
Alessandro ha sempre la testa fra le nuvole: è impiegato alle Ferrovie dello Stato ma scrive racconti per il «Corriere dei Piccoli», è marito e padre di famiglia ma sembra dare il meglio di sé negli scherzi e nelle chiacchiere con gli amici. Nella sua vita però, quando è stato necessario, non sono mancati piccoli atti di eroismo, come quando, durante la prima guerra mondiale, è riuscito coraggiosamente a evitare una tragedia in caserma, o come quando diffondeva l'«Avanti!» nella Roma occupata dai tedeschi.
Assunta ha sempre i piedi per terra: concreta, precisa, volitiva, per non dire testarda. Ama la campagna, le persone umili, gli animali. Ama il lavoro silenzioso e le cose essenziali, il figlio prima di tutto.
La storia di Assunta e Alessandro è la vicenda umana di due italiani lungo gran parte del Novecento. È la storia delle loro origini, delle loro formazioni, del loro incontro, del loro matrimonio, della loro felicità e delle loro delusioni. Raccontata dal figlio, che un po' fa lo storico familiare, un po' divaga e commenta con ironia: due strategie complementari per distanziare la commozione. Così come il ricordo doloroso della vecchiaia dei genitori, e delle loro morti, mantiene tutto il calore affettivo ma riesce a trasformarsi in alta meditazione di stampo classico, cercando di inseguire il senso che si cela dietro alla vicenda di ogni esistenza.
Ma nel libro c'è, fortissima, la presenza di un ulteriore protagonista dopo Alessandro, Assunta e l'ombra del narratore. È la città di Roma, che pulsa nelle descrizioni e nei ricordi dando ritmo a tutta la narrazione. Una Roma non da cartolina, collettore affettivo, legame fra generazioni diverse e simbolo difficilmente superabile degli infiniti avvicendamenti umani.
Raccontare la vita della gente comune, la «polvere degli umili» negli ingranaggi della Storia, è il compito principale che il romanzo moderno si è dato.
Ma qui Asor Rosa si occupa di due persone normali che hanno per lui un valore del tutto speciale: i suoi genitori. Riportare alla luce le loro vicende, attraverso i documenti e lo scavo memoriale, significa raccontare un uomo e una donna che hanno attraversato il Novecento, ma anche interrogarsi sul senso delle vicende umane: mai insignificanti se osservate dal punto di vista delle conseguenze.
Da una storia familiare, intrecciando toni diversi - oggettivo, ironico, affettivo, meditativo - Asor Rosa è riuscito a dar vita a un romanzo coinvolgente ed emblematico per tutti.
Alberto Asor Rosa (Roma 1933) ha segnato i suoi esordi con la demistificazione dei principali «luoghi comuni» della cultura letteraria contemporanea (Scrittori e popolo, 1965; nuova ed. Einaudi, Torino 1988), per occuparsi poi di argomenti relativi al Trecento e Cinquecento, al Seicento (La cultura della Controriforma, Laterza, Bari 1974), all'Ottocento (Manzoni, Verga e il verismo), al Novecento (La cultura, Einaudi, Torino 1975), nonché di critica militante (ha seguito e continua a seguire la produzione letteraria contemporanea). Recentemente ha raccolto in volume i suoi saggi sulla cultura e la letteratura italiana ed europea del secolo passato (Un altro Novecento, La Nuova Italia, Firenze 1999). Ha pubblicato una Storia della letteratura italiana (La Nuova Italia, Firenze 1973, piú volte ristampata) e ha diretto la Letteratura italiana Einaudi. Nel 2002 sono usciti il romanzo L'alba di un mondo nuovo, «Supercoralli» e La guerra. Sulle forme attuali della convivenza umana. Nel 2005 ha pubblicato nella collana «L'Arcipelago Einaudi» Storie di animali e altri viventi, nel 2009 i tre volumi della Storia europea della letteratura italiana («Piccola Biblioteca Einaudi») e nel 2010 il romanzo Assunta e Alessandro. Storie di formiche («Supercoralli»).
Nel suo letto di morte, in uno stato sospeso fra il sogno e iI ricordo, sperando di ricevere notizie del figlio Raul disperso, il leggendario moschettiere Athos rivede la sua vita tempestosa, in perpetua relazione con il mistero, l'intrigo, il pericolo. Fra tutte, torna a lui la prima avventura che segnò il suo destino: quando, poco più che ragazzo, dopo un fortunoso naufragio rifiutò l'invito a entrare nell'Ordine dei Cavalieri di Malta e accettò invece un incarico assai più rischioso. Sfidando il mistero del momento ineffabile dell'ultimo passaggio, Alberto Ongaro fa proprio il personaggio di Dumas, amatissimo insieme agli inseparabili Porthos, Aramis e D'Artagnan, in un romanzo che interroga il senso dell'avventura umana di fronte all'ineluttabilità della sua fine.
I protagonisti di una civiltà letteraria, anche i più originali, non vivono mai isolati. Sono maestri o allievi, sono intellettuali in competizione fra loro o solidali nella lotta per una certa idea di letteratura e, magari, di società. Nessuna isola è un'isola, ogni scrittore è riconducibile a un mondo.
Le mappe, i grafici e i racconti che compongono questo Atlante della letteratura italiana individuano, attraverso la geografia, le trame della nostra cultura letteraria, e strada per strada, città dopo città, collocano nel posto preciso del tempo e dello spazio tutto quanto contava nel paesaggio sociale e mentale di scrittori e intellettuali.
«Pensata nello spazio oltreché nel tempo, la storia della letteratura italiana assume un profilo estremamente mosso, che restituisce tutto il loro rilievo alle presunte periferie di un'Italia troppo a lungo disegnata intorno a un unico asse toscano. Ne emerge un dato evidente e mai messo a fuoco con tanta nettezza, anche se da tempo risaputo: l'Italia letteraria ha conosciuto, dal Duecento all'Ottocento, una geografia policentrica, come non è avvenuto per nessun altro paese europeo; ha ruotato, spesso e lungamente, intorno a città diverse da Firenze o da Roma, o addirittura esterne ai confini della penisola, com'era l'Avignone trecentesca dei papi. Si può dire che fino allo spartiacque del 1860-61, cioè fino alle sorprendenti e quasi mirabolanti vicende che propiziarono l'Unità, la civiltà italiana abbia vissuto al ritmo di una singolare alternanza tra città-perno: capitali in pectore di Italie probabili o improbabili, possibili o impossibili, capitali letterarie elettive che l'Atlante identifica, illustra, e alle quali intesta un'età della nostra storia».
Comitato scientifico: Mauro Bersani, Amedeo De Vincentiis, Erminia Irace, Michele Luzzatto, Sergio Luzzatto, Gabriele Pedullà, Domenico Scarpa
Vanni Cascione ha un'unica fede, il calcio, e un unico dio, José Mourinho. Dopo anni da mister di squadre scalcagnate della provincia campana e con un'infinita collezione di esoneri, è incaricato dal direttore sportivo Lucio Magia, faccendiere dal viso gitano, di allenare l'Atletico Minaccia Football Club. Alla promessa di poter disporre di una rosa di calciatori eccellenti corrisponde però un reclutamento spericolato, tra patteggiamenti, prostitute nigeriane e reduci di reality show. Cascione si ritrova in squadra un attancante schiavo della colite cronica, un mediano clandestino schierabile solo in trasferta perché in casa è piantonato dalla polizia, un portiere cocainomane, uno stopper detto "Trauma" e non per caso, un ex concorrente di Sarabanda e persino un meccanico e un cuoco... Con questa improbabile formazione, vincere il torneo si prospetta complicato. Figuriamoci se ci si mette pure la camorra. Marco Marsullo dà vita a una figura poetica e maldestra di allenatore di provincia, abituato a perdere e ostinato a vincere. E si diverte a giocare con gli stereotipi del nostro Sud liberandoli, finalmente, dalla retorica del lamento consolatorio.
1992: vent'anni dopo la morte di Mussolini, il nuovo Duce non è stato proclamato. Un Triumvirato, espressione delle varie correnti del Partito Nazionale Fascista, regge l'Impero, nell'attesa di un difficile accordo che risolva il grave nodo della successione. Nonostante l'incertezza politica, l'Italia continua a essere una superpotenza che estende il suo dominio dalla Russia alla Somalia. Nel Medio Oriente, però, la situazione precipita. A Baghdad, Yasser Arafat, presidente della Federazione Araba, costituita da un potente gruppo di nazioni musulmane, viene ucciso in seguito a un attentato messo in atto da un partito estremista, che ha per simbolo la mezzaluna nera, guidato da uno sceicco imprendibile e sanguinario.
Dopo un divorzio doloroso, Laura ritrova finalmente la serenità. Ha un buon lavoro e le è tornata la voglia di fare progetti, nuove amicizie. Inspiegabilmente, però, iniziano a manifestarsi strani malesseri che sulle prime sembrano dovuti a stanchezza. Ansia da stress è la diagnosi del medico. Pian piano questi episodi si trasformano in crisi di panico, al punto da costringerla, una volta uscita dal pronto soccorso, a vivere nella sua automobile a pochi passi dall'ospedale. A nulla servono la vicinanza della migliore amica e di un ragazzo conosciuto per caso in ospedale, che lei allontana pur sentendosene attratta. Non vuole sentire ragioni: rifiuta i farmaci che le vengono prescritti e conduce ormai un'esistenza da senzatetto, pur consapevole di vivere in una prigione, in spazi delimitati autoimposti. Dopo aver allontanato tutti gli affetti, Laura rimane sola, nel mirino di loschi individui, appartenenti alla malavita organizzata. Riuscirà la consapevolezza di essere in pericolo di vita a farle accettare quella terapia farmacologica in grado di restituirle a poco a poco la forza di reagire? Riuscirà, insieme alla voglia di amare, a recuperare la libertà che ha perso? In questo romanzo Rosario Sorrentino affronta, grazie alla sua esperienza professionale, la tematica degli attacchi di panico, disturbo invalidante che colpisce sempre più persone. Ma da cui si può guarire.
Sergio viene abbandonato dopo tanti anni di matrimonio dalla moglie Gianna, stanca dell'aura di indifferenza calata sul loro rapporto. Sergio è distrutto. Si lascia tentare da amori mercenari ma non si consola, perché, apparentemente, non ci può essere consolazione. Eppure, a poco a poco, qualcosa di profondo, che era come assopito, si ridesta. Sergio comincia a entrare in sintonia col mondo circostante, ed ecco allora fiorire delle "rose", un giardino di nuove consapevolezze dove le donne appaiono a Sergio in tutta la loro forza, fragilità, il loro coraggio. E neppure il tarlo della gelosia nei confronti di sua moglie, che pure sembra dettargli atti estremi, riuscirà a uccidere quella struggente fioritura. Perché Sergio ha imparato sulla sua pelle che le donne sono dei fiori, delicati ma pungenti come e più delle rose.
Partendo dal Sessantotto, l’autore ripercorre in un’ipotetica intervista alcuni fatti realmente vissuti fino ad arrivare all’attualità più recente, dalle manifestazioni del Black Lives Matter al Covid-19. Tra le memorie spesso esilaranti Attila racconta alcuni fatti inaspettati che, toccando davvero cielo e terra, gli arrivano addosso come macigni. Cresciuto di musica, arte e libertinaggio, riconosce che attraverso una profonda riflessione senza pregiudizi, chiunque può aspirare a una fede razionale che cambia in meglio la vita.
Note sull'autore
Agostino Nobile, professore di storia della musica, per oltre dieci anni ha vissuto nel mondo musulmano, indù e buddista, per tornare poi alla sua casa cattolica. Ha scritto articoli di apologetica sul quotidiano portoghese Jornal da Madeira e pubblicato il saggio “Governados pela Mentira” (Principia Editora). Dopo numerosi articoli pubblicati su alcuni siti italiani, attualmente scrive per il blog Stilum Curiae. Con le Edizioni Segno ha pubblicato “Anticristo Superstar”, “Quello che i cattolici devono sapere” e “Moloch”.
Attila, il "flagello di Dio", sinonimo di devastazione, di male assoluto, di diversità assoluta. Gli Unni, guidati da lui, sono stati spesso descritti come alieni feroci, dotati di poteri demoniaci, animati da un unico, terrificante desiderio di sterminio e morte. Eppure Attila - il mostro venuto da lontano in realtà passò la propria giovinezza a Roma. Mentre Flavio Ezio, il suo grande nemico, "l'ultimo dei romani", da ragazzo trascorse molti anni presso i barbari. Qualcosa non torna. Qual è dunque la verità? Il V secolo è un periodo tempestoso, enigmatico e decisivo. Grandi guerre. Disgregazioni di imperi. Migrazioni di popoli che, come onde inarrestabili, si spingono a vicenda da est a ovest, modificando l'assetto del mondo conosciuto. Questo libro parla di quel tempo, ma anche del nostro tempo. Ricostruisce l'avventurosa vicenda di Attila condottiero e la sua vita privata, piena di misteri. Alleanze, tradimenti, battaglie, vendette, amori reali o irraggiungibili, in una narrazione che alterna più voci. Un romanzo nato da una lunga e documentata ricerca storica, nutrito dalla leggenda e dall'immaginazione, narrato con i toni potenti e fantastici delle più grandi avventure. Età di lettura: da 11 anni.
“Ho subito capito che tu eri l’unica persona cui avrei potuto affidare non solo gran parte dei miei beni, ma anche il completamento del disegno politico che ho da sempre avuto in mente.”
Giulio Cesare
Il primo imperatore romano, forse il più grande: Ottaviano Augusto. La difficile ma inarrestabile scalata al potere, gli intrighi, i retroscena psicologici, i personaggi: Agrippa, l’amico fidato, uomo forte e imperturbabile, votato al servizio gregario e all’ordine senza forse e senza ma.
E poi Livia Drusilla, di cui Ottaviano si innamora, e ne fa la sua sposa e ispiratrice. E ancora, le trame segrete dei conservatori capeggiati da Cicerone, Catone, e Bruto, la guerra sanguinosa contro gli uccisori di Cesare, da cui emergerà la figura dell’uomo di potere unico, il princeps per antonomasia.
Uomo malaticcio ma sospinto da irrefrenabili pulsioni, adottato da Cesare che lo vedeva come il solo condottiero in grado di risolvere il dissidio che opponeva il Senato al princeps. Repressione di congiure, diplomazia con il ceto nobiliare, stretto legame quasi affettivo con le legioni, un saldo secolo di pace, detta appunto pax augusta, che ha quasi per fondamento ideologico la cultura e la poesia, di cui Mecenate è ispiratore, sono i fondamenti del nuovo impero.
Molti tormenti anche nella sua vita: più grave di tutti il comportamento libertino di sua figlia Giulia e sua nipote Giulia Minore.
Luca Canali ricostruisce col sicuro e avvincente passo del romanziere e con il rigore dello storico un capitolo epico della storia romana, fra tolleranza e dispotismo, poesia e sangue, amore e morte.
La vicenda di un uomo il cui braccio violento, anche attraverso la crudeltà delle proscrizioni, ha impugnato ogni arma disponibile per saldare per sempre il destino di Roma a quello dell’Occidente.
LUCA CANALI, scrittore e latinista, ha insegnato Letteratura latina nelle Università di Roma e Pisa.
Dal 1981 si è dedicato esclusivamente all’attività critica e letteraria. Tra le opere di saggistica: Personalità e stile di Cesare, I volti di Eros, Lucrezio, poeta della ragione, Amore e sessualità negli autori latini, Il sangue dei Gracchi, I cavalieri latini dell’Apocalisse, Fermare Attila; di versi: Toccata e fuga, La deriva, Il naufragio, Zapping, Borderline, Fasi, Lampi; di narrativa: La resistenza impura, Autobiografia di un baro, Il sorriso di Giulia, Spezzare l’assedio, Nei pleniluni sereni, Reds. Racconti comunisti, La sporca guerra, Fuori dalla grazia. Tra le sue traduzioni, tutta l’opera di Virgilio, Lucrezio, Petronio, Orazio, Tibullo, Properzio, Persio, Stazio, Prudenzio e altri.
"Radicate nel fondo della mente sono le metafore della brezza e dell'alone luminoso; già sulle pareti delle caverne appaiono esseri divini cinti d'un'aureola, sia nella pittura indù che nella cinese alle creature soprannaturali fluttuano la veste e la chioma e un alone le avvolge. Nella pittura sacra dell'Occidente si perpetuano il vortice di vento, l'aureola a corona del capo o la mandorla attorno al corpo intero. In tutti i tempi e luoghi avanzano in un turbine i figli del Sole e il loro padre celeste li irraggia. Al Cristo sul Tabor splendette la faccia come un sole e i suoi vestiti abbagliarono come neve" (Elémire Zolla).

