere quale sarà, per l'Italia, l'esito del conflitto e quali le conseguenze dell'infausta partecipazione. Il Paese è sconvolto, mortificato dalla doppia invasione straniera, vessato da sopraffazioni morali e materiali che umiliano la popolazione civile: lo sbarco della V Armata sulla piana di Agropoli-Paestum, l'epopea delle Quattro Giornate di Napoli, la liberazione di Roma e, da ultimo, l'appassionate difesa dell'italianità di Trieste. Giorgio Allori è il protagonista del romanzo, eroe passionale e illuminato che, attraverso l'impeto della sua azione, si batte per restituire orgoglio e dignità al suo popolo oppresso e indurre i vincitori all'obbligo morale del rispetto.
"Sole & baleno" racconta una storia che si apre e si chiude in Sardegna, ma è ambientata quasi interamente a Bologna durante un'estate rovente che sa risvegliare appetiti bestiali. Lui ha l'aria del vincente, studia lettere classiche, pensa di avere una gran bella testa ed è pieno di idee che lo faranno svoltare: è un fighetto under 20 e vive in una casa e in una famiglia da cui scapperebbe volentieri, se avesse più palle e sapesse dove andare. L'unica persona che lo tiene ancorato alla sua città e al solito gruppetto di amici è il suo coetaneo Paco, eroe della sua infanzia, cresciuto dalle delusioni dei suoi incapaci genitori. Per un po' ci sono soltanto musica, sesso, droga, esami e botte, ma l'amore è dietro l'angolo e si chiama Teresa.
Della sua lontana carriera di modella Emilia non ha conservato molto, tranne una nervosa tolleranza verso l’eccentricità. Eppure la proposta che le arriva all’improvviso da una sua vecchia conoscenza nel mondo della moda, l’ineffabile signor Morita, la lascia per un attimo interdetta: si tratterebbe infatti di curare nei minimi particolari, a partire dagli abiti ma arrivando alla coreografia e anche oltre, le settantadue ore che alcuni turisti giapponesi amano trascorrere a Roma per ricevere, in una cerimonia che al ritorno presenteranno come un matrimonio esotico, la benedizione della Chiesa cattolica. Essendo nata in sartoria, e dopo anni di passerella, Emilia ha visto ben altro: i capricci di Audrey Hepburn e Ava Gardner, ad esempio, o le bizze di vari stilisti. Ma la sua perplessità non è di carattere professionale. Accade infatti che il lavoro di Morita consista nella messinscena, e quindi nella parodia, di un matrimonio, e che al matrimonio Emilia non pensi volentieri: molto tardivamente quello con Paolo, tenuto in piedi a forza quasi dagli inizi, si sta sciogliendo, mentre sua figlia Sofia, risucchiata da una brillante carriera di fotografa, ha una vita sentimentale che la Chiesa non benedirebbe mai. Eppure alla fine Emilia accetta, innescando una catena di eventi lievemente surreali che punta dritto al cuore nero di una vita molto diversa dal suo book. Nei suoi libri precedenti, Letizia Muratori aveva dimostrato di saper fondere a freddo il riso e l’angoscia, l’intermittenza della commedia e la voragine improvvisa del silenzio. Qui la fusione è invece calda, e il ritratto di una donna, delle sue solitudini, della penombra dolorosa cui non riesce a strapparsi si legge d’un fiato: temendo sempre più – e a ragione – l’arrivo della luce.
1939. L'Italia si prepara a vivere l'ultimo Natale di pace, ma un omicidio squassa il ventre della città. Quanta solitudine che c'è. In Europa la guerra è cominciata, eppure da noi qualcuno si illude ancora che sia possibile tenerla fuori della porta. E poi sta arrivando la più bella delle feste, quella dove si mangia, si beve, ci si abbraccia, quella in cui ci si scambiano doni con le persone care; non bisogna avere pensieri tristi. La solitudine, però, la solitudine vera, è difficile da scacciare. Puoi essere solo perfino se stai in mezzo alla gente, se hai una famiglia, degli amici. Soprattutto puoi essere solo se decidono che sei diverso, magari perché non sai parlare, o perché ami persone del tuo stesso sesso. O perché, dicono, sei di un'altra razza. Anche Erminia Cascetta era diversa, a modo suo. Aveva troppa voglia di vivere, perciò l'hanno uccisa. In questo tempo che accelera verso l'abisso, spetta al commissario Ricciardi e al brigadiere Maione scoprire chi è stato. La chiave di tutto, però, è sempre la solitudine. Che, a volte nemmeno lo sappiamo, ci siede accanto. «Potessi parlarti, ti parlerei della solitudine del cuore. E della condanna che hai comminato, senza nessuna pietà, e senza avere idea di quello che stavi facendo. Potessi parlarti, ti direi che alla fine la colpa è tua. Ma non posso parlarti, giusto? No, non posso. Perché sei morta».
Nello sperduto Monastero abruzzese di Monte Monaco, una coppia di giovani ricercatori si ritrova a studiare gli enigmatici affreschi di uno sconosciuto pittore medioevale (detti della Madonna triste). Per una serie di sfortunate coincidenze, il custode, a stagione turistica ormai terminata, li chiude dentro, credendo che se ne siano già andati. Da quel momento inizia il loro calvario, fatto di fame e di sete, fino a quando, dopo una settimana di prigionia, vengono ritrovati in fin di vita. Ricoverati in ospedale, Luca e Manuela sono perseguitati da strani sogni, che persistono anche dopo la loro completa guarigione. I due scoprono di avere rivissuto, ciascuno con un’angolazione diversa, la stessa tragica vicenda di orrori e violenze occorsa alla piccola comunità che viveva a Monte Monaco negli anni in cui furono realizzati gli affreschi.
Destinatari
Un romanzo destinato al grande pubblico.
Autore
Giovanni D’Alessandro nasce a Ravenna da famiglia abruzzese nel 1955. Laureato in Legge, vive e lavora a Pescara. Conoscitore profondo della letteratura anglosassone e appassionato d’arte, esordisce nel 1996 con il romanzo Se un Dio pietoso (Donzelli Editore) caso letterario, finalista ai premi Viareggio e Palazzo al Bosco, vincitore dei premi Penne-Mosca e Convegni Maria Cristina, tradotto in diverse lingue straniere. Nel 2004 pubblica I fuochi dei Kelt (Mondadori) con cui vince il premio Scanno, e nel 2006 La puttana del tedesco (Rizzoli) insignito del premio Fenice Europa 2007. Con le Edizioni San Paolo è apparso il suo primo libro di racconti, Il guardiano dei giardini del cielo (2008), premio Maiella e Sulle rovine di noi (2009).
Punti forti
Il ritorno al romanzo di un autore già noto, che si contraddistingue per un ritmo veloce e una lingua scorrevole.
Temi di forte impatto sul pubblico: la vita di
coppia; il conflitto tra generazioni e la baronia universitaria; la violenza che il potere scatena sugli uomini calpestando ogni sentimento e rispetto; la pietà e il perdono come possibilità di sottrarsi alla logica della storia; il misterioso e magico rapporto tra arte e memoria.
Romanzo d'esordio di un giovanissimo scrittore, La solitudine dei numeri primi è stato uno dei più eclatanti casi letterari degli ultimi anni: cresciuto grazie all'entusiastico passaparola dei lettori, il libro ha incontrato il plauso della critica ed è arrivato a conquistare molti premi, tra cui il principale riconoscimento letterario italiano, lo Strega.
Al centro della storia - e di una narrazione che corre tesa verso il finale e brucia per le sue implicazioni emotive - le vite speciali di Alice e Mattia, entrambe segnate da un episodio traumatico accaduto nell'infanzia: un marchio a fuoco che li accompagna, insieme allo sguardo dell'autore, attraverso l'adolescenza, la giovinezza, l'età adulta. I loro destini si incrociano e i due ragazzi si scoprono strettamente uniti eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano "primi gemelli": separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero.
Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. È una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canale innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei e per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze si incroceranno, e si scopriranno strettamente uniti, eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano "primi gemelli": due numeri primi vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Un romanzo d'esordio che alterna momenti di durezza e spietata tensione a scene rarefatte e di trattenuta emozione, di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.
Acitelli ha immortalato 160 giocatori che hanno fatto la storia del calcio e di ognuno ha eseguito il ritratto in rapidi efficacissimi veris. E' la storia poetica e struggente di un manipolo di eroi che hanno trovato, accanto all'album delle figurine Panini, un altro luogo, fatto di parole per restare tra noi.