
Nel fervore di iniziative culturali e artistiche della Roma degli inizi del novecento spetta all'etnologo Lamberto Loria (1855-1913) il merito di aver raccolto, in occasione della Mostra di Etnografia italiana, tenutasi a Roma in Piazza d'Armi (attuale quartiere Prati) 1'eccezionale collezione di figure presepiali napoletane, circa mille bellissimi pastori che susciteranno l'interesse e l'ammirazione dei visitatori della mostra svoltasi nell'ambito dell'Esposizione Internazionale del 1911. All'inaugurazione, che avviene il 21 aprile, erano presenti i reali di casa Savoia e il principe di Connaught a sottolineare l'importanza dell'evento che rientrava nel più vasto e intelligente programma voluto da Giovanni Giolitti a sostegno dell'economia reso possibile grazie alla riscoperta dei valori e saperi tradizionali. Per questo nella mostra sarà presentato quanto di meglio era stato prodotto su1 territorio nazionale come il presepe napoletano con i suoi pastori del '700 e 800 raccolti dal Loria e dai suoi collaboratori in due anni. Si tratta di una collezione di inestimabile valore sintesi del nostro "patrimonio materiale e immateriale" che lega credenze profane e religiosità popolare, arte e artigianato destinata a costituire la collezione del Regio Museo di Etnografia che verrà istituito nel 1923.
Alla fine dei tempi il Signore giudicherà l'umanità tutta, assegnando i luoghi della felicità eterna e dell'eterna sofferenza ai giusti e ai dannati. La certezza del Giudizio divino e l'attesa di quel giorno hanno dato luogo a espressioni visive che si sono venute configurando e hanno acquistato sempre maggiore precisione e analitico dettaglio nel corso dei secoli. È una vicenda figurativa la cui piena autonomia inizia fra VIII e IX secolo, ed è testimoniata significativamente in Occidente come in Oriente, dalla Spagna (León) alla Russia (Vladimir). Questo libro ne percorre le fasi, dai tempi in cui metafore, immagini parziali o collaterali ne hanno visualizzato l'uno o l'altro tema, fino alle soglie di quella pietra miliare costituita dal grande affresco michelangiolesco della Cappella Sistina. La particolare struttura adottata per il volume si basa su un saggio suddiviso cronologicamente e sulla presenza, alla fine di ogni capitolo, di una serie di approfondimenti su monumenti specifici, curati dai maggiori specialisti della materia. In tal modo viene valorizzata una lunga e diversificata serie di testimonianze - dai codici miniati ai mosaici, alla scultura, all'affresco - offrendo una panoramica unica per ampiezza e documentazione.
"Addio eroi plutarchiani, eroi di Corneille, eroi da melodramma, tesi verso l'azione come verso l'unica verità, attratti dal rischio in cui si deciderà il loro riscatto o la loro eterna vergogna. Tale problema morale non sfiora nemmeno Pirandello, perché il problema non è nella scelta, nel dover essere, nella volontà ma nell'autenticità stessa dell'azione: che cosa è, cosa rappresenta in rapporto a noi che la facciamo, alla più profonda intimità e verità del nostro essere." Così, in un passo del celebre saggio che introduce questa edizione, Giovanni Macchia delinea l'essenza del teatro pirandelliano, "teatro-inquisizione", "stanza della nevrosi", luogo della "tortura dell'eterno divenire". Un'ampia e significativa scelta di ironici, provocatori, ispidi capolavori, da "Sei personaggi in cerca d'autore" a "I giganti della montagna", da "Ciascuno a suo modo" a "Questa sera si recita a soggetto", da "Così è (se vi pare)" a Enrico IV", conduce il lettore nell'enigmatico mondo delle i commedie dello scrittore siciliano.
Raffaello Sanzio (1483-1520), tra i più grandi artisti del Rinascimento, con i suoi capolavori ha influenzato profondamente la storia dell'arte. Questo libro raccoglie tutti i dipinti più famosi di Raffaello, come le decorazioni per i Palazzi Vaticani (1509-14) e la Madonna Sistina (1513-14), ma anche molte delle sue opere minori, compresi disegni e bozzetti. Un volume che ripercorre l'intera carriera del pittore, dai suoi natali artistici a Urbino (nelle Marche) alle prime pale d'altare, dal soggiorno a Firenze fino agli straordinari successi di Roma presso le corti di Papa Giulio II e Leone X.
Un pellegrinaggio cantato" lungo le strade della Parola di Dio. "
Il testo descrive il percorso di teologia e spiritualita' della cappella Redemptoris Mater" del Palazzo Apostolico nella Citta' del Vaticano. "
La pietà mariana, oltre che con preghiere, si è sempre manifestata anche con immagini e i frati Servi di Maria non costituirono eccezione: fin dalle origini, nel dedicare le loro chiese a Maria, le ornavano con bellissime immagini della Vergine, esprimendo così il loro amore per la Madre di Dio. Questo modo di intendere la devozione mariana fu denominato «via pulchritudinis». “Splendore di bellezza” è una raccolta, dalle origini al XV secolo, di alcune tra le più belle immagini, che esistevano o esistono ancora, presenti nelle Chiese dei Servi di Maria. Esse permettono di contemplare Maria, l’immagine della bellezza assoluta.
Destinatari
Studiosi dell’arte; devoti di Maria.
Autore
MARIA CECILIA VISENTIN, delle Serve di Maria Riparatrici, ha conseguito il dottorato in Teologia (specializzazione in Mariologia) al Marianum di Roma. Insegna religione in un liceo a Milano e Storia della spiritualità e dell’arte cristiana all’ISSR di Vicenza. Con le EMP ha già pubblicato il volume Bibbia e arte. Collaboratrice di Avvenire, sr. M. Cecilia si dedica prevalentemente alla ricerca storico-iconografica e pubblica studi di carattere divulgativo sui tesori letterari, artistici e musicali della pietà mariana.
Il catalogo della mostra non è solamente un utile strumento per una lettura o rilettura delle opere proposte nella quarta edizione de I colori del sacro, ma anche una sorta di «approfondimento sul fuoco» attraverso le diverse esperienze della nostra vita. Nella parte generale sul fuoco si trova l’ampio saggio di Aldo Natale Terrin, docente di storia delle religioni all’Università di Urbino, su il simbolo del fuoco nelle religioni. Segue Stefano Zuffi, storico dell’arte con Il fuoco nella storia dell’arte. Alvise Zorzi, scrittore e giornalista, ha scritto un originale e colorato testo su Il fuoco / rosso di Tiziano; Raffaele Nigro, scrittore e giornalista affronta Il fuoco nella tradizione popolare. Guido Bertolaso, responsabile della protezione civile, affronta il tema Emergenza incendi. Franco La Cecla, docente di antropologia culturale sostiene che il fuoco ha perso la sua sacralità in un articolo “Fuoco tra scienza e mito”. Antonia Arslan, infine produce una bella prosa sul tema “L’incendio di Smirne”.
Destinatari
Chi desidera conservare un documento straordinario della Rassegna, ma anche quanti vogliono conoscere nuovi artisti e nuove espressioni artistiche.
Autore
Curatori: Massimo Maggio è responsabile editoriale del Messaggero di sant'Antonio Editrice. Andrea Nante è direttore del Museo diocesano di Padova. Laura Pisanello, caporedattore della rivista Madre.
Una raccolta di approfonditi contributi che mette in luce le radici profonde e plausibili del rapporto tra poverta' e bellezza. L'accostamento bellezza e poverta'" puo' suonare una provocazione, quasi una presa di distanza da quella realta' scomoda e inquietante che viene chiamata normalmente "poverta'". Al contrario il volume mette in luce le radici profonde e plausibili di una simile connessione, vale a dire una dimensione inedita della condizione umana la cui potenzialita' e pregnanza sfuggono spesso all'uomo di questo nostro tempo che, per un verso sembra "accecato" dal benessere e, dall'altro, prostrato da un incredibile disincanto. In questa ottica il tema della bellezza si fa trasversale: esso trova luogo sia nella coscienza del povero - come spinta e aspirazione - sia in quella dell'artista - come tormentoso limite della sua creazione. "