
L'idea centrale che è alla base del presente volume è che i diritti dei fedeli costituiscono i capisaldi nodali e strutturali dell'intero sistema canonico. Il diritto in senso realista e sostanziale d'altronde non può che partire dalle concrete spettanze del singolo, senza un'indebita dissociazione tra persona e istituzione. La dignitas et libertas filiorum Dei (l'univoco fondamento dello statuto dei battezzati) esprime allora l'esigenza e la pregnanza della communio gratiae et amoris. L'ottica attraverso cui si esplora lo statuto del fedele è quello della scienza costituzionale. Tale branca scientifica cerca il nucleo primario e costitutivo del sistema ecclesiale. Lo statuto del christifidelis rappresenta appunto il pilastro fondamentale della costituzione della Chiesa e l'esplicitazione dei principi basilari dell'uguaglianza radicale dei battezzati e della varietà carismatica nel popolo di Dio. Per quanto concerne il contenuto della trattazione: premessa l'esposizione della figura del fedele e la conformazione dello statuto nel suo insieme, le relazioni di giustizia sono considerate anzitutto a partire dai beni della comunione (il diritto alla parola di Dio, il diritto alla sacra liturgia e il diritto al servizio della carità). La condizione del fedele si integra poi con la partecipazione attiva alla vita e alla missione della Chiesa. La liberalità della lex gratiae comporta inoltre una particolare attenzione e tutela per la sfera di libertà individuale, intimamente collegata alla varietà personale e ai diversi carismi. La dimensione soprannaturale della dignitas christiana suppone ancora il riscontro e la vincolatività della dignitas humana nell'ordinamento canonico. Lo sguardo infine si sposta anche sulla cristianità non cattolica (l'orizzonte ecumenico) e sull'umanità non cristiana (la missio ad gentes) in relazione con la Chiesa di Cristo.
Sempre più stranieri sono alle prese con le nostre concezioni nonnative, leggi, procedure, i nostri metodi di accertamento giudiziario, che possono essere diversi dai loro perché si tratta di prodotti culturali. Come deve comportarsi il diritto di fronte a questo possibile "conflitto culturale"? Fino a che punto si può accettare il concetto di "reato culturalmente motivato" e fino a che punto vi si può rispondere con un atteggiamento sanzionatorio più "comprensivo"? Le cose si complicano ulteriormente quando il diritto si incontra con la psicopatologia, dato che la malattia mentale e i modi in cui viene chiamata non sono gli stessi ovunque. Come fare una perizia di questo tipo? Che cosa chiedere e come condurre un colloquio? Dove si colloca la differenza tra una credenza culturalmente compatibile e un sintomo di malattia mentale? Ha senso usare gli stessi strumenti, i "test" per esempio, che si usano per gli autoctoni? Come evitare sia il pregiudizio culturalista sia le ingiustizie che possono scaturire da un approccio che non tenga conto delle differenze? Sono queste le domande a cui il libro risponde, anche sulla scorta di esempi e di una ricerca su perizie in cui sono valutate l'imputabilità, la capacità di partecipare coscientemente al processo e la pericolosità sociale di 86 stranieri.
L?Autore, un magistrato che per anni si è occupato dell?ordinamento penitenziario, verifica il trattamento penitenziario dello straniero in Italia. Ne emerge il dramma dell?uomo, il carcerato e il giudice, l?uno che subisce e l?altro che vorrebbe riversare nelle sue decisioni tutta la forza della fede. Il testo non è solo la presa di coscienza di una realtà carceraria di rispettare la dignità del detenuto (in particolar modo straniero). È soprattutto una analisi che connette il diritto con la morale e la morale cristiana, tra gli addetti ai lavori e che vuole connettere, tra quegli addetti ai lavori, la fiducia in uno Stato di diritto e la fiducia in uno Stato non confessionale, ove tutti abbiano diritto di cittadinanza.
Il volume raccoglie gli Atti della 5° Giornata Canonistica Interdisciplinare.
I quesiti di logica, oltre ad essere presenti in molti test di ingresso universitari, sono ormai da diversi anni entrati a far parte delle modalità di valutazione dei candidati in molti concorsi indetti dalle Pubbliche Amministrazioni.
Non solo ma negli ultimi concorsi pubblici, la percentuale di quiz di logica nelle prove preselettive è aumentata notevolmente, rendendo indispensabile al superamento del primo step delle prove concorsuali, il costante esercizio e
l’acquisizione di strategie risolutive.
Il presente volume, che nasce come Eserciziario di Logica, raccoglie un’ampia selezione di quiz commentati e non, studiata appositamente per permettere di testare ed incrementare le proprie capacità sia di ragionamento logico verbale e di
comprensione dei brani, che di ragionamento logico matematico e numerico.
Nelle prime pagine del volume, inoltre sono fornite, in forma sintetica ma completa alcune fondamentali nozioni di teoria, che suggeriscono come approcciarsi in modo corretto alle diverse tipologie di quesiti e come gestire in modo
ottimale il tempo a disposizione, migliorando così la rapidità e la capacità di risoluzione.
La conoscenza di tali strategie risolutive ed il costante e mirato esercizio, possono risultare strumenti preziosi per affrontare le prove concorsuali.
Il volume, infatti, si pone come obiettivo di base quello di potenziare le capacità di ragionamento logico- critico dell’aspirante concorsista, così da renderlo in grado di affrontare nel migliore dei modi anche eventuali tipologie inedite di quesiti.
Nello specifico il volume propone nozioni teoriche e quesiti relativi a:
- Ragionamento logico-verbale e critico verbale
- Ragionamento logico-deduttivo
- Logica matematica e numerica
- Comprensione dei testi
Il volume offre, infine, la possibilità di continuare ad esercitarsi con i quesiti di logica sul simulatore online, attivabile con la password presente nelle ultime pagine del volume.
Il movimento dell'antiformalismo giuridico risulta indissolubilmente legato ad uno dei periodi più convulsi e tormentati della storia europea, quale quello della Repubblica di Weimar. Tale esperienza, unica per drammaticità e stimoli intellettuali, racchiude in sé tutte le aporie e le contraddizioni, che da sempre accompagnano il progetto giuridico-filosofico moderno. Ma la domanda fondamentale attorno a cui ruota il dibattito weimariano può essere riassunta nei termini seguenti: com'è possibile ricostruire l'unità politica in una società lacerata da innumerevoli contraddizioni? Ecco il filo rosso che lega la riflessione di Erich Kaufmann, Hermann Heller e Carl Schmitt, esponenti di spicco di quella "comunità di combattenti", nella quale si arruolarono altrettanto illustri giuristi e filosofi loro contemporanei. Il minimo comune denominatore di tale "comunità" era rappresentato appunto dalla pars destruens del positivismo giuridico, cioè della linea di pensiero Gerber-Laband-Jellinek, e soprattutto dell'ultimo epigono di tale tradizione giuridica, il teorico del diritto puro, il neokantiano Hans Kelsen.
Benedetto XVI ha parlato recentemente di una «rassegnazione» dell’uomo di fronte alla verità, indicando in questo atteggiamento il «nocciolo della crisi dell’Occidente». Se per l’uomo non esiste una verità – aggiungeva il Papa – egli, in fondo, non può neppure distinguere tra il bene e il male e quindi non può fondare ragionevolmente il giusto e l’ingiusto.
Da qui l’attualità della questione trattata in questo libro, che può riassumersi nella domanda: da dove nasce il diritto? Un interrogativo reso oggi più urgente e nello stesso tempo più arduo dalla crisi della metafisica e dalla progressiva perdita di fiducia nella ragione, nella sua capacità di conoscere la verità.
Un teologo, un filosofo del diritto, un costituzionalista affrontano qui il problema del fondamento del diritto, intervenendo a partire dalle rispettive competenze, ma mettendo in ogni caso in gioco le proprie convinzioni di fondo sull’etica, la politica, la società. Tre distinti contributi esprimono il punto di vista di ciascuno. Segue un dibattito in cui gli autori si coinvolgono in un serrato paragone, discutendo insieme punti problematici e prospettive di approfondimento.
Con un intervista a cura di Sergio Cristaldi e Giuseppe Di Fazio
GLI AUTORI
FRANCESCO VENTORINO (Catania 1932) già ordinario di Storia e Filosofia nei Licei, è docente emerito di Ontologia e di Etica presso lo Studio Teologico “S. Paolo” di Catania. Per Marietti ha pubblicato Amicizia coniugale (Milano, 2007).
PIETRO BARCELLONA (Catania, 1936) è docente di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania. È stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura e in seguito deputato e membro della Commissione giustizia della Camera. È autore di molte pubblicazioni.
ANDREA SIMONCINI (Giulianova, 1961) è professore ordinario di Diritto Costituzionale presso l'Università degli Studi di Firenze dove insegna anche Diritto dell'Ambiente. Le sue pubblicazioni sono rivolte allo studio delle fonti del diritto.
Luce di Roma cristiana nel diritto apparve nel 1943, quando mons. Alfredo Ottaviani non era ancora cardinale e rivela la chiarezza e il coraggio di un grande difensore dei diritti della Chiesa. Il cardinale Ottaviani fu giurista raffinato, autore di un'opera fondamentale in 2 volumi "Istitutiones iuris publici ecclesiastici"
Il 10 dicembre 1520 alla Elstertor di Wittenberg Lutero brucia, insieme alla bolla di minaccia di scomunica di Papa Leone X, il Corpus iuris canonici: la più disprezzata "struttura" della chiesa cattolica romana. È il gesto più eclatante dell'opposizione di Lutero nei confronti del diritto (specialmente quello canonico). Pur tuttavia, l'identificazione di un profilo evangelico del diritto mondano non è assente negli scritti di Lutero, e neppure la definizione degli strumenti giuridici che debbono essere conservati nella chiesa. Come può dunque convivere in Lutero la convinzione dell'inutilità del diritto con la consapevolezza che persino la comunità cristiana non può farne a meno? Il volume tenta di rispondere a questa domanda, indagando le motivazioni teologiche che soggiacciono alla visione luterana sia del diritto civile sia di quello canonico, mettendo al centro la questione del diritto naturale, dell'identità istituzionale della chiesa e della certezza con la quale l'uomo può abbandonarsi nella fede alla misericordiosa redenzione di Cristo.