
Finalità e contenuti del volume costituiscono un controcanto di riflessioni al clima del sentire fattuale della persona umana. L’Autore s’impegna in un percorso filosofico teso a cogliere e motivare la specificità ontologica dell’uomo nella quadruplice valenza relazionale: con se stesso, con Dio, con l’altro da sé e con l’ambiente. Pone così in campo analisi fenomenologiche e storico-esistenziali tese alla riscoperta delle radici metafisiche della relazionalità in ordine alla vita etica, religiosa, civile e ambientale. L’obiettivo finale è la ricomposizione dell’ethos relazionale nel cui spazio spirituale la domanda religiosa ha piena cittadinanza.
Il volume si chiude con una Postfazione di Ardian Ndreca e Niketa Stefa dal titolo "La persona tra metodo fenomenologico e istanze metafisiche".
Le sfide della mentalità odierna, disorientata e incerta sull'identità della persona, sull'agire finalizzato e sullo scempio della relazione dell'uomo col mondo-ambiente, inducono a riproporre un orientamento antropologico ed etico realistico e vitale che inglobi e soddisfi le esigenze non solo dell'intelletto, ma altresì della sensibilità e delle potenzialità creative dell'uomo integrale, oltre le unilateralità funeste dell'intelletto ideologicamente tiranno e delle caotiche passioni plebee. L'uomo senziente-agente-volente è insediato dinamicamente nel 'luogo' etico del suo con-sistere, nell'éthos della relazione, nel cum, terreno sorgivo del suo con-sentire, con-laborare, con-venire. Nelle pagine di questo volume si troverà l'indicazione propositiva ed esigente di conquistarci la nostra personalità, esistenziale e storica, puntando sulla tessitura delle relazioni etiche interpersonali e ambientali, ordite in compiti estetici, etici, civili e religiosi che promanano da categorie inderogabili quali natura umana, coscienza storica, azione etica, formazione socio-politica, e incrociano i nuovi schemi di cultura tecno-scientifica germinati dalle recenti immagini del mondo, nel contempo esaltanti e perturbanti.
Il volume intende porre in rilievo alcuni temi, etici e religiosi, discussi e approfonditi da quei pensatori del Seicento che sono noti come 'platonici di Cambridge': l'uomo come animal capax religionis, l'armonia tra razionalità filosofica e fede religiosa, la libertà di coscienza e la tolleranza, la moralità e l'amore di Dio, il concetto di vera religione e le critiche alla superstizione e al fanatismo, l'ateismo e la centralità dell'esperienza religiosa. L'attenzione è concentrata particolarmente sul pensiero etico-religioso di Benjamin Whichcote, John Smith, Henry More e Ralph Cudworth, quale emerge e si determina sullo sfondo delle loro fondamentali prospettive metafisiche ed epistemologiche. Queste analisi valgono a confermare la convinzione, sempre più diffusa nella storiografia, che i platonici di Cambridge abbiano svolto un ruolo cruciale agli albori del pensiero moderno con la loro aspirazione originale a integrare idee antiche e nuove nei campi dell'etica e della teologia razionale, come nell'ambito della filosofia della natura. Tuttavia, se questi filosofi e teologi ebbero un influsso sul pensiero religioso inglese fra Sei e Settecento, non si possono considerare responsabili di alcuni sviluppi talvolta contrastanti con la loro ispirazione di fondo: costruire una vera 'filosofia della religione', in termini aconfessionali, con una specifica fisionomia.
Dal fenomeno al fondamento indica un percorso ermeneutico utilizzando alcuni tratti della via pulcritudinis e della sapientia cordis come sentiero di accesso al verum e al bonum. L’itinerario traccia un accostamento alla bellezza intelligibile a partire dall’esperienza sensibile, come tentativo di rinvenire il rapporto uomo-mistero. Un luogo emblematico in cui l’eredità della stretta relazione pulchrumpistis-verum è rimasta intatta e genuina dalle sue origini, è rappresentato dalla tradizione benedettina cassinese, ricca di monaci-scienziati che hanno scrutato la realtà nella sua essenza preservando nella storia e nel tempo l’armonioso rapporto tra la fede e la ragione.
Fabio Miele si è laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale nel novembre 2001. Ha conseguito il Magistero in Scienze Religiose presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Ecclesia Mater” della Pontificia Università Lateranense. Nel 2017 ha conseguito il Dottorato in Filosofia presso La Pontificia Università Lateranense. Ha pubblicato La realtà della Chiesa. Il risveglio e la visibilità nel pensiero di Romano Guardini (Gruppo Edicom 2001).
Questa ampia e innovativa ricostruzione della filosofia di Platone nasce da due convinzioni di fondo. La prima, di metodo, è che una chiave interpretativa trova la sua legittimità se riesce a integrare in un quadro non dogmatico, ma logico e unitario, i tanti pezzi del puzzle costituito dai testi platonici. La seconda, di contenuto, è che occorre prendere sul serio l'indicazione, più volte data da Platone, che un filosofo scrive nella forma del "gioco serio", in modo da spingere il lettore, attraverso provocazioni e sollecitazioni, a pensare. Così il filosofo ateniese ha applicato alla scrittura la sensibilità maieutica di Socrate: scopo di un maestro è aiutare l'allievo a "fare filosofia", non a impararla. Il risultato è una meravigliosa serie di dialoghi che manifestano in crescendo il "sistema" dell'autore come un filosofare in atto, attraverso materiali di riflessione e problemi tesi ad attivare il lettore e quasi a costringerlo a "cercare le risposte". Quest'opera in due tomi, frutto di una lunga ricerca, scava in profondità i maggiori temi che Platone ha affidato ai dialoghi scritti. In questo senso il suo orizzonte è un "disordine ordinato": cercare la logica di un sistema, senza accontentarsi di ridurre la filosofia di un genio, in presenza di tutti i suoi scritti e di una molteplicità di testimonianze indirette, a un "rebus avvolto in un mistero".
Questa ampia e innovativa ricostruzione della filosofia di Platone nasce da due convinzioni di fondo. La prima, di metodo, è che una chiave interpretativa trova la sua legittimità se riesce a integrare in un quadro non dogmatico, ma logico e unitario, i tanti pezzi del puzzle costituito dai testi platonici. La seconda, di contenuto, è che occorre prendere sul serio l'indicazione, più volte data da Platone, che un filosofo scrive nella forma del "gioco serio", in modo da spingere il lettore, attraverso provocazioni e sollecitazioni, a pensare. Così il filosofo ateniese ha applicato alla scrittura la sensibilità maieutica di Socrate: scopo di un maestro è aiutare l'allievo a "fare filosofia", non a impararla. Il risultato è una meravigliosa serie di dialoghi che manifestano in crescendo il "sistema" dell'autore come un filosofare in atto, attraverso materiali di riflessione e problemi tesi ad attivare il lettore e quasi a costringerlo a "cercare le risposte". Quest'opera in due tomi, frutto di una lunga ricerca, scava in profondità i maggiori temi che Platone ha affidato ai dialoghi scritti. In questo senso il suo orizzonte è un "disordine ordinato": cercare la logica di un sistema, senza accontentarsi di ridurre la filosofia di un genio, in presenza di tutti i suoi scritti e di una molteplicità di testimonianze indirette, a un "rebus avvolto in un mistero".
L'esperienza estetica del paesaggio costituisce uno dei tratti costitutivi della sensibilità contemporanea. Partendo dai concetti di natura, ambiente, territorio, il libro mette in relazione il paesaggio con gli ambienti foggiati dall'uomo, come i giardini e le città; ripercorre poi l'emergere del sentimento del paesaggio nei vedutisti e nella letteratura di viaggio. Affronta quindi la peculiarità dell'esperienza estetica del paesaggio, in cui entrano in gioco le categorie estetiche della meraviglia, del pittoresco, del sublime, della grazia e della bellezza. Da ultimo è tracciata un'originale morfologia delle bellezze naturali, con una particolare attenzione per quegli aspetti del paesaggio che più sono stati associati all'emozione estetica: il colore dell'acqua e del cielo, la terra e la roccia, il fuoco e le eruzioni dei vulcani, le rovine, le montagne.