
In una piccola città di provincia, dove tutti sanno e nessuno dice, una storia senza tempo che svela l'anima di un mondo condannato.
Sara non sa liberarsi da un padre che la detesta. L'illusione della fuga è ciò che le rimane, mentre la sua famiglia di diabolici avvocati, che stringe nel pugno la città intera, celebra la propria dissoluzione.
Sara vive la cattiveria, la grettezza, l'aridità di cui sono capaci gli uomini quando si tratta di tenere le donne nel ruolo che per secoli hanno costruito per loro.
La storia di Sara ci fa attraversare questo inferno domestico, affascinati da una ragazza che ne porta, con tenerezza e coraggio, le stimmate.
Una straordinaria metafora della cecità del potere.
Sara si è alzata prima dell'alba. Poche ore di sonno agitato. L'odore di mele e cannella filtra dal forno: il permesso di preparare la crostata è il suo regalo per Natale. Sorveglia dallo sportello lo zucchero sciogliersi in caramello bruno. «Sta cuocendo bene...» pensa. «Troppo morbida», si erano lamentati i suoi l'anno prima.
Sulla sedia, avvolta dalla vestaglia di lana, le mani attorno alla tazza calda di caffellatte, Sara è raccolta nella calma profumata: le stanze sono ancora spogliate di voci aspre. Natale può anche finire cosí.
Un romanzo di formazione che segue la crescita interiore del giovane Walter, un ragazzo che attraversa fuoco, terra e vento per conoscere se stesso. Ma prima deve fare i conti con il suo passato, una famiglia senza amore, un padre violento e la tragica fine di un amico allontanato col tempo. Reso forte da un'amicizia profonda, Walter decide di lasciare la sua piccola città per Roma, dove trova tutt'altro da quello che si aspetta: la grande capitale è un mondo crudele e spietato. Il tempo trascorso lì lo svuoterà, lasciando un senso di isolamento nel suo cuore. Finché dopo dieci anni di silenzio non arriva una lettera del suo vecchio amico che lo strappa dal suo torpore: la testimonianza del tragico declino di una vita che è tutte le vite, segnata da una visione estrema del mondo e le sue atroci conseguenze. Da un imprevisto incontro, Walter conoscerà non solo la speranza ma un nuovo sguardo sull'universo. Con una nuova introduzione dell'autrice.
Angelika Berger compie vent'anni il 16 dicembre del 2000. Sta passeggiando con suo padre per le strade di Parigi, in cerca di un regalo, quando un ragazzino annoiato, dalla finestra della stanza dentro cui è rinchiuso a studiare, compie un gesto destinato a cambiare la loro vita per sempre. Angelika si ritrova sola. Non ha mai conosciuto sua madre, è cresciuta con Hans, professore di filosofia schivo e votato allo studio quanto al proprio compito paterno. Quando finalmente riesce a trovare le forze per svuotare il loro appartamento, decisa a scrollarsi di dosso il dolore, Angelika si imbatte in una piccola cassaforte, di cui il padre le ha lasciato la chiave. Al suo interno sono custoditi un diario, una foto sbiadita, un fazzoletto con una minuscola macchia di sangue. Tracce di un passato che non avrebbe mai creduto possibile. È solo l'inizio di un disvelamento che porterà Angelika da Parigi a Londra, da Londra a Nancy, ma soprattutto indietro nel tempo, fino agli anni Quaranta. E allora, durante la guerra, in una piccola località polacca, che si sono svolte le vicende destinate a segnare per sempre la vita della sua famiglia, e di molti altri personaggi... Sulle spalle di Angelika si riversa il peso di colpe terribili e lontane di cui, però, si sente inevitabilmente responsabile.
Una casa di famiglia, sull'Appennino bolognese. Una vecchia casa. Gli animali sono una presenza nota. Non si tratta sempre di animali domestici, o quantomeno la loro domesticità è lontana dalla nozione tradizionale. Se nell'annus mirabilis 1992 quella di topi, arvicole e ratti era stata una vera e propria invasione, il dibattito si riapre quando arrivano i piccioni con il vaiolo: la sorella del narratore, dolce animalista, si fa in quattro per curarli, e nondimeno cura, almeno idealmente, i topi, anzi i ratti che turbano la quiete della magione. Uno in particolare, piuttosto abitudinario, compare sempre sullo stesso ripiano della libreria, dal che sorge spontaneo il sospetto che il topo sia un osservatore consapevole delle cose umane. Ugo Cornia parte da qui per una scorribanda dentro tutte le convivenze che hanno a che fare con figure animali. Alle derattizzazioni e alle stragi di volatili innocenti fan seguito storie di gatti (il cacciatore di prede Cito, l'avventuroso Cionci, la depressa Pinzia), e di cani (il setter cieco Billo e Tobi, il cane pazzo della sorella). Attraverso gli animali Cornia ricostruisce la storia di famiglia, dove con le bestie si parla, si confligge, si fanno patti, si stabiliscono confini, dove attraverso le bestie si dispiegano il labirinto emotivo degli affetti, le stagioni di un'esistenza, lo spazio delle assenze e la sequenza delle morti.
Quando una notte la polizia fa irruzione nel suo ricovero, sequestrandole le decine di cani che accudiva, Chiara consegna alla sua amica d'infanzia, che scrive di mestiere, il grosso quaderno in cui da sempre raccoglie dati, abitudini e fotografie dei suoi beneficiati. È un libro degli ospiti indubbiamente singolare ("Tutti i cani hanno le loro rime: Balù pensaci tu, Billo guardiano tranquillo, Banga attento alla vanga, Lisetta dolce canetta..."), ma anziché rimetterlo in ordine come Chiara vorrebbe, l'amica decide di scriverne una versione nuova. Decide cioè di raccontare la propria vita di ex randagia spaventata, indocile, ma per fortuna anche mordace: insieme a quella degli uomini - uno soprattutto, l'infernale Edi Sereni - e delle donne che, nel tempo, hanno preteso di addomesticarla. Così ci regala il copione di una commedia nera e rosa che fa genere a sé.
Un piccolo aspide dalle guance morbide come quelle di un bebè, nascosto nella tasca di una giacca; le rane, le salamandre e i tritoni di un fiume salvati da una morte atroce; una sacra famiglia di cani randagi osservati con stupore affettuoso da un convinto gattofilo; una tenia sbarazzina come la "Lolita" di Nabokov, una mantide religiosa ubriacona, e anche un gruppo di Narcisi che parlano e cantano l'antica lingua ebrea del Nord Africa, un accampamento di Iris-guerrieri di un'audacia e di una bellezza terrificanti. Questi sono solo alcuni degli eroi che popolano il Marocco magico di Umberto Pasti, raccontato con la libertà e la grazia di un poeta.
C'è la morte nell'anima di Luigi Alfredo Ricciardi. Imprigionato nel guscio della solitudine più completa, che non permette a nessuno di intaccare, è sulla soglia della disperazione. All'ottavo appuntamento con i lettori del commissario dagli occhi verdi, più che mai protagonista in una indagine dove tutto è anomalo, Maurizio de Giovanni ci regala la meraviglia di un romanzo in cui le anime di ciascuno si rivelano fatte di vetro: facili a rompersi in mille pezzi, lasciano trasparire la fiamma che affascina e talvolta danna, e occorre allora il sacrificio della rinuncia, che può apparire incomprensibile ed esporre alla vendetta. Prende così forma un congegno narrativo misteriosamente delicato e struggente, vertiginoso e semplice, che spinge Ricciardi su strade rischiose. E lo costringe a fare i conti con sé stesso e i propri sentimenti. Mentre le pagine sembrano assumere la voce di una delle più celebri canzoni partenopee, per carpirne il più nascosto segreto.
Ma che storia è? Cosa c'entrano le anime con le acciughe? Anzi, come vedremo, con un intero banco di acciughe? C'entrano, perché siamo nell'aldilà. Come non l'avreste mai immaginato, dove tutto è all'insegna della leggerezza. Infatti si chiama aldiquà. C'è Achille... che si sveglia poche ore dopo essere mancato nella sua casa milanese di via Cusani, e comincia subito a dialogare con un trapassato illustre, il maresciallo Radetzky, già inquilino dello stesso palazzo ai bei (per lui) tempi dell'occupazione austriaca... La conversazione continua con le più disparate anime che vagano nei dintorni, e in parecchi altri luoghi, vicini e lontani, in una sfera ultraterrena ma attaccatissima a quella terrena, che il trapassato, giustamente, dalla sua postazione, ribattezza «aldiquà». L'anima di Achille si è trasferita nel garage di piazza San Marco, nella Porsche di amici di uno dei suoi figli, dove da tempo dimora anche il suo gatto Ely. Da qui in poi gli incontri, le storie, e i dialoghi si fanno sempre più fitti... e, ovviamente, surreali. E di storie da raccontare ne hanno tante non solo Umberto Eco o Elio Fiorucci o il maresciallo Radetzky, ma anche altre anime, indicate con il solo nome di battesimo, Marco, Lucrezia... Ma niente paura, il tono degli scambi è in buona parte ironico, spesso comico, addirittura esilarante: si sorride, si ride, e ci si augura francamente che l'«aldiquà» sia davvero così spassoso, così rassicurante, così vario, e i suoi misteri così poco misteriosi. E molto spazio nella storia hanno anche gli animali, che svolazzano a loro volta nell'«aldiquà», dotati di anima. Comprese le acciughe, che nuotano in enormi banchi e che diventano mezzo di trasporto e guida delle altre anime, quelle degli esseri umani.
Enrico ha tagliato la gola a un pescatore per un commento fuori luogo; Mario ha sparato al vicino perché gli rubava la terra. Claudia doveva porre fine alle sofferenze di Lucia; Luisa aveva tutte le ragioni per brindare con la madre, alla morte del padre. Un tempo si chiamavano manicomi criminali, ora sono centri di recupero: ci arrivano persone che non hanno ucciso per interesse o per calcolo, ma in preda alla follia. Da dove vengono, cos'è scattato nella loro testa, e cosa pensano ora, come vivono, al riparo dal mondo? Con delicatezza e immaginazione poetica, senza facili morali e senza mai giudicare, Umberto Piersanti ha condensato in queste pagine le loro storie.
Quattro piccole storie di quattro piccoli principi che, in un mondo che a fatica si accorge di loro, continuano a ricordarci che si vede bene solo con il cuore. Storie che preservano l'incanto dei gesti rari, dei pensieri gentili, del candore dell'anima. "Perché sono attratta dalle anime semplici?", si domanda l'autrice. "Mi sono accorta che esiste una tipologia di persone che lavano i peccati del mondo, lo puliscono, redimono tutti noi, pesanti protagonisti del quotidiano. Queste sono anime leggere, al di fuori degli schemi, lontane dalla realtà opprimente e noiosa". Disabili, diversamente abili, diversi, matti da legare o da slegare... dipende dal punto di vista, dalla capacità di rallentare, di farsi incantare dalla semplicità. Quattro viaggi disorganizzati, imprevedibili, che colmano di nostalgia per quanto non siamo più capaci di vedere - e di scegliere - del mondo in cui viviamo.
Anita se n’è andata ponendo fine a un amore che sembrava dovesse durare per sempre. Milan è impreparato, triste, preso da rimorsi e nostalgie che lo inducono a raccontarsi, quasi per consolazione, come sarebbe stato quell’amore se invece di incontrarsi a sessant’anni lui e Anita si fossero conosciuti da ragazzi. Il tempo trascorso insieme ha lasciato in Milan una traccia profonda. Negli alti e bassi della loro storia d’amore ci sono stati viaggi, incontri, passioni. La scomparsa di persone care e importanti ha offerto l’occasione di meditare su che cosa accadrà dopo la morte, di chiedersi se farsi cremare o farsi seppellire. Intorno a queste alternative si aprono discussioni, riflessioni, fatti imprevisti. Dal passato e dalle storie degli altri affiorano episodi curiosi, anche comici, e l’aldilà possibile viene trattato come se fosse la continuazione della vita, come se si trattasse semplicemente di scegliere un luogo dove fermarsi, di darsi un’altra tappa nell’esistenza. Un romanzo acceso da lampi di ironia, attraversato dalla tenerezza dei ricordi: la fine di un grande amore e la fine dell’esistenza terrena si intrecciano fluidi con una serenità che non è distacco olimpico ma assunzione piena, complicata e contraddittoria della fragilità della vita e dei sentimenti.
Alain Elkann è nato a New York nel 1950. Nei Tascabili Bompiani sono disponibili Montagne russe, Il tuffo, Piazza Carignano, Stella Oceanis, Boulevard de Sébastopol e altri racconti, Il padre francese, Rotocalco, John Star (Premio Cesare Pavese 2002), Delitto a Capri, Una lunga estate (Premio Internazionale Tarquinia - Cardarelli 2003), MoMo, Mitzvà, il cofanetto Essere ebreo, Cambiare il cuore, Essere Musulmano (Premio Capalbio 2005), Vita di Moravia, Emma, intervista a una bambina di undici anni, L’invidia (Premio Letterario Mondello – Città di Palermo 2006), L’intervista 1989 - 2009, L’equivoco (Premio Acqui Terme 2009), Diario verosimile, Nonna Carla, Hotel Locarno e Il fascista.
In una Sicilia diventata un'immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un'isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono più, dovrà inventarne di nuove. Con "Anna" Niccolò Ammaniti ha scritto il suo romanzo più struggente. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la "vita non ci appartiene, ci attraversa".