"Una canzone per mio padre" è la storia di Bart Millard e di come sia arrivato a scrivere una canzone (I Can Only Imagine) vincitrice del doppio disco di platino, che ha emozionato milioni di persone in tutto il mondo. Lo vediamo dapprima bambino, abbandonato dalla madre e in balia di un padre violento e dipendente dall'alcol; poi adolescente, intento a nascondere i suoi problemi davanti alla fidanzata e a cercare l'ammirazione paterna, inseguendo un sogno non suo, il football americano, precedentemente praticato dal padre. La vita di Bart però ha una svolta, quando scopre - per caso - il suo talento canoro. Dopo il liceo, complice una convivenza con il padre sempre più insostenibile, Bart fugge di casa e si unisce a una band giovanile, che diviene la sua seconda famiglia, con cui gira l'America su un camper. I cinque ragazzi vivono alla giornata, mantenendosi con piccoli concerti nei locali, sino all'incontro con un produttore di successo, Brickell, che farà comprendere a Bart l'importanza di prendere in mano la propria vita, senza "fuggire" dal proprio dolore. Solo dopo un profondo lavoro interiore, Bart riuscirà a ricongiungersi al padre, scrivendo la sua canzone più bella, che cambierà la sua vita e quella di molte altre persone.
Ogni contatto di Origene con la Parola e preghiera: queste Omelie sono un chiaro esempio.
Paolo nacque, visse e morì da ebreo. Non fu un apostata ma un figlio d’Israele che facendosi seguace di Gesù aderì a un movimento messianico e apocalittico di riforma all’interno del giudaismo. Senza sminuire alcuno dei suoi aspetti più originali e creativi, l’indagine restituisce il contesto ebraico della predicazione paolina incentrata non su un messaggio di esclusione ma sull’annuncio della misericordia di Dio per i peccatori. Secondo una certa tradizionale interpretazione cristiana, Paolo avrebbe presentato il battesimo e la fede in Cristo come unica ed esclusiva via di salvezza. Ma quando si rileggono gli scritti di Paolo all’interno del giudaismo del I secolo, le sorprese non mancano. Per Paolo la giustificazione offerta ai peccatori attraverso la morte del Cristo non sostituisce la Torah e la legge naturale, che restano le vie primarie di salvezza, ma a loro si aggiunge: i giusti ebrei hanno la Torah; i giusti tra le genti hanno la loro coscienza; e i peccatori, le pecore perdute della casa d’Israele e tra le nazioni che siano cadute senza speranza sotto il dominio del male, hanno il Cristo al cui perdono potersi fiduciosamente affidare.
Cosa ha da dire Giovanni della Croce al «giovane che vive sul divano [...] che va in pensione a 20 anni», per usare una forte immagine di papa Francesco? Questo testo confronta la realtà di dipendenza dalla tecnologia e dai social network unitamente all'opinione di una buona fetta di gioventù "atea per delusione", con la spiritualità del dottore mistico Giovanni della Croce. Il testo mette in luce l'attualità del Dottore Mistico che dimostra una profonda conoscenza delle dinamiche del conflitto interiore di fronte alle contraddizioni degli appetiti della natura sensibile che assediano da sempre la spiritualità umana. I suoi consigli sono al contempo sia la base per comprendere l'affettività autentica rivelata dal Cristo sia un tentativo di risposta al modo di pensare e di relazionarsi dei giovani scettici di oggi. Riscoprire la ricchezza dell'incontro concreto è l'augurio di questo libro.
Todo lo esencial del María Moliner ha pasado sin menoscabo a su versión reducida. El corpus actual del Abreviado está constituido por 45.000 entradas, algunas más si entran en el cómputo los derivados incluidos como sublema, un repertorio que supera en un doce por ciento el del anterior, lo cual es resultado del notable incremento de vocesque aporta la tercera edición con respecto a la segunda. Es una cobertura importante que ofrece una visión precisa del español vigente hoy en todos sus registros (culto, formal, coloquial, vulgar), tanto en España como en América, sin excluir las terminologías especializadas que entran a formar parte de la cultura general
In molti e diversi modi il popolo di Dio fa penitenza e si esercita in essa. Prendendo parte, con la sopportazione delle sue prove, alle sofferenze di Cristo, compiendo opere di misericordia e di carità, e intensificando sempre più, di giorno in giorno, la sua conversione, secondo il Vangelo di Cristo, diventa segno nel mondo di come ci si converte a Dio. Tutto questo la Chiesa lo esprime nella sua vita e lo celebra nella sua liturgia […] È sempre un atto della Chiesa la celebrazione del sacramento della Penitenza; con esso, la Chiesa proclama la sua fede, rende grazie a Dio per la libertà con cui Cristo ci ha liberati, offre la sua vita come sacrificio spirituale a lode della gloria di Dio e intanto affretta il passo incontro a Cristo Signore (Rito della Penitenza, 4.7).
Il testo della Lettera Apostolica emanata da Papa Francesco in occasione della ricorrenza dei 150 anni dalla dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Cattolica fatta dal Beato Pio IX, l’8 dicembre 1870. Dopo Maria, Madre di Dio, nessun Santo occupa tanto spazio nel Magistero pontificio quanto Giuseppe, suo sposo.
Le riflessioni di Papa Francesco riprendono il messaggio racchiuso nei pochi tramandati Vangeli per evidenziare maggiormente, come hanno fatto i suoi Predecessori, il ruolo centrale di Giuseppe nella storia della Salvezza: il Beato Pio IX lo ha dichiarato «Patrono della Chiesa Cattolica», il Venerabile Pio XII lo ha presentato quale “Patrono dei lavoratori” e San Giovanni Paolo II come «Custode del redentore».
Il recupero del valore originario di pratiche devozionali può aversi attraverso la riconsiderazione del loro significato. Con la loro devozione al Sacro Cuore i fedeli si lasciano penetrare dal mistero della salvezza operata da Gesù mediante la sua incarnazione, passione, morte e resurrezione. Cristo, infatti, prolunga la sua incarnazione in ciascun cristiano ("Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi", Gv 20, 21), e noi, afferrando la nostra croce, cerchiamo di realizzare nella nostra esistenza il modello di adesione al Padre che fa da filo conduttore alla vita di Gesù: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Gv 4, 34). L'autore si propone di fornire uno strumento di riflessione a tutti coloro che vogliono trasformare la "devozione" al Sacro Cuore, spesso malintesa e svalutata da atteggiamenti di comodo e pratiche obsolete, in qualcosa di attuale e sorgente di un'autentica e perenne spiritualità.
Prima opera teologica - scritta all'inizio del III sec. - espressamente dedicata allo studio dell'enigmatica figura dell'Anticristo. Questi è l'esatto contraltare di Gesù Cristo, al punto che la cristologia di Ippolito emerge spontaneamente dalla sua "anticristologia". Per Ippolito la vera differenza tra il Cristo e l'Anticristo sta nelle intenzioni dell'Avversario e nel modo con cui costruisce il suo regno del male. Invece, nelle forme in cui si presenta, l'Avversario fa tutto a somiglianza di Cristo per sedurre e ingannare. Seguono poi tre opere. "Omelia pasquale": non è di Ippolito, ma ha come fonte un'omelia di Ippolito. È un documento inestimabile: ci trasmette il modo penetrante e profondo con cui gli antichi cristiani vivevano e contemplavano il grande mistero della nostra fede. "Due discorsi sull'Anticristo", pungenti e ironici del cardinal Giacomo Biffi. È la prima edizione di "Cristo e l'Anticristo" con testo critico greco e traduzione a fronte.
Il libro intende reagire all'attenzione quasi esclusiva che è stata accordata alla figura di don Lorenzo Milani come insegnante innovativo e socialmente impegnato, a discapito di una riflessione più meditata sull'autentico significato del suo sacerdozio. Al cuore dell'indagine dell'A. troviamo la svolta religiosa che il giovane Lorenzo Milani imprime alla sua inquieta esistenza di borghese insoddisfatto di se stesso e del mondo, e il cattolicesimo verticale e assoluto di cui egli si appropria, interpretandolo con eroica coerenza e obbedienza, oltre che con intelligente creatività, poco o punto compreso dalla maggioranza dei suoi superiori e colleghi. Lo scoglio interpretativo è che dopo la sua morte questa incomprensione di fondo non è di per sé migliorata per il fatto di essersi tramutata in ammirazione. A prevalere infatti è stato il mito del prete progressista e schierato in difesa del popolo, anticipatore del Concilio Vaticano II che si è svolto negli anni centrali del suo esilio a Barbiana. Ma da un'analisi obiettiva e libera da preconcetti emerge un quadro alquanto diverso. Al pari di un personaggio manzoniano, don Milani si è originalmente impadronito dell'idea di sacerdozio e di Chiesa uscita dal Concilio di Trento, che egli rivisita dall'interno con radicalità evangelica e "rivoluzionaria", rifiutando quel compromesso col mondo che è invece emerso dalle applicazioni del Vaticano II. Il prete che voleva essere "signore assoluto" dei suoi allievi non ha nulla a che vedere coi preti smaniosi di inserirsi nella società del nostro tempo: è una figura inattuale, inclassificabile, il memento di una direzione a cui la Chiesa attuale sembra non guardare.
Dalla vita di contemplazione di una piccola comunità monastica, nel cuore dell'Umbria, nasce questa proposta di preghiera sulla Via della Croce, dedicata in modo particolare alla preghiera per la famiglia. I problemi, le difficoltà, la crisi di identità che la famiglia sta attraversando, sono al centro di questo percorso di preghiera che, nel solco della grande tradizione della pietà popolare, può essere un valido strumento per la preparazione alla Pasqua e alla celebrazione dei riti della Settimana Santa. Pregare la Via Crucis in famiglia e per la famiglia significa farle riscoprire la possibilità che le si apre davanti se sa vivere al suo interno gli atteggiamenti e i sentimenti che Gesù, condotto alla croce, ci mostra.