
Nel mondo operoso e vivace della Giudea di Erode Antipa, una giovinetta di nome Maria si apre con trepidazione alla vita, in tutto cogliendo "il segno di una Volontà che si manifesta all'uomo per guidarlo, confermandolo nelle sue scelte o correggendolo nei suoi errori". La realtà assume spesso, per lei, la dimensione mistica dell'incantamento, in cui risuona limpida la voce del cuore, la voce di Dio: le suggerisce intuizioni, pensieri inesprimibili, che la predispongono ad accogliere con fiduciosa serenità il mistero del domani. In posizione privilegiata accanto a Maria, c'è Anna, la madre; e ancora l'anziano padre, Gioacchino, testimone fedele dell'Altissimo; c'è Giuseppe, il promesso sposo, uomo fiero, tenace, giusto, che saprà "accettare le verità di Maria anche quando saranno troppo grandi, incomprensibili"; ci sono Elisabetta e Zaccaria, i primi a riconoscere nella fanciulla la Vergine annunciata dai profeti, e gli abitanti di Nazaret: anch'essi raccolti nell'attesa del Messia, che tutto nasconde nella luce del suo amore. Risalta, in questo romanzo che sa calare magistralmente il racconto biblico nella realtà del quotidiano, il carattere specifico di Maria, "infinitamente grande - come diceva Péguy - perché è anche infinitamente piccola, infinitamente giovane perché è anche infinitamente madre".
Un grande scrittore torna su un personaggio e poeta, Dino Campana, al quale aveva già dedicato "La notte della cometa". Scrive Vassalli: "È il Natale del 1916: in Italia, un Natale triste. Tutti o quasi tutti gli uomini validi sono lontani da casa, in quelle trincee tra le montagne dove si soffre e si muore per una guerra che, nonostante la retorica ufficiale, non ha in sé proprio niente di epico... Eppure per Dino Campana l'ultimo giorno felice fu il Natale a Marradi. Perché Dino e Sibilla Aleramo siano andati a Marradi, dove lei non era mai stata, proprio in quel giorno di Natale del 1916, non si sa... Forse prima di perdersi in quel crepuscolo della ragione dove stava precipitando da più di un anno, lui ha voluto mostrare i suoi luoghi d'infanzia all'unica persona che aveva avuto un moto d'affetto nei suoi confronti..."
Un'opera densa e avvincente sull’enigma stesso della vita, questo romanzo di Gasponi. Delitti, misteri, colpi di scena, farebbero pensare quasi a un thriller, mentre l’approfondimento dei personaggi è degno di un romanzo psicologico. Ma è il segreto terribile e affascinante della vita stessa che pervade ogni pagina e lega assieme il tutto.
Difficile riconoscere il vero protagonista di questa storia. È forse Francesco, l’artista afflitto da una crisi esistenziale, l’innocente maltrattato dalla sorte che pretende ora un “Responsabile”? O è forse Leonardo, il suo inquilino, un uomo apparso dal nulla e che nulla sembra turbare, la cui gioia interiore è il segreto che il suo amico vorrebbe carpire?
Diverse figure femminili segnano la vita di Francesco e proprio nell’amore l’uomo cerca rifugio dalle tempeste della vita. Ma una sorte capricciosa sembra beffarlo, gli eventi corrono imprevedibili, sfuggono prima che Francesco riesca a trovarvi un senso, una risposta.
“Non ci sono risposte per chi non pone le domande giuste”, ripete Leonardo nelle conversazioni in trattoria. E imparare le domande giuste costituirà il lungo percorso interiore di Francesco, sostenuto dalla profonda amicizia del suo inquilino, amicizia che rivelerà in ultimo un risvolto insospettato che lascerà Francesco di stucco.
La città stessa entra dialetticamente in gioco con la narrazione. Con i suoi tremila anni di storia, Roma inserisce il racconto in una cornice temporale dove le vicende dei personaggi assumono profondità, divengono emblematiche del dramma stesso dell’uomo. Leonardo invitava l’amico a osservare quel dramma con occhi nuovi, liberi dal velo delle abitudini e della cultura acquisita.
«Ti accorgerai», diceva, «che il nostro cuore ha un cielo.»
Sull’autore:
Giancarlo Gasponi è nato a Roma dove tuttora vive e lavora. Proveniente da studi artistici, si dedica per lungo tempo alla pittura. Un programma audiovisivo sulla storia dell'arte antica, da lui ideato, viene acquisito da diversi musei e università europei.
Fotografo di fama internazionale, ha realizzato diversi libri di immagini divenuti dei best-sellers pubblicati in diverse lingue.
Con il regista Marcel Carné ha partecipato alla realizzazione di un grande spettacolo in multivisione su Roma.
La sua produzione letteraria, volta sinora alla realizzazione di testi per i suoi fotolibri e articoli per riviste di settore, si estende per la prima volta alla narrativa con il romanzo Nati d’Inverno
Che cosa succede in una famiglia quando nasce un figlio handicappato, come si evolvono le paure, le speranze, l'angoscia, le normali esperienze di tutti i giorni. Come reagiscono i familiari, gli amici, i medici, "la gente", e il padre, la madre, il fratello. I bambini disabili, come suggerisce il titolo, nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata all'amore e alla intelligenza degli altri. Coloro che nascono con un handicap devono conquistarsi giorno per giorno, più degli altri il proprio diritto alla felicità. Il libro è un romanzo coraggioso e anticonformista che alterna a pagine tese, drammatiche e commoventi altre eccentriche o decisamente comiche.
Che cosa succede in una famiglia quando nasce un figlio handicappato, come si evolvono le paure, le speranze, l'angoscia, le normali esperienze di tutti i giorni. Come reagiscono i familiari, gli amici, i medici, "la gente", e il padre, la madre, il fratello. I bambini disabili, come suggerisce il titolo, nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata all'amore e alla intelligenza degli altri. Coloro che nascono con un handicap devono conquistarsi giorno per giorno, più degli altri il proprio diritto alla felicità. Il libro è un romanzo coraggioso e anticonformista che alterna a pagine tese, drammatiche e commoventi altre eccentriche o decisamente comiche.
Siamo in provincia di Sassari. A undici anni il piccolo Mario, rimasto orfano di madre, viene abbandonato dal padre e inizia a vagare per le campagne in cerca di un lavoro, che significa cibo e riparo. Pastore di capre prima e poi manovale nei campi, attraversa in lungo e in largo una terra abitata da miserabili, da prepotenti, da persone umane e generose. La natura aspra e selvaggia. La povertà assoluta. I briganti. La diffidenza. Le superstizioni. Mario cresce affrontando tutto questo e il suo cammino è la più avvincente delle avventure. Senza mai arrendersi, con lo sguardo pulito, il coraggio della disperazione e un cuore che si mantiene sempre buono nonostante tutto. Sullo sfondo, gli anni del Dopoguerra e un'Italia lontana contadina, che Mario incontra talvolta nelle città della costa, o quando una troupe cinematografica arriva a girare sulle sue montagne, o quando entra per lo prima volta alla Rinascente... “Nato all'inferno” è il racconto autobiografico della vita di Mario Gregu, dal suo primo ricordo alla sua partenza per emigrare prima in Germania e poi a Milano, la città dove vivrà per anni e troverà sicurezza economica e serenità prima di tornare da pensionato in Sardegna.
Renata e Maria sono sorelle gemelle, ma non si assomigliano per niente. Diversa l'altezza, diverso il coraggio, diverso il modo di andare alla deriva. Renata ama Jorge, ma lo perde passando di letto in letto; Maria si affida all'eroina. La loro madre adora l'opera e lotta per aprire la sua erboristeria in pieno centro a Saragozza. Dice che la paura è un mucchio di cose: ciascuno vi passa accanto e raccoglie quello che vuole. Per le figlie si preoccupa solo delle cose pratiche, "non dell'anima". Crede fermamente nell'indipendenza. Ma "le peggiori dipendenze non sono quelle economiche", e la peggiore infedeltà è l'infedeltà a se stessi. Rivivendo corse in motorino, sedute di terapia 'light' nei centri di disintossicazione, seduzioni vampiresche e notti strane, Renata a quarant'anni si spoglia a poco a poco di ogni forma di autoinganno, decisa a entrare a occhi aperti nella vita che verrà.
Per Claudio Fratta disegnare giardini significa progettare uno spazio in cui arginare la natura, tentare di dare un ordine alla vita, ma anche curvare la propria esistenza secondo geometrie segrete. Per questo sentire al telefono la voce di Elisabetta Renal, una sera di marzo, sarà come vedere un'incrinatura su di un vetro: lei era ferma come lui nel buio di un parcheggio, la sera in cui un uomo è stato ucciso. Un uomo che entrambi desideravano morto, ma che nessuno dei due avrebbe avuto la determinazione di uccidere. Claudio sa da sempre di dover chiudere i conti con l'uomo che ha rovinato suo padre, e scoprire che Elisabetta segue una strada parallela alla sua, significa sentirla immediatamente vicina.
In breve
Come Shahrazàd, la figlia bella e astuta del visir, Beniamino Placido racconta a suo modo delle favole moderne, che riprende dal cinema e dalla televisione, dalla storia e dalla letteratura. Se qualcuno chiedesse «a che servono queste storie improbabili e inutili?, bisogna avere la forza di rispondere con cortese fermezza: a niente. Tutt'al più a comprare il tempo. A vivere mille e una notte in più. E meglio. A nient'altro». Accogliendo l'elegante understatement di Placido, potremmo rovesciarlo di segno e affermare che il suo Nautilus ci è utile proprio alla lunga distanza. In fondo ci sono mille e una notte da trascorrere insieme.
Straordinario critico televisivo, profondo conoscitore della cultura americana, intellettuale capace di avventurarsi nei più diversi campi (dalla letteratura allo sport, dalla politica alle Sacre Scritture), Beniamino Placido ha lasciato una traccia profonda nel giornalismo culturale italiano degli ultimi trent'anni. Con la sua scrittura ironica e sorprendente, raffinata e curiosa, in grado di connettere tra loro ambiti della vita e del pensiero in apparenza lontanissimi tra loro, Placido si è inventato un nuovo genere letterario. E ha creato attorno a sé una simpatia e una stima che per la prima volta hanno unito il grande pubblico e gli intellettuali più esigenti. Questa raccolta antologica di articoli comparsi su "la Repubblica", curata da Franco Marcoaldi che ne firma anche l'appassionata introduzione, intende restituire la fisionomia di un vero corsaro della cultura italiana del secondo Novecento.
Indice
Introduzione di Franco Marcoaldi - 1. Quant’è bella leggerezza – 2. L’America in preda al furore – 3. Vi consiglio il letto – 4. A che servono «Le mille e una notte»? – 5. La verità è tutta in un pallone – 6. La paletta del capostazione – 7. Ferragosto con Hegel – 8. Il mondo dei giusti e «L’isola del tesoro» - 9. Passeggiando con Mattia Pascal – 10. Tutto cominciò con Tina Pica – 11. Quattro gatti in Libertà – 12. C’è un nichilista nel cuore fatuo dell’America – 13. Incontrai Kafka un sabato sera – 14. Prima di amarli gli scrittori li temiamo un po’ – 15. Siamo molto cambiati né in peggio né in meglio – 16. Mister Poe nostro barbaro cugino – 17. La storia di Placidin – 18. Il grande Gatsby è un cavaliere antico – 19. Perché Mimì metallurgico legge «Sorrisi e Canzoni» - 20. Il mondo dove tutti siamo invisibili – 21. Svolazzando sulle terrazze degli amici – 22. Felice? No, beota – 23. Oblomov lazzarone di campagna – 24. Se Giobbe perde la pazienza – 25. Ma i «villani» di Olmi vivono solo in Arcadia? – 26. Chamisso, le tentazioni del diavolo – 27. Il critico nella «Tempesta» - 28. Nick l’investigatore val bene un pollo – 29. C’era anche il generale Grant – 30. La piazza a 26 pollici – 31. Ebbe il gran merito di scrivere «male» - 32. Un’offesa per Amleto – 33. Coraggio, usciamo di casa anche noi – 34. Che Dio vi fulmini, ve l’avevo detto – 35. Un Ulisse dilaniato in Terrasanta – 36. Lo scrittore leggero delle nostre domeniche – 37. E se la televisione tornasse ad essere «la televisione»? – 38. Se un cowboy leale sceglie il suicidio – 39. Il presidente Kennedy è ancora vivo – 40. Balzac e l’imperatore – 41. Agostino, un santo a Hollywood – 42. A proposito di quell’arma segreta – 43. L’immigrato perfetto è invisibile – 44. Lingue di pappagallo – 45. Metti il mare in un bicchiere – 46. Fascisti, a volte ritornano – 47. Un eroe del postmoderno – 48. Giustino Fortunato benestante e pessimista – 49. Confessioni d’un povero critico – 50. Mio caro cavaliere – 51. Voglio fare il presidente americano – 52. Alice messa a nudo – 53. Carmelo e la Madonna – 54. Istruzioni per rendersi più stupidi – 55. Addio mio video – 56. Come Dio si ritirò e creò l’uomo - Indice dei nomi
Nelle pagine della letteratura gialla si nasconde un eroe insospettabile e sfuggente: il detective bibliofilo. Esordisce nelle vesti di un raffi nato gentiluomo britannico con l’hobby delle indagini, diventa un elegante borghese americano che bada al sodo, assume le sembianze di investigatori privati al verde ma animati da nobilissimi ideali, si fa libraio a Parigi e cacciatore prezzolato di preziosi volumi in giro per l’Europa, riluttante e coltissimo inquisitore francescano, commissario di pubblica sicurezza votato ai libri per amore e infine ladro per passione e antiquario per copertura. Perché una figura non molto diffusa nella realtà infesta l’immaginario noir?
MARIO BAUDINO (1952), giornalista della “Stampa”, ha pubblicato romanzi e saggi, tra i quali ricordiamo Voci di guerra (Ponte alle Grazie 2001), Il mito che uccide (Longanesi 2004), Per amore o per ridere (Guanda 2008) e Il gran rifiuto (Longanesi 1991, ripreso da Passigli nel 2009).
Il Golgota non è certo la meta ideale dove distrarsi per uno storico romano di passaggio a Gerusalemme. Ma Valerio Massimo a quel colle brullo e stranamente animato arriva per caso, e proprio quando un condannato sta per essere crocifisso. Chi è e cos'avrà mai fatto quell'uomo esile, dall'aria mite, per essere punito con una morte tanto crudele? E cosa significa quella scritta, INRI, apposta sulla sua croce? Da quando lo vede, Valerio Massimo, allevato nella salda concezione della realtà e della cultura di Roma, uomo cinico e razionale, non è più lo stesso e inizia a interrogarsi senza sosta su quella condanna. E mentre a tutti appare assurdo l'interesse di un cittadino romano per un galileo inchiodato a due assi di legno, la sua indagine lo condurrà sulle orme di Yehoshua, lungo strade impolverate e infide, alla ricerca di chi lo ha conosciuto, di chi ha ascoltato, senza capirle, le sue parole e lo ha visto compiere prodigi già dimenticati. Mettendo in pericolo la sua stessa vita concluderà che si è trattato della morte di un innocente, colpevole solo di non aver compreso davvero il mondo con le sue piccolezze e false leggi, tradito e abbandonato persino dai suoi discepoli. Un fallito, non un vincitore, eppure agli occhi di Valerio Massimo un uomo più potente, nella sua debolezza, dei potenti che lo hanno condannato.
«E tutto si era svolto in quella trama di strade squadrate e regolari nelle quali, in certi pomeriggi deserti d’estate, quando c’era il maestrale, e l’aria era nitida, ogni angolo sembrava il punto di fuga verso un infinito pieno di promesse.»Rivedersi dopo oltre vent’anni con amici che non hai più cercato. Di giorno basterebbero pochi minuti per un saluto di circostanza, ma di notte è un’altra cosa. Di notte Bari può catturare e trasformarsi in un irreale cinema della memoria. Dove presente e passato, ricordi e invenzione si confondono, e l’età da cui le illusioni fuggono può ancora sfiorare il tempo in cui tutto era possibile.