Un allegro fascicolo a colori per accompagnare i bambini nel cammino verso la nascita di Gesù e la sua manifestazione, con un itinerario che va dalla prima domenica di Avvento all'Epifania. Per ogni domenica e festa vengono presentati: un breve passo biblico, una narrazione che aiuta a comprenderne il significato nella vita di un bambino, uno "zoom" sul concetto chiave, e la sezione «Gioca e crea» che propone un gioco e un'attività da costruire. Età di lettura: da 6 anni.
Quante cose si fanno durante il giorno? Possiamo dire che sono almeno 8 le azioni più importanti? Mi alzo, vado in bagno, mangio, lavo i denti, gioco, leggo (o mi leggono) una storia, faccio il bagnetto, dico a tutti buonanotte! Ma come fare per scoprire quanto è bella una giornata? Una bella scatola-gioco con otto puzzle e un libretto può aiutare i più piccoli a scoprirlo giocando, colorando e magari anche iniziando a leggere. Ogni puzzle (fronte-retro) è studiato con differenti forme di incastro perché il bambino possa sperimentare varie operazioni utili all'apprendimento: riconoscere i colori e le forme per abbinare ogni pezzo, montare il puzzle su uno specifico supporto contenuto nella scatola. Età di lettura: da 3 anni.
Se c'è un libro dove Manganelli ha mostrato, nella forma più radicale ed estrema, che cosa intendeva per letteratura, è questo. Ed è senz'altro una concezione allarmante rispetto a quelle correnti. Per Manganelli, la letteratura è qualcosa di ben più temibile ed enigmatico di quel che pensano quanti si sforzano «di mettere assieme il bello ed il buono». A costoro la letteratura non può che rispondere «con sconce empietà». Perché il suo compito non è di interpretare, documentare, esprimere idee, semmai di disorientare, inquietare. Di ridere - astratta e solitaria. È il riso antico di Dioniso, senza il quale non ci sarebbero parole. Cadono così, sotto i colpi di Manganelli, molte certezze: persino la fiducia che riponiamo nella figura dello Scrittore. Che in realtà è solo un «passacarte», un Grande Mentitore, agito dalle parole. La scrittura, infatti, accade, e lo attraversa e parla per suo tramite. Ma anche i lettori non hanno di che stare tranquilli. Devono finalmente rendersi conto che coltivano una «dolce e ritmica demenza».
Roma, nel quartiere borghese di Prati abitano Giovanni Dalmati e la moglie Serena, compagna di una vita: complice, affettuosa, sempre pronta a sostenerlo. Giovanni ha sessant'anni, è un uomo solido, fa l'avvocato, ama la sua famiglia. Qualche tempo prima un attacco cardiaco, da cui si sta cautamente riprendendo, gli ha fatto assaggiare la propria vulnerabilità e, all'improvviso, ha sentito il peso del tempo che scorre. Andrea, il fratello minore, giornalista senza ambizioni, eterno adolescente insoddisfatto, vittima di altalenanti depressioni, è legato a Ilaria: una quarantenne dotata di un fascino elementare e fulminante, di una carica sensuale irresistibile. Giovanni, attratto dalla sua bellezza, si ritroverà invischiato in una passione ossessiva, morbosa, come tutte le passioni proibite. E il suo mondo sarà sconvolto.
Il dibattito acceso dalla pubblicazione di Amoris laetitia non deve sorprendere: i caratteri di originalità che papa Francesco vi ha inserito mettono in discussione punti decisivi dell'odierna proposta pastorale sul matrimonio. Cuore pulsante di questa Esortazione apostolica come del suo Pontificato è l'anelito a una Chiesa «in uscita», al riscoprire il fatto che la fede coincide con l'esistenza stessa resa missione. Nel presente «cambiamento d'epoca» il cristiano vivrà il matrimonio come una realtà irriducibile a questione di coppia: la «Chiesa domestica» si realizzerà grazie alla «comunità», grembo di una «appartenenza evangelizzatrice» che fa del compito del matrimonio-famiglia l'occasione della propria personale maturità umana.
Il Partito popolare italiano, nello sfondo di una Italia che sta cercando di trovare una nuova dimensione dopo i drammi lasciati dalla Grande guerra, prima si contrappose poi divenne esplicitamente un soggetto politico che lottò contro il fascismo. Del regime fascista il Partito popolare colse immediatamente, forse prima degli altri partiti, i caratteri assolutistici e totalitari letali per la democrazia italiana. Un momento importante dell'opposizione al fascismo fu proprio il Congresso nazionale del Partito popolare tenutosi a Torino nell'aprile del 1923. Uno snodo fondamentale nella vita del partito creato da Sturzo e, allo stesso tempo, un passaggio fondamentale per ricostruire la storia dell'Italia liberale e del cattolicesimo democratico di fronte al progressivo instaurarsi del regime e della dittatura fascista. è proprio nei difficili e dolorosi anni dell'instaurarsi e del consolidarsi della dittatura che il Partito popolare italiano, inizia un nuovo e lungo cammino. Un cammino che costerà anche l'esilio di alcuni fra i suoi dirigenti più noti (oltre Sturzo anche Ferrari, Donati), oltreché di militanti e simpatizzanti meno conosciuti e che contribuirà ad animare la resistenza dei cattolici democratici al fascismo, contribuendo a far germogliare una rigogliosa nuova stagione politica su cui questi costruiranno la loro partecipazione, attiva e convinta, alla lotta di Liberazione e alla ricostruzione dell'Italia libera del secondo dopoguerra.
L'autore, collaboratore e confidente del Cardinale Schuster, testimonia come il Cardinale abbia interpretato subito le apparizioni alle Ghiaie, dal 13 al 31 maggio, come una risposta della Madonna alle continue e accorate invocazioni da lui rivolte con il popolo ambrosiano alla Madonnina del Duomo come sicura protettrice della città, dell'arcidiocesi e dell'intera regione lombarda di cui egli era il primate. Seguendo l'itinerario e la copiosa documentazione ordinata da monsignor Giorgio Colombo si può capire e, finalmente, valorizzare spiritualmente dopo 70 anni di attesa questa pagina della storia religiosa della terra lombarda. Prefazione di Gaetano Bonicelli.
Azione e colpa sono concetti-soglia, a tal punto fondativi del pensiero giuridico, morale e politico dell'Occidente da rimanere oscurati dalla loro stessa costitutività. Il carattere liminare di entrambi viene però in luce non appena si rifletta sulla corrispondenza stringente tra il latino "crimen", che designa l'azione umana in quanto imputabile e sanzionata, ossia chiamata in causa nell'ordine della responsabilità e del diritto, e il sanscrito "karman", che contrassegna l'agire generatore di conseguenze. Con mossa disvelatrice, Giorgio Agamben individua nel "karman/crimen" la chiave di volta indoeuropea senza la quale crollerebbero sia l'edificio dell'etica e della politica occidentali sia il soggetto libero e responsabile che ne è il presupposto e l'effetto. Questa archeologia pragmatica, più che gnoseologica, della soggettività, rende evidente quanto la presa dell'azione sanzionata sull'agente si rinsaldi sempre più proprio nel momento in cui - con la patristica - la nozione di libero arbitrio intende assicurare la sovranità della volontà, spodestando il primato aristotelico della potenza. Secondo Agamben, non si riuscirà a inceppare il dispositivo volontà-azione-imputazione se non si uscirà dal paradigma della finalità: contro la signoria dei fini va ripensata una politica di mezzi puri, che già Benjamin affidava al gesto inoperoso, capace di disattivare le opere umane e destinarle "a un nuovo, possibile uso".
Gli arditi dei reparti d'assalto creati nel 1917 per la guerra di trincea sono ancora oggi accompagnati da una leggenda di valore e ferocia alimentata dalle loro imprese belliche, ma anche dal ruolo politico che ebbero in guerra e più apertamente nel dopoguerra, e poi dalla propaganda fascista, che li presentò come precursori del regime e come modello di un nuovo tipo di combattente politicizzato. Questo mito non era mai stato sottoposto a critica storica per l'insufficienza delle fonti archivistiche e ufficiali, per la complessità di una vicenda in cui si intrecciano fattori militari e problemi politici e per il ritardo generale degli studi sulla "grande guerra". In questo volume Giorgio Rochat, che nei suoi studi ha sempre cercato di unire storia militare e storia politica, affronta per la prima volta le vicende e le leggende degli arditi dalle trincee della prima guerra mondiale alla strumentalizzazione fascista del combattentismo. In particolare ricostruisce le origini e il ruolo militare dei reparti d'assalto nel 1917-18, le loro imprese e i loro successi, che provocarono il rapido sviluppo della specialità e la resero popolare. Studia parallelamente il ruolo politico degli arditi, che vennero ad impersonare la volontà di vittoria a tutti i costi, ma anche l'implicito rifiuto delle tradizioni e delle istituzioni dello stato liberale e del suo esercito. E infatti gli arditi subito dopo l'armistizio si schierarono con il nascente fascismo, assumendo il ruolo di punta nell'offensiva antisocialista; erano però troppo legati ai miti della violenza armata e della guerra nazionalista per riuscire a dar vita ad un movimento politico proprio. Sulla base di ampie ricerche sulla stampa e negli archivi della polizia, Rochat documenta infatti come l'arditismo si ridusse ben presto a movimento subalterno al fascismo mussoliniano, strumentalizzato prima dalle molteplici forze di destra che cercavano di inserirsi nel nuovo regime, poi dalla propaganda fascista in implicita contrapposizione all'esercito regolare.
Le famose Losungen, testi biblici e meditazioni giornaliere, preparate ogni anno, a partire dal 1731, dalla Chiesa evangelica dei Fratelli Moravi (Unità dei Fratelli di Herrnhut). La presente edizione, tradotta e adattata per il lettore italiano, è la 294a.