
Un maestro del cinema contemporaneo, premio Oscar nel 1990 con "Nuovo cinema paradiso", racconta la passione e la professionalità che si nascondono dietro la macchina da presa. Da Kurosawa a Fellini, da Truffaut a Pasolini, i maestri del grande schermo prendono vita in una grande conversazione sull'arte dei sogni di celluloide, un percorso attraverso film e protagonisti che hanno acceso le emozioni di intere generazioni.
La raccolta aggiornata dei canti RnS, con 394 brani, in formato tascabile che consente un pratico e veloce utilizzo in ogni occasione.
Questo volume, che si inserisce nella collana della L.E.V. dedicata al rapporto tra arte e religione, prende in esame la figura di Lorenzo Lotto, uno dei più grandi pittori italiani del Cinquecento. In particolare l'autore ripercorre cronologicamente le tappe fondamentali della vita del pittore cinquecentesco attraverso la sua produzione artistica, dalla formazione veneziana al cantiere vaticano per papa Giulio II, dai lavori per le parrocchie lombarde e marchigiane al suo ritiro presso la Santa Casa di Loreto. Il testo è inoltre preceduto dalla Prefazione del Direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, e arricchito da più di 30 riproduzioni a colori delle opere lottesche.
La storia dei saggi qui raccolti si svolge tra 1982 e 1998: è una storia tutta dedicata all’universo figurativo di Bisanzio interpretato dal punto di vista dell’iconografia e dell’iconologia. L’autrice individua e analizza, in modo sottile ed avvincente, le strategie messe in atto nell’Impero d’Oriente sia per dare espressione monumentale alla legittimazione e all’esaltazione del basileus sia per illustrare i testi del Vecchio e Nuovo Testamento nei preziosi manoscritti miniati a Costantinopoli e nei centri del Mediterraneo orientale. Il volume indaga magistralmente le modalità visuali e le motivazioni ideologico-religiose che, lungo il millennio bizantino, hanno connotato la sfera del potere e della fede nell’altra metà del mondo medievale.
Linotipisti. Chi mai avrebbe potuto anche solo immaginare che un giorno, nei tardi anni Settanta, la parola linotipisti sarebbe finita in una canzone? Nessuno. Un po' perché quasi nessuno la conosceva, allora come oggi, un po' perché da che la musica americana è sbarcata anche da noi - rock'n'roll lo chiamavano ai tempi, nel dopoguerra - ha cominciato a girare questa leggenda metropolitana che vuole la nostra lingua, l'italiano, poco adatta a essere utilizzata per testi di canzoni, con quelle parole così lunghe, così poco armoniche e musicali. Poi è arrivato Lucio Dalla e di colpo le carte si sono mischiate, lì sul tavolo verde, e tutto è diventato possibile. Tutto. Polistrumentista dotato di una vocalità importante, di un estro fuori dal comune, di una curiosità insonne, il cantautore bolognese ci ha accompagnato per ormai mezzo secolo con le sue trovate musicali, mai uguali a se stesse, a volte pop, a volte jazzate, a volte classicheggianti, sempre sperimentali, mai banali e mai pretenziose. Attraverso i suoi album e le sue canzoni, "Così mi distraggo un po'" racconta la vita e l'opera di Lucio Dalla, un artista che ha attraversato tutta la storia della musica leggera italiana da protagonista, dagli anni del Beat fino a oggi, andando a legare il suo nome a quello di personaggi altrettanto significativi, da Gianni Morandi a Francesco De Gregori, passando per Mina e Roberto Roversi.
La Nona Sinfonia, un simbolo di libertà e di gioia, è stato il tentativo più grandioso da parte di Beethoven di aiutare l'umanità a trovare la propria strada fuori dall'oscurità e verso la luce, dal caos alla pace. Eppure quell'opera era nata in un'epoca di dure repressioni: i Borboni, gli Asburgo e i Romanov usavano ogni mezzo per soffocare la sete di libertà e il malcontento popolare nato sulla scia della rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche. Per colmo di ironia, questo inno alla fratellanza universale venne eseguito per la prima volta a Vienna, la capitale di una nazione che Metternich stava trasformando nel primo moderno stato di polizia. La prima della Nona, il 7 maggio 1824, fu l'evento artistico dell'anno. L'opera resta una deiie composizioni più innovative e influenti neila storia della musica un punto di riferimento e una fonte di ispirazione la cui risonanza dura ancora oggi. Con una scrittura sempre brillante e ricca di dettagli rivelatori, Sachs racconta quanto la Nona abbia stupito e disorientato i suoi primi ascoltatori. Ma ben presto, per le successive generazioni di artisti creativi, l'ultima sinfonia di Beethoven diventò un modello da cui trarre ispirazione e il suo autore finì per incarnare il culto romantico del genio. In una lettura anticonvenzionale e provocatoria, il capolavoro della musica occidentale diventa così una lente che permette di comprendere la politica, l'estetica e il clima complessivo di un'epoca.
Il potere delle immagini, oggi così ovvio da essere un luogo comune, ha storia antica. Ha la sua origine in tempi passati, soprattutto fra Medioevo ed età moderna, quando l'affidamento al senso della vista e alla capacità di vedere e di immaginare è totale. La vista diventa un atto potente soprattutto per costruire una relazione con il divino. È nelle immagini sacre che la capacità delle rappresentazioni figurate si manifesta in forma esplosiva. Ottavia Niccoli indaga la relazione, continuamente riformulata, tra i fedeli e le immagini. Nel tardo Medioevo esse sono considerate come totalmente reali e consentono a uomini e donne di costruire un rapporto intensamente affettivo con il mondo soprannaturale. Le immagini su tavola o su carta riempiono le case, sono oggetto di una devozione quasi passionale. Il loro potere è cosi intenso da provocare esperienze visionarie delle quali ci restano affascinanti descrizioni. A partire dalla seconda metà del Cinquecento, nel periodo critico della Controriforma, le immagini sacre sono oggetto soprattutto di reverenza e di omaggio. L'esperienza del "Vedere con gli occhi del cuore" è rigorosamente disciplinata dalla Chiesa tridentina e rifiutata nettamente dalla Riforma. È un passaggio che lascia un segno profondo nei modi di intendere le figure sacre, nel loro valore evocativ e sostitutivo, nella loro capacità di rendersi presenti e vive mediante lo sguardo.
Le stragi di Portella della Ginestra, Piazza Fontana, Brescia, Ustica, Bologna o i tentati golpe De Lorenzo e Borghese, i "casi" Mattei, Moro, Ambrosoli e l'omicidio di Pier Paolo Pasolini o il G8 di Genova: sono alcune tra le principali "strane storie" che costellano la vicenda repubblicana italiana, nodi apparentemente inestricabili di un passato/presente che il volume intende ripercorrere proiettandone la visione e l'interpretazione nella cornice del grande schermo cinematografico. Il testo adotta uno sguardo ad ampio raggio capace di rendere conto del cinema d'autore e documentario così come di quello di genere, ma anche di molta produzione televisiva, delineando una mappa completa e dettagliata dei titoli che, nel corso degli ultimi quarant'anni, hanno fronteggiato le questioni più scottanti di un'epoca ancora densa di ombre. I contributi raccolti analizzano in tale prospettiva alcuni capolavori della storia del cinema italiano ma anche film del tutto sconosciuti, evidenziando le modalità in cui, negli uni e negli altri, l'immaginario dei cosiddetti "misteri italiani" ha trovato spazio di trattazione. L'intento è quello di proporre una nuova lettura di uno spaccato di cinema e di storia italiani che possa altresì gettare una pur minima luce sulle zone più buie della nostra "notte della repubblica".
Non è facile comprendere il monumento più caratteristico di Barcellona. Ciò nonostante, Gaudí lo disegnò non come un enigma irresolubile, ma come un libro aperto ai quattro venti. L’architetto desiderava che tutti vedessero la «sua» opera, e ci riuscì. Ma voleva anche che cantassero tutte e ciascuna delle pietre e degli elementi che la formano. L’autore della Sagrada Família lasciò la sua opera incompiuta e oggi, dopo 125 anni di lavoro, cominciamo a capire la profondità dei simboli, l’arditezza di un’idea, la forza di un progetto a lungo meditato che intende essere «nuova architettura». È un canto alla vita in tutte le sue dimensioni. La Sagrada Família vuole essere compresa: chi vi riesce intende il perché e il come di uno degli edifici più singolari al mondo. Questo libro fa da guida alla visita, ma soprattutto permette di capire l’uni- verso simbolico plasmato dalla «cattedrale d’Europa».
L'autore
Armand Puig i Tàrrech, nato a La Selva del Camp nel 1953, è professore di Nuovo Testamento presso la Facoltà di Teologia della Catalogna e sacerdote dell’arcidiocesi di Tarragona, dove dirige l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant Fructuós. È codirettore del Corpus Biblicum Catalanicum e coordinatore della Bíblia Catalana Interconfessional, nonché autore di numerose opere di esegesi neotestamentaria e di storia medioevale. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato Gesù. La risposta agli enigmi (20082) e I Vangeli apocrifi (2010).
Dall'affresco all'olio su tela, dalle vetrate alla fusione bronzea, il testo descrive le tecniche adottate nel corso della storia della pittura e della scultura seguendone la scansione cronologica ma concentrando l'attenzione sugli aspetti esecutivi, come l'organizzazione delle botteghe artistiche e l'impiego dei materiali caratterizzanti le diverse arti. Vengono così evidenziate prassi rimaste inalterate per secoli, ma anche particolari innovazioni introdotte da alcune botteghe e poi sistematicamente adottate da altri artisti, che testimoniano la realizzazione di dipinti e sculture come opere collettive piuttosto che come frutto di geniali ma isolati artefici. Ne deriva un racconto in cui la pittura e la scultura sono viste nel loro farsi e in cui l'esame delle principali tecniche esecutive (pittura murale, su tavola, su tela, mosaico, vetrate, miniatura, scultura lapidea, lignea e bronzea) si intreccia alla testimonianza delle fonti documentarie dell'epoca e alle indagini scientifiche condotte nel corso dei più noti interventi di restauro effettuati nell'ultimo ventennio.
Alle 5 del mattino del 2 ottobre 1960, Holly Golightly cammina per la Quinta Strada in una New York deserta, con gli occhiali da sole scuri e un abito di Givenchy destinato a diventare leggendario: è così che inizia Colazione da Tiffany ed è con questa scena che si apre una nuova era per la società americana. Sam Wasson racconta la nascita, la realizzazione e le conseguenze film. Svela le avventure rocambolesche che sceneggiatore, regista, attori e produttori hanno dovuto affrontare per portare a termine una lavorazione piena di imprevisti; i trucchi messi in atto per passare illesi tra le maglie della censura e le intuizioni geniali che hanno permesso al film di superare un'accoglienza diffidente, di fare breccia nei cuori degli spettatori e di diventare un vero classico. Tutto parte dalla storia di una giovane comparsa che diventa un'icona di stile: Audrey Hepburn, con la sua grazia, riesce a guadagnarsi la fiducia di un pubblico eterogeneo e a conquistare mariti, mogli, genitori e figli. Nel momento in cui la società si sente soffocata nei vecchi panni del primo dopoguerra e scalpita aspettando un cambiamento, Audrey e Colazione da Tiffany propongono un cinema diverso, una moda nuova e uno stile di vita libero da polverosi moralismi. L'autore ripercorre la storia del film, i retroscena più significativi ma anche le sfumature più segrete.
"La Visitazione è un soggetto relativamente poco trattato rispetto all'Annunciazione di cui potrebbe essere il complemento naturale, per non parlare ovviamente della nascita e dell'infanzia di Gesù [...] Nella Visitazione il divino resta celato e cifrato, ed è proprio questa dissimulazione o questo ritiro, questa assenza a costituire la manifestazione stessa [...] Dal punto di vista teologico la Visitazione non ha una particolare importanza. Ma dal punto di vista dell'arte, enuncia una verità di fondamentale importanza: quando l'arte era religiosa, non si identificava mai senza resto al religioso. Essa mescolava sempre al sacro anche il suo segreto, o anche: glielo sostituiva."