La fede cristiana è la password qualificata e accreditata per penetrare nell'abissale mistero dell'essere umano, scrutandone le potenzialità della dimensione sociale, corporea e metafisica sul modello di "Cristo, l'Uomo perfetto", e illuminandone il senso dell'esistenza terrena, alla cui piena realizzazione dà un contributo geniale e insostituibile. È la matrice e la mappa della stessa speranza, che papa Francesco ha indicato come fulcro dell'Anno giubilare. Essa ci fa vedere tutto con gli occhi di Dio e amare tutti con il cuore di Dio.
A cinquant'anni dalla morte di Charles Journet (1891-1975) viene pubblicato questo saggio di Samuele Pinna sul ricchissimo pensiero del cardinale svizzero. Fondatore della rivista Nova et Vetera e autore del monumentale trattato l'Église du Verbe Incarné, è tra i teologi più significativi del XX secolo. La sua ricerca teologica è stata un punto di riferimento per l'amico filosofo Jacques Maritain e per Papa Paolo VI, che gli offrì la berretta cardinalizia per averlo al Concilio Ecumenico Vaticano II. Questo libro mette in luce come la ricerca di Journet abbia attraversato diversi campi del sapere, soffermandosi in modo particolare sul tema della Chiesa, ma senza tralasciare i capitoli più importanti della materia teologica e inserendosi nei dibattiti culturali a lui coevi. Quella di Journet non è solo un'opera speculativa, ma è anche caratterizzata da un afflato mistico, secondo l'insegnamento di San Tommaso d'Aquino, di cui egli si sente discepolo: «Contemplari et comemplata aliis tradere». Queste pagine mostrano come Charles Journet abbia davvero vissuto come un mendicante di assoluto.
Questo libro ha un doppio interesse: da una parte la creazione e dall'altra l'uomo. Le tematiche vengono affrontate alla luce della scrittura e della tradizione cristiana, che sono in grado di esibire un ampio bacino di riflessione su entrambi gli argomenti. Per il Cristianesimo il cosmo ha un nome ben preciso, ed è quello di creato. Il fatto di riconoscerne l'artefice consente di scorgerne sia l'inizio che il fine. L'uomo, inoltre, in quanto vertice e cuore della creazione, viene visto nella sua duplice condizione: quella di Adamo e quella di Cristo. Poiché nessuno è escluso dalla salvezza, il credo cristiano chiama in causa la libertà, che è l'acquisizione più significativa dell'antropologia cristiana.
Questo studio si propone di indagare sul mistero della Chiesa seguendo un approccio teoretico, con due importanti risvolti. Il primo caratterizza la comunità di Gesù Cristo come spazio in cui la Salvezza diventa esperienza. Il secondo la definisce come soggetto comunitario con una precisa finalità: essere segno e strumento dell'azione di Dio nel mondo. L'intento del libro è proprio quello di rendere ragione dell'equilibrio fra i due dinamismi.
Questo libro è il frutto di un'appassionata ricerca sulla Vergine Maria. L'autore ripercorre il cammino compiuto dal Cristianesimo per contemplare con gli occhi della fede il mistero che si è realizzato in questa singolare creatura. Fra le "meraviglie" operate da Dio per la nostra salvezza si inserisce la vicenda della fanciulla di Nazaret. Nonostante la sua prossimità, quando ci si accosta a lei, l'atteggiamento che ne consegue è quello dello stupore, perché Dio, che i cieli non possono contenere, si è lasciato avvolgere dal calore del suo grembo. Con tale spirito è stata condotta l'indagine confluita nel presente lavoro.
Oggi non è più possibile affidarsi a una teologia e a una pastorale del matrimonio come quelle praticate fino ad ora. Occorre avere il coraggio di percorrere altre strade a partire dall'esperienza etica e spirituale delle coppie, delle famiglie e degli operatori pastorali coinvolti nel loro cammino. Tale percorso può fondarsi sul cammino sinodale che sta vivendo la Chiesa in tutto il mondo. In questo libro stimolante, Philippe Bordeyne mette a fuoco il contesto sociale e culturale in cui le persone costruiscono le loro relazioni affettive e familiari, per individuare le opportunità di una proposta credibile del messaggio cristiano sull'amore umano. In questa direzione vengono messe in luce le risorse pedagogiche delle famiglie, le risorse liturgiche di cui dispongono le comunità cristiane e infine le risorse spirituali che i battezzati, e tutti coloro che sono alla ricerca di Dio, possono fare proprie nel tessuto quotidiano della vita familiare.
In occasione della proposta avanzata in Vaticano dalla Curia Generale dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi per il riconoscimento di "Dottore della Chiesa" per santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), molti studiosi e specialisti del pensiero della filosofa hanno convogliato le proprie energie e ricerche - coordinati dallo studioso Francesco Alfieri - con l'obiettivo di analizzarne gli scritti per mettere in risalto la sua "eminente dottrina", requisito indispensabile per l'ottenimento del riconoscimento di Dottore della Chiesa. Dalle ricerche contenute in questo fascicolo emerge che la Stein non sia morta il 9 agosto 1942 nel campo di sterminio di Auschwitz, ma che sia sopravvissuta un altro anno in questo campo di sterminio, e quindi che sia morta nel 1943: una rivelazione fondamentale, che apre a nuove e inesplorate piste di ricerca sugli studi steiniani.
"Romano Guardini ha dedicato a Socrate e a Platone - che per lui formano, come vedremo, una coppia inscindibile - vari scritti, che vanno dal 1926, anno del suo primo saggio su La morte di Socrate, al 1965, anno del discorso su Verità e ironia, tenuto all'Università di Monaco per ringraziare della celebrazione accademica del suo ottantesimo compleanno. Essi occupano dunque una quarantina d'anni, distribuendosi quasi interamente lungo l'arco della sua vita, e si sviluppano secondo una linea di interpretazione sostanzialmente continua, sia pure con diversi arricchimenti ed approfondimenti. Per comprenderne appieno il significato è forse utile ricordare, molto sommariamente, lo stato degli studi, e soprattutto delle interpretazioni, di Socrate e di Platone che caratterizzava la cultura tedesca nella prima metà del Novecento, soprattutto nei primi tre decenni di tale secolo, cioè quelli nel corso dei quali Guardini delineò nei suoi tratti fondamentali la sua immagine di Socrate e di Platone." (dall'Introduzione di Enrico Berti)
Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), geologo e paleontologo di fama mondiale, è una delle figure più affascinanti della cultura cattolica del Novecento: presenta una visione dell'universo come sistema dinamico. Nella sua prospettiva, l'evoluzione è non solo biologica, ma spirituale: è orientata verso un punto finale che egli chiama "Omega", dove l'intero creato troverà la sua unione in Dio. Il centro della spiritualità teilhardiana risiede nel concetto di "Cristo cosmico", una forza divina che permea e guida tutto il processo evolutivo. La stessa materia, per il gesuita francese, non è separata dal sacro, ma è intrisa della presenza divina. In questo scenario, l'essere umano è chiamato a partecipare attivamente all'evoluzione, come co-creatore con Dio, contribuendo al progresso verso l'unificazione finale. L'abate Visintin, fisico nucleare e teologo, traccia con rapide pennellate un ritratto di Teilhard, il cui pensiero, offrendo un ponte tra scienza, filosofia e fede, stimola un dialogo e continua a ispirare riflessioni sul nostro posto nell'universo e sul destino ultimo del creato.
Per i cristiani credere vuol dire accogliere la relazione che il Crocifisso risorto ci offre mediante il suo Spirito. La testimonianza qualifica la vocazione missionaria che il Testimone fedele (cfr. Ap. 1,5) conferisce a quanti lo seguono, affinché in ogni tempo e di principio a tutti, venga data la possibilità di accedere a questa esperienza di salvezza. Le mediazioni che compongono la testimonianza non prendono il posto dell'evento che la fonda; nemmeno, però, gli rimangono strumentalmente esterne, perché l'evento non si dà al di fuori delle sue appropriazioni. L’indagine qui dedicata al dinamismo testimoniale è marcatamente riflessiva, come si addice all'accademia, senza però rifugiarsi nell'astrazione, perché nell'analisi della forma veritativa specifica della testimonianza, ne va della figura stessa della Chiesa e della intelligibilità del suo discorso pubblico. Dalla Prefazione di Massimo Epis
Diceva Charles Peguy: Stava per iniziare il Grande Evento, l'Avvento di Dio nel cuore dell'uomo (CHARLES PEGUY, Eve). Ecco allora l'orizzonte della teologia della vita mistica: l'evento-avvento di Dio nell' intimo dell'uomo. La mistica autentica, per quanto "anonima" ed ordinaria possa essere, parte sempre da un impulso dello Spirito Santo, per cui si carica sempre di straordinarietà: è evento trinitario, nello Spirito. La "santità della porta accanto", di cui parla Papa Francesco, è sempre evento dello Spirit nella ordinarietà dell'esistenza.
L'Unico Spirito Santo multi -estensivo ed effusivo, effondendesi per gradi diversi su ogni creatura, realizza l'unico piano salvifico di Dio: che abbraccia la mistica universale delle religioni e di ogni uomo aperto alla Trascendenza, la mistica particolare, nello specifico cristiano. Collocando anche gli eventi mistici singolari (cioè così detti fenomeni mistici straordinari) nell'unico progetto divinizzante di Dio.
La mistica è possibile solo perché, come ricorda ancora Papa Francesco, l'uomo è un "misericordiato", cioè segnato nell'essere dal peccato, ma aperto alla misericordia: Dio, il "misericordiante" raggiunge nell' intimo l'uomo, quando ancora egli immerso nei peccati La mistica è possibile perché Dio è il "misericordiante", cioè Colui che si accosta all'uomo ancora immerso nel suo peccato. La mistica cristiana non parte da una perfezione già raggiunta, ma da quando si è è ancora peccatori.
L'uomo può entrare in relazione intima con Dio, non perché è perfetto, ma perché è un "misericordiato". La misericordia è l'unica possibilità della vera mistica.
Le coordinate-mistico-teologiche, che sono frutto d'interazione tra esperienza "soggettiva" del mistico e riflessione teologica "oggettiva" della Chiesa. Sono come dei binari da cui non si deve deragliare se si desidera cogliere l'autenticità di un'esperienza mistica. Questi binari sono diretti verso una meta molto lontana: cioè verso l'unione perfetta con Dio, nella vita eterna. Nel frattempo, lungo il percorso, si esplora e si conosce sempre più un territorio, sotto la guida del "divin Maestro interiore".
Che valore hanno, nel mondo di oggi, i comandamenti dell'Antico Testamento? Un interrogativo che aggancia il presente alle origini non solo della spiritualità, ma della cultura condivisa dall'Europa e dal Medio Oriente nel corso dei secoli. Questo volume scava molto in profondità nella questione, pur con un linguaggio e una struttura accessibili a tutti. A ciascuno dei dieci comandamenti l'autore dedica un capitolo, nel quale si pone in dialogo con altrettanti esponenti (donne e uomini) delle tre grandi religioni monoteiste che si riconoscono nel Decalogo. Percorrendo queste conversazioni, improntate a una prospettiva interreligiosa, il lettore è invitato a interrogarsi a sua volta sulle grandi domande che le Tavole sollevano, oggi più che mai: i comandamenti possono dirsi "ragionevoli" (un vocabolo, questo, che farà da filo conduttore sotterraneo per molte delle interviste riportate nel libro)? I loro significati sono cambiati nel tempo, con il mutare della percezione di elementi come la proprietà, l'etica del lavoro, il matrimonio e il ruolo della donna? In che rapporto ci mettono rispetto alla finitezza della vita, in una contemporaneità che tende a negare la morte? I valori che professano entrano in conflitto con i progressi della scienza? Ritroviamo ancora, in essi, il Dio che pensiamo di conoscere (o dal quale ci siamo distaccati)? Con quali paradigmi deve misurarsi l'essere umano del nuovo millennio? Ciascuno degli intervistati offre considerazioni e prospettive illuminanti, intrecciate con elementi di psicologia, sociologia, teologia e storia delle religioni. Ciò che colpisce, tanto i credenti quanto chi non lo è, è un'interpretazione comune del Decalogo come uno strumento di libertà: la vita spirituale - emerge dalle pagine - non va intesa come una dinamica di ricompensa, oppure di colpa e punizione, nella quale ciò che conta è soddisfare un precetto. Va anzi vissuta come un percorso di scelte che conducono verso la libertà, la pace, la fratellanza. L'essenza dei comandamenti, se ridotta all'osso, parla infatti di ciò che ci unisce, non di ciò che ci divide e classifica.