
Nella società attuale è difficile individuare e sostenere i valori del dono, perché qui dono e scambio di mercato sono intrecciati in un abbraccio parassitario che sembra una simbiosi. I valori altercentrici del dono sono valori del portatore materno, non del parassita, ma sono di un portatore che non sa neppure che esiste un modo indipendente di fare le cose, perché il patriarcato/mercato è stato così efficace nell'imporsi da reinterpretare (anche ribaltare) e legittimare il proprio parassitismo.
Accompagnata dalla voce di altre filosofe, come Simone de Beauvoir e Hannah Arendt, Heller passa in rassegna le tappe del lungo e rivoluzionario processo di liberazione delle donne: dalla sottomissione allo sguardo dell’altro – prevalentemente al maschile – alla conquista del diritto all’autodeterminazione, che coinvolge in una battaglia comune gli stessi uomini; dall’emancipazione politica dell’Illuminismo alla parità economica e sessuale, sino ad arrivare alla partecipazione sociale, professionale, istituzionale dei nostri giorni. Sorge però una domanda cruciale: essere state liberate significa per ciò stesso essere libere? Appellandosi alle scelte individuali di ciascuna, la filosofa sembra indicare la direzione di una responsabilità personale, cui nessuna donna può sottrarsi.
Con il XVI secolo l'ebraismo viene a far parte integrante della costruzione della cultura europea, concorrendo a far valere nel discorso pubblico tutto un filone di idee e di saperi fino ad allora lasciato ai margini. Ciò fu reso possibile non soltanto dalla rifioritura degli studi filologici nell'ambito della ricerca biblica e alla loro importanza nei movimenti di riforma del cristianesimo, ma anche dalle profonde trasformazioni culturali avvenute nell'Italia del XV secolo con la riscoperta dei Padri greci, di Platone, del Corpus Hermeticum. In questo scenario Marsilio Ficino ebbe a svolgere un ruolo di primo piano nella diffusione dell'interesse per la tradizione ebraica, legandola strettamente alla sua idea di rinnovamento religioso. Lo studio di Guido Bartolucci ricostruisce i diversi passaggi attraverso i quali il filosofo fiorentino scoprì l'ebraismo e mostra come grazie all'incontro con intellettuali ebrei che condividevano le stesse aspirazioni filosofiche e religiose egli poté avere accesso a conoscenze precluse ai contemporanei. L'opera e la riflessione di Marsilio Ficino esercitarono un'influenza determinante su più di un protagonista della riscoperta della tradizione ebraica nell'Europa cristiana - ad esempio Giovanni Pico della Mirandola, Johannes Reuchlin, Francesco Zorzi - e contribuiscono a comprendere meglio la funzione che questo patrimonio culturale ebbe in un periodo di profonda crisi delle istituzioni politiche e religiose.
Da Talete a Derrida passando per Schopenhauer, la storia del pensiero come non l'avete mai vista. 2600 anni di storia del pensiero spiegati per immagini. Oltre 200 concetti cardine della storia del pensiero occidentale tradotti in immagini vivide, concrete e innovative, capaci di trasformare processi mentali di grande complessità e astrazione in un racconto alla portata di tutti.
Proseguendo il discorso ideale, iniziato con la pubblicazione, con l'Editrice Domenicana Italiana, del primo volume dal titolo Verità, bellezza e scienza, e del secondo volume, dal titolo Etica, bioetica e politica, e dal sottotitolo, posto in entrambe, Temi di filosofia aristotelico-tomistica, ora, con questo terzo volume, avente lo stesso sottotitolo e per titolo Attualità di San Tommaso, non fa che ribadire lo stesso proposito; cioè, oggi si avverte la necessità di ritornare ai princìpi ispiratori della filosofia aristotelico-tommasiana. Si tratta, però, di un ritorno da effettuare non mediante un appiattimento anacronistico, che farebbe un torto a questa stessa filosofia, ma mediante un ritorno che ripensi i problemi di oggi alla luce di quei princìpi, i quali, quanto più sono conservati nella loro formulazione originaria, tanto più se ne coglie la loro immensa fecondità euristica, profondamente umana, ragionevole e positivamente laica, nel momento stesso in cui sono applicati, come si fa anche in questo terzo volume, ai problemi in cui vive e si dibatte l'uomo moderno. Con questo volume l'Autore intende dimostrare che l'esigenza di tornare in modo particolare all'epistemologia e alla metodologia tommasiana ha dalla sua validi motivi e giustificazioni, perché vede in esse la possibilità per la filosofia e per la teologia di uscire dalle secche in cui da tempo si sono incagliate, dopo aver seguito, e in alcuni casi inseguito, gli orientamenti della filosofia moderna, giunta ormai al capolinea, sebbene continui ad avere ancora i suoi strenui difensori e i suoi santuari. La post-modernità, da tempo iniziata, sta già facendo comprendere che l'uomo ha bisogno di essere aiutato da un pensiero, sia filosofico sia teologico, attento ai problemi reali e non arroccato nei vuoti giochi di parole e negli ossimori, cui la filosofia e la teologia sembra che abbiano affidato le loro ultime carte. L'autore ha voluto soprattuto sottolineare che questo ritorno alla realtà deve essere accompagnato da un'ermeneutica, anch'essa realistica, aperta alla conoscenza oggettiva, che rompa il guscio di una pretesa trascendentalità soggettiva, la cui universalità è solo un pio desiderio dei suoi cultori, allo scopo di leggere, secondo verità e giustizia, sia il grande libro della natura sia tutte quelle immense ricchezze, affidate alla scrittura dai grandi pensatori del passato, presupposti ineliminabili di una communitas dai solidi fondamenti.
In questo libro – uno dei più famosi di Ortega – si intrecciano due motivi fondamentali: quello della vita come dialogo fra l’io e la circostanza e quello della ragione storica come via maestra per giungere a comprendere il dramma di un soggetto. Analitica esistenziale e sociologia storica cessano così di essere due ottiche antitetiche e si trasformano in modi complementari di radiografare la realtà umana.
Il lettore che cercasse in questo scritto di Cassirer uno studio sulla linguistica, passando alla lettura ne resterebbe sconcertato. Si tratta piuttosto, indirettamente, come suggerisce per ironia socratica la citazione di Platone presente nel testo, di ricordare ai linguisti lo statuto filosofico di questioni che ancora si pongono alla loro attenzione e, con un movimento complementare, di chiarire ai loro occhi i considerevoli spostamenti filosofici che gli sviluppi contemporanei delle scienze sociali, compresa evidentemente la linguistica, hanno apportato.
Achenbach è il fondatore della "Philosophische Praxis", forma principale di consulenza filosofica. Il volume raccoglie i saggi fondamentali, in cui ha presentato il suo lavoro e ne ha discusso finalità e modalità. Per Achenbach la consulenza filosofica "non si occupa dei sistemi filosofici, non prescrive alcun filosofema, non costruisce alcuna filosofia, non somministra alcuna visione filosofica, ma mette in movimento il pensiero: filosofa", quindi deve riflettere produttivamente su casi concreti. Insomma: l'aiuto che il consulente filosofico può dare a chi lo consulta non sta nel "curarlo" o nel fornirgli una "verità" preconfezionata, ma nel metterlo in grado di pensare, nel dialogo con altri.
Personalità brillante, tra le più riconosciute nel Seicento, Jacqueline Pascal è «figlia e sorella esemplare, monaca per scelta» e giovane dal precoce genio poetico, come si legge in queste pagine. Sono raccolti, in ordine cronologico, i suoi scritti scelti tra i primi versi, i sonetti e una fitta corrispondenza con i membri della famiglia: il padre, la sorella Gilberte, le nipoti, e non per ultimo il fratello Blaise, del quale traccia un inedito ritratto e con cui scambia lettere che lasciano trasparire la dualità di un rapporto fatto di complicità ma anche di scelte e punti di vista differenti, capaci di generare veri e propri "uragani", per poi lasciare nuovamente spazio al sereno. Sono queste le memorie di una giovane che rinuncia alla vita mondana per indossare le vesti di suor Jacqueline de Sainte Euphémie e dedicare tutta la propria esistenza alla ricerca spirituale, al servizio a Dio, che realizza attraverso la mansione di educatrice interna al monastero. Testi dai quali non può non trasparire l'aria di fermento culturale in atto nella abbazia di Port-Royal, culla della Riforma cattolica e del giansenismo, del quale racconta la storia che si intreccia a quella di donna e monaca: alla storia di un'anima.
"Ultimatum" è il titolo della sezione finale di Aut-Aut e consiste in una predica intitolata "L'edificante che sta nel pensiero di avere sempre torto davanti a Dio". Sono pagine densissime, in forma di omelia, che fanno luce sul nucleo profondo del pensiero di Kierkegaard e del contributo che egli ha dato e può ancora dare alla filosofia occidentale. Il predicatore - finto e anonimo - non si rivolge a parrocchiani raccolti in chiesa, ma vuole comunicare un «pensiero» ai filosofi, invitati, tramite un argomentare incalzante e propositivo, a concentrarsi su un unico, decisivo concetto: «l'edificante», in origine tutt'altro che un concetto ma esperienza della «vita nuova» dei primi cristiani. Kierkegaard rivolge qui un ultimatum a se stesso: il situarsi «davanti a Dio», nella consapevolezza di avere sempre torto, dà molto da pensare alla filosofia, e anzitutto al filosofo che giace nel fondo di ogni uomo in quanto uomo.
Da molto tempo ormai il genere è una delle questioni fondamentali del dibattito sociale e scientifico a livello mondiale. Per comprenderlo, c'è bisogno di molteplici punti di vista, metodologie di analisi, elaborazioni individuali e collettive. Per questo il testo offre l'opportunità - invero rara in Italia - di mettere a confronto sulle tematiche relative al genere specialisti appartenenti a campi disciplinari differenti: un antropologo (Giuseppe Remotti), una filosofa (Vera Tripodi), un ricercatore cattolico con formazione sia in filosofia che in teologia (Damiano Migliorini), una teologa protestante (Letizia Tomassone), due psicologi e psicoterapeuti (Enrico Maria Ragaglia e Federico Ferrari, che è presente in due contributi) e il curatore del libro, psichiatra e psicoterapeuta. Gli Autori producono domande, piste di ricerca innovative e punti di vista originali, indicando le sfide che le tematiche relative al genere oggi ci pongono e le prospettive più feconde.
In questi anni abbiamo assistito a una esplosione delle disuguaglianze senza precedenti nella storia. Un fenomeno che non solo è in contrasto con il principio di uguaglianza formulato in tutte le Costituzioni e le carte internazionali dei diritti, ma che mette in pericolo anche il futuro della democrazia, della pace e dello stesso sviluppo economico. In queste pagine, scritte da uno dei più autorevoli filosofi del diritto, il progetto dell'uguaglianza viene presentato come la base di una rifondazione della politica, sia dall'alto che dal basso: dall'alto, come programma riformatore, attraverso l'introduzione di limiti e vincoli ai poteri economici e finanziari, a garanzia sia dei diritti di libertà che dei diritti sociali; dal basso, come motore della mobilitazione e della partecipazione politica, essendo l'uguaglianza nei diritti fondamentali un fattore di ricomposizione unitaria e solidale dei processi di disgregazione sociale prodotti in questi anni dal dominio incontrastato dei mercati.