La chiesa più grande d'Italia, monumento nazionale, capolavoro di architettura e di ingegneria la cui costruzione sembra non avere mai fine, il Duomo di Milano, con le sue numerose statue e guglie, con le sue vetrate e i tanti tesori che contiene, è un gigante di marmo, "una grande macchina" nella definizione di Renzo nei Promessi Sposi, ma anche "una poesia incisa nel marmo", come ebbe a dire Mark Twain, uno dei tanti illustri viaggiatori che in visita a Milano sono rimasti affascinati dalla cattedrale. Dalla guglia più alta del Duomo, "tuta d'ora e piscinina", l'Assunta - nota con l'affettuoso appellativo di "Madunina" - rivolge il suo sguardo verso il cielo e tiene le braccia aperte a implorare la benedizione di Dio sulla città.
La Porta Santa della Basilica di San Pietro possiede un fascino del tutto particolare: è la Porta Santa più conosciuta al mondo, ma soprattutto è la prima Porta che viene aperta nell'occasione dell'Anno Santo. Con l'originalità che lo caratterizza, il card. Comastri, per tanti anni Arciprete della Basilica Vaticana e quindi suo "custode", vuole far attraversare questa Porta - soprattutto a chi non potrà recarsi fisicamente a Roma - commentando le 16 formelle che la costituiscono, attraverso la Parola di Dio e la preghiera. In ogni formella c'è una parte dell'esistenza di fede del pellegrino, inserita nel cammino della salvezza portata da Cristo, speranza tangibile per tutti.
Il testo, di carattere divulgativo, tratta alcuni aspetti generali come le tre fonti della musica, una breve storia della musica sacra, musica e cantus, e metodologie, focalizzandosi sui Pueri Cantores, analizzandone storia, funzioni, formazione e peculiarità. Viene presentata una tabella schematica dei più rinomati cori di voci bianche europei, suddivisi per nazione. Un capitolo è dedicato ai benefici del canto e l'appendice completa il volume con due tavole riassuntive. L'obiettivo del libro è far conoscere l'importanza del canto dei Pueri Cantores non solo nella liturgia, ma anche nella storia e nella cultura, sperando di suscitare in Italia maggiore interesse verso questo tipo di canto, che ha finalità tecniche, artistiche ed educative. Il coro favorisce il benessere fisico, psichico e sociale, contribuendo alla formazione globale della persona e aiutando l'integrazione e lo sviluppo delle capacità cognitive.
Una Via crucis particolare pensata per essere recitata nelle nostre case, in famiglia. Ci sono tutte le classiche “stazioni”, ma con titoli, contenuti e riflessioni organizzati in modo inconsueto. C’è una croce per tutti, anche in famiglia, tra chi diciamo di amare. Una Via della croce per tutte quelle relazioni famigliari in difficoltà che stanno vivendo storie di sofferenza, separazioni, contrasti, lutti, incomprensioni e ferite. Cammini di croci che si intrecciano con cammini di luce.
Papa Francesco ha scritto questa Lettera sul «valore della lettura di romanzi e poesie nel cammino di maturazione personale», con lo scopo di sottolineare come la letteratura contribuisca a nutrire la libertà interiore e a sollecitare il discernimento; questo è fondamentale non solo per i laici, ma anche e soprattutto per i sacerdoti. Come scrive p. Spadaro nell'Introduzione, quella di affrontare un tale argomento è «una decisione forte, inedita per un pontefice, che riconosce nella pagina letteraria l'apertura di uno spazio interiore di libertà che permette di non chiuderci dentro "poche idee ossessive che ci intrappolano in maniera inesorabile". Uno spazio che si apre perfino "quando neanche nella preghiera riusciamo a trovare ancora la quiete dell'anima"»
Il volume curato da don Paolo Gessaga accompagna i passi del pellegrino lungo i percorsi del Cammino francescano della Marca, fornendo informazioni indispensabili sulle varie tappe, intrecciandole a episodi della vita del santo, ma soprattutto aiutando il lettore a entrare nella spiritualità dei luoghi attraversati, per viverli in pienezza e gustarli con la giusta calma. Perché anch'egli possa camminare danzando, sull'esempio di san Francesco d'Assisi e di tutti i santi pellegrini. «Sono molti i santi che sono stati pellegrini e che sono oggi punto di riferimento di itinerari che permettono di approfondire la spiritualità di ciascuno di essi. Tra tutti, però, si distingue in modo inequivocabile san Francesco d'Assisi. Egli non fu un semplice santo pellegrino, ma un uomo che trasformò il cammino in una danza.» (don Samuele Marelli)
A partire dalle letture del Vangelo delle domeniche dell'anno liturgico C, nelle sue omelie don Walter Magni suggerisce riflessioni sui grandi temi del nostro tempo. L'autore «non "vende" risposte preconfezionate e artefatte, ma desidera farsi compagno di viaggio di chiunque cerchi il proprio passo. Non ci sono schemi precostituiti, né nell'accostarsi ai testi, né nella struttura delle omelie». Sono omelie che nascono dal vivo desiderio dell'autore di ascoltare per primo la Parola che deve predicare.
Lo studio di Ciarocchi appare propriamente attraversato dall'idea di actuosa participatio, in quella visione di Chiesa ministeriale a così fortemente voluta dal Concilio Vaticano II. Questo sguardo approfondito al rapporto di liturgia, musica, canto e mistagogia rende la trattazione utile, spingendo alla lettura di altre pubblicazioni, rammentando sempre che il fine della musica liturgica è "gloria Dei et salus animarum" (Pietro Sorci, Prefazione). Valerio Ciarocchi affronta il tema del rapporto tra musica e liturgia, producendo un lavoro ampio e completo, ricco di spunti di approfondimento e di riflessione per studiosi e cultori della liturgica musicologia. Nella sua completezza offre allo studioso una già fondata base di partenza per necessari e opportuni nuovi spunti di riflessione e di ricerca per il settore liturgico-musicale (Giuseppe Liberto, Postfazione).
Nei primi secoli del cristianesimo, la preghiera era spesso definita come un incontro con Dio, di cui serbare e alimentare il ricordo. I Padri della Chiesa, attraverso i loro scritti, testimoniano e insegnano che si tratta di un incontro sempre possibile e offrono consigli per riconoscere la preghiera come parte della vita. La preghiera è soprattutto da sperimentare ed effettivamente i Padri ne hanno spesso scritto trasmettendo la loro esperienza senza concedere troppo spazio alle riflessioni astratte, anche se queste non sono del tutto mancate. Questo testo cerca di interpellarci nella ricerca di spiritualità e di ravvivare la nostalgia dell'incontro con Dio, attraverso numerose citazioni patristiche tratte da vari tipi di opere: lettere, trattati, omelie, biografie, regole e anche apoftegmi, cioè i detti e i fatti delle Madri e dei Padri del deserto. «Beati coloro che provano la nostalgia dell'incontro con Dio, perché continueranno a cercarlo ogni giorno».
La traduzione inedita di Emidio Vergani ci restituisce tutta la bellezza e la profondità degli Inni che Efrem il Siro (306-373), padre della Chiesa siriaca, ha dedicato a Nisibi, sua città natale e avamposto dell'Impero romano più volte assediato dai Persiani. In questa raccolta si trovano tutti gli aspetti centrali e fondamentali della teologia di Efrem e la sua ammirevole poetica. «Le prove che la città e i suoi abitanti hanno subìto, e la salvezza che viene loro data, provengono dall'opera redentrice di Colui che per noi si è incarnato, ha accettato volontariamente la sua passione e ci ha fatto rinascere, germogliare, essere ricreati grazie alla sua rugiada di risurrezione», spiega padre Manuel Nin (vescovo titolare di Carcabia ed esarca apostolico per i cattolici di tradizione bizantina in Grecia) nella Presentazione del volume. Oltre agli Inni di Nisibi, viene presentato nel volume un inedito Inno sulla Chiesa. Efrem utilizza simboli e allegorie bibliche per illustrare la natura della salvezza e la guarigione del mondo, raffigurando Cristo come il medico divino che cura l'umanità malata. Il libro esplora anche il tema della risurrezione del corpo, usando la metafora del seme e della terra per spiegare la dinamica escatologica della risurrezione. Efrem confuta gli increduli che negano la risurrezione, sottolineando l'importanza dell'incarnazione e la centralità di Cristo nella speranza cristiana. Una lettura edificante per il suo valore spirituale e poetico
Quando Sacrosanctum Concilium aprì la porta all'uso delle lingue non poteva prevedere l'enorme lavoro di traduzione che tale decisione avrebbe comportato. A poco poco, l'esperienza della Chiesa stessa ha rivelato il percorso da seguire in questo processo con i pericoli da evitare e i criteri da seguire. Tutto questo si vede scorrendo i vari documenti pubblicati per far luce e guidare questo
processo. Uno di questi criteri, maturato nel nuovo iter ecclesiale dal Concilio Vaticano II a oggi, è il concetto di fideliter, cioè la necessità di tradurre fedelmente.
Ma che cosa significa? E come si applica il criterio di fedeltà ai testi liturgici? E importante capire l'importanza del tradurre fedelmente i testi liturgici, perché anche le traduzioni sono lex orandi e, quindi, lex credendi della Chiesa. Apprezzo lo sforzo compiuto in questo studio e quindi mi congratulo sinceramente con il suo autore, che dimostra di conoscere bene l'argomento. E invito il lettore a seguire queste pagine con mente aperta, spirito critico e desiderio di imparare. Spero che, alla fine, possa concludere che non tutti i traduttori sono, per natura, traditori.
Questo libro scandaglia a fondo una parte dell'opera turoldiana poco studiata: gli inni liturgici. Nel cammino di fede di padre Turoldo la liturgia ha avuto un ruolo fondamentale. Grazie all'amore per la tradizione che la Chiesa lungo i secoli ha tramandato, il frate Servita ha saputo con originalità, creatività e ispirazione produrre testi nuovi con l'intento di arricchire ciò che già era conosciuto, attribuendo però ad esso uno stile nuovo, più adatto al sentire dell'uomo contemporaneo. L'imponente innario turoldiano lascia senza fiato per la sua vastità e copre tutte le domeniche e le feste principali dell'anno per tutti e tre i cicli liturgici. Come sottolinea fr. Enzo Bianchi nella prefazione, l'autore di questo pregevole saggio, «opportunamente intarsiato di rimandi agli inni, alla traduzione dei Salmi, alle preghiere e alle poesie di padre Turoldo, ha la capacità di interpretare la lettera e lo spirito dei suoi testi, mostra grande intelligenza e raffinata sensibilità che gli permettono di cogliere le profondità bibliche, le intuizioni teologiche, le armonie poetiche e le finezze letterarie ma anche il valore liturgico e propriamente cristiano del corpus innico turoldiano».