Il "Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune" - firmato nel 2019 ad Abu Dhabi da papa Francesco e lo Shaykh di Al-Azhar Ahmad al-Tayyeb - resta un evento storico di portata mondiale. In quella occasione i due protagonisti discussero, fra l'altro, del progetto della Casa della famiglia di Abramo (Abrahamic Family House), edificio destinato ad accogliere una moschea, una chiesa e una sinagoga a una ventina di minuti dall'aeroporto di Abu Dhabi, in funzione del dialogo fra le tre fedi. Nonostante i proclami, non ci si può nascondere che per gli uomini e le donne del nostro tempo è diventato sempre più difficile riconoscersi come un'unica grande famiglia umana. In questo confronto a due voci, i due studiosi Adnane Mokrani e Brunetto Salvarani riflettono senza infingimenti, anche di fronte alle tensioni internazionali e ai conflitti in cui l'elemento etnico-religioso sembra essere tornato prepotentemente alla ribalta. Nessun documento può cambiare il mondo. La lettera non ci cambia, invece la parola che diventa vita ed etica trasforma e dà speranza per il cambiamento. Questo vale anche per il "Documento sulla fratellanza umana" e per l'enciclica Fratelli tutti. Non è una dichiarazione scritta che cambia le cose, siamo noi che cambiamo la realtà, quando applichiamo i valori di quei testi nelle nostre vite. La vera domanda è: fino a che punto siamo seri nell'adottare quelle parole?
Il coraggio di riproporre oggi nella sua forma integrale la prima edizione di Le chiese cristiane e l'ebraismo. 1947-1982 è dato dal fatto che essa riporta i principali documenti relativi ai rapporti fra i cristiani e gli ebrei che sono stati pubblicati negli anni Sessanta e Settanta, cioè nell'epoca nella quale si è realizzata la grande conversione, prima nella chiesa cattolica e poi anche nelle altre chiese cristiane, nell'attenzione all'ebraismo e nell'atteggiamento verso gli ebrei. A dieci anni di distanza dalla promulgazione del documento conciliare Nostra Aetate, i vescovi americani potevano scrivere: "Questo decen - nio ha rappresentato un periodo unico nella storia della chiesa per le relazioni fra cristiani ed ebrei" (1975). Ed è in quest'epoca che si avvia quel nuovo rapporto di dialogo e di fraternità fra cristiani ed ebrei che ha consentito di giungere oggi, allargando il campo anche ad altri sog - getti, alla pubblicazione di un'enciclica come Fratelli tutti che ci invita a realizzare una fraternità universale per assicurare un futuro di giustizia e di pace alla nostra umanità e alla nostra Terra.
Nella storia dell'Italia cattolica del Novecento, Evasio Colli - per una breve stagione vescovo di Acireale e dal 1932, per oltre un quarantennio, vescovo di Parma - è stato una delle più autorevoli figure dell'episcopato italiano preconciliare, qui per la prima volta oggetto di una compiuta biografia. Grazie a un'ampia bibliografia, frutto di un attento scavo di fonti archivistiche e memoralistiche, emerge un ritratto a tutto tondo, con le sue luci e le sue ombre, tratteggiato con la libertà di espressione consentita dai cinquant'anni e oltre che ci separano dalla morte del presule.
Breve ma intensa la vita di Nicola d'Onofrio, religioso Camilliano ucciso da un male incurabile a 21 anni e proclamato Venerabile da papa Francesco nel 2018. Nato nel 1943 da genitori contadini e sinceramente cristiani in un Abruzzo sconvolto dalla guerra, si scopre prestissimo chiamato al sacerdozio, alla vita religiosa e al servizio dei malati nell'Ordine di S. Camillo, originario del suo stesso territorio.
Mai come oggi ci sentiamo estremamente vicini all'esperienza di Giobbe, una figura straordinaria della sapienza biblica. Egli è l'uomo che, schiacciato da una sventura inspiegabile, rivendica e protesta tutta la propria innocenza, costringendo Dio a dare ragione del mistero del male. Nella sua lotta con Dio, troviamo una profezia della grande prova che anche Gesù ha dovuto attraversare durante i giorni della sua passione: accettare da innocente la sofferenza di una condanna ingiusta e immeritata, dovendo attraversare tutto il dramma di un simile dolore in totale e assoluta solitudine, al punto da gridare al Padre: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?". Alla luce delle figure di Giobbe, cammino di Quaresima e Gesù, abbiamo voluto dunque leggere il tempo di pandemia che stiamo vivendo, come un momento di messa alla prova dell'intera umanità, che deve ripartire dopo aver trovato risposte nuove e per nulla banali ai gravi problemi della contemporaneità. In questo ci siamo lasciati illuminare anche dall'insegnamento di papa Francesco che non ha fatto mancare la sua parola durante i drammatici giorni del contagio e nella delicata fase della ripresa.