Quando il divino attraversa la tv. Le otto serie qui raccolte (Dexter - Dexter: new blood; God friended me; In nome del cielo; Le fate ignoranti - la serie; Squid game; Strappare lungo i bordi; The silent sea, The boys presents: diabolical) parlano del senso della vita e della realtà della morte, di autodistruzione e solidarietà, di fondamentalismo e tolleranza, di menzogne e ricerca della verità. L'autore ha analizzato i dialoghi di ciascuna serie, scandagliando le molteplici bellezze dei loro messaggi umano-divini.
Dopo un'introduzione di carattere generale vengono richiamati quegli elementi dell'analisi conoscitivo-metafisica lonerganiana che portano Bernard J.F. Lonergan a delineare un realismo critico, elaborato a partire dall'auto-appropriazione da per del soggetto in quanto conoscente, fino a fondare la possibilità dell'etica, possibilità che costituisce la problematica centrale del presente lavoro
Credere o non credere in Dio? La fede dell'uomo si scontra con numerose e angoscianti "ragioni per non credere": lo scandalo del male, la schiacciante trascendenza di Dio, la natura illusoria di ogni verità, gli sviluppi della scienza, la storia della Chiesa. In Silenzio di Dio, pubblicato per la prima volta nel 1982, Sergio Quinzio cerca risposte al terribile enigma. E gli stessi dubbi che intaccano la fede diventano altrettante ragioni per credere. Paradossale profeta - troppo laico per i cattolici e troppo cattolico per i laici -, Quinzio rifugge le analisi lunghe e tortuose procedendo per intuizioni, sintesi, frammenti. Coinvolge il lettore in una singolare e attualissima apologia del cristianesimo travestita da antiapologia, che è stata oggetto delle feroci critiche dei teologi più istituzionali, e insiste in un dialogo sempre diretto e serrato con Dio; mai nega la sua esistenza, e rileva piuttosto la miseria dell'uomo nei suoi confronti. In queste pagine il lettore non scoprirà un autore, ma un uomo: un novecentesco Pascal, in cui le riflessioni teologiche si intrecciano inevitabilmente ai motivi di un disagio autobiografico. Dal dubbio trarrà una consapevolezza: il nostro travaglio contemporaneo deriva dal fallimento di quella speranza di perfetta redenzione dal male e dal dolore promessa da Gesù Cristo. Per questo "la disperazione del mondo è pensabile solo all'interno della fede". E se per il cristiano c'è ancora una speranza, questa non può che risiedere in Dio.
Una riflessione appassionata partendo dalla drammatica attualità delle 169 guerre in corso nel mondo, con una domanda provocatoria sullo sfondo: «Beati i costruttori di guerra?» Come afferma l'arcivescovo Mario Dalpini, credere nella pace oggi sembra un azzardo, mentre la direzione verso un conflitto sempre più mondiale pare ineluttabile. Tra conflitti dimenticati e strategie di politica estera viene fatta luce sulla complessità dell'intreccio che unisce indissolubilmente guerra e pace nell'orizzonte internazionale. Emerge, nelle parole degli autori, l'esigenza di combattere il pensiero diffuso che la guerra sia inevitabile. Contiene l'appello per la pace lanciato dall'arcivescovo Dalpini che nel mese di marzo ha già raccolto oltre 25 mila adesioni di cittadini ambrosiani.
Il cardinale Zuppi così racconta l'urgenza di questo libro: «In un tempo drammatico è un dono potere rileggere e meditare il pensiero del parroco di Bozzolo sulla pace. Le sue affermazioni possono apparire perentorie, quasi eccessive. In realtà nascono sempre da attenta riflessione e da analisi approfondite, che non limitano affatto la consapevolezza della radicale necessità della pace. La pace va costruita: "adesso o mai più"». Prefazione del card. Matteo Maria Zuppi.
Don Antonio Mazzi è certamente uno dei più giovani novantenni in circolazione. La sua lunga esperienza di educatore e accompagnatore di giovani alle prese con tutte le difficoltà dell'epoca presente ne fa uno degli osservatori più attenti e profondi del mondo giovanile. In questo volume don Antonio offre insegnamenti preziosi e concrete regole di vita per percorrere un viaggio completo attorno al mondo giovanile. Tra i temi trattati con la solita verve, ironia e profondità: il disagio giovanile, i problemi di identità e di salute psichica, le difficoltà nell'orientamento e nelle scelte di vita, il bullismo social e non social, la scuola che fatica a riaffermare il suo ruolo e a svolgerlo al meglio e la minaccia della droga che incombe ancora e con nuove tentazioni.
Prendersi cura di qualcuno, di qualcosa, del tempo è un rito che consapevolmente o meno attraversa il vivere delle donne e degli uomini. Ogni congiuntura storica interpella ciascuno con delle urgenze che chiedono cura, per custodire ciò che ci è stato consegnato e per seminare futuro. Curare le relazioni, le comunità, i corpi, soprattutto quando sono feriti o ammalati, è il modo più umano e umanizzante di abitare il mondo.
Giocare, celebrare e festeggiare diventano cosi risorse di senso per riconoscere la cura che riceviamo e doniamo.
In tempo di guerra cambiano gli equilibri e le precedenze. Popolazioni che fino a pochi mesi prima erano anonimi vicini diventano fratelli da difendere e sostenere con forza. In tempo di guerra emergono però anche delle incongruenze e delle criticità. Non è vero che si diventa più buoni. È vero che lo si diventa con chi si vuole. E non tutti sembrano essere degni allo stesso modo. Ci sono popoli di serie A e popoli di serie B, ci sono i bianchi e ci sono i neri. Queste pagine non si interrogano sulle ragioni del conflitto in corso in Ucraina, ma si pongono nell'unica prospettiva che porta alla salvezza, quella dell'umanità. Di fronte al dramma ucraino e di tutti i migranti del mondo, don Luca Favarin ci offre un testo che ha la forza del lamento dei profeti biblici e ci ricorda che dovremmo partire dal nostro essere uomini e donne, oltre e aldilà delle ideologie. Qui dovremmo attingere al nucleo profondo e luminoso del nostro essere uomini per ricercare semi di umanità in un mondo che non si stanca mai di esercitarsi nell'arte infame e distruggente della guerra.
Il testo raccoglie le riflessioni sul tema della cura e della responsabilità delle donne nella Chiesa e nella società tenute nel corso del XLII Convegno Bachelet (Roma, 11-12 febbraio 2022), a partire da Armida Barelli, fondatrice della Gioventù femminile di Azione cattolica.
Campioni dello sport di diverse discipline: donne e uomini dai quali ci aspettiamo il massimo e successi che ci fanno gioire e sentire orgogliosi. Ma non stiamo parlando di macchine, né di "funzionari dello spettacolo e del successo-: sono esseri umani che esplorano i limiti della capacità di dedizione, speranza e fiducia che è in ciascuno di noi. In questo libro, opportunamente interrogati anche sulla loro persona, sulla loro storia e sui loro valori, ci parlano di sé e dei successi più intimi, più decisivi: la solidarietà, la lealtà, la riconoscenza, il perdono, la generosità, la capacità di rialzarsi dopo ogni caduta. Un incontro a cuore aperto e a mente lucida, nel desiderio di condividere non solo i frutti della propria fatica, ma la bellezza della propria capacità di amare. Con interviste a: Giorgio Chiellini, Alessandro Bastoni, Ciro Immobile, Luca Mazzitelli, Antonella Palmisano, Vanessa Ferrari, Francesco Moser, Oney Tapia, Valentina Rodini, Enrico Berrè. "La fatica fa parte del gioco, è una componente fondamentale, è un peso che ti spezza, ti logora e destabilizza, ma a quella fatica, che assume molteplici forme, va trovato un significato. Un senso. E allora il suo giogo si farà più lieve. L'atleta che, nella fatica, vede oltre, è come il santo che non accusa il peso e guarda lì dove gli altri non vedono... (Dalla Prefazione di Papa Francesco)
Due brevi, ma intense meditazioni che ci aiutano ad entrare con consapevolezza nella dinamica della vita del cristiano. Don Divo ci introduce in un cammino che ci porterà a vivere nel mondo gustando già una partecipazione alla beatitudine stessa di Dio, tutti raccolti, nascosti, affondati nel silenzio divino.
Scritto subito dopo la seconda guerra mondiale e pubblicato per la prima volta dalla Libreria Editrice Fiorentina poco dopo il 1950, è il classico di La Pira sulla politica votata alla piena occupazione, secondo le idee dell'economista Keynes e in obbedienza agli imperativi della coscienza ispirata dal vangelo.
A quell’epoca, appena usciti da una guerra devastante, con la disoccupazione alle stelle, l'estremo bisogno di stipendi unito alla capitolazione dell'Italia agli alleati, ci aveva reso doppiamente fragili davanti all'opulenza americana e alla sua economia dei consumi. Ma intendere l'occupazione soprattutto come lavoro salariato, con gli anni ha penalizzato moltissime piccole attività contadine, artigianali e commerciali, tipiche del modo italiano di vivere, gravandole di sospetti, burocrazie e tasse, dando poi alla figura dell'imprenditore il monopolio del lavoro in quanto datore di stipendi.
Ma col solo lavoro salariato e senza moltiplicazione dei mestieri, la piena occupazione non è raggiungibile, percio.la povertà, la disoccupazione, insieme all'inquinamento dei beni comuni e delle nuove carenze alimentari hanno imboccato strade impreviste, soggiogate da capitalismi sempre più intensi con relativa divaricazione fra ricchi e poveri. L'enciclica Laudato si di papa Francesco ha manifestato le nuove forme di attesa della-povera gente per rispondere alle quali ritornano in parte attuali le idee di Keynes con il finanziamento pubblico della rinascita di libere attività agricole, artigianali e commerciali per la sovranità alimentare, l'abolizione degli sprechi e la rigenerazione dei beni comuni.
Con il commento del dott. Giuseppe De Rita, presidente del Censis.