
Roma 1944, giugno. La Città eterna è liberata. Si ritirano le truppe della Wehrmacht. Il giovane tenente colonnello dell'Abwehr (il controspionaggio dell'esercito) Martin von Bora si avvia, non senza rimpianto per ciò che lascia, a raggiungere un comando operativo. Lo blocca il suo vecchio generale che gli affida una missione ad altissimo rischio. Si tratta di recuperare dei documenti brucianti, e i risultati dovrà riferirli solo al suo superiore e a nessun altro, a qualunque costo. Mussolini, subito prima di lasciare la prigionia di Campo Imperatore preso in custodia dai tedeschi, ha affidato a un confinato della zona, suo conoscente, una corrispondenza segretissima e compromettente per tutti. Sono delle lettere cui danno la caccia sia gli Inglesi sia il temibile servizio segreto delle SS. Martin deve precederli, pena conseguenze devastanti per l'Italia e distruttive anche per le dissidenze antinaziste interne all'esercito. Nel paesino di Faracruci, sul Gran Sasso, a poca distanza dall'ex prigionia del dittatore, egli rintraccia l'avvocato Borgonovo, un milanese, ex interventista, ex amico del capo del fascismo, poi divenuto influente esponente dell'antifascismo, perciò ristretto in montagna, al confino, da molti anni. Le pressioni crescenti su di lui non lo convincono a cedere il suo tesoro. Entrambi sanno che, qualunque sia l'esito, l'avvocato dovrà essere eliminato, eppure tra Bora e Borgonovo si stringe una sottile comunanza, di ironia, di umanità, di cultura, di onore. A distrarre il destino segnato, si intromette il cadavere di un giovane sconosciuto, trovato una mattina nella piazza del paese. Bora inizia a indagare, mentre le atmosfere e i segreti di un isolato paesino di montagna piombato nella guerra lo avvolgono come nebbia. Intuisce un legame con il suo incarico di intelligence. Con l'ufficiale tedesco, da lontano, senza parere, collabora a svelare il pericoloso enigma l'avvocato milanese. In lui si riflette, per la sua storia e per la sua cultura, quella borghesia italiana che si lasciò trascinare in buonafede per poi ribellarsi. Così come in Bora - soldato d'alta scuola, nobile integralmente europeo e autenticamente tedesco, diviso tra il disprezzo del nazismo e la fedeltà al giuramento - si raffigura l'aristocrazia militare tedesca irretita da Hitler che troppo tardi comprese l'orrore.
Sandra Kapsa è una donna tranquilla. Ha superato i quarant'anni, è un'apprezzata psicanalista che si divide tra il suo studio e le sedute gratuite presso il Centro Antiviolenza Donna di Roma. È qui che conosce Betty, ventotto anni, bella, fragile e sola. Betty che un giorno non si presenta alla seduta senza avvisare. Betty cui potrebbe essere successo qualcosa di terribile. La polizia senza la denuncia di un parente non può indagare, perciò Sandra decide di farlo da sola. Ha già due piste, un collega di Betty, violento e sin troppo interessato alla ragazza. E Carlotta Sabatini, giovane avvocato dall'apparenza mascolina che forse, per Betty, non è solo un'amica. Ma Sandra non sa che la attende un viaggio nell'orrore e nella paura. Un viaggio che da Roma la riporterà al promontorio dell'Argentario, dove sarà costretta a fare i conti con un passato impossibile da dimenticare e a fronteggiare un serial killer che non conosce la pietà.
"Il Natale del 1833" prende avvio dall'omonima lirica del Manzoni, abbozzata quasi di getto sull'onda del dolore causatogli dalla morte della prima moglie e rimasta incompiuta nonostante i ripetuti tentativi per ultimarla. Il protagonista è proprio lui, Manzoni, esplorato nel suo dramma d'uomo e in una "crisi di fede entro la fede" divenuta crisi creativa e preludio al suo silenzio di scrittore. Pomilio, mentre ne ricrea la vicenda in un libero gioco di verità e d'invenzione, ci offre un Manzoni più vero, forse, del vero, facendone in realtà la metafora d'una condizione dell'artista diviso nell'intimo tra sfide poetiche e ritrosie morali fino a mancare un possibile capolavoro. Il tema profondo del libro è però ancora un altro, ed è condensabile in una domanda ineludibile e sempre attuale: "Perché il dolore nel mondo nonostante Dio?". Il discorso sul Manzoni si trasforma così in un'alta meditazione intorno al mistero della sofferenza, e implicitamente intorno al divino. Prefazione di Salvatore Silvano Nigro. Con un saggio di Carlo Bo.
Al disordine apparente della natura, Claudio Fratta vorrebbe sostituire l'ordine rassicurante dei giardini che progetta e costruisce. Ma da buon giardiniere conosce il valore dell'attesa, ha imparato ad aspettare il ritorno delle stagioni perché le sue creature prendano forma e perché le storie si compiano. Una sera, però, nel posteggio deserto di un supermercato, Claudio assiste a un omicidio. Una donna, Elisabetta Renal, entra nella sua vita e lo spinge ad affrontare i fantasmi del passato: il fallimento del padre e la morte del fratello minore. Inseguire il mistero di questa donna, lasciare che lei lo attragga e lo disorienti, amarla e perderla, in fondo è un modo per ripartire.
È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all'aria di fuori. "A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso". È così che la signora A., nell'attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode della loro relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca. Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l'appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. "La signora A. era la sola vera testimone dell'impresa che compivamo giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo".
Lo chiamano "il nido degli angeli" perché è un istituto che accoglie bambini senza famiglia. Mario è uno di loro, ha dodici anni, è stato abbandonato alla nascita ed è solo al mondo. Quando vi arriva, ha già alle spalle una lunga esperienza di brefotrofi e collegi, ma spera di trovare finalmente calore umano e affetto. Tanto più che la direttrice, una ex suora che gode fama di donna caritatevole, afferma di voler essere per i suoi sfortunati ospiti "la mamma che non hanno mai avuto". La realtà è ben diversa. Quello che dirige con spietata crudeltà è un vero e proprio inferno in cui i bambini devono fare i conti con la fame, il freddo, i maltrattamenti, le infami punizioni corporali. Eppure la luce della speranza non si spegne, alimentata da gesti semplici e quotidiani. Mario riesce perfino a trovare un amico, Francesco. Insieme condividono piccole gioie e grandi sofferenze, ma una notte Francesco scompare nel nulla e a Mario non resta che sperare che sia riuscito a realizzare il suo sogno di fuga. Fino a quando, sfidando una ragnatela fittissima di protezioni e omertà, un carabiniere coraggioso non riesce a fare irruzione nell'istituto. E a scoperchiare l'orrore. Molti anni dopo la liberazione da quell'incubo, durante i lavori di demolizione di quel luogo di dolore, il ritrovamento di un corpicino avvolto nel cellophane riapre una ferita che non si era mai rimarginata, e Mario deve affrontare di nuovo i fantasmi della sua infanzia rubata.
Mons. Giuliano Agresti (Barberino del Mugello 1921 - Lucca 1990) è un singolare personaggio. Uomo di Chiesa (fu Vescovo di Spoleto e Arcivescovo di Lucca), fu anche scrittore e pittore, che con la sua esistenza ha attraversato i momenti più infuocati del `900: la 2° guerra mondiale, il Concilio Vaticano II, la contestazione, fino al caos dei giorni nostri.
La lettura de `Il Nomade` è una vera esperienza spirituale: ci porta sempre più in confidenza con lo spirito del protagonista e contemporaneamente con il nostro, con nuove intuizioni e scoperte davvero rivoluzionarie.
Nomade è il pellegrino che, attraverso le vicende della vita terrena, scopre la Presenza di Dio nella storia. Per questa ragione egli resta, lungo tutto il suo cammino, un cercatore di Dio.
Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.
Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.
Un'abbazia medievale isolata. Una comunità di monaci sconvolta da una serie di delitti. Un frate francescano che indaga i misteri di una biblioteca inaccessibile. Un nuova edizione con i disegni e gli appunti preparatori dell'autore.
Scrive Andrea Camilleri nella Nota a questo volume: "Nella mia vita ci sono stati due libri che mi hanno formato non come scrittore, ma come persona. Il primo era stato "La condizione umana" di Malraux, il secondo indubbiamente fu "Il mondo e una prigione" di Guglielmo Petroni. Fu, dunque, Petroni uno dei protagonisti della cultura italiana del secondo Novecento, come poeta, come narratore e anche come organizzatore (essendo tra i creatori del terzo programma radiofonico). Il nome delle parole è il libro autobiografico dal quale traspare un desiderio di sintesi, di bilancio: quasi un giustificare la scelta di dedicarsi, lui di famiglia povera, bambino autodidatta, alla cultura; scelta sentita simile a una sorta di tradimento del destino di nascita suo e di quelli come lui di non potersi esprimere. Un racconto che va dalla "casa povera" alla "casa giusta", cioè dalla prima infanzia agli anni dell'affermazione. Scandito in tre tempi. Il tempo dell'infanzia, in cui un essere sensibile alla bellezza apre gli occhi dentro "una vita povera che non conosce il nome dei colori e nemmeno quello delle parole". Il tempo dell'adolescenza, in cui per caso Guglielmo s'incontra con l'arte e l'arte gli trasmette il bisogno imperioso di "impossessarsi delle parole necessarie per adeguarsi agli oscuri sovvertimenti che le nuove immagini avevano provocato nel mio povero spazio spirituale": un bisogno di lettura di poesia e di scrittura.
Alberto ed Eleanor si incontrano un martedì di marzo, per caso o per destino, e si innamorano. Nasce così una relazione passionale, intensa, ma non per questo priva di dubbi e imprevisti. Perché pur amandosi più di ogni altra cosa, Alberto ed Eleanor sono due persone normali, che devono far fronte ai problemi della quotidianità, alle piccole incomprensioni, alle delusioni e ai fallimenti. Caramagna compone un canzoniere amoroso fatto di aforismi, poesie e brevi dialoghi. Una storia semplice che ci racconta un amore, dal primo incontro all'innamoramento, dai litigi, alle riappacificazioni, agli addii, trasportandoci attraverso i chiaroscuri della vita.