
La condizione giuridica delle confessioni religiose in America Latina è oggi al centro dell'attenzione grazie al concorso di diversi fattori: il consolidarsi del pluralismo religioso; l'affermarsi di comunità indigene che rivendicano una propria originale visione del mondo; l'imporsi, dopo decenni di regimi autoritari, della democrazia. Il volume ricostruisce l'assetto dei rapporti fra gli Stati e le confessioni religiose in questa parte del mondo, con l'obiettivo di fornire una panoramica articolata dei sistemi giuridici esistenti, che ha l'ulteriore pregio di evidenziare immediatamente analogie e differenze.
Indice: Parte prima: Stato, Chiese e libertà religiosa in America Latina (scritti di J.G. Navarro Floria; C. Salinas Araneda; J.J. Ruda Santolaria). - Parte seconda: I sistemi giuridici nazionali (scritti di J.G. Navarro Floria; J.M. Navarro Ameller; E.C. Callioli; A.M. Celis Brunet; V. Prieto; J. Baquero; R. González Schmal; G. Flores Santana; C. Asiaín Pereira; M. Nuñez Torres).
Juan G. Navarro Floria insegna Diritto civile, Diritto ecclesiastico argentino, nonché Diritto della Chiesa e dello Stato in America Latina presso la Pontificia Università Cattolica Argentina. E' membro fondatore e attuale Presidente del Consejo Argentino para la Libertad Religiosa (Calir) e del Consorcio Latinoamericano de Libertad Religiosa. E' membro del comitato promotore dell'International Consortium for Law and Religious Studies (Iclars). Autore e curatore di diversi volumi e di numerosi articoli pubblicati in America ed Europa, è stato Capo di Gabinetto della Secretaría de Culto della Repubblica argentina. Daniela Milani è ricercatrice presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano. Svolge inoltre attività di insegnamento e ricerca all'Istituto Internazionale di Diritto Canonico e Diritto Comparato delle Religioni (DiReCom) della Facoltà di Teologia di Lugano. Tra le sue pubblicazioni: "Segreto, libertà religiosa e autonomia confessionale. La protezione delle comunicazioni tra ministro di culto e fedele" (Lugano, Eupress Ftl, 2008).
Il volume intende mettere in luce come la laicità costituisca una componente imprescindibile della concezione moderna della democrazia, del costituzionalismo e dei diritti civili e religiosi in una società politicamente, culturalmente e socialmente pluralista.
Interventi di
Piero Bellini, Alfonso Di Giovine, Tullio Monti, Stefano Rodotà, Massimo L. Salvadori, Franco Sbarberi, Carlo Augusto Viano, Gustavo Zagrebelsky
Dalla quarta di copertina:
In tutto il mondo si assiste a un ritorno del "sacro" e della dimensione religiosa nella vita di tutti giorni fatto che sembra in apparenza andare contro quello che pareva costituire l'inarrestabile e progressivo fenomeno di secolarizzazione e/o laicizzazione delle società occidentali.
Nella società contemporanea, sempre più multietnica, multiculturale e multireligiosa, la laicità delle Istituzioni costituisce il più sicuro punto di riferimento per evitare l'inasprimento di fenomeni di fondamentalismo e integralismo religioso, di ogni matrice, pericolosamente disgregativi del patto di civile convivenza fra tutti i cittadini, uguali e portatori degli stessi diritti e doveri di fronte alle Istituzioni.
In tale scenario, la cultura laica è chiamata con forza a ridestarsi dal torpore, troppo a lungo assaporato, in cui l'aveva fatta cadere l’illusione che certe conquiste fossero state acquisite una volta per tutte, almeno nell'Occidente liberale.
"Dobbiamo o no fare una Costituzione democratica, che abbia alla sua base i diritti di libertà? Tra questi c'è il diritto di eguaglianza di tutti i cittadini, la libertà di religione, la libertà di coscienza".
Piero Calamandrei (1947)
In breve
La giustizia non può funzionare se il rapporto tra i cittadini e le regole è malato, sofferto, segnato dall’incomunicabilità. La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole.
Il libro
Quando parliamo di giustizia non parliamo solo della sua amministrazione quotidiana, quel complesso istituzionale che coinvolge i giudici, i tribunali, le corti, gli avvocati, i pubblici ministeri, le prigioni, le persone sul cui destino tutto ciò incide il più delle volte pesantemente. Parliamo anche di un punto di riferimento ideale, dei valori di base che guidano la nostra convivenza e a cui si ispira la distribuzione di diritti e doveri, opportunità e obblighi, libertà e limiti. Se si smarrisce questo riferimento ideale, anche l’amministrazione della giustizia soffre, perché resta priva di una bussola e di una direzione.
Dopo più di trent’anni in magistratura e con all’attivo decine di inchieste giudiziarie che hanno segnato la storia italiana recente, Gherardo Colombo consegna a questo libro la sua riflessione sulla cultura della giustizia e sul senso profondo delle regole. Senza rispetto delle regole, infatti, non potremmo vivere in società. Ma senza una discussione pubblica sulle ragioni delle regole, la vita in società non potrebbe fare passi avanti, non saprebbe proiettarsi verso il futuro in modo dinamico, non riuscirebbe a immaginare nuovi diritti né a creare forme migliori di convivenza.
È per questo che la discussione sulle regole coinvolge per Colombo anche i modelli di società a cui le regole si ispirano. Modelli verticali, basati sulla gerarchia, la competizione, la centralità della pena. E modelli orizzontali, più rispettosi della persona, orientati al riconoscimento dell’altro, capaci di sperimentare soluzioni alternative alla punizione e all’esclusione. Una strada, quest’ultima, tracciata proprio sessant’anni fa dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dalla Costituzione italiana.
Il volume offre un'illustrazione organica e completa della materia, riflettendo lo "stato attuale" del dibattito dottrinale e giurisprudenziale sui gruppi di imprese. Particolare attenzione è dedicata sia ai contenuti della disciplina sulla "Direzione e coordinamento di società", anche alla luce dei profili di diritto internazionale privato, sia al sistema di Governance e, più in generale, al diritto di organizzazione di una società e impresa di gruppo (società lucrative, società cooperative ed enti non profit). L'ultima parte approfondisce il ruolo significativo dell'autonomia privata nella disciplina dell'"attività di direzione e coordinamento".
Lo stato costituzionale "aperto", il pluralismo, la dignità dell'uomo, i diritti fondamentali, la giustizia costituzionale, la democrazia, la sussidiarietà e il federalismo: un percorso di lettura storico-comparativo dei nodi problematici del "diritto costituzionale europeo" dai primi passi del processo di integrazione fino alle riforme del Trattato di Lisbona.
Rivista della facoltà di Diritto Civile, inizia la sua attività nel 1935, come ripresa degli Studi e Documenti di Storia del Diritto, la Rivista nata nel 1880 per decisione della "Accademia di Conferenze storico-giuridiche". Di tale Rivista, cui collaborarono studiosi insigni, quali Giovan Battista De Rossi e Ilario Alibrandi, si pubblicarono venticinque volumi, sino al 1904. Ricollegandosi a quella "prima serie", Emilio Albertario promosse, trent'anni dopo, gli SDHI; dei quali nel 1984 è stato pubblicato il 50º volume. Scomparso nel 1948 Emilio Albertario, la Rivista è stata successivamente diretta da Salvatore Riccobono, Arcadio Larraona, Gabrio Lombardi, ed attualmente Gian Luigi Falchi. Largamente diffusa in tutto il mondo, si occupa dei diritti dell'antichità, con particolare riguardo al diritto romano. In questi decenni ha ospitato contributi dei più insigni maestri del diritto antico, ma è rimasta sempre aperta anche ai giovani studiosi che si avviano, con serio impegno, alla ricerca scientifica. Ogni volume comprende studi originali, note, recensioni critiche, rassegne periodiche (epigrafia giuridica, papirologia giuridica, tratti cuneiformi).