
Oggi si assiste a un crescente interesse per l'arte e a una parallela scarsa conoscenza della Bibbia. Il volume propone la rilettura di cinquanta scene tra Antico e Nuovo Testamento, abbinandole a una o più opere d'arte, per riconoscere e decifrare simboli, personaggi ed episodi biblici così come li hanno interpretati e "riscritti" alcuni tra i più grandi pittori della storia dell'arte di tutti i tempi. I singoli soggetti sono riprodotti per intero e poi riproposti evidenziando qualche particolare, e viene spiegato il significato di uno stile, l'uso di determinati colori, la corrente di pensiero a cui l'artista aderisce, qualche esperienza di vita sia spirituale sia umana. Alcune opere sono messe a confronto con altre versioni raffiguranti lo stesso episodio biblico, secondo l'interpretazione di artisti diversi, per far risaltare affinità e originalità di ognuno. Completa il volume un Glossario, le referenze cronologiche in riferimento ai pittori, una cartina geografica della Palestina tra l'Antico e il Nuovo Testamento e indice dei luoghi della Bibbia e dei pittori.
Il volume Luigi Valadier e la sua famiglia. 1720-1798 è stato scritto direttamente in italiano da Alvar González-Palaciòs e tradotto in inglese per la lussuosa edizione della Frick Collection del 2018 che accompagnava la mostra curata dall’autore e da Xavier F. Salomon. È la prima monografia su Luigi Valadier, il più famoso argentiere, fonditore di bronzi, disegnatore e ornatista del Settecento in Italia, celebre in tutta Europa. Fra i suoi clienti spiccavano vari regnanti, principi e pontefici: Gustavo III di Svezia, Pio VI, l’erede al trono di Russia, l’Elettore Palatino. A Roma, le più grandi famiglie papali (Chigi, Odescalchi, Borghese, Rezzonico) furono sue protettrici. Luigi Valadier era a capo di una bottega che contava poco meno di cento lavoranti; ma nonostante la gloria, si trovò talmente indebitato per la mostruosa morosità dei suoi ricchissimi committenti che finì col togliersi la vita, nel settembre del 1785. Nel volume vengono esaminate tutte le sue opere note, molte delle quali inedite – come due importanti argenti del padre Andrea. E si scopre infine anche il ruolo che ebbe il figlio di Luigi, Giuseppe, nella direzione della bottega. Giuseppe era architetto di fama, ma intervenne saltuariamente nella progettazione di opere preziose. Tutti questi oggetti sono illustrati anche dai disegni provenienti dai fondi grafici della bottega, custoditi in vari musei e collezioni private. La monografia si compone di undici capitoli, seguiti da una cronologia dell’attività di Luigi Valadier, del padre francese Andrea, e del figlio Giuseppe, a partire dalla nascita di Andrea in Francia nel 1694 fino alla morte di Pio VI nell’esilio a Valance nel 1799.
L'elemento più sorprendente della produzione di Renzo Piano è la varietà dei lavori realizzati: edifici che spaziano in un ampio spettro di tipologie diverse e che comprendono varietà di forme, materiali e strutture. Si passa dal gigantesco aeroporto di Kansai, all'edilizia popolare di rue de Meaux a Parigi, dallo stadio di San Nicola di Bari, al Centro culturale Tjibaou a Nouméa, in Nuova Caledonia. Nell'ultimo decennio ha lavorato dal nord della Francia al Mezzogiorno d'Italia, dal sud del Giappone a isole nel bel mezzo del Pacifico. Questo volume presenta le varie opere di Renzo Piano, i suoi studi, la sua carriera e la sua "filosofia" professionale.
II volume, costruito come un vero e proprio corso di fotografia, vi guida in ogni aspetto del processo creativo: imparerete così ad affinare le vostre capacità, a sviluppare l'occhio da fotografo e a correggere e migliorare via software le vostre immagini. Con spiegazioni esaurienti, esercitazioni pratiche, progetti illustrati passo passo ed esempi tratti dal lavoro di giovani professionisti, l'autore insegna a sfruttare al meglio la libertà creativa offerta dalla fotografia digitale.
In occasione del cinquantesimo anniversario della nascita dell'Istituto Giapponese di Cultura di Roma, Japan Foundation, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Museo d'arte moderna di Kyoto organizzano, per la prima volta in Italia, un'ampia mostra dedicata all'arte giapponese del Novecento, un periodo ancora poco esplorato di intense trasformazioni che va dalla restaurazione dell'Imperatore Meiji nel 1868 alla fine della seconda guerra mondiale. La mostra comprende complessivamente 111 dipinti e 59 opere d'arte decorativa provenienti dai più importanti musei e collezioni private giapponesi.
Suddiviso in tre sezioni, 1860-1918 (a cura di Manolo De Giorgi), 1919-1945 (a cura di Andrea Nulli) e 1946-1980 (a cura di Giampiero Bosoni), il volume scandaglia, settore per settore, tutti gli ambiti della produzione industriale in cui lo stadio del progetto ha via via assunto le caratteristiche che oggi sono comunemente associate al termine "design". Dagli ombrelli alle biciclette, dal dibattito sulle arti decorative alla produzione di arredamento della casa popolare, dalle locomotive alle macchine per il caffè, dalla Topolino alle macchine Olivetti, l'avventura del disegno industriale italiano e dei suoi protagonisti famosi in tutto il mondo trova una sistemazione enciclopedica in questo libro.
Questa "Storia del restauro" nacque, nella sua prima edizione del 1973, per incoraggiamento di Roberto Longhi, che le destinò il saggio introduttivo. Il volume, successivamente ripreso in funzione di una maggiore sinteticità e di un ampliamento dell'arco cronologico, comprende anche l'intera vicenda dell'Ottocento italiano, con un dibattito che consente di ricostruire la genesi dei criteri-guida che hanno condizionato la conservazione del patrimonio artistico anche nel nostro secolo.
In questo itinerario multidisciplinare su un archetipico chiave della cultura occidentale si parte dalle grotte degli dèi dell’antichità classica, dal grembo divoratore di Cronos alla grotta della follia e dell’ebrezza di Dioniso, cui si affianca la grotta del mito platonico. Nell’immaginario cristiano compare il grembo di Maria, madre di Dio, che è la vera grotta della rinascita, presente nell’arte rinascimentale e barocca in alcuni capolavori come la Vergine delle rocce di Leonardo e La morte della Vergine di Caravaggio. Anche nell’architettura sacra ritroviamo questo potente archetipo, ad esempio nel battistero, che è una sorta di grotta della rinascita alla "vita nuova". Ad accompagnare una riflessione che si muove fra teologia, filosofia, arte e architettura numerose illustrazioni a colori di opere d’arte di ogni tempo.
Il volume è dedicato agli affreschi della Cappella degli Scrovegni dopo i recenti restauri; le immagini sono accompagnate da brevi commenti che guidano la lettura. Pregevole la presentazione di Claudio Bellinati, direttore della Biblioteca Capitolare di Padova. «Ultimato il restauro pittorico della Cappella di Giotto all'Arena di Padova (2002), si evidenziano nuovi studi sulla iconografia e iconologia del capolavoro trecentesco. Ci chiediamo innanzitutto: a quale fonte spirituale e storica ha guardato il grande pittore? "La bellezza salverà il mondo", scriveva Fëdor Dostoevskij. Ma "quale bellezza?" egli si chiedeva. Dopo aver premesso che "la bellezza è un enigma", afferma apertamente che "Cristo è la meraviglia della storia". Non si tratta soltanto di cercare una estetica, un gioco di prospettiva o di colori. La bellezza è lo splendore della verità. Prima ancora di esprimere giudizi, la bellezza prepara l'animo alla contemplazione, attraverso il silenzio. Diventa così liberazione dal limite, dal soggettivismo. Era quello che aveva compreso Platone e, secoli dopo di lui, lo stesso Dostoevskij, insieme con Solov'ev e Evdokimov. È ciò che avviene anche nella contemplazione dell'opera di Giotto. Si avvera quanto afferma il Bouleau: il colore diviene musicalità, la musicalità apre l'animo alla percezione della verità; e la verità rende liberi».
Il ciclo di avori conservato nel Museo Diocesano di Salerno è il più vasto giunto sino a noi dall’età medioevale. Si compone di sessantasette pezzi. Diciotto tavolette sono dedicate al ciclo iconografico dell’Antico Testamento, diciannove a quello del Nuovo; i rimanenti sono medaglioni o frammenti decorativi di quello che con tutta probabilità costituiva il rivestimento prezioso di una cattedra episcopale.
L’ampiezza del ciclo e la straordinaria raffinatezza della sua esecuzione, dovuta a maestri verosimilmente salernitani dell’XI secolo, ne fanno uno dei capolavori dell’arte medioevale.
Schede di Serena La Mantia
Fotografie di Marcello De Masi
Curata da Claudio Strinati, questa monografia indaga la figura del celeberrimo e celebratissimo "genio lombardo" secondo un'ottica radicalmente innovativa e aggiornata. Ad alcuni tra i più accreditati studiosi mondiali dell'artista è stato chiesto di indicare e descrivere il loro Caravaggio preferito. Ne nasce un volume originale di alto valore scientifico, ma al tempo stesso profondamente umano, partecipato, soggettivo. Tra le opere provenienti dai principali musei di tutto il mondo e commentate criticamente dagli esperti spiccano la Deposizione (Francesco Buranelli), il Sacrificio di Isacco (Cristina Acidini Luchinat), la Canestra di frutta (Claudio Strinati), Amor vincit Omnia (Bernd Lindemann), Bacco (Antonio Paolucci), la Cena in Emmaus (Rossella Vodret). E ancora la Flagellazione di Cristo (Nicola Spinosa), la Conversione di Saulo (Alessandro Zuccari), il Riposo durante la fuga in Egitto (Maurizio Calvesi), Giuditta decapita Oloferne (Mina Gregori), David con la testa di Golia (Christina Hermann Fiore), l'Adorazione dei pastori (Gioacchino Barbera), San Giovanni Battista (Sergio Guarino), San Girolamo scrivente (Stefania Maciocie).

