
Questa ampia antologia degli scritti in prosa di Ezra Pound è la sola che l'autore abbia fatto in tempo ad autorizzare tre mesi prima della morte. Che tratti di poesia, di religione o di economia, la sua voce parla "dal naufragio di Europa", dalla "terra devastata" della cultura occidentale, che forse nessuno come lui ha attraversato con assoluta lucidità e altrettanto assoluta visionarietà. Solo Pound - ha detto una volta Eliot - è capace di vedere tutte le figure del passato come contemporanee: Omero e Cavalcanti, Dante e Mussolini, Mani e Browning, Persefone e Woodrow Wilson, Confucio e Arnaut Daniel sono per lui ugualmente vivi e ugualmente significanti. Per questo l'ABC dell'economia non è meno importante dei principi dell'arte della poesia e la critica, tuttora attuale, del sistema bancario, "che strozza i popoli attraverso la moneta", va di pari passo in queste pagine con una limpida introduzione agli assiomi della religione e della filosofia. Che il poeta che aveva percepito con più acutezza la crisi della cultura moderna abbia dedicato un numero impressionante di opuscoli alla critica della "denarolatria" e dell'usura è, in questo senso, perfettamente coerente. "Gli artisti sono le antenne della specie. Gli effetti del male sociale si manifestano innanzitutto nelle arti. La maggior parte dei mali sociali sono alla loro radice economici".
A partire dai modi di intendere la bellezza in Occidente, l'autrice esamina l'attrazione, il piacere e la bellezza, giungendo così a porre in luce talune aporie connesse alle suddette persuasioni estetiche. In un'epoca in cui l'unico valore che sembra ancora interessare è la bellezza, si cerca di indagare cosa essa sia, non solo nella sua dimensione estetica bensì nella totalità del suo essere. Mediante un'attenta disamina dei testi di Tommaso d'Aquino si rintracciano le coordinate per comprendere quale sia l'essenza della bellezza al di là delle diverse declinazioni analogiche.
Essere o vivere: due grandi prospettive, due modi di abitare il mondo, di accostarsi agli uomini e agli esseri che lo popolano. L'Europa guarda il mondo nella prospettiva dell'Essere, la Cina nella prospettiva del vivere. L'Europa vede cose, la Cina eventi. L'Europa pensa per individui, la Cina per situazioni. Noi pensiamo ad andare al di là, loro si preoccupano di stare "tra". Noi crediamo nella nostra libertà, la riaffermiamo in un confronto accanito con il mondo, loro scommettono sulla disponibilità di un contesto, si dispongono ad accompagnarne le tante trasformazioni possibili. Con questo libro, vera e propria summa di un lavoro trentennale, François Jullien ci accompagna in un viaggio affascinante attraverso venti tappe, venti incontri, venti coppie concettuali che, nella loro dissonanza, riaprono i giochi nelle nostre tranquille abitudini di pensiero. Perché Jullien non mira tanto a comparare e a scegliere, o magari a integrare e ricomporre le differenze tra Oriente e Occidente; mira piuttosto a produrre uno scarto, ad aprire un varco nello spazio grigio del pensiero globalizzato, a interrogare l'Europa dal punto di vista della Cina e la Cina dal punto di vista dell'Europa. A fare dell'una un'occasione e una risorsa per l'altra.
"Non in fretta si legga il libro dell'Efesio Eraclito. Stretta la via, difficile il passaggio. Profonda notte e oscurità. Ma se è guida un iniziato ai misteri, più del sole fulgente è limpido." Così raccomandava, e metteva in guardia, un anonimo antico. Quella di Eraclito è infatti una tra le più enigmatiche, ma anche più ricche di stimoli, opere filosofiche che siano mai state scritte. Questa nuova edizione si avvale di una traduzione e di un apparato critico che, in modo rigoroso e originale, mette in luce i rapporti di Eraclito con la tradizione orfico-dionisiaca greca e il pensiero e le religioni orientali.
Basta un viaggio in un paese lontano, il contatto con persone che vivono in condizioni completamente diverse dalla nostra, l'incontro con una povertà che ci appare insuperabile o con un esempio di vita ascetica in un monastero remoto per mettere in crisi le nostre risposte a tutti quegli interrogativi che accompagnano da sempre la vita dell'uomo. Ma è alla dimensione trascendente che bisogna fatalmente guardare? Non secondo l'autore, che opta per una ricerca di tipo individuale e soggettivo, nella convinzione che ciascuno abbia il diritto di realizzare il proprio modo di dare un senso all'esistenza, ovviamente senza nel fare ciò danneggiare gli altri.
Tre motivi per leggerlo: Perché è un appassionante viaggio nell'antichità gli eroi di Omero, la Grecia classica, il cristianesimo eretico - alla ricerca di risposte fondamentali per la nostra vita. Perché racconta della violenza di chi ama sentirsi sempre dalla parte del giusto, del bene, della verità. Perché Simone Weil è un esempio unico di coerenza e determinazione. Introduzione di Mario Bonazzi.
Il volume ha per oggetto l'incertezza, la natura e i limiti della politica. Problemi ai quali si stenta a dare risposte convincenti anche perché la politica, un'attività ricca di seduzioni che a causa della sua importanza suscita da sempre inesauste passioni, grandi aspettative e un'inarrestabile espansione, ha sempre offerto di sé uno spettacolo controverso se non deplorevole. Il tema del libro, prendendo atto del fallimento dei tentativi di renderla meno coercitiva ed invasiva, è quindi la possibilità di fare a meno della politica.
Questo testo, che pubblichiamo per la prima volta in lingua italiana, è stato definito da alcuni come il più importante trattato sull'azione dopo Aristotele. Rappresenta uno dei capolavori della filosofia anglosassone del ventesimo secolo e ha ormai acquisito lo statuto di un classico del pensiero filosofico. Le conclusioni a cui perviene G.E.M. Anscombe in questo libro hanno schiuso un intero panorama di indagine filosofica, oggi comunemente noto come "teoria dell'azione".
Profezia e utopia, due categorie fondanti dello sviluppo dell'Occidente moderno. La tensione dialettica che le ha caratterizzate nel corso dei secoli e il dualismo istituzionale che si è creato tra potere religioso e potere politico hanno permesso all'Occidente la conquista delle sue libertà, dallo stato di diritto alla stessa democrazia. Oggi, sbiadito ormai ogni progetto utopico, il declino dell'Europa non può essere letto solo come corruzione delle regole e delle istituzioni, ma come conseguenza di una crisi di civiltà.
Fulminanti e profondi, arguti e tragici gli aforismi dei più grandi pensatori di tutti i tempi, da Aristotele a Wittgenstein.
Un fatto è certo. Il panopticon esiste, ed è il web: un panopticon singolare, cieco, e con al posto di controllo non un essere umano ma una memoria infinita, e con un sapere che è essenzialmente burocratico. Tutto questo urta frontalmente con quanto ci era stato detto all'apparire del web, e cioè che i nuovi media avrebbero portato emancipazione, e tendenzialmente una riduzione del lavoro. Per quello che abbiamo visto sin qui, il web non è emancipazione ma mobilitazione. Non si limita a fornire ai suoi utenti nuove possibilità informative ed espressive; diviene lo strumento di trasmissione di responsabilità e ordini finalizzati al compimento di azioni. Trasformando ogni contatto in una richiesta che esige una risposta individuale, il web è un grande apparato su cui non tramonta mai il sole, in cui si lavora senza neppure sapere di stare lavorando. La risposta fondamentale che vuole il web è quella suggerita dallo smartphone quando si digita la s: "Sto arrivando!".
La collana "Piccola filosofia di viaggio" invita Riccardo Barlaam, giornalista e sportivo di resistenza, a raccontarci la vertigine della salita a pedali, sfida al proprio limite e alla fatica che, per una strana alchimia, si trasforma in ebbrezza e gioia intima soltanto all'arrivo, in alto. Dove l'infinitamente piccolo si trasforma in tutto.