Aprile-settembre 2017: un catamarano appositamente modi cato porta da una costa all’altra dell’Atlantico un equipaggio molto particolare: uomini in sedia a rotelle partecipano attivamente al governo della nave, ai turni di guardia, ai servizi indispensabili. La barca si chiama Lo Spirito di Stella e dal 2009 a oggi ha ospitato oltre 5000 persone con disabilità per far loro scoprire o riscoprire il piacere di uscire per mare e contare qualcosa in un lavoro di squadra molto esigente. Anche Andrea Stella è in carrozzina da molto tempo, a causa di un ferimento da arma da fuoco in una brutta serata americana. Ma navigare è sempre stata la sua passione e, anche se feriti e limitati, alle passioni non si rinuncia.
WOW: espressione di stupore ma anche acronimo di Wheels on Waves (ruote sulle onde), è il nome che Andrea ha dato all’impresa: portare la Convenzione ONU dei diritti dei disabili da New York all’Europa e consegnarla nelle mani di papa Francesco.
14 diversi equipaggi, con persone disabili e non, si susseguono a bordo per un viaggio che rappresenta, non solo simbolicamente, una società ideale in cui tutti partecipano a un’impresa comune.
Con quest’opera l’autore pone finalmente termine ad una ricerca che dura da quasi 500 anni: quella sulla reale natura degli avvenimenti descritti dalle Centurie di Nostradamus, sulla loro estensione temporale e sulla corretta successione delle quartine. Il libro fornisce inoltre molte notizie sulla vita del veggente e sull’ambiente in cui egli operò, dai principali avvenimenti politici europei alle biografie dei più influenti personaggi della corte francese, dalle profezie più diffuse tra il popolo ai movimenti culturali più misteriosi ed esoterici, cui probabilmente Nostradamus aderì. In questo modo i lettori comprenderanno le ragioni che lo spinsero ad intraprendere la sua particolare professione e disporranno di tutti gli elementi per capire come un medico ordinario e astrologo mediocre sia potuto diventare il più famoso e controverso veggente dell’età moderna.
Note sull'autore
Flavio Ceradini è nato a Bussolengo (Verona) nel 1966 e risiede a San Bonifacio. Diplomatosi in ragioneria, coltiva numerose passioni, tra cui la pittura e la musica, ma soprattutto la scrittura, in particolare nell’ambito del mistero e dell’occulto. Ha esordito nel 1994 con Il futuro dell’umanità secondo Nostradamus (Demetra); nel 1997 ha pubblicato La maschera di ferro (La Rosa Editrice) e, nel 2010, 2062-2106, la terza guerra mondiale secondo Nostradamus (Runde Taarn-gruppo Silele). Nel 2011 è la volta di 2012: mistificazione o svolta epocale? (Fabbroni) e infine Il grande sfidante (Lulu Edizioni), opera teatrale di carattere storico.
La figlia del grande autore italo-ucraino racconta qui, sotto forma di biografia, la storia del padre: da prima che lui nascesse, in Ucraina, quando la Rivoluzione causa la separazione dei suoi genitori, fino al 1960 italiano. La figura di Scerbanenco emerge nella sua complessità, tanto di scrittore quanto umana. Se la sua opera, infatti, ha spaziato dal genere noir al romanzo popolare, passando attraverso i nuovi mezzi di comunicazione (famosi i suoi radiodrammi), e ancora le riviste, la collaborazione con Zavattini, il legame con il cinema, non meno frastagliata è stata la sua vita personale, oggetto sempre di curiosità e materia per pettegolezzi. La voce della figlia non risparmia niente: la sessualità e la moralità, il conflitto tra bene e male, tra giusto e ingiusto, tra ideali e realtà. Il tutto corredato da una fitta documentazione - lettere, articoli, opere, materiali editi e inediti - grazie ai quali lo scrittore emerge, vivido e attuale, come padre e come intellettuale.
Quando il destino del suo paese prende una svolta inaspettata, Clemantine Wamariya è una bambina come tante, intraprendente e viziata, una ficcanaso troppo sveglia per i suoi sei anni. A casa spesso manca l'acqua e l'elettricità, le tende devono restare chiuse, non si può più andare all'asilo ed è vietato giocare sull'albero di mango in giardino. È un continuo «ssssh!», mentre fuori si sente il rumore delle granate. Insieme alla sorella maggiore Claire, presto Clemantine è costretta a fuggire alla ricerca di salvezza, vagando da un campo profughi all'altro per sei anni, attraverso sette paesi africani. Affamate, recluse e maltrattate, senza più notizie dei propri genitori, le due ragazzine affrontano un viaggio fatto di solitudine, violenza ed estreme durezze, ma anche di rare gentilezze e inaspettati sorrisi. Conforto al male che le accerchia è il ricordo delle storie che la tata Mukamana raccontava ogni giorno, come quella, quasi profetica, di una bambina bellissima e magica, con un sorriso così luminoso da far scaturire una cascata di perline. Clemantine comprenderà il significato della parola «genocidio» solo dopo aver trovato asilo negli Stati Uniti, dove la memoria delle vittime dell'Olocausto la aiuterà a dare voce a una tragedia così personale e, apparentemente, intraducibile a parole. "La ragazza che sorrideva perline" è un memoir in cui all'incalzante incedere della narrazione fa eco una capacità riflessiva che invita a interrogarsi su temi fondamentali come il ruolo della memoria, la natura della nostra umanità, e su come non bisogna mai perdere la capacità di sperare oltre ogni lecito limite. Rara testimonianza di un genocidio che ha scosso le coscienze, quella di Clemantine è una storia ricca di grandi insegnamenti per tutti noi.
Pur fra molte incertezze, la leggenda ci narra che Akiva ben Joseph nacque attorno all'anno 50 dell'era volgare, forse nella città di Lod, nell'odierna Israele, e morì martirizzato attorno al 135 per aver continuato a insegnare pubblicamente la Torah nonostante la proibizione delle autorità romane. Si dice che fece in modo di spirare prolungando la parola echad, «uno», che conclude la prima frase della preghiera ebraica Shemà: «Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è uno». Rabbi Akiva, tuttavia, è una storia prima ancora che un uomo, e questo libro non può dunque essere una biografia nel senso comune del termine. È piuttosto un affresco, che attraverso la figura dell'uomo più saggio e ammirato del Talmud, fotografa la cultura ebraica palestinese del i secolo, nel drammatico momento della sua riconversione da antica religione centralizzata - fondata sul Tempio e sulla casta sacerdotale - a moderna religione diffusa di «maestri» (l'etimo di rabbini), fondata sullo studio e l'interpretazione della Torah. Tanto più che di Akiva abbiamo solo riferimenti interni a quel mondo e nulla di lui ci è invece pervenuto da fonti non ebraiche. Nel Talmud - un'immensa opera letteraria, giuridica, filosofica e religiosa, composta tra il I e il V secolo - Akiva viene descritto come il «capo di tutti i saggi», l'uomo di umili origini che studiò la Legge in età già adulta, il commentatore arguto e inventivo, quasi sempre vincente nelle dispute tra saggi. È l'esempio da seguire, e come tale è considerato l'iniziatore del rabbinismo. A questo Akiva «canonico», Holtz aggiunge qui mille sfaccettature, in un testo denso e godibile, che ci restituisce il senso di un vero e proprio eroe della sapienza, una figura sulla quale si è costruito per diversi secoli l'esempio per eccellenza del buon maestro ebraico. Questo libro può essere letto come un'introduzione al Talmud. Holtz, infatti, analizza la vita di Rabbi Akiva con una metodologia che riflette i procedimenti che si trovano in quell'opera. Così, leggendo queste pagine potremo apprendere due cose: chi fosse Akiva e quanto importante sia ancora oggi la tradizione che ce ne ha tramandato le idee; e in che termini e con quale logica si affrontano i problemi nel Talmud.
Fare il partigiano voleva dire salire in montagna, dormire all’addiaccio, mangiare poco e male, girare fra i monti con uno sten appeso alla spalla in attesa che arrivassero i tedeschi a spararti addosso. La storia di un ragazzo nato nel 1925, cresciuto nell’Italia fascista, che sceglie di ribellarsi e combattere per la libertà.
«Com’era la vita quando eri giovane?» Questa è la domanda che un ragazzo pone a Mario Mirri, uno dei più influenti storici italiani. È questa frase che fa tornare in vita, quasi magicamente, un mondo che abbiamo perduto, dove la civiltà contadina era ancora centrale, i figli tanti e i beni scarsi. I ricordi si mescolano all’analisi dello storico riuscendo a dare un senso più ampio alle esperienze di un singolo. Il piccolo Balilla si trova così a fare i conti con la scoperta di un padre che ascolta di nascosto Radio Londra o con l’improvvisa sparizione del compagno di classe ebreo. Ma è la guerra a dare una svolta. La ‘pugnalata alle spalle’ del regime fascista alla Francia spinge il giovane Mario, con altri compagni, ad aderire clandestinamente a Giustizia e Libertà e poi alla Resistenza. Questi anni, con le sofferenze, le torture subite, la perdita degli amici ma anche il contatto con ‘il mondo degli uomini’, saranno centrali nella formazione etica e politica sua e di una intera generazione.
Ogni vita è caratterizzata da avvenimenti e incontri che la rendono interessante, ma se la vita è quella di un uomo che ha avuto la fortuna di nascere due volte, la prima come ingegnere e la seconda come scrittore, le storie da raccontare si moltiplicano. Alla soglia dei novant'anni l'ingegnere-filosofo più amato d'Italia torna in libreria con una nuova autobiografia, ampliata dai ricordi, dagli aneddoti e dalle riflessioni che hanno colorato la sua seconda vita, quella che inizia con la pubblicazione di "Così parlò Bellavista". Il primo libro diventa dunque lo spartiacque di una storia che spazia dai primi amori ai recenti successi, raccontata attraverso le persone e le esperienze che l'hanno resa straordinaria. E ciò che all'apparenza può sembrare irreale altro non è che un'esistenza felice, trascorsa relativamente bene, dice lui, perché grazie a Dio qualche contrarietà l'ha avuta. Con la stessa coinvolgente grazia con cui ha raccontato i compagni di scuola, i primi amori, il lavoro di informatico, ma soprattutto la sua Napoli, Luciano De Crescenzo fruga nei cassetti della memoria per offrire ai lettori la narrazione inedita di una vita che lo ha reso tifoso, umorista, filosofo, atleta, ottimista, buono, fortunato, ingegnere, presepista, pressappochista, dubbioso, felice, ma soprattutto scrittore.
Nonostante le origini misteriose, quasi mistiche, dei suoi elementi fondamentali, la matematica non nasce nel vuoto: è creata dalle persone. Tra loro ce ne sono alcune di un'originalità e una chiarezza mentale sorprendenti, quelle che associamo alle più grandi scoperte: i precursori e i pionieri. Ci sono genî riscoperti soltanto di recente, come Srinivasa Ramanujan e Emmy Noether, accanto a giganti quali Muhammad al-Khwarizmi (le cui opere ci hanno fornito le parole «algoritmo» e «algebra»), Pierre de Fermat, Isaac Newton, Carl Friedrich Gauss, Bernhard Riemann (precursore di Einstein), Henri Poincaré, Ada Lovelace (probabilmente il primo programmatore di computer) e Alan Turing. Ian Stewart ci racconta le vicende della loro vita (a volte eccentrica, sempre dominata da un'ossessione per i numeri), offrendo nel contempo una limpida spiegazione delle loro folgoranti scoperte. Questi vividi racconti sono coinvolgenti di per se stessi ma, considerati nel complesso, compongono un'affascinante storia dei momenti fondamentali della matematica.
"«Ci vediamo al traguardo» dissi a Erin mentre passava davanti a me. «Ci sarò» annuì lei. In quel momento mi sembrò una cosa banale, la più normale del mondo. Suppongo che sia sempre così, prima che la sfortuna, o il caso, ti cambino la vita". Il 15 aprile 2013 Jeff si trova a Boston, al traguardo della Maratona, una delle più importanti del mondo. Sta aspettando la sua fidanzata, Erin, che partecipa alla gara. Dopo mesi di incertezza, è lì per dimostrarle che tiene a lei e che vuole fare sul serio. Sono gli ultimi istanti di una vita normale, prima che si scateni l'inferno. Per un attimo Jeff perde i sensi. Quando riapre gli occhi, capisce che è esplosa una bomba e lui ha visto da vicino l'attentatore. E che le sue gambe non ci sono più. A 27 anni deve ricominciare da capo. Niente è facile, dopo. Riprendersi dal trauma, imparare di nuovo a camminare, gestire il peso della notorietà. Eppure, la sua non è una storia di disperazione. È una storia di resilienza e ottimismo, la storia di un ragazzo che non si piega al destino, ma decide di affrontarlo a testa alta. È insieme anche la storia di un grande amore, quello della sua ragazza che lo ha salvato nei momenti bui della riabilitazione. Jeff è la prova che proprio nelle avversità più grandi, si può scoprire di essere più forti di quanto non si sia mai sospettato. E che in coppia la forza non raddoppia, ma si moltiplica all'infinito.
Cesare Garboli era un critico folgorante, che scriveva per capire. Rosetta Loy è una grande scrittrice che ci racconta il loro incontro; e l'affinità assoluta, piú lunga di una vita. I silenzi nella casa dell'entroterra toscano e le serate con la pioggia che riga i vetri, i gatti ad accompagnarli ovunque, a eccezione di quelli neri, presaghi di nefaste profezie. In questa memoria sentimentale Cesare appare sia tra le pagine dei suoi libri che nelle sue furie imprevedibili. Da adolescente con il ciuffo davanti agli «occhi stupefatti e sbarrati che fissano incantati il futuro che li aspetta», al trentenne inviato in Vietnam, che non riesce a scrivere nemmeno una riga, stravolto dall'orrore che gli si presenta davanti. O mentre dà battaglia sulla scacchiera a Carlo Caracciolo in interminabili partite che lo vedono impegnato con regine, re, alfieri e pedoni. Grande amico di Natalia Ginzburg, Elsa Morante e Fellini. Lettore dall'intelligenza inarrivabile e uomo di infuocate passioni. Questo libro non è una resa docile al ricordo, ma il suo contrario. Perché, come scrive Metastasio nel celebre sonetto molto amato da Cesare, «Siam navi all'onde algenti, | lasciate in abbandono. | Impetuosi venti | i nostri affetti sono, | ogni diletto è scoglio. | Tutta la vita è mar».
Nelson Mandela è una delle figure più suggestive ed emblematiche della nostra epoca, e la sua storia ci offre una preziosa e attualissima lezione sulla resilienza. A cento anni dalla sua nascita, il suo archivio privato di documenti autografi, contenenti stralci di vita, pensieri, avvenimenti, sacrifici e vittorie, è un tesoro importante per la storia e per l'umanità intera, perché ci regala una visione senza precedenti della sua straordinaria esistenza. "Nelson Mandela. Conversazioni con me stesso" svela ai lettori chi era l'uomo dietro il personaggio pubblico: dalle lettere scritte nelle ore più buie dei suoi ventisette anni di prigionia alla bozza del seguito incompiuto di "Lungo cammino verso la libertà", la sua autobiografia. Lo vediamo prendere appunti e scarabocchiare durante le riunioni, trascrivere sogni tormentati sul calendario da tavolo nella sua cella a Robben Island, tenere un diario mentre è in fuga durante le lotte antiapartheid dei primi anni Sessanta, chiacchierare con gli amici in quasi settanta ore di conversazioni registrate. In queste pagine non è né un'icona né un santo: è uno di noi. Un ritratto intimo che offre la rara possibilità di trascorrere del tempo con l'uomo Nelson Mandela, ascoltando in presa diretta la sua voce: schietta, limpida, privata.
Nella Roma imperiale pochissimi furono gli imperatori che seppero distinguersi sul campo di battaglia per valore e per le loro gesta. Tra questi spicca senza dubbio Traiano, primo imperatore proveniente da una provincia, che con le sue conquiste seppe portare l'Impero alla sua massima estensione territoriale. Traiano fu protagonista di memorabili successi militari, come la conquista della Dacia del re Decebalo, arrivando a essere paragonato ad Alessandro Magno per aver esteso sino a Oriente i confini dell'Impero con l'annessione dell'Arabia, dell'Armenia, dell'Assiria e della Mesopotamia. Ma si distinse anche per i provvedimenti in campo politico, economico, sociale e urbanistico, dimostrandosi un abile politico, un attento e lungimirante amministratore. Traccia immortale del suo governo sono la Colonna traiana e i Mercati traianei. In ragione di ciò Traiano è considerato - insieme ad Augusto - uno dei più grandi imperatori della storia di Roma, nonché uno degli statisti più virtuosi e completi della Storia.