
Otto racconti che esplorano la natura umana e i rapporti sociali.
"Nel cuore dell'uomo la speranza è come una fiammella: e uno dei più grandi peccati contro lo spirito avviene proprio quando viene cancellata o spenta. Ci vuole molto coraggio per cercare sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, per osare la ricerca del cane che salva l'uomo e non di quello che lo azzanna." È questo l'augurio di Antonia Arslan: che la fiammella della speranza non si spenga mai. In tempi troppo spesso bui, la segreta bellezza dell'altro è la sola fonte di salvezza, l'unica luce che possa liberarci dalle tenebre dell'intolleranza. E così non esiste crescita interiore senza condivisione, non c'è cammino senza incontro, non c'è amore per il Paese senza memoria delle origini. Lo sa bene la testimone diretta dello scambio tra popoli: lei che attendeva nella sua casa di Padova i parenti sparsi e divisi dalla diaspora, davanti ai quali spalancava gli occhi incuriosita dai racconti dei cibi armeni e dei colori vivaci delle miniature. O sempre lei che scopriva che il nonno Yerwant aveva dato ai suoi figli quattro nomi armeni ciascuno, nonostante avesse compreso che l'antica patria era perduta per sempre e avesse deciso di dedicarsi a quella nuova con inesauribile energia. Dopo esili e diaspore, partenze e abbandoni che hanno segnato indelebilmente il destino di Oriente e Occidente, navigare verso la tregua è l'unica direzione accettabile; e proprio attraverso queste pagine che narrano di meravigliosi mondi lontani, ancora una volta la scrittrice della "Masseria delle allodole" ci conduce verso l'intimo equilibrio degli affetti e la scoperta dell'altro.
Questo volume sul Nuovo Testamento sigilla idealmente l'opera collettiva dedicata alla Bibbia nella letteratura italiana, ma anche l'impresa compiuta con i volumi sul Mito nella letteratura italiana: due strumenti per valutare la consistenza degli stimoli offerti dai grandi codici della civiltà occidentale, quello greco-latino e quello ebraico-cristiano. Gli studiosi che hanno lavorato su quest'ultimo si sono accostati all'avvincente materia con metodi e prospettive differenti, analizzando il linguaggio, mettendo a fuoco le idee, esaminando i processi di risemantizzazione e reinterpretazione cui gli scrittori sottoposero il Libro sacro dal Medioevo ai giorni nostri.
E davvero impressionante risulta l'incidenza esercitata da un'opera snella come i Vangeli e dagli altri scritti neotestamentari sulla lingua comune e sulla scrittura letteraria, sull'immaginario collettivo e sulle conoscenze individuali di ogni epoca. Insieme agli autori studiati, i saggisti avvertono e trasmettono all'intelletto e allo spirito il fervore che esercitano le pagine della buona novella: la dolcezza della Madonna e la fermezza degli angeli, l'incanto del Natale e la strage degli innocenti, il dramma della Croce e il gaudio della Resurrezione, i dubbi di Pilato e la folgorazione di Paolo, le visioni dell'Apocalisse e le favole degli apocrifi, la felicità pagana e la beatitudine cristiana, le antiche domande e le nuove risposte.
Questo volume completa l'opera che per la prima volta esamina sistematicamente l'eredità biblica nella letteratura italiana. Dei sei volumi che la compongono, due sono strutturati per temi e dedicati rispettivamente alle riprese dall'Antico e dal Nuovo Testamento, mentre quattro tracciano un percorso storico-letterario dal Medioevo ai giorni nostri. Le pagine del presente volume coprono l'arco cronologico che conduce dall'età della Controriforma all'avvento di Napoleone, dunque dal secolo barocco alla stagione neoclassica e preromantica. La traumatica frattura dell'Europa cristiana tra cattolici e luterani comporta, tra le sue conseguenze epocali, anche un confronto con il Libro sacro, con i problemi della tradizione e della rivelazione, della traduzione e dell'interpretazione. Ma si guarda alla Bibbia anche come fonte d'ispirazione per la scrittura creativa e i suoi messaggi, tra derive ereticali e pedagogia ortodossa, tra slanci devozionali, ripensamenti etici, criticismo razionalista. I capitoli, affidati a diversi studiosi, trattano singoli scrittori e generi pluriautoriali. Si va dalle Bibbie in volgare della prima età moderna per arrivare alle Bibbie verseggiate tra Sette e Ottocento, passando attraverso la lirica di Tasso, Grillo e Marino, Bruno, Campanella, Sarpi, Galileo, le mistiche, Segneri, Della Valle, i poemi biblici, Ceva, la tragedia sacra, il teatro in musica, le parodie scritturali dei libertini, la spiritualità settecentesca, Vico, Metastasio, Goldoni. Spesso rimossa e sempre riemergente, la Bibbia torna a manifestare, all'alba del Romanticismo, il fascino del «meraviglioso cristiano» e la forza di una perenne attualità.
Milano, 1496. Leonardo da Vinci ha atteso con ansia quel primo incontro con frate Luca Pacioli, allievo di Piero della Francesca e illustre matematico. Entrato nella cella del frate nel monastero che lo ospita, nell'attesa che questi arrivi, Leonardo si sofferma su un dipinto che ritrae lo studioso. Un insieme di allegorie e di richiami alla geometria euclidea che lo colpisce infinitamente: di certo è stato il frate a scegliere ogni dettaglio. Per Leonardo, da sempre interessato a ogni branca del sapere, la matematica, il cui studio gli era stato precluso, rimane la regina di ogni scienza. Proprio per questo aveva chiesto all'ambasciatore milanese a Venezia di invitare il francescano a Milano. Da lui, potrà finalmente apprendere quel sapere. L'incontro tra i due uomini, però, viene funestato dalla morte del vicino di cella di Pacioli, un sedicente frate, in realtà un ladro, reo di aver trafugato degli antichi testi bizantini giunti in Italia in seguito alla rovinosa crociata in Morea condotta da Sigismondo Pandolfo Malatesta. Quei volumi, scomparsi insieme all'assassino, sono di grandissimo interesse anche per Leonardo e per Pacioli. Insieme, da Milano a Venezia, da Firenze a Urbino, attraversando un'Italia ormai al tramonto della felice epoca pacifica e indipendente di Lorenzo dei Medici, degli Sforza e dei Montefeltro, i due si metteranno sulle tracce dell'assassino e dei testi rubati, e Leonardo scoprirà l'enigma nascosto nel quadro che raffigura Pacioli.
Un istituto bancario ha deciso per i suoi investimenti l'acquisto della Bolla d'oro di Alessio Comneno III, uno di quei documenti con cui, nell'antica Bisanzio, la Cancelleria trasmetteva, con l'aureo sigillo, i decreti imperiali. Sorge, naturalmente, una questione di autenticità, perché queste carte erano nell'Ottocento facilmente falsificate, e la perizia è affidata ai due massimi esperti del settore, il professor Celletti e il timido Bosconi, suo allievo. I due danno pareri opposti e, a complicare l'operazione, il secondo dei due svanisce nel nulla, nelle tappe di una trasferta negli archivi dei monasteri ortodossi del Monte Athos. L'intraprendente Teresa Nitti, donna d'affari che si autodefinisce "una che risolve problemi", è incaricata della ricerca; la signora si rivolge al suo vecchio compagno di studi Carlo Donna. Alla fine, dietro al mistero, si svelerà una truce cospirazione ma il romanzo ha anche una trama più profonda da comunicare: il viaggio-ricerca di Carlo, la sua scoperta dell'universo chiuso e infinito dei monaci barbuti che abitano i luoghi a precipizio sul mare protetti dai millenni. Ma la sua non è un'iniziazione mistica o un'esperienza religiosa trascendente. Con il suo documentare i sentieri, i panorami, le mura, le celle, le conversazioni, i personaggi, il trascorrere delle ore, con il suo sentirsi strappato all'ordinario vivere, Carlo trasmette ciò che ha finalmente capito: di essere giunto "all'ultima dogana della terra".
Miss Flite è la vecchietta che in Bleak House di Dickens frequenta quotidianamente la Court of Chancery trascinandosi dietro una borsa con i suoi "documenti", nell'attesa di un "giorno del giudizio" che dovrà restituirle il patrimonio perduto a seguito di remote vicende giudiziarie - non tanto dissimili da quelle che attraversa anche oggi chiunque debba affrontare un tribunale, a qualunque latitudine. Dopo essersi occupato del processo per una vita come avvocato e come giurista, Bruno Cavallone ha pensato di rovistare fra le carte di Miss Flite con un occhio nuovo, quello del 'connoisseur' compiaciuto e sottilmente ironico. E avendoci trovato molte delle storie (di Rabelais, Shakespeare, Dickens, Lewis Carroll, Kafka, Durrenmatt e altri ancora) e delle immagini (dell'arte alta come di quella popolare) in cui quel gioco infinitamente complesso si è nel tempo rispecchiato, le ha usate per scrivere questo libro a suo modo unico, che ricorda i manuali dove si raccolgono le regole di giochi altrettanto nobili e antichi del processo, come il bridge o il cricket. Senza manuali, è noto, non si può giocare: ma chi legge queste pagine scoprirà che in alcuni casi il gioco - tremendamente serio - può essere il manuale stesso.
Pin è figlio di un pescatore di nome Jep e spera di diventare ricco emigrando nel Diladalmar. Alina è rinchiusa nel collegio high-tech di Villa Hapatia, il suo sogno è fare la scrittrice. Lui ha un bel nasone e un topo per amico; lei si accompagna a un gatto (wifi) con un largo sorriso. Vi ricordano qualcuno? I loro destini si mescolano grazie alla bottiglia magica che Alina ha affidato all'acqua. È Pin a trovarla e così comincia per entrambi un viaggio di terrore e meraviglia, fatto di incontri rocamboleschi, fughe a perdifiato, prodigiosi capovolgimenti. Pin deve affrontare rapper e fate muscolose, una traversata con scafisti dalle sembianze di un gatto e una volpe, poi tanti altri amici e nemici. Alina, invece, scappando dalla preside Queen Fascion e dal crudele cuoco Monsterchef, nei sotterranei della scuola scopre un terribile segreto: qualcuno vuole cancellare ogni forma di diversità e fantasia. Riusciranno i nostri eroi a incontrarsi e rovesciare un futuro già scritto?
A Parigi lo straripamento della Senna impone a un alto funzionario francese un profondo esame di coscienza sulle pratiche clientelari di cui è stato protagonista nel corso della sua carriera; un pittore belga di Ostenda è chiamato a fare i conti con la vecchiaia incipiente e con le sue convinzioni politiche; in una Riga innevata un assassinio rivela a un avvocato lettone le impensabili origini del padre. E ancora: il ritrovamento di un bibliofilo induce due diplomatici, l'uno francese, l'altro britannico, a preoccuparsi dei rischi di un nuovo possibile conflitto, a pochi anni dalla fine della Seconda guerra mondiale; un ricercatore spagnolo scopre, negli archivi federali di Coblenza, documenti che aprono nuove e inedite piste sulla sorte delle spoglie di Leonardo da Vinci... In epoche e luoghi diversi del Novecento europeo, turbolento e drammatico, cinque racconti affrontano questioni che da individuali si fanno universali, affidando ai personaggi la riflessione su alcuni mali del nostro tempo: la corruzione, l'avidità, il familismo, il pregiudizio, il fanatismo, l'autopromozione.
La rivalsa dei pensionati. Da un cassonetto dell'immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno, l'immaginaria Pineta, "diventata località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l'architettura del paese: dove c'era il bar con le bocce hanno messo un discopub all'aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all'aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto". L'omicidio ha l'ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest'ultimo il vero svogliato investigatore. I pensionati fanno da apparato all'indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sicché, sotto all'intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, civile, dai modi spicci e dallo spirito iperbolico, che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico modellato dalla televisione.
Susanna Bo non è soltanto autrice di una storia autobiografica come tante, ma è, a differenza di molti che raccontano se stessi in versi o in prosa, una scrittrice con un suo stile e una vocazione narrativa molto forte, grazie a cui sa ben dosare gli elementi del racconto per spingere il lettore alle risa e alle lacrime, a volte nello stesso tempo, e ad alzare lo sguardo. Questa è una "storia vera" e però è allo stesso tempo un "romanzo", con una sua struttura che man mano si è imposta alla spontaneità diaristica e ubbidisce allo statuto narrativo proprio del genere letterario, grazie a una scansione degli avvenimenti non solo cronologica. Al suo interno campeggiano i due protagonisti: Susi, "la brava ragazza" tutta casa e chiesa ma insofferente degli stereotipi, inguaribilmente ironica e autoironica; Luigi, "l'ateo", più esperto di discoteche che di chiese, l'ingegnere di poche parole che diventerà l'amore della sua vita e la guida, anche per lei, nel condurre la sua e la loro "buona battaglia"; intorno si muovono altri personaggi reali, l'amico di infanzia, le giovani coppie, i genitori: e lo sfondo è, per quanto volutamente sfumato, una piccola città di provincia a forte vocazione turistica, inquadrata con la sua riviera da un obiettivo che non è quello del turista. Prefazione Enrico Rovegno.
"Tu sei incredibilmente empatica": è la frase che la protagonista si sente ripetere fin da quando è bambina, a scuola come a casa. Per lei, all'inizio, è complicato capire in cosa consista veramente questa qualità. Di certo sa solo che è un talento e, forse, anche una condanna. Quando, anni dopo, il suo dono viene notato da un importante magistrato, per lei si aprono inattese porte professionali... e personali. Perché quel suo talento va ben oltre l'empatia: lei ha un orecchio assoluto per la verità, e soprattutto per la menzogna. Capisce, intuitivamente, tutto ciò che si cela dietro i racconti e dentro i silenzi delle persone. Diventa perito fonico forense, addestrandosi e affinando quel talento naturale, e nel giro di poco tempo si ritrova a lavorare sulle intercettazioni dei casi di cronaca più sconvolgenti, quelli sulla bocca di tutti, quelli che finiscono su giornali e telegiornali... Ma viverli dall'interno è una cosa diversa: tanto entusiasmante a livello professionale quanto capace di mettere a dura prova la sua resistenza emotiva. Per svolgere un lavoro così delicato, deve imparare ad ascoltare analiticamente le voci, a identificarle e a distinguere in chi parla i momenti di lucidità da quelli di autentica follia. È una cacciatrice di bugie, sì... Ma a quale prezzo? Diventa sempre più complicato conciliare il piano professionale con quello personale. È sempre più arduo "uscire" dalle storie dopo ore e ore di ascolto delle intercettazioni...