Communio n. 219
Gennaio-febbraio-marzo 2009
Testi di: Aldo Cazzago, Maria A.Crippa, Ibrahim Faltas, José Granados, Gaetano Passarelli, Jean-Michel Poffet, Patrizio Rota Scalabrini, Antonio M.Sicari
La ricerca dell'autore parte dalla suggestiva invocazione Accende lumen sensibus dell'inno Veni Creator Spiritus con l'intento di sondare il prezioso terreno che si spalanca davanti agli occhi ogni qual volta lo Spirito Santo viene invocato come "luce per i sensi" verso il riconoscimento del Crocifisso Risorto come verità definitiva di Dio e come compimento dell'uomo. In relazione ad una stagione culturale che vede da un lato la riduzione del sapere alla tecnica e dall'altro un'esasperazione irrazionale dell'ambito emozionale e affettivo dell'uomo, tale ricerca intende approfondire la logica offuscata dei sensi spirituali, capace di testimoniare il legame salvifico fra la trascendenza e il sensibile.
Abraham Joshua Heschel (1907 - 1972) è stata una figura di spicco della teologia rabbinica del XX secolo. Nel corso della sua vita attraversò diversi campi: dalla filosofia medioevale a quella moderna, dal profetismo agli studi sul chassidismo, dalla teologia alla politica. L'Autore esamina lo sviluppo del pensiero di Heschel individuando cinque momenti - intenzionale, ontologico, teologico, antropologico ed etico -. Nello studio ne confronta il pensiero con quello di altri filosofi contemporanei, specialmente quelli appartenenti al filone fenomenologico ed esistenzialista, privilegiando il legame tra Heschel e Kierkegaard.
Dalle pieghe della storia è emerso il Dio dei cristiani, parente stretto (ma con non poche e notevolissime differenze) di quello degli ebrei e dei musulmani: un Dio insofferente di qualsiasi schematismo e superiore a ogni possibile immagine. Eppure, di Lui qualcosa sappiamo: è uno, ma in un modo tutto particolare; è padre, ma non di genere maschile; ha parlato, ma senza chiederci alcunché; sa perdonare, ma senza cancellare con questo la nostra libertà. Paradosso supremo: "è l'unico essere che di diritto possa essere ateo".
En 1888 don Michel Rua (1837-1910), à la demande de ses confrères, est confirmé par le Saint-Siège dans la charge de Recteur Majeur. L’héritage est lourd. Le gouvernement des institutions salésiennes fondées par don Bosco – la Société salésienne, l’Institut des Filles de Marie Auxiliatrice et la Pieuse Union des Coopérateurs salésiens – n’est pas facile. Malgré l’enthousiasme suscité par la figure charismatique du Fondateur, la situation apparaît fragile sous beaucoup d’aspects. S’impose une œuvre systématique de consolidation des parcours de formation, de renforcement de l’identité propre, d’organisation du gouvernement et de coordination des activités. Il faut gérer les rapports délicats avec les gouvernements et la société civile, dans une époque de tensions sociales et d’oppositions idéologiques. Il s’agit en outre de répondre aux attentes croissantes que suscite la mission éducative salésienne. A sa mort en 1910, don Rua laissera à son successeur un organisme aux dimensions mondiales, solide et stabilisé, en pleine expansion, qui s’impose comme une des institutions religieuses les plus significatives de la modernité.
Francis Desramaut nous présente la personnalité bien charpentée de don Rua et sa vie intensément laborieuse avec la précision de l’historien bien informé et l’efficacité d’une écriture vive et agréable. Le souci de la divulgation ne diminue en rien la valeur de l’ouvrage, qui diffère notablement des précédentes biographies édifiantes. Ici tout coule de manière bien calibrée, sur le fond d’événements historiques évoqués avec une sobre efficacité. A la fin de la lecture on a la sensation de la grandeur humaine et de la profondeur spirituelle de cet humble disciple de don Bosco, qui ne voulut jamais apparaître sur les grandes scènes, mettant toujours en premier plan la figure du maître très aimé.
Johann Baptist Metz rappresenta una teologia che cerca di connettere in modo nuovo mistica e politica, Cristianesimo e ambito pubblico. Per questo egli insiste sul fatto che, di contro ad un mito postmoderno d’innocenza, si deve parlare di Dio guardando alla storia di sofferenza del mondo. Egli pone l’accento sul fatto che la razionalità umana non deve darsi senza memoria del dolore e dell’ingiustizia, poiché altrimenti si disgrega in una razionalità puramente tecnica, per la quale alla fine l’«uomo» rappresenterebbe null’altro che l’ultimo frammento di natura non ancora pienamente indagato attraverso l’esperimento. Contro la dimenticanza presente nelle nostre società progredite, contro l’amnesia culturale che sempre più caratterizza la nostra opinione pubblica pluralista, egli lotta per la memoria passionis che origina dalla Bibbia, «per dare al grido degli uomini un ricordo e al tempo un termine».
Il volume mostra il vigoroso potenziale innovativo della nuova teologia politica e costituisce la summa del grande teologo, che fino ad oggi non ha cessato d’inserirsi, dal centro del Cristianesimo, nelle lotte spirituali del nostro tempo.
Assistiamo oggi al diffondersi di testi – alcuni dei quali sono autentici best-seller – che propagano l’ateismo e intentano un attacco alla religione. L’autore del presente saggio, teologo nordamericano profondo conoscitore di questa letteratura, espone in modo puntuale i tratti caratteristici di questo fenomeno “nuovo”, avvicinandone con rilievo critico le tesi principali e i punti problematici.
Dalla quarta di copertina:
«È un fenomeno facilmente osservabile nelle librerie e sulla stampa: si vanno diffondendo libri che propagano l’ateismo e intentano un attacco diretto alla religione, in particolare al cristianesimo, raggiungendo anche tirature da best-seller.
Il merito del libro del teologo nordamericano di Washington, John Haught, è di conoscere la varia letteratura in materia, soprattutto di lingua inglese (anche digitale), ma di concentrarsi sui libri più completi e più diffusi di questa tendenza, e precisamente L’illusione di Dio (2006) di Richard Dawkins; La fine della fede (2004) di Sam Harris; Dio non è grande (2007) di Christopher Hitchens.
La concentrazione sui testi principali, nel contesto di altri scritti, ampiamente citati, permette al teologo di svolgere una trattazione essenziale e puntuale, espositiva e critica, delle tesi principali di questo fenomeno».
dall’Editoriale
Il volume vuole essere un tentativo di lettura critica dell'opera del gesuita tedesco, allo scopo di indicare una via teologica alternativa, alla luce dei non pochi disagi teologici nuovi di questi quarant'anni o poco piu' di postconcilio.
Il problema dell'uomo è sempre stato quello della sofferenza. Ogni antropologia, ogni umanesimo, ogni religione cerca di risolverlo. Il Cristianesimo vi risponde con una persona: Cristo crocefisso e risorto. Come tutte le spiritualità fiorite nella Chiesa, anche il Movimento dei Focolari ha il suo approccio del mistero pasquale e lo sintetizza in una parola: Gesù Abbandonato. Si tratta di un mistero che è soprattutto oggetto di un vissuto da parte di quanti aderiscono a tale Movimento. Lo scopo dello studio è di mostrare che la scelta e l'amore per Gesù Abbandonato sono un atto di fede teologale, e hanno una dimensione ecclesiale, sacramentale, sociale. Nella prima parte l'Autrice analizza in che cosa consiste l'amore per Gesù abbandonato secondo Chiara Lubich. Si cerca quindi di comprendere come avviene la partecipazione del credente al mistero di Cristo studiando due autori del Nuovo Testamento, Paolo e il Giovanni del Quarto Vangelo.
«Il volume non vuole essere la celebrazione di una figura eminente di Caritas Italiana, qual è mons. Giovanni Nervo. Vuole nascere da una ricorrenza significativa, il novantesimo genetliaco del primo presidente di Caritas Italiana, per aiutare l'incontro tra storia e carità, teologia e carità, azione pastorale e carità» (dalla Presentazione).
I vari contributi delineano infatti un percorso per ritornare anche oggi a disegnare una Chiesa della carità fortemente radicata nella Parola e nell'Eucaristia, dentro la storia, educando a una scelta preferenziale dei poveri, ogni giorno, nelle parole e nei fatti. L'insieme costituisce uno strumento di riflessione storica, teologica e culturale per tutta la Chiesa italiana.
Sommario
Presentazione (mons. G. Merisi). Introduzione. Carità, cultura e vita (V. Nozza). Scheda bio-bibliografica (a cura di Centro documentazione Caritas Italiana e Fondazione Zancan). I. Per una storia contemporanea della carità in Italia. 1. Testimone della carità al concilio Vaticano II: madre Suzanne Guillemin fdc (1906-1968) (L. Mezzadri). 2. Alle origini di Caritas Italiana: la costituzione conciliare Gaudium et spes (1965) e l'enciclica Populorum progressio di Paolo VI (1967) (G. Perego). 3. Mons. Guglielmo Motolese, presidente Caritas Italiana (1976-1981) (V. De Marco). 4. Il terremoto in Friuli: una prossimità ecclesiale (R. Rambaldi). 5. I boat people: accoglienza dei profughi e impegno di advocacy (F. M. Carloni - M. T. Tavassi).
II. Per una teologia della carità. 1. La carità alle origini della Chiesa (B. Maggioni). 2. Da Gaudium et spes a Spe salvi. Un annuncio di speranza per l'oggi (F. Scanziani). 3. La gratuità: per una spiritualità laicale (P.Bignardi). 4. L'attenzione al corpo centrale della carità (mons. I. Sanna). 5. Valori e limiti delle opere di carità. «In ogni nostra azione sfavilli la tua gloria...» (A. Fumagalli). III. Dalla carità alla Caritas. 1. Povertà e fragilità: come cambia la prossimità (G. Pasini). 2. Difensori dei diritti umani, pionieri di cittadinanza universale (A. Papisca). 3. La pedagogia dei fatti: per un cammino educativo alla carità (G. Savagnone). 4. I cattolici italiani e l'obiezione di coscienza al servizio militare (D. Cipriani). 5. Lo specifico della Caritas (G. Nervo). Autori.
Note sul curatore
Giancarlo Peregoèdocente di Teologia dogmatica alla LUMSA (Roma), responsabile del Centro documentazione e Archivio storico Caritas Italiana-Migrantes.