
"Pesci rossi" si intitola una fortunata raccolta di scritti di Emilio Cecchi, che vide la luce nel 1920. Pochi anni prima Cecchi, in occasione della mostra della Secessione Romana, aveva avuto modo di ammirare "I pesci rossi" di Matisse: al quadro, così moderno nell'estetica delle forme e nella profondità delle allusioni, e alla mostra, lo scrittore dedicò un breve articolo e qualche annotazione sparsa dei suoi taccuini, suscitando l'interesse e la curiosità dei suoi lettori, di altri critici del suo tempo, e perfino della famiglia reale. Sì che da allora, e per qualche tempo, pesci rossi allusero proprio a quei brevi saggi, a quelle colte divagazioni del tipo ricordato. I libri di questa collana ripropongono quella stessa tecnica dello scrivere, un saggio breve illustrato, che abbia per argomento un artista, un'opera, una città, un monumento. Questo primo volume, pubblicato in concomitanza con le celebrate mostre mantovane rappresenta una guida esauriente alla "Camera degli sposi" di Andrea Mantegna e presenta, oltre al saggio, testi descrittivi delle diverse parti del ciclo.
Stiamo assistendo a un cambiamento epocale nel consumo dei musei, le cui conseguenze non sembrano essere apprezzate nella loro reale portata: moltiplicazione e concentrazione dell'accesso, trasformazione in "brand name", assoluta preminenza del contenitore sul contenuto, caduta verticale della comprensione. In queste condizioni è sempre più difficile che gli oggetti conservati nei musei svolgano alcuna funzione culturale. Le tecnologie digitali possono costituire uno strumento fondamentale per correggere questa situazione, ma sono tuttora vittime di un approccio distorcente sia da parte dei ricercatori tecnologi che da parte dei curatori museali. Affrontare questo caso è importantissimo perché investe il problema del come (non) si promuove l'innovazione tecnologica e la sua ricaduta in un settore, quello dei beni culturali, strategico per l'Italia.
Raffaello, Parmigianino, Valentin de Boulogne, Cantarini, Watteau, Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Tancredi, Gnoli, Manai, Majakovskij: le ultime ore di vita dei "divini fanciulli" che hanno incontrato la morte a trentasette anni.
L'autore ha sempre alternato poesia e teatro, e ora ritorna con un dramma in prosa: un'opera tesa, con l'andamento di un thriller, un avventuroso giallo barocco, dove in un'Italia centro-meridionale del Seicento un uomo fugge inseguito da oscuri sicari. Il fuggiasco è il celebre pittore Caravaggio.
Un viaggio nell'affascinante storia della creatività degli antichi maestri, che ha significato per gli attuali artefici raggiungere insieme ad una più consapevole coscienza tecnico-creativa, un più rigoroso legame con la tradizione aulica. Gli orefici napoletani e incisori dei territori vesuviani testimoni delle antiche tradizioni, hanno creato in esclusiva per questo avvenimento nuovi gioielli ideati elaborando con sensibilità moderna i disegni ed i modelli: rococò, neoclassici, neogotici e neorococò, riproponendo fedelmente le tecniche tradizionali e la consapevole qualità materica degli antichi artefici.
Deluigi, Scarpa, Viani: un pittore, un architetto, uno scultore, un comune sentire. Questo libro è l'occasione per fare omaggio a questa amicizia e alle opere che essa ha prodotto.
Con l'ausilio di un ricchissimo apparato iconografico e sulla base delle più recenti ricerche archeologiche in Italia e all'estero, questo volume ricostruisce il lungo processo di formazione urbana e di organizzazione del territorio dai primi insediamenti preromani alle grandi realizzazioni di Roma imperiale. Questa nuova edizione, profondamente rivisitata, conserva l'organizzazione della materia in due parti: nella prima Mario Torelli ripercorre le esperienze urbanistiche dell'Italia antica, in particolare nell'Etruria e nel Lazio, lo sviluppo urbano di Roma, regia e repubblicana, gli interventi nelle colonie romane. Nella seconda, Pierre Gros ricostruisce l'urbanistica di Roma, dell'Italia e delle province in età imperiale. La chiave interpretativa del volume è nella lettura della genesi, della forma e della qualità urbana come strettamente connesse all'evoluzione delle strutture economico-sociali.
Il liberty, il futurismo, l'art déco, il fascismo, il razionalismo, lo stile Olivetti, il neo-storico, l'high tech, il minimalismo, il radical design, fino all'era informatica: Renato De Fusco traccia la complessa evoluzione del design nel nostro paese privilegiando le continuità formali che la caratterizzano, piuttosto che la pura successione cronologica da cui è scandita Questo volume approfondisce le peculiarità proprie di una nazione come l'Italia dove mancano, o sono mancati, solidi riferimenti come risorse, grandi imprese industriali, vasta committenza: un contesto produttivo-commerciale che ha inevitabilmente influenzato la vivacissima parabola artistico-culturale del nostro design.
Oggi siamo abituati a considerare il teatro come la fusione di diversi aspetti: il testo, la regia e la recitazione. In realtà, quanto adesso ci appare scontato, è frutto di una radicale trasformazione che maturò in Italia alla fine dell'Ottocento (per la precisione tra il 1860 e il 1890). Come mostra Gaetano Oliva in questo libro, infatti, prima era l'attore a dominare: si costruiva le parti, si organizzava la regia e spesso modificava come meglio credeva il testo in modo da poter primeggiare. Era molto comune che i testi di Shakespeare o Ibsen o Cechov venissero tagliati e riassemblati in funzione delle esigenze dell'attore. Fu solo nella seconda metà del XIX secolo che cominciò a delinearsi la nuova figura del drammaturgo professionista, che non era al servizio stabile di una compagnia, né voleva scrivere per attori o per capocomici, ma intendeva produrre testi originali. Il tramonto del Grande Attore lasciò lo spazio alla nascita di una nuova figura: quella del regista. Questi era l'esperto addetto alla supervisione generale dell'opera ed era colui che acquisiva il compito di interpretare l'idea dell'autore, ponendosi come intermediario tra il testo e l'attore.
Il libro è una riflessione critica e teorica sulla comunicazione della cultura, e si sviluppa sia attraverso la ricostruzione storica del tessuto nel quale si innestano le prime esperienze progettuali, sia con lo studio dettagliato di progetti di immagine coordinata e di sistemi di identità visiva elaborati per la sfera culturale. Questi vengono raccolti in tre periodi che vanno dalla fine degli anni Settanta ad oggi.
Il grande successo di film come The Passion of the Christ e Le cronache di Narnia e le polemiche mondiali suscitate dal film sul Codice da Vinci hanno portato di nuovo prepotentemente alla ribalta il problema del rapporto fra Hollywood e la fede cristiana.
In questo libro, scritto con la vivacità , la sincerità e la simpatia tipiche dei professionisti americani della scrittura e dello spettacolo, si raccolgono una serie di testimonianze e di riflessioni da parte di cristiani «in prima linea», impegnati a vivere la propria fede nel competitivo e duro mondo di Hollywood. Produttori e sceneggiatori che stanno lavorando su film e serie televisive di primo livello come XMen, Mission Impossibile, Buffy l'ammazzavampiri, Jag avvocati in divisa, Charlie's Angels, Joan of Arcadia e molte altre offrono riflessioni sempre vive e originali, concrete e vissute su come rendere presente Cristo anche nell'industria più popolare del mondo, l'entertainment. Il libro nasce dall'esperienza di Act One, un'iniziativa di formazione professionale per sceneggiatori e producers nata nel cuore di Hollywood e diretta da Barbara Nicolosi, che vuole incoraggiare i cristiani a immergersi nell'industria del cinema, per rinnovarla dall'interno. Cristiani a Hollywood è un'interessantissima polifonia di voci sempre originali e intelligenti, piene di arguzia e candore, a volte commoventi e a volte forse discutibili, ma mai banali e sempre sorprendenti. Un libro che in America ha fatto molto discutere e ha suscitato entusiasmo e un rinnovato slancio per far sì che i cristiani non abbandonino a sé stessa la «fabbrica dei sogni».
Armando Fumagalli cura l'edizione italiana, con una Postfazione che guarda alla situazione del nostro Paese (pp. 240).
Tra le civiltà extraeuropee quella del Sol Levante rappresenta certamente una delle realtà più affascinanti per il complesso intreccio di storia, religione, filosofia, arte, e per le tradizioni centenarie ancora oggi presenti nella società giapponese nonostante la spettacolare fuga in avanti del Giappone contemporaneo. Il periodo trattato va dalle origini al periodo Edo, quando il Giappone si apre all'Occidente. La struttura segue fedelmente la falsariga della collana, con diversi capitoli dedicati ai personaggi, al potere e alla vita pubblica, agli aspetti religiosi e al culto dei morti, alla vita quotidiana. L'iconografia riunisce quanto di più interessante ha prodotto la cultura giapponese in tutte le sue sfaccettature, e il lettore vi troverà una profusione di rotoli, maschere, stoffe, giade, incisioni, porcellane, architetture e oggetti della cultura materiale.

