
Fra tutte le statue che ci sono pervenute dal mondo antico, i due meravigliosi Bronzi di Riace sono quelle che più hanno colpito ed entusiasmato il pubblico. Perché? Certamente, all'origine del loro "successo" ci sono la bellezza straordinaria e la pregevolissima fattura del Giovane e dell'Uomo maturo. Ma non solo. A contribuire al loro fascino, è anche l'aura di mistero che tuttora li avvolge. Proprio partendo dalle numerose domande rimaste aperte, Alberto Angela prova in questo libro a farci rivivere, passo dopo passo, la storia dei Bronzi di Riace, come se la rivedessimo in un film. Ecco che, prendendoci per mano, ci accompagna nell'epoca e negli ambienti da cui presumibilmente provengono, va alla ricerca dei loro autori (evidentemente grandissimi artisti: forse proprio il leggendario Fidia?) e cerca di immaginare chi potessero raffigurare questi due splendidi personaggi maschili: Castore e Polluce? Un guerriero e uno stratego? E ancora: come furono forgiati? Con quale tecnica fu possibile renderne la capigliatura morbida o le vene che appaiono sotto pelle? Ma il percorso emozionante alla scoperta dei Bronzi non si ferma qui: in quali circostanze sconosciute finirono sul fondale del Mar Ionio? Vi furono buttati da una nave in una notte di tempesta? E la nave arrivò in porto o affondò? Quando accadde? Che lingua parlava l'equipaggio: greco, latino o addirittura goto?
"Questo non sarà mai un libro di Storia dell'Arte, con le due auliche maiuscole, non assomiglia a uno di quei tomi scolastici che hanno forse lasciato tedio e sonnolenza sui banchi di scuola, ma è piuttosto un viaggio esoterico nelle storie dell'arte." Forte della sua esperienza di autore e conduttore televisivo, Philippe Daverio non è mai banalmente divulgativo, non intende semplificare fenomeni complessi, ma affronta le vicende degli artisti, delle opere e dei committenti secondo un metodo d'indagine che è diventato la sua cifra personale: sa guardare da lontano o accostarsi per vedere da vicino. Ogni suo nuovo libro è un'avventura che apre nuove prospettive. Il "metodo Daverio" è applicato in questo caso al Rinascimento. Il periodo fondativo della cultura e dell'arte italiana acquista così nuova freschezza e vivacità, prende le mosse dalla pittura di Giotto, "un fulmine nella storia dell'arte", e si conclude con quel "talentaccio e caratteraccio" di Caravaggio, attraversando la curiosità anarchica di Leonardo, i cagnolini di Tiziano, l'eccentrica sensualità di Parmigianino e i sussulti religiosi di Michelangelo. L'allontanamento dalle categorie canoniche della storia dell'arte e la pratica dello spostamento del punto di vista si rivelano in particolare nelle Daveriologie, pagine nelle quali la curiosità impertinente dell'autore affronta nuove strade di lettura, attraverso accostamenti insoliti di capolavori e artisti lontani nel tempo e nello spazio.
Aggiornato al 2014, contiene 442 brani, di cui vengono riportati i testi e gli accordi.
La cupola della basilica di San Pietro è stata, da sempre, oggetto di letture acute ma settoriali che, prevalentemente, hanno indagato la struttura architettonica nel suo insieme. Poco risalto e scarse informazioni sono state date circa la conduzione del cantiere e le tecniche costruttive poste in opera e proprio questi aspetti, così poco indagati, vengono illustrati in quest' opera. La visione delle superfici architettoniche da punti di vista privilegiati, unitamente al confronto con le fonti mediate, alla ricerca d'archivio e alla raccolta iconografica ha permesso all'Autrice, mediante un lungo studio metodologico, di ripercorrere le fasi costruttive della cupola e restituirne la complessità storica, architettonica e decorativa, ma soprattutto le tecnologie e le scelte costruttive per essa adottate. Le indagini articolate hanno permesso di individuare e posizionare armature e cerchiature metalliche inserite in fase di costruzione, presidi lapidei e soluzioni tecniche che dimostrano la grande capacità e il ruolo concreto e innovativo operato da Giacomo Della Porta. Una serie di esami di laboratorio ha consentito, inoltre, l'integrazione dei dati acquisiti con lo studio documentario circa la provenienza delle materie prime e la preparazione dei materiali da costruzione.
Hanno inventato il 'beat', sono stati, assieme a Bob Dylan, i padri del rock, hanno scritto alcune delle canzoni più belle e famose del secolo scorso, hanno contribuito a rendere 'visibili' i giovani, hanno stabilito nuove regole d'abbigliamento e di vita, hanno fatto crescere i capelli a un'intera generazione, hanno cambiato alcune regole della nostra vita e molto, molto altro ancora. Il tutto con una dozzina di album, tutti passati alla storia, e in meno di dieci anni, tra il 1962 e il 1970. Un decennio rivoluzionario sotto molti punti di vista, così com'erano rivoluzionari i Beatles. Rivoluzionari erano il loro modo di stare in scena, il loro abbigliamento, i loro atteggiamenti privati e pubblici, la loro ricerca sonora, il modo di comporre, di usare lo studio di registrazione, di proporsi in pubblico, di sparire dalle scene, e la lista potrebbe continuare a lungo. La musica pop, tutta la musica pop, ha un enorme debito verso i Beatles. Non soltanto le band e gli autori che hanno deliberatamente preso spunto dalla loro lezione, ma anche chi, per contrasto, l'ha rifiutata, perché entrambi, i 'favorevoli' e i 'contrari', hanno dovuto fare i conti con gli straordinari cambiamenti, le radicali innovazioni, le incredibili invenzioni dei quattro di Liverpool. Innovazioni che hanno cambiato in maniera radicale il volto della musica popolare, l'hanno trasformata, aperta, liberata, portandola a essere arte.
La Bibbia ci insegna che a un certo tipo di architettura corrisponde un determinato linguaggio: rileggendo l'episodio della torre di Babele si comprende che Dio "costringe" gli uomini a dialogare. L'uomo cosa vuole esprimere quando si lancia nell'impresa della costruzione? Con la padronanza della tecnica vuole forse innalzarsi al livello del divino, mostrando di essere un creatore, o edificare qualcosa di importante che possa essere immagine del mondo?
La raccolta aggiornata dei canti RnS, con 442 brani, in formato tascabile che consente un pratico e veloce utilizzo in ogni occasione.
Come nasce una mostra? Qual è il ruolo del curatore? Perché possiamo considerarci tutti curatori? Intrecciando ricordi personali e professionali legati alla sua poliedrica attività in ambito artistico, Hans Ulrich Obrist spiega che curare, in fondo, è "un tentativo d'impollinazione fra culture, o un modo di disegnare mappe, che schiude percorsi nuovi attraverso una città, un popolo o un mondo". Magneticamente sospeso tra la narrazione autobiografica e la riflessione sulla curatela come pratica culturale nient'affatto limitata ai musei, l'impresario teatrale Sergej Djagilev, fondatore dei Ballets Russes ed eroe personale di Obrist, fu un curatore eccezionale per il suo talento nel coinvolgere sensibilità artistiche differenti, "Fare una mostra" è un libero viaggio tra incontri e conversazioni, illuminanti e mai convenzionali, con gli artisti, gli scrittori e gli intellettuali che più hanno ispirato Obrist. Rimbalzando vivacemente tra mostre, festival internazionali, continenti e secoli, ci restituisce il profilo di una professione tutt'altro che chiusa in se stessa, fino a suggerirci che la proliferazione di idee, informazioni e oggetti che qualifica il mondo contemporaneo non lascia alternativa: selezionare al meglio, curare i nostri contenuti è un esercizio irrinunciabile della quotidianità, un gesto di sopravvivenza che ci riguarda tutti. Scritto con Asad Raza. Con un "Ritratto di Hans Ulrich Obrist" di Gianluigi Ricuperati Con e-book scaricabile fino al 31-12-2014.
Una guida al cinema di fantascienza che traccia un percorso storico dalle pellicole mute e in bianco e nero dei pionieri della Settima Arte, ingenue ma affascinanti, a quelle tridimensionali dei giorni nostri. Dai fondali di cartapesta di "Viaggio nella Luna" di Georges Méliès (1902) alla computer grafica di "Avatar" di James Cameron (2009), dal celebre "Metropolis" di Fritz Lang (1927) al nuovo "RoboCop" di José Padilha (2014). Si passa poi ad analizzare capolavori come "2001: odissea nello spazio" o "Il mondo perduto", passando per le saghe mitiche di "Star Trek", "Guerre stellari", "Terminator", "Ritorno al futuro" o "Alien". Senza dimenticare i film di culto come "Blade Runner", "Gattaca", "Matrix" e le numerosissime pellicole da riscoprire (Il mostro della Laguna Nera, RX-M destinazione Luna, Saturn 3 e altre). Una piacevole guida che evidenzia i progressi tecnologici (il sonoro, il colore, l'evoluzione degli effetti speciali, il 3D), considerando i rapporti con la storia del cinema in generale e riflettendo sui grandi avvenimenti di cronaca che, influenzando l'immaginario collettivo, si rispecchiano nella cinematografia (le guerre mondiali, gli avvistamenti di ufo, il passaggio della cometa di Halley, la Guerra Fredda, i cataclismi naturali, l'u settembre...). Il volume è arricchito da numerosi box dedicati a temi specifici o sottogeneri, oltre che alle personalità che hanno contribuito alla filmografia.
"Per comprendere Romanino bisognava intendere il senso e la portata della rottura da lui operata nei confronti del paradigma classico dominante, soprattutto a Venezia. E tale comprensione è iniziata con Roberto Longbi, mediante la sua rivalutazione della pittura lombarda, in particolare di quella bresciana. Longhi ha visto in essa addirittura precedenti caravaggeschi. Di conseguenza, il giudizio di quella pittura, giudicata 'provinciale' in senso negativo, si è capovolto in positivo, e sono state indicate le novità che vi emergevano e la loro importanza. Longhi conosceva Romanino molto bene, ma non lo inseriva espressamente fra i precursori di Caravaggio. Tuttavia proprio a seguito delle sue interpretazioni della pittura bresciana, non pochi studiosi lo hanno considerato, e giustamente, un precursore di Caravaggio. Ma è stato soprattutto Giovanni Testori che ha contribuito a tracciare le connotazioni del nuovo paradigma ermeneutico con la metafora della pittura di Romanino come 'dialetto figurale', o semplicemente di 'dialetto', in contrapposizione al paradigma accademico dominante. Testori ha addirittura rafforzato questa sua metafora con quella anche più forte della pittura di un 'barbaro'. Dalle sue osservazioni si giunge a comprendere l'espressionismo' di Romanino, che sotto certi aspetti - anticipa in nuce ben tre secoli e più di storia." (dalla prefazione di Giovanni Reale)
In un momento storico che sorprende il cinema nel mezzo di un passaggio non ancora compiuto, di una trasformazione in pieno svolgimento, è impossibile pretendere di scrivere la storia del presente cinematografico. Si può provare, invece, a tracciare una mappa provvisoria e mutante degli scenari che circondano e influenzano il senso, il ruolo, il destino del cinema all'alba del nuovo millennio. Dall'influenza delle nuove tecniche a disposizione (digitale, virtuale, motion-capture, 3D) ai nuovi modelli narrativi (la frammentazione, la modularità, il documentario e la ridefinizione del concetto di realtà), dalla nascita della nuova "nuova Hollywood" al rapporto, sempre più fitto, con i nuovi media visuali (internet e serie Tv), il volume esplora i contesti sociopolitici del post-11 settembre, individua i temi e i protagonisti, e ci propone una selezione dei film più rappresentativi dal 2000 a oggi. Più che una storia del cinema contemporaneo, dunque, le forme e i margini di un'istantanea capace di fotografare l'attualità e di restituire possibili linee di fuga di un medium mai stato così instabile.
Quando, nel 1943, le armate di Hitler occuparono l'Italia, misero le mani sui più importanti tesori artistici dell'umanità. Come avevano già fatto in tutta Europa, si dedicarono al saccheggio sistematico delle bellezze del nostro Paese: capolavori del Rinascimento, tesori vaticani, preziosi manufatti antichi. Alla vigilia dell'invasione alleata, il generale Dwight Eisenhower incaricò della protezione di questo immenso patrimonio una nuova tipologia di soldato. Erano nati i Monuments Men. Nel maggio del 1944 due improbabili eroi statunitensi, l'artista Deane Keller e lo storico dell'arte Fred Hartt, partirono da Napoli per la più grande caccia al tesoro della storia. Le truppe tedesche in ritirata verso Nord, agli ordini del generale Karl Wolff, avevano infatti l'ordine di trasportare quante più possibili opere d'arte entro i confini del Reich. Giocando contro il tempo e i rischi che minacciavano i capolavori e la loro stessa vita, Keller e Hartt guidarono la loro piccola task force sulle tracce del bottino di guerra dei nazisti: reperti di età romana, tele, capolavori di Michelangelo, Donatello, Tiziano, Caravaggio e Botticelli. Un patrimonio inestimabile che strapparono al nemico con diplomazia, intelligenza e determinazione. Ricostruito con minuziose ricerche, "Monuments Men: missione Italia" conduce il lettore in un viaggio emozionante lungo lo Stivale, da Milano, dove il Cenacolo vinciano si salvò per miracolo dai bombardamenti, al cuore del Vaticano.

