
Le mutevoli forme istituzionali del cristianesimo rappresentano un elemento tutt’altro che secondario nel processo di costruzione dello Stato moderno. I percorsi storici tracciati in questo volume costituiscono altrettante riflessioni sull’attitudine culturale delle forme istituzionali del messaggio cristiano a proporsi, nella storia europea, come stabili interlocutrici dei processi di integrazione politica della società.
Notevoli sono le difficoltà che gli operatori del diritto affrontano quando si tratta di tradurre in atti formali la normativa canonica relativa al processo penale. A partire da questa constatazione, l'autore ha inteso fornire una serie di pratici schemi operativi che contemplano ogni applicazione dell'intera normativa vigente. Si tratta di 173 formulari, accompagnati da rapide e complete note esplicative. La materia è così suddivisa: la fase pre-processuale dell'indagine previa; il processo penale amministrativo e quello giudiziale; le norme dei giudizi in generale e del giudizio contenzioso ordinario; il tema dell'azione per il risarcimento dei danni; i delitti riservati alla competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede, tenuto conto delle recenti modifiche apportate da Benedetto XVI circa le Norme sui delitti più gravi. L'opera si caratterizza per essere un lavoro originale, non essendo disponibile alcuna similare raccolta giurisprudenziale ad uso degli operatori.
La monografia ripercorre la storia dei testi giusromanistici (leges e iura) recepiti nelle fonti del diritto canonico altomedievali, illustrandone l'uso ed il valore ad essi attribuito presso gli organi giudiziari ecclesiastici (dei quali si analizzano anche i principi procedurali tratti dal diritto romano). Successivamente - sulla base dei dati raccolti - si esamina il problema, ancora oggi aperto, dell'uso del diritto giustinianeo (e teodosiano) da parte di Graziano. Di particolare interesse è infine l'esposizione della teoria grazianea delle fonti del diritto (Distinctiones I-XXI del Decretum) e della tradizione attraverso la quale egli giunse a fornire un fondamento teologico al diritto positivo.
Il volume riunisce gli interventi del Convegno di studi dedicato all'insigne giurista udinese Francesco Carnelutti, la cui figura viene descritta esaminando i numerosi campi delle sue attività: operatore del diritto, giurista, maestro della procedura e del diritto sostanziale civile e penale.
Il lavoro prende in esame alcuni aspetti relativi alla disciplina penalistica nella vita della Chiesa, in primis, quegli elementi che giustificano la presenza di un diritto penale canonico, quindi tutto il sistema sanzionatorio; si rileva a tal proposito come la Chiesa, quale società costituita da organi gerarchici, nonché chiamata a confrontarsi con il peccato e la violazione delle norme che lo riguardano, necessiti di uno strumento di coazione volto a garantire il raggiungimento del proprio fine: la salus aeterna animarum. Viene poi trattato l'istituto della pena, partendo dalla sua origine storica, dalla sua nozione unanimemente accettata e analizzando in profondità le sue fattispecie cercando di comprenderne la natura e la finalità.
Il presente volume introduce i molteplici problemi che ci attendono nei prossimi anni all'insegna del web. Sono, fra i tanti, i temi proposti con il free software, l'open source, la "neutralità" della rete, la tutela della privacy o del copyright, il Web semantico o 3.0 e la produzione di beni comuni con la condivisione di risorse tramite sistemi p2p. Là dove rimane ancora del tutto aperto il dissidio tra una tendenza all'accentramento del controllo delle risorse prodotte in rete e un'opposta tendenza al decentramento, fra cultura del permesso e cultura libera, l'intento è di mostrare la posta in gioco nell'intreccio di motivi filosofico-giuridici, politici e socio-economici. Nella consapevolezza che la tecnica non solo amplia ma muta anche il senso delle nostre domande, vengono poste le basi teoretiche per le sfide che ci attendono a breve, con la progressiva convergenza di vita on line e off line che va già delineando le favelas digitali del futuro.
Il Garante dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è una figura istituzionale presente nella maggior parte dei paesi europei, fuorché in Italia, dove sono operanti solo tre Garanti regionali. Si tratta di un'autorità indipendente che ha soprattutto il compito di verificare e vigilare sull'effettiva applicazione nazionale e locale dei diritti di tutela e di promozione dell'infanzia sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 19H9. Un obiettivo, questo, da perseguire non attraverso vuoti proclami o denunce allarmistiche e nemmeno assumendo atteggiamenti giudicanti o censori verso coloro che quotidianamente sono a contatto con bambini e ragazzi (famiglie, scuola, tribunali, servizi sociali e sanitari, strutture per il tempo libero, il gioco, lo sport, ecc.), bensì praticando l'ascolto, la persuasione e tutti gli strumenti eli un diritto "amichevole", "mite", ma non cedevole. Per questo appare oggi indispensabile costruire anche in Italia un sistema nazionale e regionale di garanzie che possano sviluppare i diritti delle bambine e dei bambini che vivono nel nostro paese.