Il libro documenta le lettere e le conversazioni intrattenute fra Eugenio Corti e il suo vastissimo pubblico di lettori. Corti spiega loro che il senso della sua vita e della sua opera risiede nella lotta contro il totalitarismo, di qualunque colore, contro le ideologie di morte, contro la menzogna. Il libro assume in diversi capitoli il carattere dell'autobiografia: Paola Scaglione ha saputo tesserla con finezza, lasciando che Corti si esprimesse in libertà . Vi evoca la genesi della sua opera, i ricordi di guerra, le convinzioni religiose, l'incontro con le persone che l'hanno segnato come uomo e come scrittore. E, sul filo delle sue confidenze, appare il profilo di uno degli interpreti più luminosi della letteratura contemporanea (pp. 280).
L'Autore in queste poche pagine non vuole raccontare tutto il percorso di padre Pio prima di diventare sacerdote oppure raccontare la sua vita da presbitero a Pietralcina e successivamente a San Giovanni Rotondo, ma un brevissimo periodo della sua vita: dal 10 agosto al settembre di 100 anni fa cioè dal giorno della sua ordinazione sacerdotale a Benevento fino alle prime stimate a Piana Romana di Pietralcina, passando per il 14 agosto, giorno della celebrazione della sua prima messa in questo borgo del Sannio.
Questo ultimo volume contiene un utilissimo indice di tutti i brani biblici commentati nell'intera serie.
"Il messaggio ritrovato" è un'opera destinata agli uomini e alle donne predisposti a credere all'incredibile. In più di 5000 aforismi e pensieri, questo libro parla di un'unica cosa, in termini sempre diversi e con un linguaggio attuale. È un testo laboriosamente intessuto con la pura materia della vita, tracciato con precisione, ove ciascuna parola è posta intenzionalmente e pesata con esattezza, come una quintessenza pazientemente distillata goccia a goccia. Questo libro, come qualsiasi altro, può leggersi dall'inizio alla fine, ma si può anche aprirlo a caso per leggere i versi che così si manifestano, oppure introdurre nel libro chiuso un tagliacarte e leggere il versetto indicato dalla punta. Così, il testo si aprirà al lettore e questi ne otterrà un insegnamento o una risposta alla domanda che aveva formulato, poiché questo è un libro vivo che sempre parla e risponde a quelli che lo cercano con semplicità e senza malizia, perché non si rivolge all'intelligenza raziocinante, ma "all'intuizione e alla memoria profonda" (XIX, 3) e contiene una luce che può esumare la luce sepolta in ciascuno di noi.
Il racconto di una giornata di un ragazzo italiano e di un ragazzo senegalese. Il libro propone, in forma di racconto, una giornata di un ragazzo italiano e di un ragazzo senegalese. A un certo punto avviene un originale scambio di ruoli: filippo si trovera a vivere una giornata africana e aliu una italiana. Da qui nasce una riflessione sul rapporto tra l'uomo e l'ambiente: la ricerca di un nuovo modello di sviluppo. E nasce anche un ponte tra il senegal e l'ita lia, un ponte piccolo come i due bambini protagonisti ma che potra crescere con loro, nella convinzione che lo svilupo sostenibile puo`essere raggiunto soltanto attingendo dalla ricchezza che nasce dall'incont
Un modo semplice ed efficace per leggere gli scritti di Teresa Fardella, fondatrice dell’Istituto «Povere Figlie di Maria Santissima Incoronata, Adoratrici perpetue del Sacro Cuore di Gesù».
Il volume è strutturato come un calendario, con un breve pensiero, estratto dagli Scritti della Serva di Dio, per ogni giorno dell’anno.
Teresa Fardella nasce a New York (USA) il 24 maggio 1867, figlia del conte Enrico Fardella e di Giovanna Dukett. Nel 1869 la famiglia si trasferisce a Trapani; qui muore la madre (1879). Teresa completa la sua educazione umana e cristiana presso l’Istituto di San Vincenzo de’ Paoli di Palermo.
Promessa sposa al nobile Raffaele De Blasi, celebra il suo matrimonio nel 1884. Nel 1895 inizia quel movimento di carità, che sfocerà nell’Istituto delle «Povere Figlie di Maria Santissima Incoronata, Adoratrici perpetue del Sacro Cuore di Gesù». Verso la fine della vita, rimasta vedova, si consacra interamente a Dio nell’Istituto da lei fondato. Si spegne il 26 agosto 1957.
Carlo De Benedetti, “l’Ingegnere”, è uno dei maggiori protagonisti della recente storia italiana: industriale ed editore, ha combattuto una guerra di trent’anni contro il suo arcinemico Silvio Berlusconi, dalla Sme alla Mondadori, dall’industria alla politica. De Benedetti, con la potenza mediatica del suo gruppo Repubblica-L’Espresso, ha influito sugli equilibri del Paese in maniera speculare e opposta a Berlusconi, che detesta ma di cui riconosce – in questo libro – le capacità.
«Noi industriali, gente che ha costruito qualcosa nelle imprese e nella finanza, siamo tutti degli autocrati. Non siamo democratici: ed è per questo che nessuno di noi deve governare.» Carlo De Benedetti
Paolo Guzzanti è stato testimone diretto e parte in causa di questo conflitto trentennale. Membro fondatore di «Repubblica», intervista De Benedetti e racconta le sue esperienze con Eugenio Scalfari, Gianni Agnelli, Ezio Mauro e Paolo Mieli (comprese alcune telefonate notturne in cui, impersonando il presidente Sandro Pertini, costrinse i capipartito a presentarsi il giorno dopo al Quirinale).
«Francesco Cossiga mi disse: “Adesso ti spiego cos’è la pace sarda” e mi consegna un coltello a serramanico, che ho ancora, con scritto “fcacdb”: Francesco Cossiga a Carlo De Benedetti.» De Benedetti e Cossiga
In questo libro Carlo De Benedetti racconta la sua vita pubblica e privata, svela per la prima volta il retroscena sul cambio della direzione di «Repubblica» ed esprime un’opinione amarissima sulla classe politica italiana, non soltanto di destra ma anche su quella del Partito democratico, di cui prese la mitica tessera numero uno.
«Agnelli mi chiamò e mi disse: «Scusi un attimo, ma lei verrebbe a fare l’amministratore delegato della Fiat?» E io dissi: «Sì, immediatamente». Mi chiese: «Ma non pone condizioni?» E io: «Pongo un’unica condizione, che è di non trovarmi in conflitto di interessi, visto che la mia società Gilardini rifornisce, tra gli altri clienti, anche la Fiat». Gianni Agnelli: «Ma chi se ne frega». De Benedetti e Gianni Agnelli
Un serrato faccia a faccia fra due protagonisti, che affrontano il passato e il presente della politica e del giornalismo in un Paese perennemente tormentato dalla mancanza di regole e alla ricerca di un equilibrio tra informazione ed etica.
«Ma cazzo, Silvio! con il culo che m’hai fatto alla Sme prima, alla Mondadori dopo, vuoi anche che ti voglia bene? Ma che cosa pretendi?» Ecco, questo credo che sia stato l’ultimo nostro colloquio a quattr’occhi.» De Benedetti e Berlusconi
L’autore
Paolo Guzzanti (Roma, 1940) è giornalista professionista, scrittore, conduttore televisivo e senatore. È stato inviato dell’«Avanti!», redattore capo e inviato speciale di «Repubblica» e della «Stampa» negli Stati Uniti. Ha lavorato al «Giornale» ed è stato editorialista di «Panorama». Eletto al Senato, ha presieduto dal 2002 al 2006 la Commissione d’inchiesta sul dossier Mitrokhin. Da questa esperienza è nato il libro-denuncia Il mio agente Sasha, uscito per Aliberti nel maggio 2009. Tra le sue pubblicazioni, I presidenti della Repubblica da De Nicola a Cossiga (Laterza, 1992), L’Italia del 2000 (La Stampa, 1996), Ustica, verità svelata (Bietti, 1999), Abbasso la dieta mediterranea (Aliberti, 2009) e Guzzanti vs Berlusconi (Aliberti, 2009).
Un primo approccio agli scritti di San Pier Giuliano Eymard, fondatore dei Padri Sacramentini, da cui sono stati tratti 365 pensieri, uno per ogni giorno dell'anno. Pensieri profondi, di diversa lunghezza, capaci di illuminare i vari aspetti della vita con la luce dell'Eucaristia, sacramento dell'amore di Dio per noi.
Questo "Giornale di guerra e di prigionia" raccoglie tutti i diari che il sottotenente degli alpini Carlo Emilio Gadda tenne tra il 24 agosto 1915 e il 31 dicembre 1919. È una testimonianza straordinaria, in primo luogo per gli eventi di cui Gadda è stato protagonista. Nell'ottobre del 1917 si trovava infatti in prima linea a Caporetto e venne fatto prigioniero dagli austriaci sulle rive dell'Isonzo. Il «Diario di Caporetto», che rende conto di quelle drammatiche giornate e dell'inizio della prigionia, è rimasto a lungo nascosto, protetto «dal più rigoroso silenzio», ed è stato pubblicato solo molti anni dopo la morte dell'autore.