Il libro racconta l'esperienza di vita di chi si è trovato ad attraversare numerose difficoltà come operatore in ambito socio-sanitario e psichiatrico, un lavoro rivelatosi impegnativo e duro, con poche certezze e molti dubbi e paure. È la testimonianza di chi ha capito che il disagio psichico non si affronta con un semplice "fai da te". Solo così è possibile intravvedere una via di uscita per riprendere ad avere fiducia nella vita, ritrovando la propria serenità e forza di vivere.
Viviamo nell'incertezza. Tuttavia dobbiamo scegliere, ogni giorno, cercando di prevedere quello che accadrà nel futuro. E così rischiamo. Ma siamo davvero capaci di valutare i rischi che corriamo? Tra i nostri amici, c'è chi ama il rischio e il pericolo, mentre qualcun altro è molto più cauto. Ma chi dei due affronta l'incertezza in maniera più efficace? Alcune categorie di persone, molto diverse tra loro, hanno fatto una professione della loro abilità nel governare l'incertezza: giocatori professionisti, meteorologi, speculatori finanziari, investigatori... Dylan Evans ha studiato il loro comportamento e ha capito il loro segreto: una dote finora sconosciuta, che ha chiamato intelligenza del rischio: un'abilità che è possibile studiare e valutare. L'intelligenza del rischio riguarda anche le grandi scelte della politica: basta pensare alla lotta al terrorismo, all'effetto serra, all'energia atomica. Ma ci muoviamo tutti, quotidianamente, nella "zona d'ombra" dell'incertezza e dunque usiamo l'intelligenza del rischio anche nelle mille piccole decisioni che prendiamo ogni giorno: se domandiamo un prestito in banca, mentre ci interroghiamo se la nostra nuova storia d'amore durerà in eterno, o più semplicemente quando decidiamo se domenica andremo al mare o se pioverà tutto il giorno. Dobbiamo prevedere che effetto avranno le nostre scelte, e in quale contesto ci troveremo ad agire in futuro. È dunque fondamentale sapere che tipo di atteggiamento abbiamo in condizioni di incerte.
Esiste un ambito in cui due saperi in apparenza lontani quali la fenomenologia e le neuroscienze si incontrano e cooperano proficuamente a definire la traiettoria dell'esperienza personale, lungo una linea di continuità tra stati normali e psicopatologia nevrotica. È quello della costruzione del sé, inteso da Giampiero Arciero e Guido Bondolfi non come soggetto che signoreggia nella propria chiusa sfera mentale ma come identità narrativa, la cui permanenza nel tempo si riflette nel linguaggio, configurando in una trama provvista di significatività le differenti inclinazioni emozionali. La narrazione ricompone e integra gli accadimenti, l'agire e il patire, così da fornire a chi li esperisce un senso di stabilità dinamica, polarizzata secondo due tendenze emotive fondamentali di cui la risonanza magnetica funzionale produce riscontri: la centratura sul corpo e l'orientamento all'alterità. A questa polarità Arciera e Bondolfi riconducono gli stili di personalità, distinti in base ai disturbi dominanti: alimentari, ossessivo-compulsivi, ipocondriaco-isterici, fobici, depressivi. Una prospettiva epistemica che ha suscitato grande consenso, perché riesce finalmente a connettere le invarianti esperienziali con la storia singolare della persona nella sua unicità.
Che cosa si intende per invecchiamento positivo o di successo? È possibile raggiungere questo traguardo da parte di un numero sempre maggiore di persone? Quali sono le risorse e le strategie che possono rivelarsi efficaci per conservare nel tempo una buona salute e un'elevata performance personale? Il libro presenta le più importanti teorie contemporanee sull'invecchiamento di successo e analizza i principali fattori protettivi e di rischio che possono, nel corso della vita, favorire oppure compromettere la salute fisica, cognitiva e sociale della persona che invecchia.
I valori che guidano la terapia a orientamento psicoanalitico, familiari a tutti gli psicoterapeuti, raramente sono oggetto di un'analisi approfondita. In questo libro Sandra Buechler, rimandando alle proprie esperienze personali, porta invece al centro dell'attenzione temi come il coraggio, la sollecitudine, l'integrità, l'equilibrio emotivo, la curiosità, l'onestà, la speranza, il senso di finalità, essenziali per plasmare un trattamento capace di generare un cambiamento reale. Partendo dal percorso clinico di una terapeuta molto dotata, il volume esemplifica i modi molteplici in cui il lavoro clinico davvero efficace ruota intorno alla capacità del terapeuta di trarre il massimo dall'"umanità" sia del paziente sia dell'analista.
A partire dall'esperienza del panico, dalla sua fenomenologia e dalla sua logica, il testo ne sviluppa le diverse declinazioni: quella clinica, in particolare in relazione al disturbo da attacchi di panico e alla depressione; quella sociale, prendendo in considerazione la contemporaneità e le soggettività che l'attraversano; quella esistenziale, dove il panico intreccia l'angoscia e il tempo. Ognuna di queste declinazioni mantiene nel testo lo sfondo della direzione della cura, ossia la possibilità di fare dell'esperienza del panico l'occasione del nuovo e del cambiamento.
Si gioca per crescere o per non invecchiare, per stare con gli altri o per concentrarsi in se stessi, per sfidare con la bravura o puntando sulla fortuna; si gioca chiusi in una stanza o all'aperto; si gioca per allontanarsi dalle afflizioni quotidiane; si gioca poco, molto, a volte troppo, fino a restare invischiati in un circuito di dipendenza. In tutte le epoche e a tutte le età il gioco è un'attività mentale che libera la fantasia e affina le abilità. Dai primi gesti dei bambini alle sofisticate mosse degli scacchi, dai rebus ai videogiochi, dal bridge alle lotterie, l'autrice ci mostra quale tipo di intelligenza entra in funzione, o meglio si mette in gioco...
L'inconscio freudiano è sede di una logica "illogica" che si manifesta di continuo con innumerevoli sintomi. Riguardo al piacere, questa doppia costruzione, razionale e inconscia, della nostra mente è più che mai evidente. Il piacere è ambiguo, intrinsecamente equivoco. Ne deriva per l'uomo un malessere diffuso, quello stesso malessere che Freud individuò già nel 1929, descrivendolo nel "Disagio della civiltà". Ci sono modi diversi di studiare l'inconscio: quello psicoanalitico, innanzitutto, e quello neuroscientifico, sempre più importante negli ultimi anni. Di rado i due campi si parlano. Qui sta la forza di questo progetto e il successo della cooperazione tra i due autori di questo libro, da tempo impegnati nel dialogo interdisciplinare. Uno psicoanalista e un neuroscienziato, consapevoli dei limiti intrinseci delle rispettive discipline, si mettono a confronto, per trovare nel dialogo tra due tradizioni a lungo separate una spiegazione più comprensiva dell'inconscio e dei meccanismi del piacere, del dispiacere e del desiderio.
Capita a tutti di rimanere senza parole quando qualcuno si rivolge in modo villano. I commenti personali e le osservazioni arroganti possono provocare ferite profonde che spesso restano inespresse, e quindi fanno ancora più male, oppure, al contrario, possono scatenare reazioni rabbiose, alla fine altrettanto dannose. Barbara Berckhan, autrice molto nota in Germania per i suoi numerosi libri dedicati alla comunicazione interpersonale, spiega come agire in queste situazioni, illustrando tecniche di autodifesa verbale che permettono di mettere al tappeto qualsiasi avversario in modo elegante e inoffensivo. L'autrice suggerisce metodi pratici per controbattere agli attacchi verbali (aggressioni, insulti, osservazioni assurde, prese in giro), traendo ispirazione dalle arti marziali.
"Il primo bacio segna un confine tra un prima e un dopo, tra chi si è stati e chi si cerca di diventare." In questa frase è raccolto il cuore del libro, il messaggio più forte che Alberto Pellai vuole trasmettere. Come già nei suoi precedenti testi dedicati a quell'età speciale e unica che è l'adolescenza, Pellai sa parlare sia ai ragazzi sia ai genitori. Anche "Il primo bacio" è rivolto alla famiglia, nella sua interezza. E contiene una bella provocazione e uno spunto di riflessione inedito e originale: anche il primo bacio - e non solo "la prima volta" - dei nostri figli merita di essere messo al centro di un'attenzione educativa positiva e costruttiva. Perché in quel gesto non c'è solo eccitazione. C'è molto di più: ci sono emozione e pensiero, c'è la consapevolezza di una forma di relazione. E soprattutto c'è l'atto che si fa eterno nella nostra memoria. Un libro quindi da leggere, rileggere, custodire!
Nell'ambito del lavoro, uno tra i fattori che più contribuiscono alla soddisfazione dei dipendenti e dei collaboratori è la sensazione di essere apprezzati e stimati. Ogni lavoratore, qualunque sia l'incarico che ricopre, ha questa necessità. Ogni individuo però è unico e dunque non tutte le espressioni di stima sono considerate da ciascuno nello stesso modo. È fondamentale comprendere quale sia il "linguaggio" nel quale ogni persona è lieta di accogliere attestazioni di stima. Questo libro può aiutare a creare un clima nel quale i lavoratori si sentano considerati e accolgano la stima ricevuta rinnovando il loro impegno per il buon andamento dell'azienda di cui fanno parte.