
Come uscire da una concezione nichilistica del segno, quale funzione attiva della parola, è un problema generale dell'orizzonte ermeneutico della filosofia contemporanea che può apparire rinchiuso fra finitezza e impasse della razionalità. L'autore intende spiazzare i termini del dibattito e mettere a fuoco il problema dell'origine del senso come rapporto dell'io che parla con il suo discorso. Rimette in discussione il rapporto tra ethos e logos che caratterizza la razionalità occidentale, individuando il funzionamento dell'ethos all'interno della struttura stessa della razionalità.
Scritto subito dopo la disfatta della Germania nella seconda guerra mondiale, questo saggio è al tempo stesso una breve, densa trattazione elaborata da uno dei massimi filosofi del Novecento intorno al concetto di "colpa" (nelle sue differenti specificazioni di colpa criminale, politica, morale, metafisica), e una lucida riflessione condotta da un tedesco sui tedeschi e sul nazismo, sulla colpa della Germania hitleriana (il passato) e sulla possibile rinascita della Germania libera (il futuro) sulle basi di un incerto presente (l'immediato dopoguerra).
Arriva un momento nell'età adulta in cui si avverte il desiderio di raccontare la propria storia di vita. Per fare un po' d'ordine dentro di sé e capire il presente; per ritrovare emozioni perdute e sapere come si è diventati, chi dobbiamo ringraziare o dimenticare. Quando questo bisogno ci sorprende, l'autobiagrafia di quel che abbiamo fatto, amato, sofferto, inizia a prendere forma. Diventa scrittura di sé e alimenta l'esaltante passione di voler lasciare traccia di noi a chi verrà dopo o ci sarà accanto. Sperimentiamo così il "pensiero autobiografico", che richiede lavoro, coraggio, metodo, ma procura, al contempo, non poco benessere.
Chi è lo Zarathustra di Nietzsche?
Chi è lo Zarathustra di Nietzsche? Che cosa annuncia veramente questa figura simbolo? Il definitivo trionfo della metafisica – quell’oblio dell’essere che costituirebbe il pensiero di tutto l’Occidente da Platone fino al nostro secolo? Ovvero, come una recente interpretazione del pensiero negativo suggerisce, il dispiegarsi incontrastato della tecnica ormai finalmente libera da ogni residua nostalgia metafisica? Che cosa significa pensare?, in cui la tremenda attualità (del pensiero) di Nietzsche viene attraversata dalla tremenda attualità (del pensiero) di Heidegger, è un testo chiave per “pensare” il “significato” del nostro tempo.
Qual è l’essenza nascosta della tecnica moderna?
Qual è l’essenza nascosta della tecnica moderna? Perché questa essenza è rimasta nascosta? In che modo, agli albori della filosofia occidentale, e segnatamente dopo Parmenide, l’oblio dell’essere in cui consiste la metafisica, coinciderà con il disperdersi del dominio tecnico sul mondo? Perché l’essere dell’essente rinvia al tratto fondamentale del pensiero? Che cosa significa propriamente pensare? Questi interrogativi, che compaiono in questa seconda parte di Che cosa significa pensare?, sono decisivi non solo per la storia della filosofia ma per il significato stesso della nostra civiltà.
Sorgente di saggezza inesauribile, I pensieri, a quasi duemila anni dalla loro composizione, conservano intatte la loro forza e pregnanza sul lettore moderno, come testimoniano le molteplici traduzioni esistenti. Apparentemente essi non presentano particolari difficoltà e tuttavia, sostiene Hadot, la loro limpidezza è ingannevole e può risultare oscurata dai pregiudizi che spesso inficiano la nostra lettura dei testi antichi. Sgombrare il campo da tali preconcetti, per consentire al lettore moderno una più autentica comprensione di un testo tanto significativo, è quanto si propone di fare Pierre Hadot in questa "introduzione alla lettura dei Pensieri", così come egli stesso definisce il suo saggio.
Questi Appunti di filosofia sono articoli pubblicati (dal 1954 al 1973) in "L'Educatore Italiano": e formano una sintesi dei temi forse più importanti della sua filosofia. Ritornano così i passaggi peculiari nella teoresi di Bontadini: prima fra tutti la "semantizzazione" dei concetti di "essere", "esperienza" "divenire", con l'invito ai lettori di avanzare le proprie opinioni e con le risposte sempre puntuali, risolutive. Restano poi i luoghi decisivi del pensiero bontadiniano: il discorso sulle aporie del divenire e il passaggio all'"Essere", che è di "Dio".