Ragione e fede sono state spesso rappresentate come opposte, inconciliabili tra loro, con grave detrimento dell’una e dell’altra.
Infatti una ragione che non sia chiusa in sé stessa scopre un’intima vocazione a ciò che la precede e la supera, a una pienezza che l’uomo non può darsi da sé e che pure attende.
Proprio l’esperienza di una inestinguibile attesa porta l’uomo a mettersi in cammino per scoprire ciò che può dare alla propria vita una prospettiva di ferma e sicura speranza.
A sua volta la fede, se non vuole cristallizzarsi e ridursi a dottrina, ha bisogno dell’uomo che interroga e che cerca. Ciò che la ostacola non è il domandare, ma, al contrario, la chiusura a ogni forma di domanda.
Queste pagine ripercorrono il magistero di Benedetto XVI, seguendo quello che lui stesso ha indicato come filo rosso del suo pensiero: il rapporto tra fede e ragione. Non si tratta di una questione accademica, bensì del futuro di ciascuno, della Chiesa e dell’intera umanità.
Una fede separata dalla ragione, infatti, è inevitabilmente separata dalla vita e non sa più indicare la strada dove si incontrano la libertà dell’uomo e il dono che Dio fa di sé.
Prefazione di Christoph Ohly
Postfazione di Andrea Bellandi
Alle parole pronunciate negli ultimi istanti della vita, un uomo affida il senso della propria esistenza. Così è per le parole che Gesù ha pronunciato «dalla croce», sintesi reale della sua storia e della sua missione. Esse esprimono la sua passione per l'uomo, il suo libero donarsi per strapparci dal dominio del male e della morte e introdurci alla vita stessa di Dio. Dalla croce, luogo di supplizio, dove apparentemente trionfa il mistero del male, giunge a noi un annuncio di redenzione, un "Exultet" che vuole attirarci a un Dio «che non teme né si preoccupa della propria debolezza, che ci invita a non vergognarci neanche delle nostre mancanze», ad ascoltare un Dio che «si consegna a noi e ci insegna così a consegnarci a lui», a lasciarci afferrare e penetrare dal Suo «ho sete» di te, dal Suo grande amore «fino alla fine». Attraverso queste meditazioni, l'Autore ci accompagna a scoprire quanto sia smisurato e desiderabile il dono di Dio e ci invita amorosamente a contemplare la Vita per divenire assetati di vita.
Descrizione
Questo libro raccoglie saggi composti in tempi e occasioni diversi, sostenuti da un preciso «filo rosso»: l’impossibilità della teologia di fare a meno della filosofia. È infatti solo nell’orizzonte della quaestio de veritate che la teologia può sottrarsi all’inverificabilità e all’arbitrio, può discutere e dialogare con le opposizioni critiche e praticare la propria comunicabilità.
La natura filosofica, teologica e storica dei testi, che spaziano dalla questione di Dio a quella dell’anima, passando attraverso il confronto con autori del passato e pensatori contemporanei, testimonia la responsabilità di un sapere teologico chiamato a riproporre in un cambiamento d’epoca le grandi questioni che accompagnano da sempre l’esistenza dell’uomo.
Sommario
Prefazione (E. Castellucci). I. Dire Dio, oggi? II. Gratuità e necessità. La logica dell’amore. III. Il Logos che tende alla carne. La Parola di Dio come cuore della teologia in J. Ratzinger. IV. Fede e logica dell’amore nell’enciclica Lumen fidei. V. «Senza filosofia nessuna teologia». La missione teologica della filosofia secondo Hans Urs von Balthasar. VI. «Immortalità dialogica». Una riflessione teologica sull’anima in discussione con Vito Mancuso. VII. La teologia dei tre connubi. Bernardo, Tommaso e la teologia oggi. Fonti. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Giorgio Sgubbi, sacerdote della diocesi di Imola, è docente di Teologia fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna e di Teologia Dogmatica all’Alta Scuola di Specializzazione dell’Università di Urbino. È stato professore invitato in Università italiane ed estere. Con EDB ha pubblicato Pensare sul confine (2013).
Queste meditazioni teologiche ci offrono un originale approccio alla fede come il "grande affare". Gesù stesso amò parlare del regno di Dio con immagini di tipo economico: la perla preziosa o il tesoro nascosto per i quali vale la pena lasciare tutto in vista del centuplo. Del resto come può essere credibile e desiderabile il dono della fede se esso non si mostra conveniente, "capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda anche in mezzo alle prove?" (Francesco), se esso non risulta utile per affrontare le sfide del vivere, a compiere ciò che di più vero e di più profondo il cuore desidera?
Descrizione dell'opera
Inviata a offrire risposte conformi al carattere libero e gratuito della fede cristiana, la teologia si trova a fare i conti con il riaffermarsi variegato, disomogeneo e talvolta ambiguo del fenomeno religioso, con la sfida dei nuovi ateismi, che congedano la fede accusandola di intrinseca violenza e irrazionalità, e con i tentativi di liberare il discorso su Dio da ogni vincolo di razionalità dimostrativa.
La secolare discussione del rapporto ragione-fede si estende oggi, grazie anche alle riflessioni di Benedetto XVI, a una più approfondita determinazione del rapporto ragione-amore, Logos e Agape: perché non è possibile al credente far valere l'amore di Dio come dispensa dall'esercizio razionale? Perché il Logos è e rimane un'essenziale dimensione dell'Agape? Perché non è cristianamente accettabile il principio «Credo, dunque non penso»? Perché, come sostiene l'autore, è proprio la fede nel Dio-Agape a esigere l'esercizio rigoroso e severo della ratio?
I saggi raccolti in questo volume intendono offrire spunti ragionati, documentati e propositivi all'attuale dibattito sulla fede e sulla sua capacità di attestarsi pubblicamente come atto degno dell'uomo e a lui conveniente; interlocutori dell'autore sono pertanto tutti coloro che, filosofi e teologi, discutono sulla fede, sulla sua consistenza teoretica e sulla sua credibilità esistenziale. Il libro si rivolge non solo agli studenti di teologia e filosofia, o ai cultori specialisti della materia, ma anche a tutti coloro che sono interessati ad approfondire la dinamica della fede, a comprenderne il suo carattere responsabile e cogliere l'indistruttibile armonia che congiunge il dono della ragione al dono della fede.
Sommario
Prefazione (P. Sequeri). Premessa. I. Dire Dio nel dirsi Dio. Riflessioni sull'analogia. II. «Reductio in Mysterium». Una metafisica della gratuità per la fondazione di un «pensiero credente». III. Parola di Dio in parola di uomo. L'originaria corrispondenza di Dio e dell'uomo e l'orizzonte teologico della Dei verbum. IV. L'evangelizzazione e la filosofia italiana contemporanea. Uno sguardo. V. Aspetti della ricezione teologica del problema filosofico del pluralismo. VI. Il Logos e l'agape. La rilevanza della ragione in Benedetto XVI a dieci anni dalla Fides et ratio. VII. L'amore che si dà a pensare. Il rapporto ragione-fede in Benedetto XVI alla luce della «Lezione di Regensburg». VIII. Per un nuovo incontro tra fede e ragione nella cultura postmoderna. IX. Illuminismo teologico. X. Per una mistica della gratuità. Intorno al pensiero «teologico» di Massimo Cacciari. XI. Il «nuovo ateismo», la fede e la teologia. XII. Contro Dio, senza Dio, nel ricordo di Dio. Sguardo a nuove forme contemporanee di ateismo. XIII. «Lucis aeternae fixis oculis contemplator». La contemplazione nella vita del presbitero. Indicazioni bibliografiche.
Note sull'autore
GIORGIO SGUBBIè sacerdote della diocesi di Imola. Ha compiuto studi di filosofia all'Università di Bologna, di teologia fondamentale a Roma (Pontificia Università Gregoriana) e di teologia dogmatica a Tübingen (Germania). È professore ordinario di teologia dogmatica fondamentale alla Facoltà di Teologia di Lugano (Svizzera) e docente nelle facoltà teologiche dell'Emilia Romagna e del Triveneto. Ha tenuto corsi e lezioni in diverse Università italiane ed estere, e ha all'attivo libri e articoli apparsi su riviste specializzate.
Dialogo di Eberhard Jungel