Leggendo i testi martiriali di Agostino si rimane colpiti dal culto e dalla venerazione dei martiri nella Chiesa antica e in particolare nordafricana. Nel nostro tempo, segnato dal riemergere dei totalitarismi e da un numero impressionante di martiri uccisi in odio alla fede, troviamo quasi sconcertante la loro eroica testimonianza di carità evangelica ed esemplare la fecondità delle loro vite per la Chiesa. In questo libro Antonio Bonato prende in esame i Sermoni e i testi ricavati da altre opere di sant'Agostino sui martiri. Sullo sfondo della concezione agostiniana, l'autore passa in rassegna alcune figure centrali nei primi secoli di vita della Chiesa: in relazione ai modelli di fede e di carità evangelica, il protomartire Stefano e san Lorenzo diacono; in relazione all'aspetto più propriamente ecclesiale, gli apostoli Pietro e Paolo, le sante Perpetua e Felicita e il vescovo Cipriano. Attraverso Agostino, il volume di Bonato ci restituisce così uno spaccato di sconvolgente attualità: la Chiesa, nata dalla croce di Cristo, si nutre del coraggio e della fedeltà ai valori evangelici di questi testimoni della fede.
L'unico commentario evangelico integrale e sistematico redatto da Girolamo. Il Commento a Matteo è un testo unico, poiché costituisce, nella produzione di Girolamo, il solo commento integrale e sistematico di uno scritto evangelico. Prerogativa di quest'opera, dalla quale sempre traspare il tema della chiamata delle genti, è la scelta programmatica per un'esegesi letterale, che solo sporadicamente si apre alla riflessione allegorica. Il volume presenta il testo latino di D.Hurst e M.Adriaen rivisto dal curatore, la traduzione italiana e un commento, che illustra le allusioni al patrimonio esegetico precedente e rimarca i tratti di originalità delle interpretazioni geronimiane, mettendone in luce le connessioni con le polemiche contingenti.
Una delle opere più imponenti, sia per ampiezza che per profondità, della letteratura religiosa cattolica è certamente la Mistica Città di Dio di Maria di Gesù di Ágreda (1602-1665), suora spagnola della congregazione delle Concezioniste francescane. Pur avendo subìto, appena dopo la sua pubblicazione, anche sospetti ed accuse di mancata ortodossia, in seguito fortunatamente superati, resta ancora oggi una fonte copiosissima di informazioni, riflessioni ed elevazioni spirituali. Il pregio del lavoro di don Sabatino Sciorio - oltre alla buona introduzione, che inquadra la vita dell'autrice, i contenuti e la forma del testo, e alle puntuali riflessioni che ne attualizzano il messaggio -, è stato quello di ritenere della poderosa opera di suor Maria di Gesù solo gli elementi più significativi per il lettore moderno, eliminando in questa sorta di antologia le numerose immagini, tipiche della teologia mariana del tempo in cui essa è stata redatta, che rendevano Maria eccessivamente lontana dalla concretezza con cui la ritraggono i libri del Nuovo Testamento, che invece l'autore ha posto all'inizio delle meditazioni della suora, proprio per esplicitarne il valore. In questo modo la pubblicazione di questo testo basilare della spiritualità mariana non soddisfa solo l'esigenza storica di recuperarlo alla memoria, ma si offre come utile strumento per la meditazione cristiana delle donne e degli uomini che vogliono approfondire la conoscenza di Maria e che, soprattutto, vogliono farsi accompagnare da lei nel cammino quotidiano di conversione.
Il presente volume contiene un Corso sistematico di Metafisica, fino ad ora inedito, dettato dal padre Cornelio Fabro nella Pontificia Università "De Propaganda Fide" nell’anno accademico 1948-1949 (ad privatum Auditorum usum). Il volume ha un duplice valore: metodologico e contenutistico. La struttura scelta ha una finalità propedeutica; segue, infatti, "lo sviluppo dei problemi della teoria aristotelica", cercando "la soluzione di essi nella linea della metafisica tomistica". In esso il metodo e il contenuto si intrecciano in un modo mirabile; non si tratta, infatti, solo del modo di disporre la materia, ma è in gioco la stessa concezione della metafisica come scienza. Il metodo, inoltre, si traduce in maieutica: attento agli studenti, Fabro offre spesso un «complemento scolastico» come strumento per affrontare i problemi, anticipando sovente indicazioni che possano guidare la ricerca.
Il digiuno rappresenta una delle opere della maturità di Tertulliano. Tra i manifesti del suo radicalismo religioso, questo breve trattato indirizza con nettezza verso la prassi ascetica tanto la vocazione martirologica della Chiesa tanto le aspettative escatologiche correlate alla professione di fede del credente. Questo scritto rivela anche una forte carica polemica, indirizzata dall'autore verso gli «psichici» - quei cristiani che, sulla scorta di 1Cor 2,14, erano incapaci di comprendere le cose spirituali. Sin dall'esordio dell'opera, Tertulliano richiama l'integralità della fede cristiana. Non vi può essere una professione di fede disincarnata: il rigore della prassi religiosa non si distingue dalla fermezza nel credere; credere è insieme professare la fede e comportarsi di conseguenza. Il testo, è il più antico trattato sul digiuno pervenutoci. L'edizione ha testo originale a fronte e un impianto interpretativo totalmente rinnovato.
La Sentenza sulla Politica di Aristotele è l'opera di Tommaso d'Aquino, frutto della piena maturità del suo Autore, che presentiamo qui in traduzione italiana, con il testo dell'edizione critica a fronte. La sua lettura si rivela estremamente preziosa perché è l'unica ampia trattazione di Tommaso d'Aquino dalla quale si possa ricavare con una certa sicurezza la sua Filosofia della politica. È un'opera complessa e capace di suscitare, in chi vi si accosta, riflessioni tutt'altro che superate anche se confrontate con le sfide contemporanee. Si incontrano nel testo due grandi pensatori, Aristotele e l'Aquinate, che hanno indagato la dimensione politica sempre alla ricerca di una comprensione più profonda dell'uomo e del suo essere, in connessione con il suo agire. La Sentenza sulla Politica di Aristotele, infatti, raccoglie profonde riflessioni sulla natura umana e sulla civiltà, sulla fondazione della comunità politica, sul suo carattere morale e civile, e sulle sue realizzazioni istituzionali. E la loro validità non è stata intaccata dallo scorrere dei secoli.
«Nel variegato panorama dei contributi dedicati al pensiero filosofico di Giovanni Duns Scoto, si ritiene mancasse una ricostruzione sistematica di quella dinamica che coinvolge la libertà umana, presupponendola, e che origina – mediante l’agire della sinderesi e della coscienza – il comportamento etico del viator.
L’architettura del presente volume, pertanto, si fonda sul binomio sinderesi-coscienza, sviluppato secondo tre fondamentali dimensioni caratterizzanti la riflessione antropologica: l’essere, l’agire ed il conoscere. L’intreccio di tali dimensioni è colto a partire da chiavi ermeneutiche offerte dalla riflessione antropologica scotiana, tra cui: il primato della volontà sull’intelletto e, di conseguenza, il primato della prassi sulla conoscenza; l’indiscussa libertà quale anima della volontà; la singolarità del soggetto in virtù della quale il viator è relegato in una solitudine ontica (ultima solitudo) che rivela la cifra della sua libertà di autodeterminazione e costituisce, ad un tempo, la premessa del suo agire morale».
«Giammarco Fiore, frate minore, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filosofia presso la Pontificia Università Antonianum (Roma), specializzandosi nel pensiero degli autori della tradizione francescana del secondo Medioevo e coltivando, in modo specifico, il proprio interesse per l’insegnamento teologico e filosofico di Giovanni Duns Scoto († 1308). Per diversi anni Socio della Commissio Scotistica Internationalis, si è recentemente diplomato Archivista-Paleografo presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica ed Archivistica (Città del Vaticano). Membro della Società Italiana per lo studio del pensiero medievale (SISPM) dal 2020, è attualmente collaboratore con l’équipe dei Frati Editori di Quaracchi.
In occasione del Decreto pontificio di conferimento a Ireneo di Lione del titolo di Dottore della Chiesa. «La dottrina di così grande Maestro possa incoraggiare sempre più il cammino di tutti i discepoli del Signore verso la piena comunione». È l'auspicio con il quale papa Francesco sigla il Decreto del 21 gennaio 2022, dichiarando Ireneo di Lione Dottore della Chiesa, con il titolo di Doctor unitatis. Ireneo è una straordinaria figura che affascina e coinvolge. La stringente capacità di argomentare, tra fede e ragione, si completa nella profonda e riconoscibile azione testimoniale che mostra la fede come valore aggiunto, come sentiero di incontro pro mundi vita. Il Concilio Vaticano II lo pone come riferimento fondativo. Il Magistero postconciliare attinge ai suoi scritti e al suo valore teologico, sia nei contenuti, sia nel metodo inclusivo e dialogico. La sua riflessione, decisiva per varie tematiche teologiche, è perfino essenziale per una teologia della storia e del creato, per un'antropologia integrale e per l'escatologia. E costituisce un sentiero da percorrere di grande attualità, specialmente nell'incertezza dei tempi presenti.
A chi ha una certa familiarità con i testi di Agostino non parrà fuori luogo definirlo un artigiano prolifico di aforismi indimenticabili, cioè di frasi concise e pregne di pensiero. Gli venivano spontanei. Ogni suo aforisma è un piccolo gioiello. Molti lasciano sorpresi e incantati, tanto sono geniali. Erano il suo linguaggio caratteristico e abituale usato con il composito pubblico, tanto da riconoscervi una sorta di marcatore dell'autenticità dei suoi interventi trasformati in opere letterarie. Del resto, l'arte della retorica, di cui era stato anche docente, gli ha consentito di scegliere, all'occorrenza, le parole più idonee; di intarsiarle modulandole tra di loro, obbedendo alla vibrazione del pensiero; di accostare sapientemente parole assonanti e di posizionare i pensieri in forma speculare; di condensarvi un pensiero importante e portante; di consegnare al pubblico una sintesi formidabile e accattivante, facilmente memorizzabile. La presente pubblicazione, dopo aver raccolto, con testo originario latino e traduzione italiana rigorosamente fedele al linguaggio dell'autore, oltre quattrocento aforismi e pensieri sapienziali di Agostino, selezionati tra i più significativi, sviluppa una serie di tematiche, a trama aperta, intessute appunto degli aforismi e dei pensieri sapienziali segnalati nella prima sezione. Ne risulta un ampio spaccato della teologia e dell'antropologia teologica di Agostino.
Delle opere di Aristotele commentate da san Tommaso, "La generazione e la corruzione" e i libri della "Meteorologia", rappresentano la riflessione più specifica sui fenomeni naturali. Se nella Fisica ci si occupa dei primi principi della natura e del moto in generale, ne "Il Cielo e il Mondo", l'attenzione si sposta verso i fenomeni celesti, cioè le stelle che si muovono con un moto circolare, e quelli terrestri, cioè gli elementi e il loro moto locale. Ora, con "La generazione" e ""La meteorologia", il discorso tocca il mutamento reciproco degli elementi, così come i fenomeni che si generano nelle parti più elevate: le stelle cadenti, le comete, le piogge, le nevi ecc. E così, la scienza della natura raggiunge, secondo san Tommaso, la sua perfezione, perché «la completezza della scienza esige che non ci si fermi in ciò che è comune, ma si proceda fino alle specie». Testo latino dell'Edizione Leonina. Traduzione di Giuseppe Barzaghi O. P. Revisione di Roberto Coggi O. P. A livello mondiale è la prima edizione che accanto al testo originale latino riproduce una traduzione in lingua moderna. Titoli originali delle due opere: 1) Sententia super libros De Generatione et Corruptione; 2) Sententia super Meteora. Introduzioni di Davide Ventura e Claudio Antonio Testi.
Sperimenta la luce del Tabor, che emana dal volto di Gesù, e condivide la gioia e lo stupore di Pietro, Giacomo e Giovanni, chi si dedica alla preghiera dell'esicasmo. L'esicasmo spesso è identificato con la preghiera continua, a sua volta identificata con la cosiddetta "preghiera di Gesù", a tutti nota soprattutto dal libro del Pellegrino russo. Per certi aspetti questa identificazione è anche vera. Ma di fatto l'esicasmo è un movimento vastissimo di ordine non solo spirituale, ma anche filosofico-teologico. Comporta una concezione antropologica biblica, e non tanto umanistica. Il vocabolo greco esichia significa calma, quiete, silenzio, raccoglimento, un significato sempre troppo ricco per poterlo tradurre in italiano. Il termine può riferirsi all'aspetto spirituale o alle condizioni esteriori che lo facilitano, o anche a tutt'e due. I monaci e i laici greci per favorire l'esichia iniziarono a praticare la preghiera "monologica", una sola preghiera contenente il nome di Gesù. Dopo il XIII secolo grazie all'influsso dei monaci del Monte Athos l'esichia indica uno stato di raccoglimento, solitudine e silenzio interiore, ricercati non solo con la vita di ascesi e di preghiera, ma anche con l'aiuto di situazioni esteriori (dato che l'uomo non è fatto di solo spirito), come tecniche psicosomatiche che mirano a facilitare la concentrazione. Gregorio Palamas, in questo testo classico dell'Ortodossia, illustra la bellezza e l'utilità dell'esicasmo. Prima edizione italiana con testo critico greco e traduzione a fronte. Testo critico di Jean Meyendorff. Introduzione, traduzione e note di Maria Benedetta Artioli.