Il calendario liturgico 2024 per il rito romano è un sussidio dettagliato ed essenziale, con tutte le informazioni necessarie per vivere tutto l'anno in compagnia della Parola di Dio, per una più attenta preparazione alla celebrazione della santa Messa. Inizia con la prima domenica di Avvento (3 dicembre 2023) e termina con l'ultima domenica dell'anno liturgico (24 novembre 2024). Per ogni giorno dell'anno il calendario indica: Il grado della celebrazione prevista dalla liturgia (solennità, festa, memoria obbligatoria o facoltativa del santo) e il colore liturgico. I riferimenti biblici delle letture della santa Messa e il ritornello del salmo responsoriale. Uno dei santi del Martirologio Romano o dei Calendari propri delle Chiese locali nei giorni in cui non ci sono delle ricorrenze liturgiche. La settimana del Salterio della liturgia delle ore, indicata con un numero romano.
«Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! È difficile. Non è il caso di nasconderlo. È difficile, ma con l'aiuto della grazia è possibile». A più di vent'anni di distanza, l'interrogativo di Giovanni Paolo II durante la veglia di preghiera a Torvergata in occasione della GMG del 2000 è ancora attuale. Spesso gli adulti sono sprovvisti di strumenti di pensiero e di metodo adatti ad allestire per i giovani "laboratori della fede". Nella certezza che la Teologia Fondamentale possa contribuire ad affrontare la sfida, il testo si snoda a partire da una presa di coscienza critica del contesto attuale, per poi attingere alla riflessione della Chiesa sugli elementi capaci di illuminare l'educatore nella rilettura critica della sua esperienza personale e nella progettazione pastorale. Il percorso si conclude con un affondo sulla necessità di aprirsi al dialogo interdisciplinare e con la proposta di alcuni criteri pratici per metterlo in atto.
L'assenza dell'opinione dissenziente in Corte costituzionale è retaggio di una tradizione da superare. La sua introduzione non solo consentirebbe di mostrare la pluralità delle possibili interpretazioni della Costituzione, ma la conoscibilità delle tesi rimaste minoritarie accrescerebbe anche pluralismo, trasparenza e discussione pubblica sulle più importanti questioni costituzionali: una forma di integrazione attraverso il dibattito tra idee diverse e un appello all'intelligenza dei giorni futuri.
Il gioco è qualcosa di naturale. I bambini sono biologicamente predisposti a giocare e per via spontanea acquisiscono apprendimenti e padronanze, anche in assenza dell'insegnamento di un adulto. Allo stesso tempo, il gioco è anche qualcosa di culturale. Nei diversi contesti sociali, i giochi si esprimono infatti in modalità e forme culturalmente connotate, che hanno un'importanza enorme nella formazione di una persona, influenzando le identità di genere e i ruoli, predisponendo, per via simbolica e metaforica, attitudini, orientamenti e relazioni. Se il gioco è natura e cultura insieme, lo sport, che oggi è praticato a partire dall'infanzia, è una delle forme culturali di gioco più alte per i valori simbolici che sottende: valori etici ed estetici, pedagogia del corpo, esercizio per dare il meglio di sé. In-ludere. Gioco, sport e formazione propone una visione integrata di gioco e sport. Fornisce le basi teoriche per progettare attività ludiche e sportive, con un'intenzionalità educativa orientata al benessere psicofisico, a contrastare le dipendenze e la passività, a promuovere empowerment. Il libro è attraversato da tre nuclei tematici: la riflessione pedagogica sull'identità anfibia del gioco, tra natura e cultura; l'analisi dei dispositivi su cui il gioco si costruisce, quali lo spazio, il tempo, i materiali ludici, l'ambiente urbano; la relazione tra gioco e sport, cioè il senso pedagogico della competizione e del rischio, il valore destabilizzante ma anche vivificante dell'incertezza, in una società fortemente orientata, com'è la nostra, alla programmazione e al controllo.
Ispirata al Vangelo secondo Marco, questa contemplazione della Passione di Gesù, che dalla Via Crucis della condanna a morte diventa la Via Lucis della sua risurrezione, contiene anche poesie di cristiani e di non cristiani, tutti in attesa di un volto trasfigurato, tutti con una domanda nel cuore:«Cosa posso sperare?». Solo Gesù Cristo è capace di rispondere a questa domanda.
Con Gesù giochi e segreti è una serie di sussidi, pensati come utile supporto didattico ai tre volumi del Catechismo dei fanciulli e dei ragazzi curati dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ogni sussidio è suddiviso in unità didattiche, ciascuna delle quali si articola in tre parti: nella prima parte si verifica l'apprendimento del bambino con un crucincastro; la seconda (intitolata nel 1° sussidio "Alla ricerca del tesoro nascosto...", nel 2° "Seguendo Gesù", nel 3° "La nostra fede") invita ad approfondire i contenuti di fede e le tappe del personale incontro con il Signore attraverso brevi riflessioni scritte o la soluzione di giochi enigmistici; la terza, infine, (dal titolo, rispettivamente, "Sulle tracce di Gesù...", "Ringraziamo il Signore" e "Sulla strada con Gesù") suggerisce proposte di impegno e momenti di ringraziamento per la settimana. Completano i tre sussidi giochi originali come "L'esploratore", "La ragnatela dell'Amore", ecc.
La traduzione di questo inedito (1931-1939) è un tassello fondamentale per comprendere il pensiero di Guardini sull'antropologia cristiana nella sua evoluzione. È centrale, in queste pagine, la necessità di rispondere, in quanto cristiano, alle incognite del mondo moderno - come l'evoluzionismo, l'eutanasia, l'eugenetica o l'ingegneria sociale - e riflettere sulla portata dei mutamenti sociali e culturali che esso comporta. Una domanda che attraversa l'intera opera guardiniana e mostra qui il suo nucleo antropologico più profondo: ontologicamente l'uomo è relazione aperta, verso l'altro, Dio, o il nulla. Spetta all'uomo - provocato dalla modernità - la libera decisione. Premessa di Carlo Brentari.
Il sorprendente romanzo inedito dell'autore di Cent'anni di solitudine e L'amore ai tempi del colera. Si sentì maliziosa, allegra, capace di tutto, e imbellita dalla mescolanza sacra della musica con il gin. Pensava che l'uomo del tavolo di fronte non l'avesse vista, però lo sorprese a osservarla quando lo guardò per la seconda volta. Lui arrossì. Lei sostenne il suo sguardo mentre lui controllava l'orologio da tasca con la catenina. Ogni anno, il 16 agosto, Ana Magdalena Bach - quasi cinquant'anni di età e una trentina scarsa di soddisfacente vita matrimoniale - raggiunge l'isola dei Caraibi dove è sepolta sua madre. Il traghetto, il taxi, un mazzo di gladioli e l'hotel: questo rituale esercita su di lei un irresistibile invito a trasformarsi - una volta all'anno - in un'altra donna, a esplorare la propria sensualità e a sondare la paura che silenziosa cova nel suo cuore. Lo stile inconfondibile di Márquez risplende in "Ci vediamo in agosto", romanzo musicalissimo di variazioni sul tema che è nello stesso tempo un inno alla libertà, un omaggio alla femminilità, una riflessione sul mistero dell'amore e dei rimpianti. Un'esplorazione del desiderio che non si affievolisce con l'età.
In Grecia come a Roma, sia pure in forme diverse, il ritrovarsi per mangiare e bere in compagnia era un'attività così centrale e significativa che studiare le due culture dal punto di vista della commensalità, pubblica e privata, consente di indagarle da un angolo prospettico del tutto privilegiato. Tra osservanza delle regole e flagranti infrazioni alle norme; tra intrattenimenti leggeri e riflessioni serie, spesso di taglio propriamente filosofico; tra schermaglie amorose e pensieri di morte, la scena del simposio greco e quella del banchetto romano si presentano particolarmente eterogenee quanto a occasioni, contesti, personaggi. Il volume, attraverso una selezione di testi letterari greci e latini, documenta questa straordinaria varietà di registri, che è poi, a ben vedere, la varietà stessa dei multiformi casi della vita.
Tiziano è un gigante e non è facile raccontarlo. Ma c'è un Tiziano Terzani personalissimo, in molti di noi, che potrebbe essere un peccato non condividere e cercare di tramandare. Tamara Baris ripercorre l'immaginario di un autore da non perdere, oggi più che mai: è saggio custodire la sua lezione, il suo essere sveglio senza sconti, senza soste, in questo mondo divorato dalla fretta, addormentato e schiacciato dall'economia, dalle visioni campanilistiche ed egoistiche. Ripercorrere la sua Asia non è rileggere reportage, articoli sul Giappone, la Cina, il Vietnam: è mettere insieme i pezzi di un puzzle che disegnano un vero e proprio modo d'essere. È la costruzione continua di un io, perennemente in movimento, teso verso l'altro e le sue ragioni: l'Asia se la cuciva addosso, la portava con sé a casa propria, ricercandola tra gli oggetti di mercati e mercanti lontani. Armato della sua Leica, sentiva dentro il giornalismo come una missione, come la sacra e inalienabile ricerca della verità, di quello che cercava e vedeva, dei dettagli che fanno il mondo. Sempre accanto ad Angela, «il palo al quale l'elefante si fa legare con un filo di seta» e a Folco e Saskia: il suo grande amore e la famiglia, gli unici punti fermi di una vita vissuta «guardando i fiori da un cavallo in corsa».
L'autore offre una lettura diversa e più ampia del piccolo testo biblico di Tobia per andare oltre la consueta interpretazione legata ai temi della coppia e della famiglia. Secondo don Borsato il tema centrale presente nel libro non è principalmente la coppia, ma il modo di pensare e di vivere la fede. Il libro di Tobia contesta un modo di considerare e concepire la fede perché vi è dentro un cammino che va "dalla religione alla fede", con protagonista Tobia, uomo religiosissimo e fedelissimo alla sua tradizione ebraica, ma non propriamente credente. È ubbidiente alle leggi religiose, ma non a quel Dio che parla sempre e parla a tutti, il cui pensiero è inafferrabile. Il messaggio del libro di Tobia è quindi attuale perché pone la questione del rapporto tra religioni e culture. Ai cristiani in particolare, come invito per superare le tradizioni-convenzioni che rendono ciechi di fronte a Dio che arriva da altre culture e popoli, per realizzare un rapporto sempre nuovo con il mondo.