Che cos’è l’uomo? Questa domanda ci affascina e assilla allo stesso tempo. È la domanda di sempre, la domanda delle domande. A essa siamo continuamente riportati, perché di fatto questo interrogativo costituisce la radice di tutto, il senso profondo dell'esistere e del cercare. Non c’è chi possa evitarla o rimandarla all'infinito. Di fronte a risposte incomplete, a riduttivismi e a distorsioni, c’è bisogno di dire che l'uomo vale, c’è bisogno di rimarcare l’altissima vocazione dell'esistenza, c’è bisogno di fissare lo sguardo su Dio e su Cristo, perfettamente uomo e uomo perfetto, c’è bisogno di rinfrescare continuamente la convinzione cristiana che il progetto uomo nella volontà di Dio è ancora più alto di come spesso lo si raffiguri. Questo saggio di antropologia teologica ricorda che è Dio ad aver creato l'uomo e che l'orizzonte è la gloria. I puntuali riferimenti alla Scrittura insieme all'
attenta valutazione dei percorsi storico-teologici sono la solida base che permette poi di ventilare questioni di grande attualità oggi agitate da tante nuove emergenze teoretiche e tecniche. Particolarmente adatto agli studenti, il volume rappresenta uno stimolante motivo di confronto per i lettori appassionati e i cultori della materia (dalla Presentazione di Francesco Testaferri).
Le chiese stanno cercando credibilità in mezzo a una crisi di appartenenza. La crescente dispersione - che minaccia l'idea stessa di comunità - nelle grandi città e nella diaspora richiede legami comunitari e un nuovo linguaggio. Ermanno Genre affronta i luoghi tradizionali della formazione cristiana (predicazione, catechesi, liturgia, spiritualità), offrendo spunti di approfondimento e domande in un contesto ecumenico. Le chiese sono chiamate ad aprirsi e confrontarsi con le sfide della storia e della vita quotidiana.
Come si può dare pieno vigore alla parola "grazie"? Secondo Catherine Chalier, accettando una asimmetria di fondo, che non è fatta né di potere né di preferenza. C'è un tempo per i rapporti simmetrici di dare-e-avere (per esempio nella giustizia sociale) e c'è un tempo per i legami in cui non conta ciò che è dovuto, calcolato, negoziato, obbligato o reciproco. In questo secondo caso prevale il dono gratuito, con tutta la sua fragilità e la sua ricchezza. Chalier rinvia all'asimmetria ineffabile che sta all'origine di ogni vita: lì si cela una gratitudine che non cerca né di restituire né di alienare nulla. Lì la gratitudine fa intravedere il "sì" inaugurale della creazione al centro della nostra vita, la bontà originaria che ci sostiene, anche in un mondo pieno di sofferenza e di disperazione. Questa gratitudine non comporta affatto rassegnazione, ma apre le porte al significato profetico del "ringraziare". Non come parola sul futuro, ma come parola che rivela a ciascuno di noi la nostra verità più intima, quella in cui rendiamo grazie. Un testo filosofico e biblico allo stesso tempo, su un tema delicato e qualificante: la riconoscenza
La molteplicità delle religioni solleva una questione difficile e pressante: quale di esse è credibile, quale non è vera, di quale possiamo darci? Le risposte che di solito la teologia cristiana fornisce sono insoddisfacenti: o relativizzano le pretese di verità delle altre religioni o rinunciano alla presunzione di validità del cristianesimo. Altre volte, poi, ignorano la questione della verità, così che tutto diventa vago e ugualmente (in)valido. Sperimentando un nuovo approccio, Gäde mostra invece come il messaggio cristiano permetta di accordare alle altre religioni una verità insuperabile e un carattere salvifico, senza con ciò relativizzare la pretesa veritativa propria della fede cristiana. In forma accessibile, l'autore conduce passo dopo passo verso un'affascinante prospettiva, da lui denominata "interiorismo", e ne illustra i tratti applicandola al caso specifico dell'islam, preso come esempio. È il messaggio cristiano stesso a offrire la chiave per valutare le altre religioni e ad aprirci lo sguardo sulla loro verità.
A partire dal silenzio, sostrato indispensabile per ogni parola autentica ed efficace, l'autore traccia un ispirante percorso in cui la parola di Dio si intreccia con la saggezza espressa da uomini e donne di diverse generazioni e differenti contesti. Da esso potremo trarre spunti utili per avere il coraggio di prendere parola, pronti a darla a chi la chiede e a trasmetterla alle nuove generazioni, sempre attenti e alla ricerca costante della "parola di giustizia".
Nei giorni tra il 10 e il 14 marzo 2024, si è tenuta presso il Teresianum la LXV edizione della Settimana di Spiritualità, sul tema: «Una stirpe che ama il corpo». Chiamati a raccolta, studiosi di varia provenienza si sono trovati a confrontarsi sull'impatto che i grandi mutamenti in corso, principalmente in campo culturale e tecnico, hanno avuto e continuano sempre più ad avere sulla stessa comprensione dell'essere umano quale spirito incarnato.
Vigilio è stato vescovo della città di Tapso, in Bizacena (nell'attuale Tunisia) verso la fine del V secolo, quando la regione era sotto la dominazione dei Vandali, di fede ariana. Il suo Contra Eutychetem è un'opera composta in difesa della cristologia stabilita nel concilio di Calcedonia. La presente monografia, basata sulla recente edizione critica del testo curata dallo stesso autore, propone un'attenta analisi della teologia di Vigilio: ne ricostruisce l'ambiente storico e letterario in cui essa è inserita e ne tratteggia le coordinate di base; quindi, affronta con completezza i temi propri del calcedonismo latino e si interroga su alcuni elementi di superamento di tale visione cristologica per una possibile apertura in chiave neocalcedonese. Il lavoro così condotto vuole aprire una via latina nello studio della cristologia postcalcedonese, mostrando come anche dopo Calcedonia l'Occidente cristiano sia stato in grado di produrre una significativa riflessione teologica.
«L'amicizia di Gesù ci ricorda che Dio mette una virgola dove noi credevamo possibile solo un punto finale.» L'amicizia è uno dei valori più importanti per ognuno di noi, ma anche un aspetto della vita così naturale, e a volte dato per scontato, che raramente ci fermiamo a riflettere su cosa significhi davvero la parola "amico". Se ci pensiamo, l'amico è chi cammina sempre al nostro fianco, anche se separato da migliaia di chilometri o da decine di anni di distanza: nell'amicizia, il lontano e la distanza sono dimensioni del tutto relative. Così come il silenzio e la parola: gli amici parlano una lingua tutta loro, basta un cenno per capirsi a fondo. O un solo sguardo. Con gli amici costruiamo una storia che è sacra, anche se ci sembra fatta soltanto di cose semplici e del tutto umane. L'amicizia, poi, acquisisce una dimensione universale quando supera i confini per unire nel suo abbraccio popoli diversi, rendendo così il mondo un posto migliore, un luogo di pace. L'amicizia è un miracolo che conserva serenamente l'apparenza che non vi sia proprio alcun miracolo. È di questo miracolo che ci parla, in modo tanto diretto quanto poetico, José Tolentino de Mendonça, regalandoci un libro che è un vero e proprio inno all'amicizia, fonte inesauribile e generatrice di valori e azioni positive, esperienza fondamentale per riportare la luce nel nostro presente.
Riconosciuto dalla Chiesa nel 2015, il metodo delle cellule parrocchiali di evangelizzazione porta all'interno della parrocchia un nuovo stile pastorale, segnato da una forte corresponsabilità tra presbiteri e laici, per donare slancio missionario nel territorio. Adottato da centinaia di parrocchie in tutto il mondo (e circa sessanta in Italia), il metodo delle cellule è presentato in questo volume attraverso l'esperienza, la storia, le testimonianze di parroci, religiosi e laici che l'hanno implementato e conosciuto. A partire dal "Grande Mandato", il volume offre una descrizione puntuale dei fondamenti teologici del metodo, il suo funzionamento, la struttura. Che cos'è una cellula, chi la guida, il rapporto con il parroco, la responsabilità dei laici, come iniziare e quali frutti attendersi in parrocchia: ogni aspetto è spiegato in modo approfondito e pratico. Il risultato è un manuale completo di formazione per coloro, parroci e laici, che desiderano conoscere questa esperienza e sperimentarla nella propria comunità. Prefazione di Rino Fisichella.
La teologa Rosanna Virgili ci invita a seguirla in un percorso di antropologia biblica sull'umano nelle sue forme e posture fisiche e affettive. C'è un intimo intreccio tra carne e spirito, corpo e anima, natura e cultura, eros e amore, impossibile da disgiungere. E c'è infine una dimensione preminente dell'umano biblico che è l'esercizio dell'intelligenza e della scienza, l'educazione alla conoscenza e alla sapienza. Sapienza che non manca mai di una parola di promessa, anche di fronte alla desolazione.
I gesti sono il luogo in cui affiora l'identità, e leggere i Vangeli è accostarsi al mistero di Gesù che traspare dai suoi gesti. Tra questi ce ne sono due che riguardano un ambito specifico della vita: la cucina. Il primo mostra il Cristo nell'atto di sfamarsi, vivere la convivialità a tavola, ma anche nutrire chi ha fame, indicando il modo unico con cui egli ha considerato il cibo. Il secondo, quasi mai considerato, lo presenta nell'azione di cucinare. Sulle rive del lago di Tiberiade rivela come preparare da mangiare sia atto umanissimo che raccoglie con attenzione cose e persone, esaltando il sapore del mondo. E dice che tale arte presuppone la cura, la memoria del passato, la creatività e il rispetto.
La vita frenetica contemporanea in ogni suo aspetto assorbe le attenzioni e le priorità di molte persone. Il dominio della prassi, dell'efficienza allontana costantemente il cristiano dalla dimensione spirituale, simbolica e soprannaturale della fede. Viviamo in una società nella quale la percezione comunitaria della Trascendenza divina nel vissuto sociale ed ecclesiale si è affievolita. Diventa fondamentale, pertanto, la riscoperta del concetto teologico e filosofico della vita stessa.