Un dialogo sullo stato e il futuro del cristianesimo tra due intellettuali francesi, svoltosi nel 1973. Due figure non incasellabili che ci invitano a guardare le cose da un altro punto di vista, spiazzando ruoli costituiti e pregiudizi immotivati: un esercizio di uscita dagli schermi che ci segnala uno dei motivi di attualità di questo testo che pure ha già quasi quarant'anni.
Attraverso la loro tagliente lucidità e la sorprendente capacità di interpretare i problemi e le linee di sviluppo, gli autori presentano un'analisi scomoda che ci induce a chiederci dell'oggi e a domandarci anche il perché le donne sembrano essere le grandi assenti da questo panorama.
Partendo da una dettagliata analisi delle coordinate principali della cultura della nostra contemporaneità sospesa tra assenza e ricerca di Dio, il volume si propone di individuare il ruolo dialogico e apologetico della riflessione credente maturata nel Sud d'Italia. Vengono presi in esame tre teologi che incarnano bene i caratteri di una teologia nativamente meridionale. Il vescovo napoletano Bruno Forte indica nella speranza cristiana e nell'attenzione al Dio che entra nella storia l'antidoto al relativismo. Il vescovo calabrese Antonio Staglianò offre soluzioni concrete alla questione della verità e al dialogo fede-ragione mediante l'accentuazione della ricerca sul "vissuto". Il teologo laico Carmelo Dotolo assume le istanze del pensiero debole e del nichilismo per rileggere la presenza kenotica del Dio trinitario nel mondo. Un contributo per una rinnovata riflessione teologica.
Sotto il ritmo settimanale dei nostri week-end batte inavvertito il ritmo biblico del Settimo Giorno, ossia del Sabato ebraico e della Domenica cristiana. Festa e vacanza sono entrambe un momento di ricreazione di sé, anomalia e interruzione delle fatiche feriali. Ma le vacanze sono tempo "vacante", tempo vuoto da riempire ad arbitrio privato; il giorno di Festa presuppone invece un tempo pieno, è l'atto di fermarsi per rielaborare quanto compiuto, momento ritualizzato di rigenerazione sociale, tempo collettivo dedicato al sacro ma anche alle relazioni intime con se stessi e con l'altro.
Massimo Donà insegna Filosofia teoretica nell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Tra le sue pubblicazioni: "Filosofia della musica" (2006), "Arte e filosofia" (2007), "I ritmi della creazione" (2009), "Filosofia. Un'avventura senza fine" (2010), tutte edite da Bompiani; "L'aporia del fondamento" (2008) e "Il tempo della verità" (2010), edite da Mimesis. Stefano Levi Della Torre insegna nella Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano ed è stato membro del Consiglio della Comunità ebraica di Milano. Tra le sue pubblicazioni: "Essere fuori luogo, il dilemma ebraico tra diaspora e ritorno" (Donzelli, 1995), "Zone di turbolenza: intrecci, somiglianze, conflitti" (Feltrinelli, 2003), "Democrazia, legge e coscienza" (con C. Magris, Codice, 2010), "Il forno di Akhnai" (con V. Franzinetti e J. Bali, La Giuntina, 2010).
La vita scorre sul filo teso del desiderio che condiziona l'agire dell'uomo facendogli compiere grandi voli o trascinandolo in vertiginose cadute. Dalla legge mosaica al messaggio cristiano, dalla classicità al pensiero moderno, la cultura occidentale ha sperimentato questa duplice natura del desiderio: impetuoso vortice di energia vitale e abisso insaziabile che risucchia ogni cosa. Il comandamento biblico impone ordine e misura a questa naturale tendenza dell'uomo. Cosa può significare non desiderare nell'era della fantasmagoria delle merci e della società dei consumi? Il comandamento più inattuale che costituisce l'ultima e la più inascoltata Parola.
Gianfranco Ravasi, arcivescovo, è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e delle Pontificie Commissioni per i Beni culturali della Chiesa e di Archeologia Sacra. Tra le sue pubblicazioni: "Breviario laico" (20072), "Le porte del peccato" (2007), "Le parole e i giorni" (2008) e "500 curiosità della fede" (2009), tutte edite da Mondadori. Andrea Tagliapietra insegna Storia della filosofia e Storia delle idee ed ermeneutica filosofica nell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Tra le sue pubblicazioni: "La forza del pudore" (Rizzoli, 2006), "Filosofia della bugia" (Bruno Mondadori, 20082), "La metafora dello specchio" (Bollati Boringhieri, 2008) e "Il dono del filosofo" (Einaudi, 2009).
Che cosa caratterizza la concezione che i Padri della chiesa avevano della teologia? Quest’opera sviluppa in prospettiva sistematica i fondamenti e i metodi della riflessione cristiana antica sulla fede. Abbiamo qui per la prima volta un’esposizione complessiva che abbraccia tutta l’epoca patristica e che permette di riconoscere la molteplicità e, nello stesso tempo, l’intrinseca unità della riflessione della chiesa antica sulla fede.
La nuova opera fondamentale sulla patristica.
«L’opera dello storico e patrologo Michael Fiedrowicz si distingue obiettivamente per due ragioni di rilievo: colma, in primo luogo, una vistosa lacuna tra i non pochi manuali di patrologia e le presentazioni pur accurate della storia dei dogmi e della storia della teologia; inoltre guida all’intelligenza delle fonti in merito ai fondamenti dell’antica riflessione sulla fede. Sono alcuni aspetti che accreditano il volume di Fiedrowicz come importante strumento per l’insegnamento della teologia patristica nei seminari e nelle facoltà teologiche». (Antonio Zani, docente di patrologia alla Facoltà teologica di Milano)
In questo libro viene proposta una rilettura della fede cristiana muovendo dalla riconsiderazione dell’alternativa tra religione e fede, tra la rappresentazione di un dio immaginario e l’adesione al Padre di Gesù. L’approccio è quello di una filosofia della fede che cerca di chiarire, in un linguaggio accessibile, il senso del credere e le sue conseguenze per l’esistenza e per la storia. I temi affrontati riguardano lo statuto antropologico e conoscitivo della fede, l’esperienza umana del tempo, il confronto con la morte, la fisionomia di un cristianesimo fedele che sappia assumere la centralità della risurrezione. Il libro punta a riscoprire quelle evidenze della fede che spesso restano non viste o fraintese per il sedimentarsi nella coscienza collettiva di una serie di ovvietà che sono dette “cristiane” e non lo sono.
Questa terza edizione italiana di uno dei libri più famosi dello storico e studioso del cristianesimo antico Henri-Irénée Marrou (1904-1977) esce, dopo oltre trent'anni dalla seconda, intercettando una svolta epocale quanto mai opportuna. Se la teologia della storia trova il suo brodo di coltura nel cristianesimo occidentale a partire dal mondo tardoantico, Marrou va alle origini e usa Agostino per parlare al cristiano moderno e tardo moderno. In teologia della storia, sembra dire Marrou, si deve sempre presupporre, benché non impregiudicatamente, che vi sia una commistione tra la città che si edifica nel bene e l'altra che si sgretola, forse inavvertitamente, nel male. Ciò nonostante, le città terrene tendono e tentano di diventare la città di Dio, almeno nella misura in cui si concepiscono come un ideale che incarni dei valori, partecipanti a quelli eterni, negli uomini e nelle cose. Secondo il nostro Autore, in conclusione, la città di Dio non apparirà in essere tutto a un tratto, creata in un istante dalla volontà di Dio. Al contrario, egli vuole che si costruisca lentamente, strato per strato, pietra (viva) su pietra per tutta la durata della storia umana. La svolta epocale che la riedizione di questa opera intercetta riguarda il fatto che la storia, mito costituito dall'Occidente secondo Raimon Panikkar, nel momento in cui se ne mette in ipotesi la fine, ha però fatto il giro del mondo divenendo parte di un linguaggio traducibile in molti idiomi.
Il volume contiene gli atti della settimana di formazione francescana tenutasi nel settembre del 2009 in Assisi, dedicata alla domanda sul significato da ascrivere all'espressione "teologia francescana". La ricerca è affrontata innanzitutto dal unto di vista storico-formativo (P. Maranesi); seguono tre contributi volti ad analizzare il contesto filosofico-teologico del XIII secolo (L. Mauro) e la produzione "teologica" francescana del periodo (F. Iozzelli e P. Messa); si propone infine un tentativo di attualizzazione del pensiero francescano (O. Todisco).