
Diritti, democrazia, libertà (e liberalismo), costituzione (e costituzionalismo), pluralismo: sono alcuni dei concetti di valore apparentemente più condivisi, ma in realtà più controversi, del discorso etico e giuridico odierno. Ognuno dei cinque capitoli di questo manuale, organizzati come altrettante voci di enciclopedia, esamina uno di questi concetti, ridefinendolo, approfondendone le implicazioni e schematizzandone gli sviluppi. Il libro si propone così come una mappa ideale per muoversi fra le grandi questioni etiche sollevate dal diritto.
Quando si parla di «responsabilità pubblica» o «dovere istituzionale», di «burocrazia» o «corruzione», ci si imbatte in una serie di parole certo largamente utilizzate, ma secondo un significato spesso troppo semplificato, non di rado mal compreso, in alcuni casi stravolto. In un'epoca di grandi mutamenti quale quella che stiamo affrontando, il rischio di una svalutazione della dimensione etica che deve guidare a ogni livello l'azione delle istituzioni e la condotta di ciascuno di noi è certo molto concreto. Nasce da qui l'esigenza di un ideale lessico per le istituzioni, che illustri agli specialisti, al mondo dei funzionari pubblici e a ogni cittadino quanto ampio e profondo sia il messaggio etico racchiuso in alcune parole «antiche», come queste ultime si siano arricchite di contenuti nuovi - grazie anche all'impulso offerto dall'Autorità nazionale anticorruzione - e come, per il loro tramite, possano inquadrarsi alcune sfide cruciali per il futuro del nostro vivere democratico. Prefazione di Raffaele Cantone.
«Uno degli aspetti drammatici delle avventure ideologiche del Novecento è stato quello di separare l'anelito alla giustizia sociale dall'esercizio personale della virtù della giustizia: si è verificato così il paradosso di chi ha usato la violenza e l'ingiustizia con la pretesa di realizzare in tal modo una maggiore giustizia. Ed anche oggi uno dei segni di deterioramento del tessuto sociale sta nella crescente incapacità di vivere in modo giusto l'impegno per costruire una società più giusta per tutti. Lo stile della vita pubblica, specialmente in politica, è qui chiamato in causa, come anche l'azione volta a chiedere e dare lavoro, casa e dignità a tutti» (Bruno Forte)
Commento alle norme del Diritto Canonico che riguardano l'Eucaristia.
Nella prospettiva di una, ormai ineludibile, "sistemazione" europea degli status nazionali delle confessioni religiose e delle organizzazioni filosofiche e non confessionali - che il recente Trattato di Lisbona ha preso per la prima volta in diretta considerazione - questo volume fornisce una bussola sicura per orientarsi nei molti e complessi problemi del diritto ecclesiastico in Europa. Problemi che vengono affrontati, però, non nella tradizionale dimensione dei rapporti Stato-confessioni religiose, ma ricostruiti intorno al nucleo centrale delle libertà di religione e credenza garantite sia dai documenti costituzionali degli Stati membri, sia dalla normativa di derivazione internazionale e, ora, comunitaria. Problemi che hanno anche trovato una prestigiosa sede scientifica per la loro disamina (il Consorzio europeo di ricerca sui rapporti Stato-Chiese, fondato all'Università di Milano e attivo dal 1989) ed una ormai ventennale esperienza dottorale europea (il programma Gratianus, con sede nella Facoltà Jean Monnet di Parigi). Il volume prende in considerazione specifica alcuni paesi (la Spagna e gli altri Stati a maggioranza cattolica), valuta la pertinenza del concetto di "culto riconosciuto", approfondisce la condizione delle minoranze religiose, i sistemi concordatari, la disciplina interna ed europea della libertà di religione, la tolleranza e i sentimenti religiosi. I diversi aspetti esaminati costituiscono, nel loro insieme, una base omogenea e organica per comprendere le profonde trasformazioni istituzionali in corso nella geopolitica europea delle religioni e convinzioni.
Indice: Avvertenza, di F. Margiotta Broglio. - Premessa. - Tolleranza e libertà religiosa nell'Europa continentale. - Spagna: transizione politica, integrazione europea e libertà religiosa. - Stato e Chiesa nei Paesi cattolici. - Unione europea, religione e individuo. - Leggi sulla libertà religiosa nell'Europa occidentale: l'esperienza iberica. - La pertinenza del concetto di culto riconosciuto nei sistemi di rapporti Stato-religione nell'Unione europea. - I concordati dell'Europa meridionale. - La condizione giuridica delle minoranze religiose in Europa. - E' possibile una disciplina comune della libertà religiosa nei Paesi comunitari? - Confessioni religiose e Comunità europea: un primo approccio. - Concordati nell'Unione europea: reliquia del passato o strumento valido per il XXI secolo? - Concordati e accordi con la Chiesa cattolica nell'Unione europea. - La protezione della libertà religiosa nell'Unione europea. - Sentimenti religiosi in Europa.
Iván C. Ibán è titolare della cattedra di Diritto ecclesiastico alla Facoltà di Diritto dell'Università Complutense di Madrid. E' membro del Consorzio europeo di ricerca sui rapporti Stato-Chiese e insegna al Corso di dottorato Gratianus di Parigi. Autore di numerosi studi su molti aspetti delle discipline ecclesiasticistiche (alcuni su autori classici italiani come F. Scaduto), è una delle figure di punta della scienza spagnola di diritto delle religioni. Con il Mulino ha pubblicato "Diritto e religione in Europa occidentale" (con S. Ferrari, 1997).
Eutanasie, al plurale, intende sottolineare la varietà delle questioni di fine vita e suggerire l'inutilità della pretesa di esaurire tutto entro una linea netta che divida il bene dal male, il morale dall'immorale, il lecito dall'illecito, perchà© ogni attesa di assistenza è diversa da un'altra, perchè ogni sofferenza non è equiparabile a un'altra. Il diritto dovrebbe innanzitutto cercare di comprendere quali siano le attese e le speranze di chi soffre. Può farlo, a volte, attraverso artifici come le dichiarazioni anticipate di trattamento: lo strumento estremo per illudersi di dare la parola a chi non può più parlare. Può farlo, molto più spesso, limitandosi a prendere atto dei limiti della tecnologia e ricordando che uno strumento di emancipazione non può diventare un mezzo di oppressione. Se il valore dell'indisponibilità della vita è sistematicamente contrapposto al valore della libertà personale, c'è qualcosa che non funziona nei processi interpretativi e, ancor prima, nel tessuto sociale.Queste pagine sono il tentativo di mettere in luce i diversi modi con cui l'esperienza giuridica ha cercato di trovare un equilibrio tra una pretesa di autonomia che non può essere eretta a rivendicazione assoluta di autosufficienza e un obbligo di curare che non può diventare la mera applicazione di una tecnologia indifferente alle richieste e alla condizione di chi soffre. Esiste un dovere di curarsi? Esiste un diritto a rifiutare le cure? Esiste un diritto a morire? Questi interrogativi sono presi in esame, riflettendo sul concetto di malattia, sulla condizione del malato e in particolare sulla dimensione del "morire", con i suoi tempi (pre-paziente, malato terminale, morituro artificiale), i suoi templi (ospedali, hospice, case di riposo) e i suoi riti (isolamento, alienazione, dipendenza).