
Che sappiamo, di Cardo? Che è figlio degli anni sessanta e di un carabiniere emigrato nella periferia di Torino con il bozzo per la legge. E che, fin da subito, decide che la vita se la vuole guadagnare a modo suo. Molto altro non ci è dato sapere. È sfuggente. È furbo, misterioso, quasi saggio. E infatti ci mette poco a conquistarsi sul campo la fama di Re del suo folle carrozzone di emigrati e sbandati, di bar scalcagnati e carrozzerie arrugginite, di puttane, di cinesi e di negri. A proteggerlo ci sono i suoi ragazzi e c'è Kira, l'enorme leonessa che regna in giardino e non mangia mai meno di cinque chili di carne al dì. Tra donne belle e ballerine sgraziate, tra gioco d'azzardo e azzardi irripetibili, droghe pesantissime e ancora di più, Cardo riesce nel miracolo di rimanere sempre in piedi, come un malandrino d'altri tempi, accompagnato da Sergio, Sancho Panza fidato e maldestro. Una cosa però, su di loro, la sappiamo: stanno architettando l'ultimo grande colpo della vita, quello che sistema tutti. Per il resto, da Cardo aspettiamoci solo sorprese e colpi di scena che, pagina dopo pagina, stupiranno noi e forse Cardo stesso. Nessuno, mai, è al sicuro. Con verve comica, infilando la realtà dentro una taglientissima voce ironica, Michele Dalai riesce nell'esito di piazzarci davanti agli occhi l'essenza dell'espediente, e di dare una faccia a quel mimetico sottobosco criminale che vive a pochi metri da noi, tra noi, da sempre.
Il commissario Matteo Colonna è stato inviato a Rimini per indagare sugli omicidi di alcune giovani donne e si imbatte in un serial killer molto speciale. Perché uccidendo le sue vittime, l'assassino che i giornali chiamano "Il figlio dei fiori" ascolta sempre un dimenticato brano psichedelico del 1972? Che cosa sono il Giusto Ritmo e la Legge? Che cosa nasconde la tranquilla Casa di riposo Giovanni Pascoli? Ce la farà il giovane e intuitivo Matteo Colonna, che cerca di immedesimarsi nell'assassino, a resistere all'orrore di ciò che sarà costretto a scoprire? Torna in libreria il romanzo che ha esplorato il cuore criminale dei rapporti familiari, il tradimento, e il desiderio di ordine che torna ad affacciarsi ovunque. Perché il killer che Colonna insegue è un padre. E i padri non sanno solo amare, ma anche odiare, e punire.
280 d.C. Approfittando della deriva del potere di Roma, il governatore Bonoso decide di tradire l'aquila e di costruire nelle Gallie un suo regno personale. È suo l'ordine di sterminare i Camavi, tribù della Tungria che, per aver smascherato l'usurpatore Proculo, si è resa colpevole di eccessiva fedeltà all'imperatore. Ed é sempre lui che, per conseguire i suoi fini, non esita ad avvalersi dell'appoggio dei ribelli bagaudi e di diverse tribù barbare da sempre ostili al potere romano. Spetta al legato imperiale Valerio Metronio reprimere la ribellione e salvare l'onore di Roma, in un vorticoso giro di amicizie, alleanze e odi implacabili che coinvolge Romani e barbari, traditori e traditi.
Al vecchio chevalier Auguste Dupin, investigatore dilettante immortalato dalla fantasia di E.A. Poe, mentre rovista fra le ingiallite scartoffie, ricordi di tanti memorabili casi da lui risolti, capita sotto mano una misteriosa cartella che porta l’impegnativa scritta: evadenda. Con grande sorpresa vi scopre l’abbozzo di un suo vecchio racconto sul traditore di Cristo. E ora si ricorda: ecco l’unico caso, ‘il caso Giuda’ che egli non ha ancora risolto, e neppure seriamente affrontato. La presenza del suo altrettanto vecchio amico, compagno inseparabile della giovinezza e attento interlocutore nelle sue lunghe riflessioni ad alta voce, lo induce a improvvisare una disquisizione sul ‘sommo delitto’ che, offrendo pochi indizi concreti, si presta eminentemente a essere trattato con il metodo analitico di Dupin, che permette al suo inventore il lusso di non dover mai rinunciare alla comodità della propria poltrona.
Con questa trovata della ‘chiacchierata in poltrona’ l’autore alleggerisce notevolmente l’implicita gravità dell’argomento che da duemila anni eccita la fantasia di studiosi, scrittori e artisti. E affidando all’acume, al brio, allo spirito battagliero di Dupin l’analisi e la soluzione del delitto più misterioso della storia, quasi gli addossa una parte della responsabilità dei singolari risultati dell’indagine. Con questo trucco sottile e specioso l’autore sottolinea che non pretende di aver scoperto la verità e che sarà contento di aver prospettato una soluzione «anche se non quella giusta, comunque una, e ottima», sempre per citare le note parole del cavaliere Dupin.
L’autore così cautamente mascherato imposta il problema in una maniera insolita, che permette di considerare il ‘caso’ sotto punti di vista nuovi e sorprendenti, e quindi di giungere a risultati inaspettati. Il tradimento di Giuda, il cui movente umano perde qui ogni importanza, si delinea – attraverso momenti di suspense metafisico da ‘giallo teologico’ – come la risultante del conflitto di altri interessi dietro le quinte superne e infere, inscindibili da quella visione mitologica del mondo che in quei tempi non aveva ceduto ancora al razionalismo e si era sovrapposta perfino alla realtà storica. Così il famigerato tradimento si configura innanzitutto come un momento decisivo nella lotta che l’uomo combatte contro il suo Dio per strappargli almeno i surrogati di quella felicità di cui venne privato con l’espulsione dal Paradiso Terrestre.
In questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1975, l’autore del Sacro amplesso prosegue con temeraria sottigliezza le sue indagini sui testi sacri, alla ricerca di indizi da cui si possa sperare che la nostra problematica esistenza e la nostra travagliata storia abbiano un senso, almeno al cospetto del Dio della Bibbia.
Il volume presenta l'edizione critica di tutte le poesie di Giorgio Caproni: dalle prime prove, brevi e melodiche liriche di taglio impressionistico, fino alle ultime, versi scarnificati e cupamente ironici volti alla disillusa ricerca di una risposta ai dilemmi di sempre dell'uomo. L'opera riunisce, oltre alle raccolte già edite, tutte le poesie disperse pubblicate in vita dall'autore, quelle apparse postume e i testi inediti.
Guido Conforti, uomo colto, impegnato e professionale, più che quarantenne e quasi cinquantenne, viene licenziato ed è costretto alla giovanile arte dell'invio curriculum e del sostenere colloqui. Trova lavoro in un call center, tra cuffie e telefoni, con colleghi più che ventenni e quasi trentenni che non sanno come si costruisce un futuro, e cercano comunque di cavarsela. Un confronto generazionale, immersi nell'efficientismo e nel precariato contemporaneo che detta tempi, ritmi e relazioni, con interlocutori quasi trentenni, i waiters, a cui il presente sembra sfuggire di mano, mentre vorrebbero solo far funzionare il mondo che li circonda.
È l'autunno del 1944 e dopo il D-Day e lo sbarco in Normandia la guerra sembra essere in mano agli alleati. Ma Hitler non vuole arrendersi e l'avanzata delle truppe in Francia ha subito una battuta di arresto, con le vittorie naziste a Arnhem e nella foresta di Hürtgen. Le posizioni dei due schieramenti sembrano essersi stabilizzate. La Germania è pronta a lanciare l'ultima offensiva, che porterà alla grande battaglia delle Ardenne. Ma l'asso nella manica del Terzo Reich è un altro, un piano segreto concepito dallo stesso Hitler per affondare gli artigli direttamente nel cuore del nemico: Greif, l'Operazione Grifone. A capo del piano sarà il colonnello SS Otto Skorzeny, colui che ha liberato Mussolini sul Gran Sasso e che viene considerato da entrambe le parti "l'uomo più pericoloso d'Europa". Un manipolo di militari tedeschi, indossando uniformi americane, dovrà dunque portare scompiglio dietro le linee alleate, tagliando le comunicazioni, occupando depositi e incroci strategici. Al comando degli infiltrati viene ordinato 10 Sturmbannführer Helmut Kroller, campione di boxe, cresciuto a New York, una mente veloce, un temperamento violento e una perfetta conoscenza della lingua inglese. E soprattutto Kroller sarà incaricato di portare a compimento un'azione segreta e decisiva, da cui dipenderà l'esito della guerra stessa: l'assassinio del generale Eisenhower.