«È sempre l'esperienza il banco di prova della verità altrimenti sarebbe una falsa religione». È quello che offre Riccardo Boschetto in queste pagine senza alcuna pretesa di convincere nessuno, né insegnare alcunché, solamente condividere il cammino trasformativo della meditazione come quel pellegrinaggio verso sé stessi che parte dall'abitare il Silenzio. Questo libro può, dunque, essere considerato uno strumento pratico e un sincero compagno/a di viaggio - sia per chi si avvicina alla meditazione, sia per chi sta già da tempo sul sentiero - perché può sicuramente offrire spunti sui meccanismi quotidiani che molte volte non vengono visti e sfuggono e che, invece, se riconosciuti ci insegnano ad amare. Attraverso una continua e sistematica spoliazione si arriva a poter abitare il silenzio ed è da lì, da questo spiraglio di assoluta libertà, che si avvia un nuovo modo di vivere, una meditazione continua in un'unione con la nostra vera essenza. L'autore non ha dubbi: è la realtà.
Questo libro si colloca tra il manuale d'uso e il racconto. L'autrice cammina sul filo del respiro - a volte più resistente, a volte quasi impercettibile - con la consapevolezza che ogni esperienza è un cammino che dà senso al Cammino più ampio su questa terra. Il respiro è il collante che tiene insieme il panorama interiore con il paesaggio: il cammino a piedi dà la misura e la coscienza di dove si è, orientando il passo successivo mentre il respiro scandisce il tempo, lento, nuovamente umano. La Vita si compie giorno dopo giorno, la direzione si svela passo dopo passo. Il testo è un contributo al respiro, amico fedele e troppo spesso trascurato, e a ciò che incontra lungo la via, che sempre insegna. Il respiro rende fluido il camminare, e il camminare ci rende consapevoli del respiro. Esplorando le risorse e le potenzialità del respiro nelle varie esperienze e cammini che l'autrice ha percorso, emerge la traccia di un sentiero di conoscenza in cui accade naturalmente un processo alchemico: dall'ombra alla luce, dalla notte al giorno, dal pieno al vuoto, dall'affanno alla quiete. Madre Terra dona sempre i suoi frutti a chi la ama.
Questo libro è una sorta di vademecum per non smarrirsi in un mondo sottosopra; è una raccolta di articoli rivisti e scritti ex novo per l'occasione con lo scopo di formare un agile manualetto di riflessioni per la sopravvivenza (cattolica). "Scrivere questi brani ha aiutato anche me a superare momenti difficili della mia avventura cristiana". I capitoli oltre a richiamare grandi pensatori, sono intrisi - non senza paradosso - di quanto i nostri tempi propongono nei rotocalchi più gettonati. Avventurarsi in questo campo "mediatico" può più facilmente avvicinare qualsiasi tipo di persona per aiutarla a non rovesciarsi su una barca che sembra affondare: ma che torna in equilibrio e ci lascia ammirare il sereno che sta per giungere dopo la tempesta...
I profeti di ogni tempo non guardano solo al futuro, ma raccontano ciò che deve essere ricordato, sostenuto e fatto in un dato momento. Così, i profeti forniscono un orientamento soprattutto per il presente. In questo senso, la teologia di Jürgen Moltmann è sempre stata una teologia profetica. Un discorso su Dio radicato nel presente e orientato all'azione per un fu-turo migliore: una teologia politica della speranza. La catastrofe causata dalla pandemia somiglia un po' alla valle oscura del Salmo 23. Dio non ci evita la valle della morte, ma ci accompagna nelle nostre paure, cammina con noi nell'oscurità, senza risparmiarci l'attraversamento di questa valle oscura. Dio soffre assieme a noi per le nostre paure, e tuttavia conosce la strada giusta per noi. Per questa ragione non temo alcuna sventura, perché la sua lealtà, nella mia sventura, mi accompagna. «È vicino e difficile da comprendere Dio», scrisse Hölderlin: Dio è più vicino a noi di quanto ci sia dato comprendere, e proprio per questo è così difficile da definire. Eppure, possiamo confidare nella sua vicinanza. La fiducia in Dio porta fiducia in se stessi, quando è sincera. Tutte le previsioni scientifiche sono diventate incerte, la certezza del futuro del mondo moderno è stata infranta, ora è tempo di sperare.
La tossicomania come malattia e le terapie possibili
«Sembriamo tutti giudici mancati, ma Dio perdona chi non giudica i fratelli.» Così, in una messa a Santa Marta, papa Francesco sottolinea come il giudizio verso l'altro sembra aver sostituito la misericordia cristiana. Lo stesso papa, del resto, è costantemente criticato; alcuni lo hanno addirittura bollato come eretico, chiedendone le dimissioni. Una storia per molti versi speculare a quella di san Francesco d'Assisi che, nel corso della sua vita, dovette passare attraverso ben tre processi. Il primo, mosso dal padre Pietro di Bernardone, terminò con uno dei gesti più eclatanti e significativi mai raccontati nelle vite dei santi, la «spoliazione». Il secondo, noto come il processo del «Signor Papa», ha come protagonista Innocenzo III ed è una parte centrale del complicato percorso che portò all'approvazione della Regola. Il terzo, infine, scatenato dai dissidi sull'interpretazione della Regola che avevano causato numerose dispute tra i frati, terminò con la decisione di Francesco di rassegnare le dimissioni dalla guida del suo stesso Ordine. Partendo dal racconto di questi tre episodi, Enzo Fortunato riflette sulle somiglianze tra la vita del Santo e quella di papa Francesco. Entrambi, come Gesù, non giudicano mai l'altro, ma sono continuamente sotto giudizio. Il ritorno dello spirito francescano veicolato dal papa, infatti, ha scosso dalle fondamenta una Chiesa arroccata e autoreferenziale che rischiava di perdere di vista il messaggio più autentico del Vangelo: l'amore verso gli ultimi. Come scrive il cardinale Matteo Maria Zuppi, «una delle chiavi di lettura offerta da padre Enzo Fortunato sta nel modo in cui entrambi - il Santo e il papa - rispondono ai loro accusatori. O, come sarebbe meglio dire, il modo in cui non rispondono. Non si tratta di eludere il confronto, ma di ribaltare il piano e la logica dell'accusa. Questa, infatti, alimenterebbe soltanto l'odio e il rancore. La logica del cuore apre invece lo spazio a un altro modo di intendere la relazione umana».
Nel Cinquecento si verificarono quattro eventi rivoluzionari: la scoperta dell'America; l'invenzione della stampa; l'invasione musulmana ai confini d'Europa e il primo disordine finanziario globale. L'asse geopolitico dell'Europa si spostò dall'area mediterranea a quella atlantica. Era il Mundus furiosus, come fu definito. Oggi viviamo in un'epoca altrettanto traumatica a causa di quattro fenomeni paralleli: la «scoperta» dell'Asia e principalmente della Cina; l'affermazione della Rete che ci spinge verso una modernità artificiale; la guerra sul fronte orientale, dall'Ucraina al Medio Oriente, che è un unico attacco al nostro mondo occidentale. Mentre il rischio di un disordine finanziario internazionale è alle porte a causa dell'enorme massa di debito accumulata. Dopo aver voluto e fatto la globalizzazione, oggi troppi dei nostri «statisti» attoniti si muovono su questo scenario come «turisti della storia». Con una spiazzante lettura politica ed economica, Giulio Tremonti spiega quanto sia unico il momento che stiamo attraversando e illustra con lucidità la posta in gioco per l'Occidente e per l'Europa.
Il progresso della scienza e delle tecnologie biomediche apre nella vita dell'uomo scenari inediti. La procreazione medicalmente assistita (PMA), la gestazione per altri (GPA) e l'aiuto al suicidio medicalmente assistito sono tra i temi su cui la legislazione inevitabilmente si confronta con la morale, il diritto con l'etica. Il volume propone un quadro aggiornato della normativa italiana in materia e individua i nodi centrali della discussione: i diritti dei genitori e dei figli nati da fecondazione assistita, la donazione di ovuli e gameti, il riconoscimento nel nostro Paese dei bambini nati all'estero da maternità surrogata, il diritto dei malati a ricevere cure palliative e la possibilità di rinunciare ai trattamenti sanitari, l'obiezione di coscienza da parte dei medici, l'esigenza di istituire comitati competenti per l'etica clinica. Ne emerge la necessità di «ricostruire un linguaggio legislativo comune sulle tematiche del vivere e del morire», capace di garantire il valore intrinseco della dignità dell'essere umano.
«Di Stendhal, della Spagna, di Pirandello. E di me», con questa citazione di una delle lettere di Leonardo Sciascia a Maria Luisa Aguirre d'Amico è possibile riassumere al meglio i principali contenuti del carteggio qui pubblicato. La loro corrispondenza d'amorosi sensi letterari, come potremmo dirla a definire le comuni memorie di coltivate affinità elettive, si svolse negli anni di maggior fama di Sciascia, mentore dell'esordio narrativo della Aguirre, già traduttrice dallo spagnolo. Era però inevitabile che il Nobel siciliano fosse al vertice della conversazione tra sua nipote e lo scrittore suo conterraneo che, quasi conclusivamente, lo chiamerà "padre". Il carteggio inizia e si conclude all'insegna di questa comune eredità e si alimenta di un intenso colloquio che offre una più complessiva e significativa raffigurazione (con molti dettagli inediti) sia delle loro opere, nel milieu letterario e nel contesto politico di allora, sia delle loro personalità, diversamente inclini alla memoria e alla confessione autobiografica alla Henry Brulard.
Pirro è un bellicoso monarca greco che confidando nelle sue eccezionali doti militari concepisce progetti rischiosi, ma non privi di prospettive realizzabili: la creazione di un dominio personale e dinastico in Sicilia, il protettorato sulla Magna Grecia, la conquista del regno macedone, l'egemonia sulla Grecia. Nella sua storia sogno e miraggio del potere, visione e illusione di regalità si coniugano con la dimensione del possibile, e quando fallisce in Sicilia e in Grecia, fallisce per poco.