
«Io ho una gamba di legno. Ragion per cui odio le donne»: così esordisce il protagonista di «L'eterna provincia» prima di travolgerci col disegno di una gelida vendetta: farà innamorare alla follia una donna e poi la umilierà con lo strumento della sua stessa menomazione per punire, attraverso di lei, tutte le donne. Ma al momento decisivo, quando la prescelta sarà nuda e pudica di fronte a lui, l'imprevedibile accadrà. Nella vita, del resto, tutto è incerto. contraddittorio. Persino gli affetti familiari e la letteratura offrono solo irragionevoli appigli, talché in «I due figli di Stefano» allo scrittore che ha appena perso il figlio indesiderato, un tesserino mostruoso e infernale, non resta che contemplare anche il naufragio del poema drammatico cui era affidata la speranza di sfuggire alla realtà quotidiana; e il «La dea cieca o veggente» la poesia è ridotta a gioco combinatorio, a roulette alla rovescia. La silloge di tredici racconti «In società» è apparsa per la prima volta nel 1962.
A volte basta fare un passo, dire una parola, spostare appena lo sguardo per vedere il mondo, come una sorpresa, con occhi diversi. È quello che accade a un ragazzo di trent'anni quando inizia a ripensare alla propria vita: Marco è alla ricerca di una strada e si è sempre sentito estraneo a una famiglia, la sua, che riassume le contraddizioni del secolo scorso. Una famiglia in cui ognuno crede in qualcosa, sia un'idea, un partito, una chiesa. Lui, invece, si sente in lotta contro tutto: il soldato di un esercito invisibile. Ed è nel pieno di un'età cruciale, di cui nessuno parla - la guerra dei trent'anni, tempo di primi bilanci e culla di molti congedi. Qui comincia una storia dalle tante anime, piena di slanci di dolori di dubbi, e di ironia. Il racconto di un ragazzo che, cucendo insieme i pezzi del proprio passato, prova a capire chi è davvero. Marco ama la musica e i numeri. Fa tornare i suoi conti, sa ascoltare. La cosa fondamentale è stare a tempo. Anche nel dialogo con la sorella amatissima, con l'amico, con una fidanzata che come tutte le donne «gli mette ansia», coi nonni. Cerca un vero padre, scopre di non essere, come credeva, un alieno in questo mondo. Una storia che è la nostra, quella dei nostri figli che provano a darsi un futuro. Lo faranno. Nel gioco del mondo, si perde solo quando si rinuncia a giocare. Marco - le tasche piene di tutto quello che manca - va e ci porta con sé. È magnifico tirare il sasso e saltare con lui.
Anna Marzani è una donna finita, rovinata dalla cocaina, ridotta all'ombra della bellezza di un tempo quando, negli anni Ottanta, era la compagna del capo di una banda criminale che aveva terrorizzato Roma. Ora, pur di alleggerire la posizione di sua figlia Valentina, arrestata per droga, si dice disposta a rivelare ciò che potrebbe far luce su uno dei misteri più bui dell'Italia del dopoguerra: la scomparsa di una ragazzina di quindici anni, figlia di un funzionario del Vaticano. Ma Anna non riuscirà mai a dire tutto quello che sa, perché poco dopo verrà ritrovata cadavere. La sua morte ha tutte le caratteristiche di un suicidio, eppure questa versione non convince Fabrizio, un giovane avvocato che lavora nello studio penale che la segue da sempre e che è sempre più deciso a portare allo scoperto quello che Anna aveva soltanto lasciato intendere. E tuttavia, man mano che gli elementi di quel lontano passato emergono a formare un quadro agghiacciante, Fabrizio capisce che le forze oscure che avevano colpito un tempo sono pronte ad agire di nuovo e che dietro la scomparsa della ragazzina si nascondono trame perverse e poteri segreti, pronti a tutto perché la verità rimanga per sempre sepolta.
In quella partitura frammentaria per pianola meccanica che si può considerare l'opera di Guido Ceronetti, la parola amore era stata fin qui accostata a ogni condizione della mente e del corpo, tranne forse alla più improbabile di tutte: la felicità. E finalmente cominciamo a intuire perché. Se infatti le filosofie, le religioni e ogni altra forma di sapienza si affannano a smentire anche solo la possibilità statistica di una congiunzione del genere, nell'universo del romanzo qualcosa come un amore felice, sembra dire Ceronetti, può invece esistere. Anche se ha come quinta il contesto meno propizio, una città notturna e sinistra. Anche se i suoi due protagonisti – un vecchio fotografo di guerra piegato dagli anni e dai dolori, Aris, e una donna molto più giovane ma altrettanto segnata, Ada – non sembrano adatti per la parte. E anche se contro il loro pericolante idillio, per ragioni che sarebbe inopportuno svelare, cospira addirittura una razza di insetti alieni, che minaccia i cieli di tutte le città del mondo.
“In tutto e per tutto sono stato a Trieste cinque o sei giorni della mia vita, in occasioni diverse e sempre per motivi di lavoro. Su tutti una sera tarda (o forse era già notte?) in cui una bionda e bella ragazza giuliana mi condusse per mano lungo le viuzze del ghetto, al modo di una cerimonia dell’assaporamento della triestinità che entrambi volevamo scarna ma intensa. Sostammo innanzi alla serranda sprangata della libreria appartenuta a Umberto Saba. Per le strade di quell’angolo di Trieste non c’era una persona, non una voce, non un rumore. Solo una sorta di fruscio.
Un frusciare come di anime che non si davano pace, almeno così a me parve.”
“Se uno che scrive non si caccia nei guai, che razza di scrittore è?”
“Città atta agli eroi e ai suicidi, dannata come da una diffusa inquietudine interiore, crogiuolo di lingue e di etnie, avamposto della modernità.
Trieste è una città dove si parla indifferentemente lo sloveno, il dialetto triestino, il tedesco, l’inglese, il francese, e dove si sono mescolati il sangue e le storie familiari di tutte le genti del centro d’Europa.”
Nella mente i ritratti dei Dubliners di Joyce, Giampiero Mughini cammina tra le vie della città di Svevo, Slataper, Benco, di Carlo e Giani Stuparich, Saba, Rosso e Magris: nascono così incontri umani e letterari sulle tracce degli eroi che hanno forgiato il carattere di una città cosmopolita, con il fascino di frontiera di un luogo fuori dal tempo. L’invenzione della modernità, tra romanzi incompresi e libri inseguiti, passa dalla scrittura “dilettante” del figlio di un industriale del vetro, conosce il fascismo e le leggi razziali, soffre l’irredentismo e il dramma delle foibe, e si racconta con passione in un viaggio per luoghi e personaggi, lungo le strade affacciate sul molo Audace.
Giampiero Mughini
Nato in Sicilia da padre toscano, vive e lavora a Roma.
Questo è il suo ventiduesimo libro.
E' una storia "doppia", tragica e rasserenata. Dal tempo e dalla memoria. La forma narrativa è quella di un andirivieni. Tra il presente: le vacanze estive in una cittadina della Riviera ligure, Bordighera, con una specie di buon samaritano, Antonio. E il passato: un'antica storia di famiglia, anch'essa svoltasi a Bordighera, e incentratata su una figura leggendaria: Alessio, fratello della madre dell'autrice. Un romanzo di memoria, ma anche di contemplazione della realtà, una parabola sulla vita.
Due momenti lontani nel tempo, ma inestricabilmente legati. Da una parte, un Giovanni Allevi neodiplomato in composizione alle prese con l'intuizione del suo futuro linguaggio orchestrale; dall'altra l'amatissimo pianista-compositore lanciato in un folgorante viaggio per l'Italia alla guida di un'intera orchestra. Questo libro unisce le due storie, grazie a due linguaggi diversi che si rincorrono con le movenze di un contrappunto. Il racconto del tour è affidato a una narrazione per immagini, che coglie i trionfi e gli slanci, ma anche i momenti di intimità fuori dal palco. Parallelamente si dipana un intenso diario privato dove, tra ricordi e riflessioni, trova sfogo la crisi personale che nasce quando le esigenze della musica prendono il sopravvento su quelle dell'uomo. Perché sì, dispotica protagonista di entrambe le storie è ancora una volta lei, la strega capricciosa, che da sempre monopolizza la vita di Giovanni, esponendolo in eguale misura alla paura e alla speranza. Portare quel primo, lontano barlume di musica sinfonica alla piena maturità di "Evolution" ha richiesto ostinazione e sacrifici, la forza di cambiare e l'umiltà di accettare la propria costante insicurezza. Ma proprio quando la frattura sembrava irrecuperabile e lo sconforto lo ha spinto a chiedersi qual è la ragione più intima della sua scelta di artista, Giovanni ha riscoperto nella dedizione assoluta alla strega e nel calore del suo pubblico l'unica risposta possibile.
Dopo essere stato ferito nel corso di una sparatoria, il commissario Vincenzo Collura, detto Cecè, decide di trascorrere un periodo di convalescenza su una nave da crociera. Ma non fa in tempo a godersi il riposo, che anche in vacanza si trova a indagare su una serie di piccoli e divertenti gialli, aiutato da un fedele collaboratore. Tra finti cantanti, fantasmi che appaiono misteriosamente in una cabina, scambi di gemelle, cadaveri sconosciuti, bische clandestine e furti di preziosi gioielli, Cecè si trova ancora una volta a dover fare affidamento sul suo prezioso fiuto, dote che ha in comune con la più celebre creatura di Camilleri, quel Salvo Montalbano che gli è illustre collega.
Nell'arco di pochissime ore - giusto il tempo per un uomo e una donna, amanti da tempo, di incontrarsi in un celebre caffè romano e di recarsi poi a una festa - sono concentrati la vita e il mondo di Clemente, socialista disincantato, ex potente che sta vivendo l'ora del declino e della sconfitta.
Le righe d'inchiostro di un manoscritto greco occultato intrecciano irrimediabilmente le vite di religiosi del Cinquecento: attorno a pochi fogli di pergamena s'infiamma l'eterna lotta tra fede ed eresia. Il coraggio è per alcuni frati la sola strada per salvare il libero pensiero. Chiostri di conventi e biblioteche ricolme di libri saranno teatro e campo di battaglia di violenti scontri, tra ambizione e brama di sapere, gelosia e sete di potere. Ma l'antico segreto verrà salvato per giungere nelle mani degli studiosi contemporanei. Prefazione di Antonella De Vinci.
Intrecciando passato e presente, Folco Quilici ci guida in un ampio itinerario attraverso il subcontinente indiano, un mondo vivo quanto complesso e talvolta sfuggente. Rivivono sotto gli occhi gli eventi di una storia millenaria: nell'arte splendida, nei sontuosi monumenti, negli antichi ruderi, nelle parole dei testi sapienzali, nella gente, con i suoi costumi, la sua cultura, la sua religione.