Descrizione dell'opera
Il 18 novembre 1965, durante l’ultima sessione del concilio Vaticano II, veniva promulgata la Dei Verbum, la Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione. Il testo, nato da un confronto coraggioso e aperto, aveva saputo tenere insieme il rispetto per la tradizione della Chiesa e l’esigenza di un profondo rinnovamento pastorale. A mezzo secolo di distanza, qual è stato il cammino di quel documento? Che cosa ne resta? E su quale strada e in quale direzione la Chiesa ritiene oggi di dover camminare?
Un monaco e due professori di studi biblici cercano risposte a questi interrogativi, riflettendo sulla necessità che la parola di Dio divenga sempre più il centro della vita e dell’esperienza di comunità cristiane aperte anche all’ecumenismo e ai non credenti.
Sommario
Parola di Dio, parola a Dio (E. Bianchi). Il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento (M. Grilli). Percorsi biblici nella Dei verbum (L. Mazzinghi). Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum.
Note sugli autori
Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, è consultore del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Collabora con La Stampa, La Repubblica, Avvenire e Jesus. Per EDB ha pubblicato Michele Pellegrino. Padre della Chiesa padre della città (con Luigi Ciotti ed Ernesto Olivero, 2012) e Via crucis. Meditazioni e preghiere (2013).
Massimo Grilli è docente di Nuovo Testamento alla Pontificia Università Gregoriana. Per EDB ha pubblicato di recente Scritture, Alleanza e Popolo di Dio (2014) e ha curato, con Joseph Maleparampil, Il diverso e lo straniero nella Bibbia ebraico-cristiana (2013).
Luca Mazzinghi è docente di Antico Testamento alla Facoltà teologica dell’Italia centrale e al Pontificio Istituto Biblico. Per EDB ha pubblicato di recente Al cuore della sapienza. Aspetti del vivere nell’Antico Testamento (2014) e L’indagine e l’ascolto. Metodo e sguardo dei saggi di Israele (2014).
Le Sacre Scritture spiegate in visione a quattro grandi cattolici per la redenzione dell'umanità. Santa Suor Faustina Kowalska, Maria Valtorta, don Guido Bortoluzzi, don Stefano Gobbi: un filo comune lega questi quattro cattolici del secolo scorso che hanno ricevuto rivelazioni da Dio per ammonire e aiutare l'umanità persa sulla strada dell'ateismo e dell'autodistruzione. Le rivelazioni da loro ricevute spiegano passi oscuri o male interpretati delle Sacre Scritture e portano gli uomini ad aprirsi alla Misericordia divina, all'evangelizzazione e alla testimonianza.
In un saggio storico-teologico, i grandi temi della misericordia, dell'amore per i nemici e dell'utopia della croce alla luce delle Scritture e della testimonianza dei "grandi" della storia della Chiesa (da Origene ad Agostino di Ippona, da Francesco d'Assisi a Tommaso d'Aquino, a Massimiliano Kolbe...). Per approfondire, meditare e confrontarsi durante il Giubileo della Misericordia.
Quattro percorsi biblici che aiutano a leggere la propria storia di fede, la fatica della ricerca, la scoperta di un dono. Figure diverse e situazioni diverse, che tutti coinvolgono, come popolo, come lontani in avvicinamento, come singolo, come coppia. In tutte, la presenza di Dio che previene e guida, che suscita e sostiene.
Il volume affronta il tema della prova/tentazione per il credente. La prova, tema forte del Tempo di Quaresima, come occasione di maturazione della fede.
Nell'opera vengono trattati molti temi che accompagnano la vita quotidiana degli uomini. Ogni pagina è accompagnata da riferimenti alle Sacre Scritture e con citazioni di poeti di ogni parte del mondo. Un libro agile e da leggere tutto d'un fiato. Il titolo fa riferimento al passo della Bibbia, il Libro di Giobbe in cui Dio sfida Giobbe, vessato da mille difficoltà, a guardare le cose con un altro sguardo, perché se il male è un enigma che ci lascia senza parole, il bene è un mistero ancora più grande.
Se ne accettiamo il fondamento storico, Davide governava un piccolo territorio e la città di Gerusalemme da lui conquistata era poco più di un villaggio. Tuttavia il testo biblico disegna la figura del sovrano mescolando trama romanzata e teologia narrativa. Accanto alla rilettura storico-liturgica delle intestazioni dei salmi, il Cronista presta a Davide tratti profetici e gli conferisce un'autorità di legislatore in materia di culto. Il mondo talmudico procede a un'ulteriore ricostruzione letteraria, presentandolo come modello del saggio che studia la Torah, mentre i padri della Chiesa, attraverso la lettura allegorica, intravedono in lui una figura di Gesù. Proprio l'episodio dell'adulterio con Betsabea e l'assassinio del marito di lei, Uria, offrono un formidabile esempio di rilettura che porta a vedere nel sovrano la prefigurazione di Cristo, nella donna la Chiesa e in Uria addirittura la figura di Satana. Ma c'è una differenza importante fra queste riletture della figura davidica: ebraiche o cristiane, le attualizzazioni si confrontano sempre con la fonte testuale dei libri di Samuele, destinati a perdere ogni funzione normativa nel mondo musulmano. Il volume prosegue la traduzione italiana dei Cahiers Évangile, noti a livello internazionale quali strumenti preziosi per lo studio e la pastorale.
Esclusione e accoglienza, particolarismo e universalismo, elezione e universalità della salvezza rappresentano due prospettive, entrambe presenti nella Bibbia e non di rado in reciproca tensione. Il tema è di grande attualità, osserva il cardinale Ravasi nel testo, "visto che sempre di più si è convinti che le religioni siano fonte di particolarismi, di settorialità, di tensioni. Le siepi che esse costruiscono tra loro diventano con il tempo spinose e alla fine si trasformano in veri e propri muri invalicabili". Il libro prende in esame l'altro, il diverso e lo straniero nella Bibbia soffermandosi su Adamo, Noè e Abramo, riflette sull'universalismo e il particolarismo nell'Antico Testamento a partire dalle parole dei profeti e si conclude con una riflessione sul Nuovo Testamento e, in particolare, sulle lettere di Paolo, cui si deve l'affermazione "Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù".
Perché Maria, sposa di un uomo della casa di Davide, all'angelo, che le annuncia il concepimento di un grande re davidico, obietta: "Come sarà questo, poiché non conosco uomo?" (Lc 1,34). E come mai l'angelo replica a tono? I personaggi si intendono, ma il lettore resta disorientato. Un approccio narrativo consente di superare questo disorientamento. Nella sezione programmatica Lc 1-2, col confronto tra il profeta Giovanni e il Cristo Gesù, viene introdotta la subordinazione della Legge-Profeti rispetto al Regno di Dio, di cui Lc 1,34 costituisce un cruciale turning point celato dietro la reticenza di Luca e il linguaggio obliquo di Maria. Un narratore reticente prepara un elemento del racconto, chiamando il lettore ad una cooperazione ermeneutica: così Lc 1,34 contribuisce ad introdurre le esigenze lucane del Regno in ordine alla sequela, alla Chiesa e al compimento escatologico. A livello dei personaggi, poi, Lc-At presenta ripetutamente la sequenza annuncio-obiezione- replica in contesto teofanico, dove gli obiettori si esprimono quasi sempre in modo obliquo. Tra obiezione verginale mariana e piano divino, però, esiste una sintonia univa in tutta la Bibbia. Pertanto in Lc 1,34 affiora uno degli aspetti della relazione tra Maria e Dio che l'autore protegge dietro un velo, rimanendo fuori insieme al lettore. Nel prosieguo del racconto questo velo sarà progressivamente rimosso dall'esorbitante novità del Regno di Dio.
Nella Bibbia ricorrono numerose le immagini di Dio: ha occhi per guardare, orecchi per ascoltare, bocca per parlare e, come ci ricorda questo libro, per sorridere. Anzi, Paolo De Benedetti nella Prefazione afferma che, in quanto Dio è amore, il suo rapporto con gli uomini è legato soprattutto alle sue labbra che sorridono. Se la storia della salvezza parte dal riso di Sara di fronte alla promessa divina, a lei sterile e anziana, di una sterminata discendenza, la Bibbia - e in particolare la Bibbia ebraica - non manca di humour, emerso dalla recente attenzione alle sue dimensioni letterarie. Ma l'origine dell'umorismo che caratterizza l'animo ebraico è da rintracciarsi nella tradizione orale della Torah e nelle procedure della letteratura talmudica con le sue serie di domande e risposte destinate a sfociare in altre domande e i suoi aneddoti spesso paradossali e irrealistici. Un'ironia biblico-teologica, dissacrante ma mai in antagonismo alla fede, si ritrova anche nella tradizione popolare americana: innumerevoli film, fumetti e cartoni sono l'espressione di una libertà nella religione di cui l'umorismo è parte essenziale.
Accostarsi alla Bibbia può rivelarsi una straordinaria avventura intellettuale, una fonte di emozioni, una ricerca di senso, un modo per porsi gli interrogativi più profondi legati all'esistenza. Per un occidentale, indipendentemente dal suo credo, non conoscere le Scritture significa rinunciare in partenza a comprendere appieno la civiltà in cui vive e molti valori e idee a cui si fa abitualmente riferimento. L'influsso della Bibbia sulle fedi, sui comportamenti, sulle mentalità e i costumi è di una vastità tale da rendere arduo tracciarne i confini. Di analoga entità è il peso delle tematiche in cui ci si imbatte scorrendo le sue pagine: creazione, peccato, pentimento, perdono, alleanza, liberazione, legge, grazia, amore, redenzione, speranza messianica, salvezza, giudizio, risurrezione dei morti. Lungo i secoli queste prospettive bibliche hanno alimentato la fede e plasmato le concezioni di moltitudini di persone e la loro incidenza è stata tale da estendersi anche al di là dei confini strettamente confessionali. Nel contempo, però, le Scritture restano testi largamente ignorati oppure proposti in modo fortemente semplificato per essere messi strumentalmente al servizio di visioni religiose o ideologiche.
Il volume si concentra su un testo complesso - Isaia 14,4b-20 - che solitamente viene studiato indagando lo sfondo mitologico o la difformità dagli altri oracoli sulle nazioni e misconoscendo la ricchezza dei collegamenti con altri testi importanti dell'Antico Testamento. Sono invece questi contatti che fanno del brano, elaborato come un canto derisorio sul sovrano defunto, una meditazione in forma allegorica sul potere e le sue tentazioni. L'investigazione esegetica poggia sullo studio di ogni proposizione con ricorso alle varianti testuali, sulla percezione delle sfumature semantiche e delle implicazioni figurative e sul ricorso ad altri testi biblici che ne costituiscono lo sfondo e il riferimento. Poiché l'analisi esegetica muove dalla percezione che il brano di Isaia costituisca la rappresentazione letteraria dell'animo umano, scosso dall'onnipotente agone fra il bene e il male, lo studio evidenzia lo snodo della pericope, che lumeggia e denunzia la grande tentazione dell'uomo idolatra. La ricerca tenta di ristabilire il senso endogeno del testo isaiano, lasciando parlare la totalità delle sue parti e la "carnalità" del suo significato.