In passato, si moriva meglio? La morte spaventa oggi più di un tempo? Questi i classici in-terrogativi dietro a una riflessione su un tema sconveniente e sospetto - la morte - riguardo a cui sembra essersi perso il coraggio di parlare. Nella società contemporanea infatti assistiamo alla rimozione della morte, non più accettata come fine del cammino dell'esistenza propria e altrui, come fatto della vita cui prepararsi. Partendo da questa constatazione, da teologo ed esegeta della Bibbia qual è, Marguerat af-fronta tre grandi letture cristiane di questo difficile momento dell'esistenza umana: la morte come insondabile decreto divino, come «salario del peccato» e, infine, come "passaggio" alla risurrezione.
Nella Lettera Apostolica Desiderio Desideravi, promulgata il 29 giugno 2022, Papa Francesco esprime l'«ardente desiderio» che la liturgia non rimanga relegata agli esperti e a pochi addetti ai lavori, ma possa essere sempre più conosciuta, amata e vissuta da tutto il popolo di Dio. Sollecitati da questo testo, ci si è proposti di andare alla radice della questione e ci si è chiesti: ha ancora senso oggi, in un contesto sempre più segnato dalla secolarizzazione e dallo svuotamento delle chiese, parlare di liturgia? È ancora, il nostro, un tempo per celebrare? Sollecitati da queste domande provocatorie ma quanto mai pertinenti, un biblista che studia da anni tale ambito specifico e uno dei teologi e compositori più noti e apprezzati mettono a fuoco quelle che sono le componenti fondamentali del culto ebraico e cristiano, per rimarcare come oggi più che mai la dimensione liturgica non si collochi al di fuori della nostra vita, ma ne costituisca per tanti versi la parte migliore e più autentica.
Dal Salmo 120 al 134 viene richiamato all'attenzione dell'orante un costante movimento di salita: si sale al santuario di Gerusalemme in occasione di feste liturgiche, in particolari momenti della propria vita, al ritorno dall'esilio. Si sale dal basso della condizione che nasce dal peccato per elevarsi al bene, al cielo e a Dio; si sale in questo mondo e nel mondo a venire. Si sale da ciò che ha meno valore a ciò che ha un valore maggiore e salire è sempre una elevazione: fisica, sociale, morale, mistica. I salmi dei gradini, che qui vengono presentati e commentati, dovevano essere recitati idealmente all'ingresso del tempio di Gerusalemme, al termine del pellegrinaggio annuale, pellegrinaggio che diventa simbolo di ogni cammino. Il microcosmo svelato da questi cantici ci mostra la verità della condizione umana: in questo mondo, sottoposto alle leggi del tempo, della morte e del libero arbitrio, all'uomo che intende seguire la via tracciata da Dio è consentito salire solo, qualora ne sia capace, fino al quindicesimo gradino. Solo la via della visione mistica permette un viaggio in un altrove infinito, indefinito e non ancora conosciuto.
Il rapporto tra le varie tradizioni neotestamentarie aiuta a comprendere meglio il cristianesimo dei primi secoli. Il volume si propone, in maniera originale per il panorama italiano, di studiare il rapporto tra i testi paolini e quelli giovannei. Questo non significa semplicemente rilevare il dato proveniente dalla struttura canonica del Nuovo Testamento, ma piuttosto mostrare gli elementi che le due tradizioni hanno in comune rispetto a tutti gli altri libri neotestamentari e che possono far pensare a una relazione particolare tra i due corpora. Dal punto di vista storico, tali legami sono motivati dal fatto che molto probabilmente ad Efeso, nell'ultima parte del I secolo, il cristianesimo paolino e quello giovanneo sono entrati in contatto.
Leggendo il Libro della Genesi e ripercorrendo la storia dei progenitori e dei patriarchi ci troviamo di fronte a un racconta che non riguarda un’epoca antica e lontana da noi, ma in cui possiamo vede come la parola di Dio racconta i loro desideri e le loro angosce e, attraverso di loro, anche le nostre. Impareremo, così, come Dio si fa compagno di cammino dell’uomo per educarlo a leggere nella propria anima. Le storie i personaggi della Genesi saranno un prezioso specchio per conoscere noi stessi, i nostri vissuti e le nostre attitudini fondamentali rispetto al Signore che ci viene incontro e ci offre la sua alleanza.
Un breve libro che tratta il tema dell'ascolto traendo spunto da alcune pagine del Vangelo. Ancora una volta un breve dialogo fra due amici, l'autore ed un amico, in cerca di risposte nella vita, che in breve si trasforma nella aperta e libera meditazione di alcuni passi del Vangelo. Un terzo episodio che contribuisce, se possibile, a cambiare la prospettiva della vita spesso dettata da ritmi martellanti che non consentono di vivere con serenità. Si lascia spazio a tutto nella vita, ma assai poco alla Parola, ed allora nella ricerca di un reale equilibrio si comprende che la meditazione del Vangelo lascia posto ad una visione non più obbligata dal caos circostante ma con una ritrovata serenità ed attraverso il vero Ascolto.
Paolo e Nerone:
l'Epistola ai romani alla luce della storia e dell'archeologia.
L'Epistola di Paolo ai romani viene letta alla luce del peculiare contesto geografico, storico e archeologico nel quale il documento tu concepito, scritto e fatto circolare. Questo testo, inserito nel canone biblico palesa uno scontro culturale tra la visione giudaica (che va caratterizzandosi come cristiana) e quella classica, la quale subisce le influenze dell'assiologia neroniana. Il messaggio paolino determina un antitesi con gli assunti della filosofia stoica allora dominante negli ambienti romani, cosi come del fatalismo astrologico e degli influssi del pensiero politico ellenistico (nella sua versione egiziana). Questo commentario s'avvale dei contributi della storia e dell'archeologia senza ignorare alcuni aspetti teologici. Sotto questo punto di vista esso costituisce una novità nel campo degli studi di storia ed esegesi biblica.
Un libretto prezioso sulla misericordia, che dall'excursus biblico si staglia verso autori antichi e moderni, per una serie di meditazioni tanto semplici da leggere e comprendere quanto dirette e accurate. Una lectio che sembra divenire, a tratti, un flusso di coscienza e una preghiera estemporanea che chiede perdono e comunione, abbraccia le miserie del mondo e implora la pietà di Dio.
I vangeli non sono narrazioni storiche della vita e dell'insegnamento di Gesù o cronaca di quanto avvenuto in Palestina duemila anni fa. Diversamente dalla letteratura biografica greco-romana, essi non delineano alcun tratto esteriore della persona del protagonista; narrano, invece, formulata in modi diversi, la costante riflessione teologica delle comunità che hanno accolto e praticato il suo insegnamento. Nel vangelo di Giovanni siamo di fronte ad una sfida che rivela quanto sia importante non fermarsi ad una lettura "tradizionale" della vicenda di Gesù. In questo testo, infatti, è forte la consapevolezza di un nuovo mondo, oltre il giudaismo tradizionale, il mondo ellenistico, in cui la storia di Gesù deve essere annunciata. L'evangelista, con la sua comunità, ne rilegge, così, l'esperienza, delineandone tratti fortemente innovativi rispetto agli altri vangeli.
La Parola di Dio è "fatta" di cultura e Spirito Santo. Nell'auto-rivelarsi di Dio nella storia essa si è fatta "libro", nella sua attestazione in Legge, Profeti e Sapienza, e "carne", in Cristo Gesù che assume pienamente la cultura del suo tempo. Così, chiunque desideri studiare la Bibbia, non può fare a meno di una lettura storico-antropologica delle Scritture, come ha compreso l'importante documento della Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa. Il lavoro presenta i tentativi di lettura più apprezzati dagli studiosi: quello del Context Group e di Bruce Malina, l'interpretazione attraverso modelli culturali; quello di Destro-Pesce, un'antropologia di testi; e quello di Bellia, un'interpretazione integrata delle Scritture. Infine si offrono due saggi esemplificativi: il primo sul sistema di cura e salute al tempo di Gesù; il secondo sulla prima lettera di san Paolo ai Tessalonicesi, attraverso un metodo che cerca di rendere ragione del rapporto tra fede e cultura.
Protagonisti di questi racconti sono personaggi che casualmente sono testimoni di alcuni miracoli di Gesù. L'inciampo in questi straordinari avvenimenti li costringe a fare i conti con le domande che, inevitabilmente, hanno a che fare con la vita di tutti i giorni, con i loro desideri, i progetti, le paure, gli affetti. Ognuno di essi avrà così nuovamente la possibilità di incontrare la risposta ai propri pensieri, alle inquietudini, agli interrogativi, grazie a uno sguardo, anch'esso improvviso. E noi? Cosa avremmo pensato noi, come avremmo reagito se in maniera del tutto imprevista, certamente non voluta, avessimo assistito a un miracolo di Gesù? Ma a questa domanda, un'altra si aggiunge e ci interroga. Una domanda che ciascuno può scegliere di ignorare o di affrontare: «Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio alla divinità del Figlio di Dio, Gesù Cristo?» (Fëdor Dostoevskij).