
Poeta, scrittore e regista, per tutta la vita bollato come ateo, omosessuale e marxista, ferocemente ucciso nel 1975, in realtà Pasolini è stato un intellettuale capace di stare vicino al popolo, agli ultimi, ai deboli, agli oppressi, nel più evidente insegnamento evangelico, pur nella fragilità di un’esistenza contraddittoria. Il libro ruota intorno al Vangelo secondo Matteo, il film della sua carriera, giudicato dalla critica la miglior pellicola mai girata su Cristo e, anche se Pasolini non crede che Cristo sia il figlio di Dio, ma crede che in Lui l’umanità sia così alta, pura e rigorosa da essere divina, il libro testimonia una vita di ricerca e di comunicazione di Cristo, attraverso l’esperienza sconvolgente del Vangelo.
Nonostante il ritratto abbia avuto un ruolo essenziale nella pittura degli impressionisti (in particolare nella produzione di Degas e Renoir) e sia stato oggetto di un'autentica ridefinizione nell'ambito della scultura, soprattutto ad opera di Rodin, il genere in sé non ha mai suscitato grande attenzione. Come spiega Guy Cogeval, sembra quasi che gli storici dell'arte abbiano trascurato il fatto che la ritrattistica - probabilmente a causa del suo legame col modello - è stata il veicolo privilegiato di quell'avanguardia pittorica che si impose nella scena artistica a partire dagli anni sessanta dell'Ottocento. Fino all'autoritratto, che pure scandisce l'intera carriera di Cézanne, la cui ricchezza psicologica sarà riconosciuta dalla critica nell'opera degli eredi immediati dell'impressionismo come Gauguin e Van Gogh. Realizzato in occasione dell'esposizione romana, il volume presenta oltre sessanta ritratti dipinti o scolpiti appartenenti alle collezioni del Musée d'Orsay, uno dei musei più importanti al mondo, opere capitali realizzate da artisti francesi che sono oggi tra i più noti della storia dell'arte: Édouard Manet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Frédéric Bazille, Camille Pissarro, Paul Cézanne, Berthe Morisot o ancora Auguste Rodin.
La smart city è il crocevia delle conoscenze tecnologiche ma anche il luogo nel quale uomo, contesti e tecnologia interagiscono allo scopo di migliorare la qualità della vita dei cittadini. L'interdisciplinarietà delle soluzioni possibili richiede nuovi strumenti di classificazione e di pianificazione integrata, che consentano di identificare e sviluppare interventi di supporto alle nuove funzioni urbane (energia, rifiuti, mobilità, etc.). Questa nuova edizione del volume, aggiornata e ampliata rispetto alla precedente, è divisa in tre parti. La prima è una sezione introduttiva che tratta le definizioni, le politiche e gli strumenti utilizzati a livello europeo per lo sviluppo e la classificazione di una smart city. La seconda presenta una selezione di esempi di città, europee ed asiatiche, che hanno sperimentato tecnologie e strategie in grado di renderle smart. La terza affronta le tematiche emergenti nel contesto descritto. Esperienze di governance partecipativa (l'Electronic Town Meeting nella città di Palermo) e tecnologie abilitanti alla pianificazione e gestione urbana intelligente (dalla produzione da fonte rinnovabile alle tecnologie Internet of Things) sono alcuni dei temi trattati. Il volume, corredato da un allegato multimediale, si conclude con un'interessante proposta di pianificazione energetico-territoriale smart sull'isola di Pantelleria.
Quando Francesco fui nominato papa, nel 2013, il mondo guardava attonito. Da quel momento il suo semplice messaggio di misericordia, umiltà e rinnovamento ha raggiunto tante culture e generazioni. National Geographic celebra un'importante fase della storia vaticana con questo spettacolare ritratto dell'amato pontefice della solenne istituzione che egli rappresenta. Le toccanti e inedite immagini del fotografo Dave Yoder - scattate all'interno del Vaticano - costituiscono, insieme all'esclusiva inchiesta dell'autore di best-seller Robert Draper, un'elegante e interessante rappresentazione della storia, della fede e di un mondo in cambiamento.
È bello e consolante "celebrare" i frutti di autentica vita cristiana della diocesi di Spoleto-Norcia attraverso il tempo: perché la grazia dello Spirito che vivifica e santifica la Chiesa è come un fiume carsico che scorre sotterraneo e di tanto in tanto appare in superficie, dando origine a figure particolarmente significative. L'800 è stato nella valle spoletina un tempo straordinario nel quale diverse figure di uomini e donne afferrati dallo Spirito hanno seguito il Signore con cuore indiviso e generosità apostolica, rendendo particolarmente visibile la fecondità del Vangelo.
Le Scuderie del Quirinale di Roma, il Kunstforum di Vienna e l'Académie de France à Rome presentano una grande retrospettiva dell'opera di Balthus. L'esposizione si soffermerà sui legami molteplici e costanti tra Balthus e l'Italia. La mostra, allestita in due sedi, le Scuderie del Quirinale e Villa Medici, presenta, accanto a una selezione di disegni e fotografie, oltre ottanta dipinti provenienti da importanti musei e collezioni private internazionali. Affascinato in gioventù dai maestri del Rinascimento toscano, in particolare da Piero della Francesca e Mantegna, Balthus concepì i suoi quadri attingendo a una riflessività e una chiarezza logica ereditate dall'Italia magnificata dal poeta Rilke o dallo storico dell'arte Meier-Graefe. L'amore di Balthus per l'arte italiana iniziò nel 1961, nel corso del suo lungo soggiorno a Roma come direttore di Villa Medici; In quel periodo studiò a fondo le tecniche del disegno e dell'affresco e ideò progetti di restauro del palazzo e dei giardini, ispirandosi in maniera originale, a volte ambigua, al rapporto tra il passato e il presente. Il catalogo presenta l'opera di Balthus seguendo un itinerario tematico scandito da confronti utili a evidenziare l'influenza di modelli letterari, a sottolineare l'importanza di alcune amicizie (Artaud, Derain e Giacometti), o a illustrare i procedimenti tipici della sua pittura, il modo peculiare di impiegare i modelli, il disegno, la fotografia e la scenografia dei suoi atelier.
Con un taglio di lettura che analizza funzioni, soggetti e tecniche, e non prevede discussioni su personalità artistiche, cronologie e stile, i contributi del volume fanno emergere il forte radicamento storico dell'arte medievale, cioè il suo contesto. Pur senza carattere di rigida sistematicità, il volume - che non è rivolto a una tipologia di lettore in particolare, ma insieme a studenti, studiosi e cultori della materia - costituisce un ampio sguardo scientifico sul millennio medievale in Occidente.
"La memoria è un caleidoscopio. Immagini ed emozioni sono i suoi frammenti di vetro, che col tempo ci plasmano e nel tempo compongono forme sempre diverse. In questo libro ho raccolto i miei frammenti, le mie foto, i miei disegni. Quel che vedo quando penso a quel che sono."
Da Van Gogh a Picasso, da David a Boccioni, da De Pisis a Clemente: Alberto Boatto ripercorre la storia dell'autoritratto dall'inizio del moderno fino al suo tramonto. Il volume, qui proposto in una nuova edizione arricchita di nuovi profili e nuove immagini, è suddiviso in due parti: nella prima l'autore risponde alla domanda "che cos'è un autoritratto?"; nella seconda presenta circa novanta autoritratti, commentandoli e interpretandoli.
Perché i film ci appaiono così reali mentre sono tanto scopertamente artificiali? Perché, pur restando fermi nelle nostre poltrone, abbiamo la sensazione di muoverci e orientarci nello spazio virtuale dello schermo? Un neuroscienziato e un teorico del cinema analizzano alcuni grandi capolavori (Notorious, Persona, Shining, Il silenzio degli innocenti) a partire dal tipo di coinvolgimento che questi film esercitano sul corpo degli spettatori e dalle forme di simulazione prodotte dai movimenti della macchina da presa e dal montaggio. Le analisi sono sostenute da esperimenti neuroscientifici e sono ispirate dalla scoperta dei neuroni specchio e dalla teoria della "simulazione incarnata". L'obiettivo è comprendere i molteplici meccanismi di risonanza che costituiscono uno dei grandi segreti dell'arte cinematografica e riflettere sul potere delle immagini in movimento, che in forme sempre più nuove e pervasive fanno parte della nostra vita di tutti i giorni.
"Letteralmente: dal cielo alla terra, ovvero da Michelangelo a Caravaggio. Dal 'Giudizio universale' a 'I bari'. In pochi anni il mondo di tutte le perfezioni possibili si rovescia in un gruppo di giocatori, sporchi e ubriachi, all'osteria. La pittura della realtà, dunque. La fine di un modello ideale per poter, infine, puntare l'unico obiettivo degno del nostro sguardo: il vero. Non esercizi astratti sulle forme, quelli dei pittori toscani che guarderanno come a un miraggio a Michelangelo, primo fra tutti il Vasari, ma il confronto con una realtà, anche cruda, che attende di essere fedelmente riprodotta, e che una mente aperta la veda nitidamente e la stampi con assoluta evidenza. Dal tormento interiore di Rosso, Pontormo, Bronzino, Beccafumi, al lento riemergere della verità della natura in Vincenzo Campi, Moroni, Passerotti, Annibale Carracci. In questo percorso un posto a parte hanno i veneti, nell'indicare un sentimento profondo delle persone e delle cose: Tiziano, Lorenzo Lotto, Veronese, Tintoretto e, soprattutto, Bassano. Incamminati verso il vero i padani, lombardi ed emiliani, Moretto, Savoldo, Romanino, Dosso Dossi e Bastianino. Solitario e aristocratico Parmigianino. Un secolo di ricerche e sperimentazioni, dopo e oltre Raffaello. Cielo e terra, in diversi momenti e luoghi, si scambiano le parti, fino alla definitiva conquista del vero in Caravaggio". (Vittorio Sgarbi) Introduzione di Luca Doninelli.
Per lungo tempo la storia è stata raccontata così: fra Sei e Ottocento, gli artisti europei arrivavano (più o meno obbligatoriamente) in Italia, dove a contatto con un paesaggio ancora simile all'Arcadia, e con le maestose rovine della civiltà classica, trovavano il senso di un mestiere che avrebbero poi passato il resto della vita a perfezionare. Di questa parabola fin troppo lineare il nuovo libro di Anna Ottani Cavina costituisce una variante piena di scoperte e di sorprese. È vero, sostiene Ottani Cavina in questa sua arringa illustrata, gli artisti del Nord in Italia trovavano qualcosa, come la luce, cui gli studi non li avevano preparati; e, anche questo è vero, il trauma culturale e visivo li portava a modificare i loro stessi strumenti, l'uso che ne facevano: a esasperare il disegno, ad esempio, oppure, in una gran quantità di casi, ad abbandonarlo del tutto. Ma in questo modo non lavoravano a una replica fedele di quanto avevano visto, e vissuto: piuttosto, uno schizzo alla volta, una tela dopo l'altra, Poussin, Thomas Jones, Granet e molti altri cominciavano in realtà a costruire quasi dal nulla quel luogo dell'immaginazione e della memoria che da allora tutti noi, credendo di conoscerlo da sempre, chiamiamo Italia.